NICARAGUA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

NICARAGUA (XXIV, p. 749; App. I, p. 898; II, 11, p. 405; III, 11, p. 263)

Giandomenico Patrizi
Renato Piccinini
Ruggero Jacobbi

Dal 1973 il territorio (comarca) del Cabo Gracias a Dios è stato inglobato nel dipartimento di Zelaya.

Tra i censimenti 1963 e 1971 gli ab. sono saliti da 1.524.027 a 1.911.543, con incremento medio annuo del 3,2%. Nel 1975, secondo una stima, erano 2.318.000, con una densità media di 17 ab. per km2. Tale densità media è però poco significativa, perché il vastissimo dipartimento di Zelaya, che ricopre oltre la metà della superficie dello stato, ha appena 2 ab. per km2, contro i 180 di quello di Masaya e i 140 di quello di Managua. La capitale nel 1973 contava 409.810 ab.; il 23 dicembre dell'anno precedente essa era stata sconvolta da un terremoto che aveva provocato più di 10.000 vittime, la distruzione di circa tre quarti degli edifici e l'allontanamento temporaneo di gran parte della popolazione. Tale catastrofe ha avuto gravi ripercussioni sull'economia nicaraguense, perché Managua, oltre a ospitare circa un quinto della popolazione totale del paese, accentra il 40% degli stabilimenti manifatturieri e più del 30% degli addetti a tali stabilimenti. Altre città importanti sono León (oltre 90.000 ab.) e Matagalpa (70.000).

Le attività rurali occupano il 56% della popolazione attiva e forniscono il 27% del prodotto nazionale lordo. Il principale prodotto è il cotone, coltivato, con moderne tecniche, nelle piane del versante pacifico: la produzione, aumentata enormemente negli anni Cinquanta e Sessanta, è poi alquanto diminuita (1.200.000 q di fibra nel 1975), ma il cotone resta comunque la prima voce dell'esportazione. La seconda è il caffè (416.000 q nel 1975). Sono fiorenti anche le colture commerciali della canna e del sesamo, e quella del mais, destinata al consumo interno.

I bovini sono numerosi (2.750.000 capi nel 1974), specie nel versante pacifico; la carne è al terzo posto tra i prodotti esportati.

Diminuita l'importanza dell'oro e dell'argento, la modesta attività mineraria si fonda sull'estrazione del rame dai giacimenti di Rosita, nel dipartimento di Zelaya, avviata nei primi anni Sessanta.

La potenza installata, notevolmente aumentata con l'impianto idroelettrico del Río Tuma e con un impianto termoelettrico costruito nel 1967 nel dipartimento di Chinandega, ha raggiunto nel 1974 i 260.000 kW; nello stesso anno sono stati prodotti quasi 850.000.000 di kWh.

Nonostante il progresso registrato dopo il 1960, le manifatture assorbono soltanto il 12% della popolazione attiva e contribuiscono soltanto per il 19% al prodotto nazionale lordo. Si tratta per lo più d'impianti che lavorano prodotti agricoli, ma non mancano stabilimenti chimici; da un decennio una raffineria di petrolio opera a Managua. La bilancia commerciale è in genere deficitaria. L'interscambio con gli Stati Uniti è ancora il più importante, ma in percentuale è disceso sensibilmente a causa dei rapporti stabiliti negli ultimi anni con altri stati centroamericani (soprattutto El Salvador) e con il Giappone; notevole è anche il commercio con la Rep. Fed. di Germania. Nel 1974 il N. ha ricevuto 170.000 turisti.

Le ferrovie si sviluppano per 400 km; la rete stradale, una delle migliori dell'America Centrale, lunga circa 7000 km (di cui quasi 400 spettano alla "Panamericana") ed è concentrata soprattutto nella metà occidentale del paese; nel 1974 circolavano 53.000 autoveicoli. I porti principali sono sul Pacifico, e tra essi spicca Corinto; Puerto Somoza è collegato con Managua da un oleodotto. La capitale è servita dall'aeroporto internazionale di Managua-Las Mercedes. Il maggior problema del N. consiste nello squilibrio esistente tra la vivacità demografica ed economica della sua parte occidentale e il ristagno di quella orientale.

Bibl.: F. D. Parker, The Central American Republics, Londra 1964; J. Incer Barquero, Nueva geografía de Nicaragua, Managua 1970; G. Lasserre, Les Amériques du Centre, Parigi 1974.

Storia. - Il governo di L. Somoza (1957-63), figlio del dittatore assassinato, fu turbato da complotti interni e da conflitti alle frontiere con Costa Rica e Honduras, dove pullulavano i rifugiati politici del N. che a sua volta accoglieva con simpatia i nemici di F. Castro. L. Somoza, educato negli SUA e memore della tragica fine del padre, attenuò la dittatura dando vita a una serie di misure di carattere democratico: fu tolto il bavaglio alla stampa e ammessa ufficialmente l'opposizione mentre le forze del lavoro furono autorizzate a organizzarsi. La situazione economica migliorò alquanto specie con l'aumento della produzione di cotone e con l'avvio dell'industrializzazione. La riforma agraria del 1963, ostacolata dalla struttura tradizionale fondata su di una classe che deteneva i poteri economici, militari e politici, non diede però risultati apprezzabili: la prosperità che negli anni Sessanta sembrava arridere al N. si rivelò illusoria, non recando beneficio alla grande maggioranza della popolazione, le cui condizioni socio-economiche rasentavano la miseria.

Nel febbraio 1963 ebbero luogo le elezioni per la presidenza: non si presentò nessun membro della famiglia Somoza, che appoggiò tuttavia la candidatura di R. Schick Gutiérrez, il quale riportò una netta vittoria e, pur essendo considerato l'uomo di paglia dei Somoza (Anastasio, fratello dell'ex presidente Luís; rimase a capo della Guardia nazionale, ossia delle forze armate), svolse il suo compito in modo onesto obbligando i capitalisti a pagare tutte le tasse. La morte interruppe il mandato di Schick Gutiérrez (agosto 1966). Nel febbraio 1967 le elezioni portarono al potere il gen. A. Somoza Debayle, il terzo della dinastia, detto familiarmente "Tachito", il quale due mesi dopo, all'improvvisa scomparsa del fratello Luís, ereditò l'immenso patrimonio della famiglia Somoza. L'opposizione indusse il presidente a rinunziare (settembre 1970) a un progetto di emendamento costituzionale che gli avrebbe permesso di prolungare il suo mandato fino al 1977. Il presidente si accordò (marzo 1971) con il partito conservatore di F. Agüero, perché le future elezioni portassero alla formazione di un'assemblea costituente incaricata di elaborare una nuova costituzione e alla designazione di un triumvirato che avrebbe governato per trenta mesi. La consultazione popolare (6 febbraio 1972) si svolse tranquillamente e dimostrò ancora una volta la preponderanza del partito liberale di Somoza, nonostante gli sforzi dell'opposizione sostenuta dai giovani, dal clero e dal movimento di guerriglia "Frente sandinista de liberación nacional" (che prende il suo nome dal generale A. César Sandino, ucciso nel 1934). La notte del 23 dicembre 1972 un terribile terremoto colpì il N. distruggendo Managua e causando decine di migliaia di vittime. I generosi aiuti, in particolare statunitensi, per la ricostruzione della capitale furono gestiti dalla potente famiglia Somoza, che fu accusata di aver favorito amici e militari. Nonostante il malcontento popolare, le masse di emarginati e sottoproletari confermavano la loro docilità eleggendo ancora una volta (10 settembre 1974) A. Somoza alla presidenza con 733.662 voti contro 66.320 andati al partito conservatore. Il mandato scadrà il 10 maggio 1981. Pochi giorni dopo l'insediamento, Somoza ha dovuto ricorrere alla legge marziale per fronteggiare un'audace azione dei guerriglieri, che avevano catturato come ostaggio numerose personalità nel corso di un fastoso ricevimento nella villa del miliardario Quant.

Ancora nell'agosto-settembre 1978 il N. è stato paralizzato da una rivolta estesa e prolungata: gli scontri hanno avuto inizio a Matagalpa, León, Jinotepe e si sono ripetuti nella capitale. L'insurrezione studentesca ha trovato appoggio in una congiura militare; ma quasi tutti gli strati sociali (imprenditori, commercianti, ecclesiastici) sono stati concordi nell'opposizione. La dittatura di Somoza si è giovata, invece, della fedeltà della Guardia Nacional e della varietà ideologica delle opposizioni, d'indirizzo rivoluzionario, liberale e perfino conservatore.

Bibl.: F. Parker, The Central American republics, Londra 1964; J. F. MacCamant, Development assistence in Central America, ivi 1972; D. H. McClelland, The Central American Common Market, ivi 1972.

Letteratura. - La scomparsa di A. H. Pallais (1886-1951), poeta religioso di vena simbolista, e di S. de la Selva (1893-1959), autore del Soldado desconocido, oltre alle ultime fasi della ricerca lirica, profonda e sottile fino all'ermetismo, di A. Cortés (1887-1963), hanno segnato per il N. la fine della grande stagione letteraria iniziata nel nome di R. Darío. La stessa presenza polemica dell'emigrato H. Robleto (nato nel 1893), coi suoi drammi e romanzi e pamphlets appassionati, appartiene al radicalismo romantico delle vecchie generazioni.

La poesia novecentesca si è espressa in modo particolarmente sensibile, elegante e ricco di variazioni, nell'opera di J. Coronel Urtecho, nato nel 1906, la cui ispirazione lirica risale anch'essa a motivi cristiani, e nelle scorribande di P. A. Cuadra (nato nel 1912) per tutti i generi letterari. Ma benché notevole sia la sua opera saggistica o drammaturgica (Pastorela, Satanás entra en la escena, Por los caminos van los campesinos), quello che resta inimitabile è il suo lavoro di poeta. Specialmente la serie che va da La tierra prometida del 1952 alla vasta silloge riassuntiva di Poesia (1964) testimonia di una presenza fra le più valide di tutta l'America latina. La "terra promessa" per Cuadra è la stessa America, il luogo di confluenza di tutte le civiltà, benedetto dalla grazia della Natura. Il suo linguaggio è ampio, withmaniano, il suo uso del verso libero è sostenuto da una nativa musicalità e dal gusto esuberante delle immagini. Cuadra è, con il geniale J. Pasos prematuramente scomparso (1914-1947), la figura dominante del "nuovo corso" di una letteratura che stentava a liberarsi dal peso schiacciante dell'influsso di Darío. Il suo prestigio ha un po' relegato nell'ombra altri poeti notevoli come L.A. Cabrales, del 1902, M. Cuadra, del 1907, e quel C. Brañas che nel 1938 aveva richiamato l'attenzione generale con Viento negro. Sono tutti esponenti del "Taller de San Lucas", e divennero i maestri, talora venerati, talora contestati, della generazione successiva. In questa si distingue particolarmente E. Cardenal, nato nel 1925, con le opere anteriori al 1957, anno in cui prese gli ordini religiosi e, pur continuando a scrivere, uscì dalla vita letteraria, cui aveva contribuito fra l'altro con la notissima antologia Nueva poesia nicaragüense (1949). Nell'opera di Cardenal non mancano all'inizio influssi di uno spirito inquieto e ricercatore come quello del poeta e drammaturgo A. Ordóñez Argüello (nato nel 1914), ma il suo lavoro ha preso un indirizzo fortemente personale, nutrito di un'ansia di giustizia che ha spesso accenti rivoluzionari, e che si ritrova anche negli Epigramas del 1961, nei Salmos, nella Oración para Marylin Monroe, nella poesia più umile e intima di El estrecho dudoso (1966).

Accanto a Cardenal, vanno citati almeno E. Sanchez Mejías, nato nel 1923, un vero maestro della lingua; C. Martínez Rivas, del 1924, e - più giovane di cinque anni - l'eccellente E. Gutiérrez, che specialmente in Terrestre y celeste (1969) ha saputo condurre il discorso lirico sulla via di una delicata interiorità, scandita in raffinati tempi musicali. Ma la nuova generazione incalza, coi suoi raggruppamenti d'avanguardia (Ventana, Grupo U, Generación traicionada), con i versi umoristici di M. Valle, con l'opera poetica e critica di J. E. Arellano, con la Ars moriendi (1967) di H. Peña nato nel 1936, ossessionato dagl'incubi dell'era atomica. L'altro genere letterario di prestigio, in N., è il teatro (mentre qui non c'è stata la fioritura di romanzieri degli altri paesi ispano-americani). Forniscono testi di notevole valore all'attività scenica nomi come E. Fernándes, del 1918, F. Centeño Zapata, del 1935, A. Icaza, del 1945; spesso influenzati dalla drammaturgia europea e nordamericana, ma non raramente ispirati dalla realtà nazionale e capaci di tradurre in linguaggio espressivo, attivo, la parola quotidiana del popolo.

Bibl.: J. E. Arellano, Panorama de la literatura nicaraguënse, Managua 1966; P. Cimatti, Nicaragua ora zero, Parma 1969; G. Bellini, La letteratura ispano-americana, Firenze-Milano 1970; J. Franco, Introduzione alla letteratura ispano-americana, Milano 1972.

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