NICCHIA

Enciclopedia Italiana (1934)

NICCHIA (fr. niche; sp. nicho; ted. Blende, Nische; ingl. niche)

Giorgio Rosi

Vano ricavato in una muratura in modo da occupare solo una parte dello spessore di essa. In forme modeste appare come elemento comunemente usato anche nelle costruzioni più disadorne e rudimentali, con puro scopo di utilità pratica, giacché essa forma ripostigli e depositi di ogni genere. Ben maggiore importanza tuttavia la nicchia assume come elemento monumentale, essendo essa destinata a uffici nello stesso tempo statici e decorativi.

Se si considera la nicchia come un'apertura incompleta in un muro, il problema statico che ne deriva si ricollega a quello che deriva da una finestra o da una porta, e si compendia nella necessità di riprendere la muratura al disopra di essa. Da ciò l'analogia di soluzioni strutturali e quindi di forme tra finestre e porte da un lato, e nicchie dall'altro. Si ritrovano infatti in queste ultime tutti i sistemi ricordati a proposito delle prime (v. le rispettive voci), e cioè: il trilitico, costituito anche in questo caso da un architrave poggiato su due murature di piedritto; l'arco di ogni sesto, ma sempre formato da elementi disposti a raggiera in modo da sostituire alla flessione sollecitante l'architrave, la compressione fra i varî conci; la piattabanda, cioè un architrave composto di elementi cuneiformi in modo da agire come i conci di un arco. Da questo si deduce che, per quanto riguarda il prospetto, le forme delle nicchie si riducono, come per le finestre, a quelle di un rettangolo semplice o di un rettangolo terminato superiormente da una curva, in genere un semicerchio. A queste si può aggiungere, nelle architetture più rudimentali, quella chiusa superiormente a triangolo mediante due pietre appoggiate a capanna, in modo da formare un'arcatura embrionale.

In pianta invece il problema della nicchia non si può sempre ricondurre a quello della finestra, giacché ne differisce per diversi aspetti statici ed estetici. Tra i primi è particolarmente importante quello che la nicchia presenta come elemento di collegamento tra parti di maggiore spessore, quali i contrafforti destinati a contrastare spinte oblique. In questi casi alla nicchia di pianta rettangolare, ove il fondo corrispondente al minore spessore del muro è solo in parte collegato alle spalle che ne costituiscono il contraffortamento, si preferì quella a pianta curva, in genere semicircolare, che assicura una più intima connessione delle diverse parti. Ad analogo risultato portò pure la ricerca di raccordare mediante superficie curve gli andamenti irregolari derivanti dall'avvicinamento di ambienti di forme diverse, come avvenne spesso nell'architettura romana e in quella barocca.

L'adozione della pianta semicircolare complicò il problema della copertura della nicchia ad arco, che venne a mutarsi da una superficie cilindrica a generatrici orizzontali in un quarto di sfera.

Il sistema adottato per la realizzazione di questa superficie sferica cambiò secondo i tempi e i luoghi. Così ad esempio in Siria non sono rari i casi di calotte in pietra da taglio, mentre l'architettura romana preferì l'uso di laterizî disposti radialmente seguendo l'andamento dei paralleli. Nell'architettura bizantina la disposizione romana fu modificata allo scopo di facilitare l'esecuzione dell'opera, ora diminuendo l'inclinazione dei mattoni e supplendo con un leggiero aggetto successivo, ora disponendo i mattoni su tutta la superficie secondo la direzione di quelli costituenti l'arco apparente sulla parete, così che nel fondo della calotta essi vengono a incontrarsi a spina di pesce.

All'effetto decorativo dovuto al vivace chiaroscuro delle nicchie si aggiunse molto spesso quella della ricca decorazione che le abbellì e delle statue che le popolarono. Presso i Romani l'interno di esse rimase più spesso disadorno, mentre una imponente incorniciatura esterna, prevalentemente architettonica, ne accentuò l'importanza. Fu caratteristico dell'arte imperiale romana il tipo di edicola composta di due colonne ai lati della nicchia, sormontate da una cornice con frontone, di cui le applicazioni forse più imponenti restano quelle di Baalbek e di Gera a, in Siria, e delle terme di Diocleziano a Roma. L'arte bizantina preferì rivestire di musaici e incrostazioni le nicchie aperte verso l'interno degli edifici, lasciando visibile in quelle esterne la bella struttura laterizia, così simile a quella romana.

Quasi ignote all'arte del primo Medioevo, quando si ebbero solo piccole e rozze nicchie per ospitare immagini sacre, lampade e simili, divennero puro elemento decorativo durante il periodo gotico, nel quale, ridotti sottilissimi i muri dalla sapienza costruttiva, si diffuse l'uso di leggieri tabernacoli applicati alle pareti più che ricavati dalle murature e destinati in genere a contenere statue.

Il Rinascimento riprese le forme classiche, ma ne ingentilì e variò i motivi decorativi: dalla conchiglia, frequentemente adoperata allora e nei periodi seguenti ad arricchire il catino, ebbe origine il nome di nicchia, esteso poi, come si è detto, a indicare genericamente vani di qualunque forma e decorazione. Come pure lo stesso nome si estese per analogia di forme a organismi ben più complessi e grandiosi, quale il famoso Nicchione del Belvedere in Vaticano, vera esedra monumentale che prese l'aspetto di un'immensa nicchia per l'aggiunta di una semicalotta di copertura. In seguito, sull'esempio di Michelangelo che con la sovrapposizione e l'alternanza di nicchie maggiori e minori aveva così mirabilmente animato le enormi pareti esterne di S. Pietro a Roma, gli architetti barocchi accrebbero il movimento dei loro fantasiosi edifici mediante nicchie di forme svariate che si popolarono di statue di busti di bassorilievi, si adornarono di lacunari di pilastri di colonne di festoni di stemmi secondo i gusti dei tempi (v. fontana, XV, tav. CXXXII).

L'uso già diffuso nell'antichità di racchiudere oggetti di particolare pregio, come i simulacri degli dei e dei sovrani, entro nicchie costruite nei punti salienti degli edifici, continuò nei periodi seguenti, nei quali presero forme analoghe, in Occidente le absidi destinate nelle chiese cristiane a contenere l'altare e nell'Islām il mihrab, la cornice vuota di immagine che è il centro religioso della moschea. E ancora oggi sotto i semplici aspetti della sua pura forma geometrica, la nicchia continua a essere preferita come la migliore custodia per le immagini sacre nei luoghi di culto, le opere d'arte nei musei, le effigie e i simboli nei pubblici edifici.

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