BIAGIOLI, Niccolò Giosafatte

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BIAGIOLI, Niccolò Giosafatte

Gian Franco Torcellan

Nato a Vezzano Ligure (La Spezia) il 18 maggio 1772, per volere del padre entrò nella casa genovese dell'Ordine del Calasanzio, ove vestì l'abito col nome di padre Celestino. All'arrivo dei Francesi, e alla proclamazione della repubblica democratica in Genova, dopo che furono sciolte il 14 giugno del 1797 le corporazioni monastiche, il B. ritornò al paese natale. Qui egli parve simpatizzare con uguale trasporto per le idee giacobine e per le bellezze di una certa Maria Biassoli (o Biagioli), sua parente e maritata a un tal Giuseppe Ambrosi. Più rapidamente si concretò l'amore, con un "consensuale rapimento" avvenuto il 26 giugno 1798. Direttisi verso la Toscana, i fuggitivi non riuscirono a far perdere le proprie tracce, e la polizia li arrestò dopo qualche giorno, nei pressi di Montopoli (Pisa); incarcerato a Pontedera, querelato per ratto dall'Ambrosi, il B. fu colpito il 19 apr. 1799 dalla condanna a morte e dalla confisca dei beni da parte del tribunale di La Spezia. Rimesso però nel frattempo in libertà a Pontedera, aveva potuto trovar sicuro rifugio nell'ex Stato pontificio.

Il Casini ha giustamente posto in dubbio le affermazioni di alcuni biografi, secondo le quali il B. avrebbe in questo periodo avuto incarichi ufficiali di insegnamento all'università di Urbino e al collegio di Narni: la giovane età del B. e la particolare situazione personale rendono ciò quanto mai improbabile, né ha comunque sino ad oggi trovato conferma nei documenti.

Nella Repubblica romana il B. fu certamente tra i fautori più attivi del nuovo regime, fino a coprire, come risulta da fonti su questo punto più attendibili, la carica di "prefetto", vale a dire uno di quei posti di funzionario addetto al controllo e alla collaborazione con i corpi amministrativi locali su delega del potere esecutivo centrale: ma mancano poi ulteriori testimonianze, e l'incarico dovette essere ad ogni modo di breve durata e di assai limitata importanza, data la precarissima situazione politica del nuovo organismo. Che egli si sia compromesso in tale periodo appare comunque comprovato dalla sua immediata fuga non appena la situazione apparve deteriorarsi.

Già nell'estate del 1799, abbattute dalla reazione militare austriaca le istituzioni democratiche italiane, al più tardi nel settembre, all'epoca della convenzione Garnier, il B. prese la via della Francia. Nei primi anni di permanenza a Parigi si diede all'insegnamento: ottenne per un anno l'incarico di lingua italiana al Pritaneo, poi, con un amico, già professore al liceo di Lione, A. Mango, iniziò corsi di lingua italiana. Maggiori soddisfazioni ricevette però dalle proprie iniziative editoriali, attraverso le quali operò la diffusione di scrittori italiani in Francia, annotati e illustrati con erudizione e accuratezza; successo più di prestigio e di stima che di pubblico, sì che le iniziative rimasero sporadiche e rapsodiche, e non ebbero seguiti di ampio respiro.

Le opere di questi anni rappresentano bene la situazione del B., divise come sono tra l'edizione di testi classici, grammatiche a uso dell'insegnamento, composizioni d'occasione in attestato della sua lealtà politica durante il regime napoleonico. Nel 1804 uscivano presso Fayolle tre tometti di Tacito volgarizzato da Bernardo Davanzati,riveduto e corretto; l'anno seguente a proprie spese stampava una Grammaire italienne élémentaire et raisonnée,suivie d'un traité de la poésie italienne, che ebbe molte edizioni (ne conosciamo fino alla sesta, Paris 1827); nel 1807 da Valade usciva La battaglia di Friedland,canzone, l'anno stesso ristampata dal Didot con versione francese a fronte di Champrigaud-Dumonteil; probabilmente l'anno medesimo il B. stampava anche dei Versi ... dedicati a Madama Duchâtel,dama di Corte di Sua Maestà l'Imperatrice e Regina. L'edizione di classici riprendeva sempre nel 1807 presso Didot con le Lettere del Cardinal Bentivoglio,con note, in tre volumi, che contenevano anche Notes grammaticales et philologiques sur les lettres du Cardinal Bentivoglio: opera più dell'altre fortunata nel suo genere, dato che l'autore poteva stamparne a proprie spese un'"edizione seconda" nel 1819, e nel 1828 ne usciva contemporaneamente una ristampa a Parigi dal Dondey-Dupré e a Milano dal Silvestri per la "Biblioteca scelta di opere italiane".

Dopo il 1807 l'attività del B. si concentrò sempre più nello studio e nella diffusione della lingua italiana: scriveva grammatiche di grande diffusione e fortuna, e raccoglieva i materiali per la compilazione di un vocabolario, che doveva però uscire postumo. Analoga attività esplicò, verso gli Italiani, nei riguardi della lingua francese. La fama che queste opere gli diedero lo aiutò a distinguersi tra i numerosi esuli, e gli permise soprattutto di allargare la propria clientela e di vivere meno poveramente; l'aiuto del suo amico e protettore Luigi Corvetto gli ottenne probabilmente infine l'incarico d'insegnamento d'italiano alla corte della duchessa di Berry.

Dell'accresciuto prestigio del B. negli ambienti ufficiali sono a loro modo chiara testimonianza le numerose e non sempre felici composizioni laudatorie in ossequio al regime, quali La battaglia d'Eylau,canzone, uscita a Parigi con annessa traduzione francese nel 1808, l'ode Per le augustissime nozze di Napoleone il Grande con Maria Luigia,arciduchessa d'Austria, stampata, anch'essa con relativa versione, dal Didot nel 1810, l'altra Roma al suo Re,pel faustissimo parto di Maria-Luigia,Imperatrice e Reina, uscita presso gli stessi torchi e con traduzione francese nel 1811, le "notes littéraires" dal B. apposte a La Napoléonide,ou les fastes de Napoléon di S. Petroni (Paris 1811-1812).

Più importanti, e diffusissime, le compilazioni relative all'insegnamento e alla critica letteraria, dalle Nouvelles fables de Phèdre,traduites en vers italiens,par M. Petroni,et en prose française par M. Biagioli (Paris 1812) alla prima Grammatica ragionata della lingua francese (Parigi 1814), dal Tesoretto della lingua toscana,ossia La Trinùzia,commedia del Firenzuola,opera corredata di note grammaticali,analitiche e letterarie e d'una scelta de' più vaghi modi del parlar toscano (stampato a proprie spese a Parigi nel 1816 e ristampato nel 1822 con l'aggiunta d'altra commedia del Firenzuola,I lùcidi, e d'una di G. B. Gelli,La sporta)a una nuova Grammaire italienne élémentaire,à l'usage de la jeunesse, fatta stampare a proprie spese nel 1817 e di cui ci risultano fino a undici edizioni (l'ultima è del 1859, ben lontana dunque dalla scomparsa dell'autore) ed una traduzione inglese,Grammar of the Italian Language,for the use of beginners, uscita a Edimburgo nel 1844 per la cura di I. Rampini.

Tra il 1808 e il 1818 si situano i più significativi studi del B. intorno alla poesia dantesca. In questo decennio attese senza soste alla compilazione del suo commento dantesco: l'opera era dedicata sin dal nascere a L. Corvetto, il generoso protettore che ne permise la continuazione e la pubblicazione; e tra il 1818 e il 1819 uscivano dal Dondey-Dupré a Parigi i tre volumi della Divina Commedia di Dante Alighieri,con commento di G. Biagioli.

L'opera ebbe vasta fortuna, e fu a quei tempi l'edizione più accreditata e più corrente: il Silvestri la ristampava a Milano nel 1820 e nel 1829, e nel 1830 ne ripubblicava il solo testo dantesco "giusta la lezione adottata da G. B."; il Costes a Parigi nel 1830 per la sua Biblioteca italiana ne faceva uscire una "nuova edizione accuratamente riveduta e corretta"; una buona ristampa è quella del 1851, nella Biblioteca scelta del milanese Silvestri. Si tralasciano altre ristampe intermedie e posteriori, fatte a Milano, a Napoli, a Firenze, a Palermo, più o meno corrette e fedeli.

Nel proemio il B. tracciava con mano assai garbata le linee direttrici della propria opera, con la quale aveva inteso anzitutto "ritrovar le cose, colle cagioni e ragion loro, vedute dal poeta nell'altro mondo, escludendo quelle stravaganze allegoriche, nelle quali non fu mai la mente del poeta intesa", "spiegar non solo i concetti, ma la singolar forma", "interpretar tutti i luoghi malagevoli", "far conoscere le voci, le forme, i modi più degni di nota". In sostanza, come ebbe ad osservare il Casini, il B., sul fondamento di una solida esegesi letterale, intravvide e applicò la formula poi ben nota di "spiegar Dante con Dante". Era un buon passo avanti nell'esegesi dantesca, soprattutto per l'uso più discreto della dottrina, per l'abbandono di un opprimente apparato erudito, per la chiarezza della spiegazione e per la cosciente attenzione agli aspetti linguistici: di qui, il grande favore che incontrò, la stima in cui fu tenuta subito dagli specialisti, confermata dalla stessa discussione col Monti, dovuta soprattutto alla forse eccessiva polemica condotta dal B. nelle proprie note nei confronti d'uno dei benemeriti glossatori danteschi del tempo, il padre Baldassarre Lombardi.

La produzione del B. continuò anche negli anni seguenti, alternando componimenti d'occasione a compilazioni grammaticali e a edizioni di classici, secondo il modulo ormai noto. Se poco rilievo hanno la canzone per la nascita del duca di Bordeaux (Parigi 1820) o il sonetto su Rossini (ibid. s.d.), una certa eco ebbero le Rime di Francesco Petrarca col comento, uscite a sue spese a Parigi nel 1821 in tre volumi.

L'incontro con il secondo grande classico della letteratura italiana fu però assai meno felice, per il tono pesantemente apologetico, volto a liberare il poeta dalle accuse mossegli in particolare dal Tassoni, che toglieva forza e libertà all'interpretazione e che la rese assai meno accetta agli studiosi, attirandogli in particolare un'aspra reprimenda dal Foscolo. Anche quest'opera venne comunque nel 1823 ristampata a Milano dal Silvestri.

Nello stesso 1821 il B. aveva dato alla luce a Parigi un altro mediocre ma onesto commento alle Rime di Michelangelo; nel 1825 una composizione assai scadente sull'incoronazione di Carlo X. Tra il 1826 e il 1827 si data un suo tentativo di rientrare in patria, con la richiesta all'autorità giudiziaria genovese di revocare la condanna a morte; gli fu concesso pur con qualche difficoltà, ma l'obbligo umiliante di chiedere il consenso della parte lesa trattenne probabilmente il B. dal dar seguito alla cosa.

Dava ancora alla luce nel 1829, a proprie spese, una Préparation à l'étude de la langue latine e, fortunatissima, una Grammaire analytique de la langue française, che registrò ben undici edizioni, l'ultima delle quali è del 1859. Nel 1830 compì un viaggio in Inghilterra; il 23 dic. dello stesso anno si spense a Parigi.

Nel 1836 usciva a Parigi il Dictionnaire français-italien et italien-français ... rédigé sur les travaux de feu G. Biagioli,par A. Ronna: era l'ultima sua fatica, meritoria e fortunata, cui arrisero numerose ristampe.

Fonti e Bibl.: Per le amicizie, gli echi, le discussioni sull'opera del B., cfr.: Dodici lettere di illustri italiani, a c. di G. Bigonzo e P. Fazio, Genova 1874, p. 13 (lettera del B. al libraio milanese A. F. Stella, 24 sett. 1817); V. Monti,Prose e poesie, IV, Firenze 1847, pp. 365-422 (le postille del Monti al commento dantesco del B., un piccolo saggio); Id.,Postille ai commenti del Lombardi e del B. sulla Divina Commedia, a c. di A. e G. Monti, Ferrara 1879; Id.,Lettere inedite e sparse, a c. di A. Bertoldi e G. Mazzatinti, II, Torino 1896, pp. 198, 212; Id.,Epistolario, a c. di A. Bertoldi, III, Firenze 1929, pp. 157, 396-397; IV, ibid. 1929, pp. 328, 341, 361; V, ibid. 1930, pp. 137-38, 146-47 (lettera del B.), 192, 301-302 (lettera del B.), 321 (un duro giudizio sul B. dantista in una lettera a G. Scalvini), 344, 354, 397 (lettera del B.), 500; VI, ibid. 1931, pp. 211, 214, 215, 233, 241, 259, 262; U. Foscolo,Opere edite e postume,Epistolario, a c. di F. S. Orlandini e E. Mayer, III, Firenze 1854, pp. 257-61 (lettera al B. da Londra, 16 marzo 1827, con dure critiche al commento dantesco, "macchiato qua e là di motti aspri e fors'anche illiberali e insieme impotenti", e a quello al Petrarca, "che manda giaculatorie ad ogni verso e sillaba del suo testo"); Biblioteca italiana, LXII, Milano 1831, p. 425 (breve necrologia anonima); L. Grossi, notizia biografica commemorativa in Nuovo giornale ligustico, Genova 1831, fasc. s, pp. 547-50, da affiancare a quella di H. Becherelle nella Revue encyclopédique, Paris 1831, febbraio, pp. 468-70. Cfr. ancora: Galerie histor. des contemporains ou nouvelle biographie, Bruxelles 1832, II, pp. 121-22; F. Petrarca,Il Canzoniere, a c. di C. Albertini, Firenze 1832, che si serve ampiamente del commento del B., così come lo utilizza talora testualmente nella sua edizione L. Carrer, Padova 1837; C. De Batines,Bibliografia dantesca, I, Prato 1845, pp. 143-45 (con dati bibliografici sulla diffusione e l'eco del commento del B.), 150, 171, 172, 186; Dizionario biogr. universale, Firenze 1846, I, p. 443; Cent cinquante sonnets de Pétrarque, a c. di E. Déjean, Paris 1847, pp. 345-96 (riporta note del B.); F. Luxardo,Gli uomini illustri di Vezzano,castello della Lunigiana genovese, Genova 1858, pp. 36-41; L. Grillo, notizia biografica in Giornale degli studiosi di lettere,scienze,arti e mestieri (Genova), I, n. 34, 24 luglio 1869, pp. 41-43; G. Carducci diede una pacata valutazione del commento al Petrarca nella sua edizione delle Rime, Livorno 1876, p. XIV, e a lui accennò anche A. Manzoni,Epistolario, a c. di G. Sforza, I, Milano 1882, pp. 78, 80-81; A. Centi,Cenni storici di Vezzano Ligure, Genova 1898, pp. 66 ss.; Ch. Dejob,L'instruction publique en France et en Italie au dix-neuvième siècle, Paris s.d., pp. 14-15; T. Casini, N. G. B., in Dante e la Lunigiana, Milano 1909, pp. 335-63 (cui si rimanda per le indicazioni archivistiche); C. Pitollet,Une lettre inéd. d'un collaborateur de N. G. B., Baroldo,à N. H. Julius, in Bull. italien, IX(1909), pp. 71-84 (cui si rimanda per alcuni interessanti dati sull'attività letteraria dei B. e per tutta una minuziosa bibl. sull'eco dei suoi studi, quelli danteschi in particolare); M. Rosi,Diz. del Risorg. naz., II, Milano 1930, ha riserbato al B. una triste sorte, dimezzandolo e raddoppiandolo insieme: una voce su Giosafatte Biagioli, di G. Gallavresi, esemplata tutta sul saggio citato di T. Casini, è seguita da una seconda voce Niccolò Biagioli, di E. Michel, molto più approssimativa perché redatta sul vecchio Dizionario del 1840, ed entrambe si ignorano reciprocamente, quasi si trattasse di due persone diverse (p. 279); Encicl. Ital., VI, p. 857; G. Mambelli,Gli annali delle edizioni dantesche, Bologna 1931, pp. 78, 116, 127, 128, 169, 202, 203, 229, 247, 270, 271, 282, 283, 294, 304, 316, 325, 360; G. Mazzoni,L'Ottocento, Milano 1944, pp. 573, 1321; S. Carbone,Fonti per la storia del Risorg. ital. negli Arch. naz. di Parigi. I rifugiati italiani 1815-1830, Roma 1962, pp. 4, 140.

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