NICEA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

Vedi NICEA dell'anno: 1963 - 1996

NICEA (v. vol. V, p. 452)

B. Yalman

Le operazioni di scavo condotte a N. (İznik) nel corso degli ultimi anni hanno raggiunto importanti risultati. Le tombe monumentali nella necropoli di N., le chiese appena scoperte, i mosaici pavimentali nel settore meridionale della chiesa di Haghia Sophia, sono tra i più preziosi rinvenimenti di epoca recente. È stato inoltre accertato che le due teste lavorate a rilievo della «Porta di Istanbul» sono maschere appartenenti un tempo al teatro, dal quale inoltre provengono altri importanti pezzi reimpiegati nelle mura cittadine.

È il caso dei rilievi storici con scene di battaglia riutilizzati in queste e nella «Porta di Istanbul», i quali sono stati di recente riferiti a un monumento celebrativo di età tetrarchica (Laubscher, 1993).

Un'équipe guidata da B. Yalman ha scavato il teatro costruito da Traiano, esplorando un'area di 3.200 m2 su una superficie totale di 7.500 m2. Il fregio del lato Ν della scena, delimitato da una fascia marmorea con palmette e kymàtion ionici, presenta scudi, spade, lance, elmi e corazze lavorati a rilievo: sulle restanti parti della scena sono visibili, tra tralci di vite, raffigurazioni a rilievo di Eros, Eracle e Perseo. Sono state scavate le fondazioni di 23 gradini della cavea, il diàzoma, il vomitorio, l'orchestra (che misura 28 m di diametro), parte di una canaletta, e nella parte NO, la pàrodos, l’anàlemma e la scaena. Da un'iscrizione dell’anàlemma si deduce che nel teatro vi erano statue della dea Nemesi, alla quale i gladiatori rivolgevano preghiere prima dei combattimenti. Il suolo dell'orchestra si è rivelato costituito da diversi strati: il primo è composto da ceneri, frammenti ceramici e resti di forni di epoca ottomana, periodo caratterizzato da una ricca produzione ceramica; il secondo risale all'epoca bizantina; il terzo è costituito da scheletri di guerrieri di età bizantina sovrapposti l'uno sull'altro, per un totale di nove; il quarto ha rivelato una massa compatta di ossa di varî animali.

I resti monumentali recentemente indagati a E della cavea e le strutture bizantine di fronte al proscenio e sull'orchestra, appartengono probabilmente a un edificio palaziale. All'interno delle volte del teatro - delle quali dodici a botte e sette trapezoidali - è stata rinvenuta ceramica bizantina e del primo periodo ottomano.

Al tempo di Leone III e Costantino V (VIII sec.), le pietre da costruzione del teatro furono rimosse e impiegate per rinforzare le mura cittadine contro gli attacchi dell'esercito arabo.

Nel 1970, nel corso della costruzione di una strada, è stato scoperto un tumulo, accessibile attraverso un'entrata larga m 0,67 e un dròmos lungo m 3,30, largo m 1,2 e alto 2,10. Le pareti di quest'ultimo, costruite con pietre rettangolari e poligonali, erano intonacate e dipinte; la copertura era costituita da due pietre monolitiche disposte l'una contro l'altra a guisa di capriata. L'ingresso nella camera funeraria avveniva tramite un vano alto m 1,50, largo m 0,72 e profondo m 0,30, chiuso da una porta rozzamente ricavata da un blocco monolitico di pietra anatolica «küfeki» (0,78 x 0,18 x 1,63 m) che presenta fori cilindrici per il fissaggio delle maniglie di ferro. La camera (2,02 x 2,46 x 2,23 m) è coperta da una volta a botte: i lati E e O dell'ambiente presentano due klìnai per lato poste l'una sull'altra: quelle superiori sono rette da sostegni angolari in marmo. Tutte sono decorate con intonaco a bande rosso scuro e sul capezzale recano scolpiti dei cuscini.

La tomba, databile al I sec. d.C. e compresa nell'area delle necropoli di N., fu scavata in una collina naturale: all'interno non sono stati trovati reperti.

Nella stessa zona si trova il tumulo detto di Dörttepeler, con un diametro di 224 m e un'altezza di 23 m; gli scavi sono stati eseguiti a cura del Museo di İznik nel 1987. La camera funeraria presenta un orientamento N-S. È stata individuata una sezione di 13 m del dròmos che si restringe con l'aumentare dell'altezza (2,10 x 1,80 m). Le pareti furono realizzate con filari di pietra verdastra locale, mentre la copertura era costituita da travi di quercia. Alcuni blocchi di marmo, frammentati e sparsi, testimoniano che l'ingresso della tomba fu forzato e danneggiato. Cinque gradini conducevano al piano pavimentale in marmo, da cui si accede alla camera funeraria. Sui lati e sulla superficie della porta d'ingresso sono visibili solchi rettilinei e semicilindrici. Il dròmos presenta muri costruiti con pietre irregolari mentre la copertura è costituita da blocchi ben squadrati, in gran parte perduti. La parte più prossima alla camera funeraria conserva una sorta di porta ricavata da un unico blocco di marmo che, come si deduce dai fori rimasti, doveva avere perni di ferro su ambo i lati.

La camera funeraria, a pianta quadrata (3 x 4 m), ha una copertura a volta con il pavimento e le pareti rivestiti di lastre marmoree. Presso il lato orientale si è conservata una colonna marmorea monolitica (alt. 2,25 m), della quale tuttavia non si è compresa la funzione. La tomba, che non ha restituito documenti epigrafici, è stata sicuramente violata due volte; la klìne e gli scheletri sono stati danneggiati e i corredi funerari saccheggiati. Sulla base del materiale ceramico rinvenuto intorno alla sepoltura si può ipotizzare una datazione agli inizî dell'epoca romana.

L'area delle necropoli di N., utilizzata fino all'età bizantina, fu realizzata mediante il livellamento della superficie rocciosa (arenaria cristallizzata azzurra e grigia); tramite una scalinata di otto gradini si raggiunge una piattaforma (2,10 x 3,90 m) da cui si accede all'area in cui avevano luogo i riti funebri. La scalinata era abbastanza larga da permettere a molte persone di accedere contemporaneamente alla zona dove si svolgevano i funerali. In quest'ultima si trovano pali lignei conficcati nella roccia in fori rettangolari che dovevano sostenere sedili atti a garantire un posto ai partecipanti ai riti funebri.

Una tomba a camera ipogea, contenente un sarcofago di marmo del tipo «panfilio», il tumulo di Dörttepeler, e molte altre tombe in quest'area vanno ancora adeguatamente indagate.

La sepoltura monumentale di Threptus rinvenuta a N. nel 1985 nel corso della costruzione di un oleodotto, è stata trasferita al Museo di İznik a opera dell’équipe guidata da B. Yalman; è databile nel II sec. d.C. Il monumento poggia su una piattaforma a due livelli costituita da blocchi di pietra tenuti insieme da giunti di ferro, sulla quale si trovano tre are. Una, posta sul lato orientale della piattaforma, reca un'iscrizione in latino di tre righe: «Il fratello di Threptus, Aphrodision lo ha costruito in memoria di P. Pagnius». Acroterî angolari a palmetta sono posti a coronamento dell'ara, sulla sommità della quale è un'urna cineraria, con rappresentazioni di pergamene, capselle e dittici. Il coperchio era assicurato all'urna tramite una serratura a due segmenti. All'interno dell'urna, a sua volta fissata alla stele mediante giunti di ferro, erano le ceneri di P. Pagnius. Accanto è un'altra ara dello stesso tipo, ma anepigrafe.

Sul lato Ν della piattaforma si trova una terza ara, con un'iscrizione di quattro righe in latino, ripetuta in basso in greco: «Threptus lo ha costruito in memoria della sua onesta moglie, Caesonia Secunda». Come negli altri casi la stele è coronata agli angoli da acroterî a palmetta e al centro della faccia superiore è fissato il cinerario, alto m 0,43 e largo 0,36.

Nelle strutture a 40 m a SE del teatro romano, che si era supposto appartenessero a un battistero o a un edificio termale, sono stati invece riconosciuti i resti di una chiesa di cui nel 1974-75 si è proceduto allo scavo, sotto la direzione di B. Yalman.

L'edificio comprende a S un'abside circolare. Gli ambienti 1, 2 e 3, disposti in direzione EO, sono lunghi m 5,90; l'1 e il 3 misurano m 1,83 di larghezza, il 2 invece è largo m 2,75. Sono coperti da una volta a botte in mattoni e la loro altezza è di m 2,10. Anche nell'ambiente 4, che comunica con l'1 e il 5 (1,70 x 2,65 m) vi sono elementi che fanno ipotizzare una copertura a volta. Di diverso orientamento (N-S) è l'ambiente 5 (2,72 x 3,20 m), coperto da una volta a crociera mentre l'ambiente 6 (2,40 x 2,70 m) presenta una copertura a volta ed è collegato agli ambienti 3 e 5. L'ambiente 7, con orientamento N-S (0,72 x 2 m), contiene una sepoltura ed è comunicante con la chiesa: vi sono stati rinvenuti cinque scheletri umani giacenti l'uno sull'altro e le pareti presentano una decorazione affrescata con piante policrome e uccelli. Anche nell'ottavo ambiente (3 x 2 m) sono stati trovati alcuni scheletri e, inoltre, collane e anelli. La camera, utilizzata come tomba di gruppo, presentava una copertura a volta.

Più ampia è la nona camera (6,62 x 3,67 m) per l'assenza di tramezzi al suo interno. I muri sono spessi m 1,55 per la presenza di sepolture chiuse da un rivestimento in mattoni (contrassegnate coi numeri 10, il, 12 nel muro settentrionale e 13, 14, 15 in quello meridionale) di dimensioni diverse, che seguono l'orientamento E-O. Infine l'ambiente 16 (2,8 x 4,20 m) è absidato e caratterizzato da muri spessi. La maggior parte delle murature, sia in pietra che in mattoni, era rivestita da uno spesso strato di intonaco. In varî punti sono stati trovati frammenti di opere di età romana. Nelle sepolture sono stati inoltre rinvenuti piattini, vasi e piatti; il reperto più importante è rappresentato da una coppa di argilla rossa, invetriata, utilizzata nel corso delle cerimonie religiose nella chiesa, sull'orlo della quale si trova un'iscrizione greca in cui si legge, † τοуτο το пοτнрιον [н καινη διαθηκη εστιν εν τ]ω εμω αιματι («Questa coppa è un nuovo accordo nel mio sangue»), e sulla base mnhcθhti kē υπερ του σου δουλου μανουηλ («Mio Dio, ricorda il tuo servo Emanuele»).

L'edificio lascia ipotizzare una datazione all'epoca bizantina iniziale; tuttavia i reperti archeologici risalgono all'XI-XIII sec. d.C.

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