ANDRIA, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANDRIA (D'Andria), Nicola

Felice Mondella

Nacque a Massafra (Lecce) il 10 sett. 1748 da famiglia agiata. Laureato in giurisprudenza ebbe però inclinazione per le scienze e questa prevalse, tanto che l'A., dopo un brevissimo esercizio della pratica giuridica, si dedicò agli studi medici e chimici. Gli fu maestro per l'anatomia il Cotugno, per la clinica e la fisiologia il Serao, mentre negli studi chimici si giovò dell'insegnamento del Vairo. Svolta la pratica di clinica medica nell'ospedale degli Incurabili a Napoli, all'età di ventitré anni e non ancora addottorato aprì, sembra favorito dal Cotugno, una scuola privata. In questa scuola l'A. insegnò insieme con la medicina la chimica sperimentale e filosofica. Nel 1775, anno in cui uscì a Napoli il suo rinomato e più volte riedito Trattato delle acque minerali, occupò come sostituto la cattedra di medicina pratica nell'Ateneo di quella città. Due anni dopo, nel 1777, fu nominato stabilmente alla cattedra di agricoltura, essendo nel frattempo uscita anonima una Lettera sull'aria fissa (Napoli 1776), da moltissimi riconosciuta sua.

L'insegnamento dell'agricoltura, che in quei tempi veniva tenuto nella facoltà di legge od in quella di filosofia, occupò l'A. per ben ventiquattro anni; in questo periodo, che corrisponde ad un'intensa attività scientifica, oltre alle inedite Istituzioni di agricoltura, furono da lui scritte le opere più importanti per la chimica e la medicina. Nel 1786 uscirono infatti a Napoli le Institutiones philosophico-chimicae (più volte riedite pure in una versione italiana del Vulpes del 1812) e le importanti Institutiones phisiologicae, mentre l'anno successivo, nel 1787, apparvero a Napoli gli Elementa medicinae theoricae che il figlio Gennaro tradusse in italiano nel 1813. Chiudono questo attivissimo quinquennio la Historia materiae medicae (Napoli 1788) e le Instit. medicinae practicae (ibid. 1790).

Una così ampia produzione prevalentemente rivolta alla medicina lo portò finalmente nel 1801 all'insegnamento nella facoltà medica; inizialmente con la cattedra di fisiologia che lasciò nel 1808 al Sementini per passare a medicina teoretica ed infine nel 1811 con la cattedra di patologia e nosologia. Nel 1814 fu esonerato dall'insegnamento per motivi di salute. Morì il 9 dicembre dello stesso anno.

Durante il suo ultimo periodo di attività didattica nella facoltà medica uscì un breve scritto Dissertazione sulla teoria della vita (Napoli 1804, pubblicato in francese a Parigi l'anno successivo), che può ritenersi la conclusione delle precedenti indagini dell'A. sulla natura dei processi organici. In esso egli considera la vita come una forza inerente alla materia vivente, forza da lui denominata "eccitabilità" e ricondotta al fluido elettrico animale, avente sede nel cervello e nei nervi. A questo orientamento verso il galvanismo per una definizione scientifica dei processi vitali sembra, secondo il De Renzi, non sia stato estraneo l'Aldini, che aveva fatto un viaggio a Napoli prima della stesura di questa dissertazione.

Nelle opere precedenti l'A. aveva accolto e sviluppato talune nozioni della fisiologia di A. von Haller, il quale riduceva le funzioni dei vari organi a poche proprietà fondamentali: la irritabilità e la sensibilità. L'A. concepì le varie funzioni vitali come forme di eccitabilità: questa non è però concepita dall'A., come da J. Brown, passiva e quindi continuamente bisognevole di stimoli, ma attiva, cioè capace di una spontanea esplicazione. Sulla base di questa teoria fisiologica generale anche l'A. spiega le differenti malattie come espressione di un eccesso di forza o di debolezza e distingue in modo corrispondente i rimedi terapeutici.

L'opera chimica dell'A. testimonia ugualmente il suo vivo interesse per il movimento scientifico europeo, riflettendo in particolare il passaggio dalla teoria flogistica di Stahl a quella della ossidazione di Lavoisier.

Comprova la sua intensa attività, favorita da doti notevoli di chiarezza e di metodo, anche la corrispondenza da lui tenuta con uomini di scienza fra i maggiori del suo tempo, quali Spallanzani, Aldini, Haller, Bonnet, Tissot, Brown, ecc.

Oltre i vari titoli onorifici e l'associazione a varie accademie italiane e straniere si ricorda di lui la partecipazione a problemi della vita pubblica di Napoli quale membro dell'Istituto di incoraggiamento e presidente del Comitato centrale vaccinico.

Bibl.: B. Vulpes, Biografia di N. A., in Giorn. enciclopedico di Napoli, 1815; D. Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, Napoli 1818, V, pp. 4 non numer.; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, Venezia 1834, 1, pp. 210 s.; C. Minieri Riccio, Memoria storica degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 22; M. Michaud, Biographie universelle ancienne et moderne, Paris 1843, I, pp. 671 s.; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, Napoli 1845-1849, V, pp. 114, 356, 410, 598, 653, 682, 711; D. Giusto, Diz. bio-bibl. degli scrittori pugliesi, Napoli 1893, p. 6; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 41-43; A. Hirsch, Biographische Lexikon der hervorragenden Aertze, I ,pp. 139 s.

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