EMBRIACO, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 42 (1993)

EMBRIACO, Nicola

Jean Cancellieri

Apparteneva alla casata degli Embriaco che, in seguito alle imprese gloriose di Guglielmo detto Testadimaglio, si erano stabiliti in Terrasanta. Suo padre era Ugo (II), detto anche Stralleria, signore di Gibelletto (Giubail) nella contea di Tripoli, che aveva ottenuto in feudo dal Comune genovese.

Nel 1170 i consoligenovesi lo designarono, insieme con Guglielmo Burone, a rappresentare la parte di Ingone Della Volta in un incontro con Baldizone Usodimare e Lanfranco Pevere, portavoci della fazione avversa capeggiata da Rolando Avvocato. Si trattava di un tentativo di pacificazione nelle violente lotte intestine che minacciavano l'esistenza del Comune stesso. I quattro arbitri fecero solenne giuramento di voler comporre "con giustizia e concordia" i conflitti che opponevano Folco de Castello e suo fratello Anselmo, da un lato, a Rolando Avvocato dall'altro. Nel gennaio dello stesso anno l'E. aveva accompagnato a Lucca un'ambasceria dei consoli genovesi.

Nel 1176 fu designato per la prima volta a far parte del Collegio dei consoli, insieme con Rodoano de Mauro, Ogerio Vento, Simone Doria, Amico Grillo e Baldizone Usodimare. Gli Annali genovesi descrivono come "prospero" l'anno del loro governo (era l'anno della battaglia di Legnano) e riferiscono che i consoli tenevano sotto il controllo della flotta del Comune il mare per cacciare i corsari e i ribelli che contravvenivano al "devetum", cioè al divieto ufficiale di navigazione emanato dalle autorità comunali.

Nel 1179 l'E. fu di nuovo console, insieme con Ogerio Vento, Ottobono Alberici, Baldizone Usodimare, Guglielmo Doria e Amico Grillo. Al contrario della prima, questa seconda magistratura si presentò difficile a causa della malattia e conseguente morte di uno dei consoli, Baldizone Usodimare, e soprattutto a causa dei contrasti degenerati in lotta aperta tra il figlio di Amico Grillo e i fratelli di Ogerio Vento. Ancora una volta, dunque, un episodio di aperta guerra civile sconvolse il ceto dirigente del Comune genovese nella seconda metà del XII secolo.

Anche nel 1185 l'E. venne eletto console, insieme con Ingo de Fressia, Guglielmo Vento, Bisacino, Simone Doria e Lanfranco Pevere. Fu un anno di pace e di prosperità, a detta degli Annali genovesi. Nel corso di quell'anno fu pagata la metà dei debiti del Comune, per cui le entrate della città erano state date in pegno ai creditori. Tre anni più tardi, nel 1188, l'E. fu nuovamente console, insieme con Folco de Castello, Ogerio Vento, Simone Doria, Oberto Spinola, Baldovino Guercio e Spezapreda. Secondo gli Annali, l'anno fu segnato da molti disordini e rivolte nella città, ma vide anche la tregua tra Genovesi e Pisani, uniti temporaneamente sotto la guida pontificia per preparare la crociata dopo la sconfitta dei cristiani a Hattin e la perdita di Gerusalemme.

Nel 1189, mentre l'E. era tra gli Otto consoli, la guerra civile si riaccese: a maggio una battaglia oppose a San Giorgio Guglielmo Vento e i suoi seguaci a "quelli della Volta". Ma il 1189 fu anche l'anno della terza crociata, intrapresa due anni dopo la sconfitta di Hattīn. A Genova il movimento marittimo verso il Levante fu intenso, dato che anche numerosi rappresentanti della grande feudalità francese, con alla testa il re Filippo II Augusto, il conte di Châlons e il duca di Borgogna, si imbarcarono con la flotta genovese. Fra i Genovesi partirono alla riconquista di San Giovanni d'Acri il console Guido Spinola e i rappresentanti più illustri dell'aristocrazia cittadina: Folco de Castello, Simone Doria, Baldovino Guercio, Rosso Della Volta, Spezapreda e lo stesso E., uomini che, tutti, avevano ricoperto la carica di console. La flotta comandata da Guido Spinola trasportava anche numerose macchine da guerra, di grande aiuto nel corso dell'assedio e della riconquista di San Giovanni d'Acri.

La spedizione in Terrasanta del 1189 procurò ai Genovesi notevoli vantaggi economici. Già nell'aprile 1189 il principe Boemondo d'Antiochia accordò loro, come ricompensa per l'aiuto decisivo nella difesa delle sue terre contro i musulmani, piena libertà di commercio e diritti di giurisdizione nelle città di Antiochia, Laodicea e Gibello. L'anno seguente Corrado di Monferrato, l'arcivescovo di Tiro, il nuovo re di Gerusalemme Guido di Lusignano e, ancora una volta, il principe d'Antiochia confermarono, tutti insieme, ai Genovesi di Guido Spinola i privilegi commerciali. L'E., che partecipava a questi avvenimenti, si presenta quindi come un personaggio di spicco all'interno del ceto dominante genovese. Agendo in sintonia con gli altri Embriaco, suoi stretti parenti, ebbe un ruolo importante non solo nella vita del Comune come console, ma anche nell'offensiva genovese in Siria.

Ma troviamo l'E. coinvolto anche in altre vicende della politica estera del Comune genovese. È ricordato infatti in vari documenti diplomatici importanti: nel novembre 1173 giurò un trattato d'alleanza tra i consoli del Comune e il marchese Guglielmo di Massa del fu Alberto Corso; nel gennaio 1176 ricevette il giuramento dei consoli pisani con il quale questi rinunciarono a servirsi degli antichi privilegi in Sardegna; nell'agosto 1176, mentre era console, ricevette il giuramento del marchese Guglielmo di Monferrato, in base al quale il marchese era posto sotto la protezione del Comune genovese e dei suoi alleati, e pertanto aveva l'obbligo di prestare il suo aiuto alla Chiesa e alla città di Genova per la conservazione o la riconquista dei possedimenti genovesi d'Oltremare. Sempre come console, nell'agosto 1179 l'E. presenziò all'accordo dei consoli genovesi con il vescovo di Brugnato che agiva sotto l'autorità dell'arcivescovo di Genova. Poco dopo, nel settembre, sottoscrisse un decreto dei consoli, in cui viene fatta menzione del viaggio a Roma dell'arcivescovo e di una delegazione della Chiesa genovese in occasione del concilio lateranense del 1179 e delle trattative in corso con la Curia romana. Nello stesso anno fu presente all'accordo tra i consoli genovesi e la città di Albenga. Nel settembre 1185 approvò, in qualità di console, l'intesa con il conte Ottone di Ventimiglia giudicata utile e onorevole per il Comune di Genova. È qualificato "consul maior" del Comune in occasione del giuramento pubblico, con cui i Genovesi si obbligavano a osservare fedelmente la pace che, per volontà di papa Clemente III, doveva essere conclusa con i Pisani e, nel luglio dello stesso anno, presenziò alla ratifica ufficiale di questo trattato da parte delle due città. Infine, nell'ottobre 1188, pochi mesi prima della sua partenza per la Terrasanta, compare nell'atto solenne con il quale Morando, figlio di Martino dei conti di Lavagna, prestò giuramento di fedeltà al Comune di Genova e alla "Compagna" di Sestri Levante.

L'E., ben radicato nella città come proprietario di grandi beni immobiliari (aveva un palazzo con torre nella zona di Castello, centro dei possedimenti degli Embriaco, una casa almeno nei pressi della cattedrale di S. Lorenzo e depositi e botteghe) e nella vita del Comune, come dimostra la sua ripetuta elezione al consolato, si presenta ancora come il depositario degli antichi valori impersonati dall'antenato Guglielmo Testadimaglio, di cui conservò non solo la pratica degli investimenti commerciali, ma anche lo spirito guerriero. Tuttavia, mentre i suoi predecessori tenevano in feudo dai principi crociati o dal Comune genovese vasti territori siriani, l'E. sembra aver privilegiato i rapporti con la Sicilia normanna di Guglielmo II, una tradizione continuata, nella generazione successiva, da Guglielmo Embriaco "Niger".

Un atto notarile genovese permette di fissare la data della sua morte (sempre che non si tratti di un omonimo) a prima del dicembre 1191.

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