FERGOLA, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)

FERGOLA, Nicola (Nicolò)

Pietro Nastasi

Nacque a Napoli il 29 ott. 1753, da Luca e da Candida Starace. Ricevette la prima educazione presso i gesuiti, divenendo "abile schermidore, valoroso nella musica e nel canto, ed asceta", tanto da finire con lo scrivere libri in difesa della religione. Seguì, all'università, i corsi "di legge e di metafisica" e fu allievo, per la matematica, di Giuseppe Marzucco, cui succedette più tardi nella cattedra universitaria. Pare che, intorno al 1771, il F. abbia aperto uno studio privato che a Napoli doveva acquistare notevole celebrità.

Furono suoi allievi l'abate Felice Giannattasio, Pietro Schioppa, Francesco Bruno, il suo biografo Luigi Telesio, Vincenzo Flaúti, Giuseppe Scorza, Stefano Forte e soprattutto Annibale Giordano.

Quest'ultimo divenne noto in Italia e all'estero per la sua elegante soluzione del problema noto come "problema di Pappo" o "problema di Castillon". Nella generalizzazione di Giordano si trattava, dato un cerchio ed i punti del suo piano, di iscrivere nel cerchio dato un poligono i cui lati, eventualmente prolungati, passassero per i punti assegnati. Nel caso di tre punti comunque assegnati, del problema si erano occupati anche L. Euler, N. Fuss e A. J. Lexell. Una soluzione algebrica si deve anche a L. Lagrange, mentre la soluzione del giovanissimo allievo del F., pubblicata con una certa enfasi sulle Memorie della Società italiana (1788), suscitò analoghe ricerche di G. Malfatti.

Sempre ai primi anni 1770 fu affidato al F. l'insegnamento della filosofia nel liceo convitto del "Salvatore", un istituto superiore fondato nel 1770 sulle ceneri del collegio dei gesuiti. Fu probabilmente in questi primi anni del suo insegnamento che venne affidata al F. la cura di riordinare e pubblicare gli Elementa physicae experimentalis usui Tironum apte (I-II, Napoli 1779) di Antonio Genovesi. Finalmente, il 2 nov. 1789, veniva assegnata al F., sempre al liceo del "Salvatore", la cattedra di "maternatica analitica e di fisica maternatica". Con tale nomina il F. fu altresì obbligato alla pubblicazione delle lezioni che dettava. Fu così che vennero edite le interessanti Prelezioni sui Principi matematici della filosofia naturale del cavaliere Isacco Newton (I-II, Napoli 1792 e la 2 ediz. Napoli 1793, senza il nome dell'autore), nelle quali il F., ben innestandosi nella tradizione dei fratelli Di Martino e di A. Genovesi, presentava la meccanica del tempo attraverso il suo sviluppo storico, da Galilei a Lagrange.

L'interesse principale del manuale, il cui scopo didattico non è affatto limitativo, pur circoscrivendone l'ambito di valutazione, sta proprio nella sistemazione degli argomenti e soprattutto nelle note storiche che il F. profuse in ogni capitolo: come per es. a proposito della regola del parallelogramma delle forze, o a proposito del principio dei lavori virtuali (delle "velocità virtuali", come allora si chiamava) o ancora a proposito del problema delle forze centrali (cui il F. avrebbe dedicato una trattazione separata). Il manuale è peraltro aggiornato fino al momento in cui è scritto, come risulta da un'osservazione della chiusa della prima parte del secondo volume dove, a proposito delle formule del moto di un sistema di corpi, il F. osserva che uno dei metodi indicati per determinarle è "identico a quelle indagini, che ne seppero fare gli illustri geometri il signor Luigi de la Grange ed il nostro Ab. Carlo Laubberg".

Il F. rifiutò, in seguito, la cattedra di meccanica nell'Accademia militare, motivando il suo rifiuto con il carico di compiti cui era sottoposto. Malattie di varia natura e il suo lealismo borbonico lo allontanarono spesso dall'insegnamento, fino a quando, nel 1812, "fu giubilato cogli onori e con lo stipendio di professore, senz'altro obbligo che quello di intervenire alle sedute della facoltà e di perfezionare qualche giovane volentoroso a casa sua" (Telesio, p. 93). Poté così trovare il tempo di pubblicare, finalmente a suo nome, quel Trattato analitico delle sezioni coniche (Napoli 1814), che fino ad allora aveva consentito a far circolare col nome di Giannattasio.

A chi osservi la produzione manualistica italiana sulle coniche nel corso del sec. XVIII non potrà sfuggire la constatazione che in essa prevalgono i metodi sintetici rispetto a quelli analitici, che invece predominano nella trattazione delle coniche svolta nei manuali cosiddetti di "Instituzioni analitiche" (Agnesi, Riccati, ecc.). In alcuni casi (Lecchi, per es.), però, la trattazione sintetica altro non è che "una veste geometrica data a contenuti e metodi della geometria analitica e dell'aritinetica degli infiniti". Una corretta via di mezzo è quella proposta dal F. nel suo manuale, come avverte egli stesso nella prefazione (p. XIV): "Per ciascuna delle tre coniche io propongo ordinatamente quella genesi organica che fu adottata dal Marchese dell'Ospitale, e da tanti altri Geometri accurati. E poi con mezzi puramente algebrici, e col regolo della geometria cartesiana mi fo a sviluppare le più utili ed insigni proprietà, relativamente a' diametri di esse curve, alle tangenti, alle secanti, ai fuochi ed alle dirnensioni. In tale congiuntura io risolvo dei convenevoli Problemi, alcuni dei quali sono oltremodo difficili e sublimi, e vi compongo i risultati. E procuro che sieno elementari quegli analitici ripieghi ed eleganti queste costruzioni; affinché i Giovani nell'apprendere queste verità si avvezzino a ragionare rigidamente e con eleganza in ambedue questi Metodi: e vi conoscano pure come l'uno convertasi nell'altro decentemente!!".

Ancora una volta, il pregio maggiore del manuale è nel saper porre il lettore al corrente delle trattazioni analitiche più recenti, senza trascurare il filone proiettivo che originava da Pappo e sul quale si può notare qualche contributo originale dello stesso F., come nel caso del teorema delle polari reciproche.

La vita intellettuale del F. si spense nel settembre 1821 quando, "mentre egli stava al solito pregando nella chiesa dell'Arcivescovado, fu colto da leggera paralisi" (Amodeo, 1903), che si aggravò progressivamente. Morì a Napoli il 21 giugno 1824 e fu seppellito "con gran pompa" nella chiesa di S. Gaetano, "ove nella tomba fu pure innalzato un suo busto in marmo" (ibid).

La morte del F. scatenò un'aspra lotta fra gli allievi per il possesso della notevole quantità dei suoi manoscritti (legati in 21 volumi), che alla fine furono comprati dal Flaúti e solo in minima parte pubblicati (con scelte tutt'altro che felici). I manoscritti sono conservati nella Biblioteca nazionale di Napoli, mss. III C 31-36; XIII B 52, XVI A 27.

Anche in una illustrazione non analitica dell'opera del F. occorre affrontare il più controverso aspetto storiografico legato alla sua figura, se cioè egli fu un superato e se l'esclusivismo sintetico della sua scuola fu un ostacolo reale allo sviluppo degli studi matematici nel Meridione d'Italia. Il problema è vecchio e fu posto già quando M. Chasles, giudicando sull'onda dei successi della geometria proiettiva francese (L. Camot, J.-D. Gergonne, G. Monge e G. V. Poncelet), assegnava al F. e ai suoi allievi (Bruno, Flaúti e Scorza soprattutto) il merito di aver prodotto "numerosi scritti importanti nell'analisi geometrica degli antichi, la quale vi si trova ristabilita nella sua purezza originaria". G. Loria, che scoperse il F. e "la scuola che lo ebbe a duce" dall'Aperçu del Chasles, ascrisse a quella scuola "il risveglio delle scienze esatte nel Regno di Napoli cagionato dalla voce saviamente ammonitrice di Nicola Fergola", pur riconoscendone i limiti intrinseci e l'incapacità di rinnovamento (che non mancò tuttavia in Nicola Trudi e, in parte, nello stesso Flaúti). L'opera meritoria del Loria fu vigorosamente impugnata da E. Pascal che, viceversa, riconosceva al F. l'unico merito che "occuparsi di Apollonio" è certamente meglio che "occuparsi di nulla".

Da allora la critica, nelle rare volte che si è occupata distrattamente di quel periodo, ha quasi sempre salvato, pur con ampie riserve, il caposcuola e bollato di intolleranza la "scuola" (soprattutto verso i metodi analitici di Lagrange), facendo talvolta proprie analisi superficiali sulla "secolare indifferenza" del Regno del Sud. Pur non convincendo le proclamate influenze vichiane sul F., molto più equilibrata pare l'analisi del Galuzzi che, senza nulla concedere al lealismo borbonico o al bigottismo del F. e del Flaúti, conclude coi riconoscere l'esistenza di qualche risultato anche sul piano tecnico-matematico oltre che "l'ammirazione verso chi cercò di trasfondere" nell'insegnamento "il vigore della scienza", il che non è poco e può consentire un buon punto di partenza per riaprire la riflessione sul F., la sua "scuola", e la scienza italiana del tempo.

Vanno ricordate le seguenti altre opere del F.: Solutiones novorumquorundam problematumgeometricorum, Napoli 1779; Risoluzione di alcuni problemi ottici, in Atti della R. Accademia delle scienze e belle-lettere di Napoli dalla fondazione sino all'anno 1787, Napoli 1788, pp. 1-14; La vera misura delle volte a spira, ibid., pp. 65-84; Nuovometodo da risolvere alcuni problemi di sito e di posizione, ibid., pp. 119-138; Nuove ricerche sulla risoluzione dei problemi di sito, ibid., pp. 157-167; Elementi di geometria sublime, I, Le instituzioni sui conici illustrate dal reverendo sac. d. Felice Giannattasio, Napoli 1791; 2 ed.: Instituzioni su i conici ordite dal rev. D. Felice Giannattasio (s.d. e n.l. [ma 1811]); 3 ed.: Instituzioni delle sezioni coniche ad uso dei collegi e delle scuole del Regno ordite dal rev. sacerdote D. Felice Giannattasio, Napoli 1817; Prospetto di un'opera geometrica che ha per titolo l'Arte d'inventare ridotta in un sistema didascalico, ibid. 1809; Opuscolimatematici della scuola del sig. N. F. parte già pubblicati e parte inediti, ibid. 1811 [sono certamente del F.: il IV, dal titolo: Delle funzioni fratte e del risolvimento loro in frazioni parziali (Estratto dal manoscritto di analisi sublime di un nostro geometra), pp. 37-92;il X e l'XI, dal titolo rispettivamente: Estratto dell'arte euristica di un nostro geometra ed ha per oggetto i problemi de Inclinationibus universalizzati che si posson dire delle applicazioni [pp. 129-152] e Varie dilucidazioni dei problemi precedenti. Continuazione dello stesso argomento [pp. 153-186]; Trattato analitico dei luoghi geometrici, ibid. 1818 (ma nella 1ª, pag. del testo figura il titolo: Trattato analitico dei luoghi solidi, colquale, talvolta, l'opera viene indicata); Iproblemi delle tazioni risoluti con nuovi artifizii di geometria, in Atti d. R. Acc. delle scienze e belle lettere di Napoli, I (1819), pp. 1-19; Continuazione della precedente memoria del cilindroide wallisiano ove un tal problema viene risoluto analiticamente con un metodo diretto e generale, ibid., pp. 97-104; Dal teorema tolemaico si ritraggono immediatamente i teoremi delle sezioni angolari di Vieta e di Wallis e le principali verità proposte nella trigonometria analitica dei moderni, ibid., pp. 205-247; Il teorema ciclometrico cotesiano dedotto dalla formola dei coseni degli archi multipli, nella quale saràpraticata un'ovvia trasformazione, ibid., pp. 249-285; Il problema inverso delle forze centrali per le orbite algebriche risolvesi agevolmente per quello delle sezioni angolari, ibid., pp. 287-315; Teorica M miracoli esposta con metodo dimostrativo seguita da un discorso apologetico sul miracolo di s. Gennaro e da una raccolta di pensieri su la filosofia e la religione, Napoli 1839 (ma l'opera fu scritta nel 1806); Della invenzione geometrica, ibid. 1842.

Fonti e Bibl.: P. Napoli Signorelli, Vicendedella coltura delle due Sicilie, Napoli 1811, VIII, pp. 120 ss.; V. Flaúti, Elogio storico di N. F...., Napoli 1824; T. Marchi, Elogio funebre di N. F...., Napoli 1824; [L. Telesio], Elogio di N. F. scritto da un suo discepolo, Napoli 1830 [l'attribuzione al Telesio del volume uscito anonimo è in Amodeo, I, p. 123]; Id., Appendicetta all'Elogio di N. F., Napoli 1836; B. Scotti Galletta, Osservazioni critiche sulla scuola sintetica napoletana, Napoli 1843; M. Chasles, Aperçu historique sur l'origine et le développement des mèthodes en géométrie..., Paris 1875 p. 46; E. Pascal, Aproposito di un libro del prof. Gino Loria sulla scuola napoletana di matematica nella prima metà del secolo, in Rivista di matematica, II (1892), pp. 179-186; G. Loria, N. F. e la scuola di matematici che lo ebbe a duce, Genova 1892; Id., Risposta alle "Osservazioni" del prof. E. Pascal, in Riv. di matematica, III (1893), pp. 6-15; F. Amodeo, N. F., in Atti dell'Accademia pontamana, XXXIII (1903), pp. 1-32; Id., Vita matematica napoletana (studio storico, biografico, bibliografico), Napoli 1905, I, pp. 122-153; M. Galuzzi, Geometria algebrica e logica tra Otto e Novecento, in Storia d'Italia (Einaudi), Annali, 3, a cura di G. Micheli, Torino 1980, pp. 1009-1016; U. Bottazzini, Il didannovesimo secolo in Italia, in D. J. Struik, Matematica: un profilo storico, Bologna 1981, Appendice, pp. 263 ss.; A. Fiocca, Ricerche geometriche di G. Malfatti, in G. Malfatti nella cultura del suo tempo, Atti del Convegno di Ferrara (23-24ott. 1981), Ferrara 1982, pp. 164-170; G. Ferraro-F. Palladino, Ilcalcolo sublime di Eulero e Lagrange esposto col metodo sintetico nel progetto di N. F., Napoli 1995.

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