CEAUÇSESCU, Nicolae

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

CEAUÇSESCU, Nicolae

Giovanni Gay

(App. IV, I, p. 394)

Uomo politico romeno, morto il 24 dicembre 1989. Negli anni Ottanta, rieletto segretario generale del Partito comunista (novembre 1984) e presidente della Repubblica (marzo 1985), non modificò le linee generali della sua politica. È proseguita, infatti, l'autonomia nei confronti dell'URSS, che precedentemente si caratterizzava per un'opposizione alla linea di Brežnev (C. fu, per es., fermamente contrario all'invasione della Cecoslovacchia) e che dopo il 1985 si è manifestata come rifiuto della glasnost e della perestrojka di M. Gorbačëv. Il forte indebitamento con l'estero costrinse C. ad adottare una politica di tagli all'interno che causò molto disagio fra i lavoratori. Nel novembre del 1987 ci furono, a Brazov, imponenti cortei di protesta contro l'abbassamento del livello di vita, e centinaia di arresti. Non si interruppe, peraltro, la politica di industrializzazione forzata che non ha avuto, però, esiti positivi. Nel frattempo altri membri della famiglia erano stati assunti al governo e nel partito ed era continuata la politica di persecuzione nei confronti della minoranza magiara residente in Transilvania.

Il congresso del Partito comunista romeno, tenutosi nel novembre del 1989, elesse ancora una volta C. segretario generale. Nel frattempo la politica di Gorbačëv, che aveva scosso dalle fondamenta l'assetto politico dei paesi dell'Est europeo, fece sentire i suoi effetti anche in Romania dove, a partire dalla metà di dicembre, esplose una rivolta che, partita dalla città di Timisoara, si estese ben presto ai centri più importanti del paese. La Securitate (la polizia del regime) e l'esercito fecero fuoco sulla folla e mentre Stati Uniti e Unione Sovietica condannavano gli eccidi, la Germania dell'Est e la Cecoslovacchia richiamarono gli ambasciatori. Rientrato il 20 dicembre da una visita di tre giorni in Iran, C. organizzò per il 21, a Bucarest, una grande manifestazione, che fu costretto a interrompere per le proteste della folla. La mattina del 22 dicembre fu dichiarato lo stato d'emergenza. La sera i rivoluzionari di Bucarest si organizzarono nel Fronte di salvezza nazionale, che ebbe il suo quartier generale nella sede della televisione. L'esercito si schierò con i rivoltosi mentre la Securitate continuò ad appoggiare, con le sue armi, un regime che si era ormai quasi completamente dissolto. C. e sua moglie Elena, fuggiti in elicottero, furono catturati a 80 km a nord-ovest di Bucarest mentre tentavano di riparare all'estero. Sottoposti da un tribunale militare a un processo segreto, ma di cui sono apparse alcune immagini filmate, accusati di aver distrutto l'economia nazionale, di corruzione e di genocidio, furono condannati a morte. La condanna fu eseguita il 24 dicembre 1989.

Bibl.: M. E. Fischer, Nicolae Ceausescu: a study of political leadership, Boulder 1989.

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