MASSA, Nicolò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASSA, Nicolò.

Flavio Menardi Noguera

– Nacque a Calice Ligure il 26 ott. 1854 da Bartolomeo, ingegnere e insegnante di matematica della Scuola superiore navale e della R. Scuola di Marina di Genova, e da Felicina Bellenda, entrambi calicesi.

Il M. fu avviato agli studi classici nell’istituto Danovaro e Giusso di Genova, dove ebbe a compagno di studi Giacomo Della Chiesa, futuro papa Benedetto XV, poi, dal 1868, a Novi Ligure nel collegio di S. Giorgio retto dai padri somaschi, ottenendo la licenza liceale nel 1871.

Decise quindi di assecondare la vocazione musicale, che si era già palesata con la creazione di alcune pagine pianistiche (un Notturnino e una Barcarola). A Novi Ligure ricevette le prime lezioni di pianoforte e teoria da G. Papa, organista della collegiata; in seguito, tornato a Genova, studiò pianoforte con G. Rinaldi e armonia e contrappunto con M. Roedel.

Forte di questa preparazione, nel 1875 il M. superò brillantemente l’esame di ammissione al conservatorio di Milano, entrando nella classe di composizione di A. Bazzini e divenendone uno degli allievi prediletti.

Quella di Bazzini era la migliore scuola italiana di composizione dell’epoca; da essa uscirono G. Puccini, A. Catalani e altri fra i migliori musicisti del periodo. Nei saggi pubblici del conservatorio milanese il M. presentò, il 31 luglio 1876, la fantasia marinaresca Maria e Taide, lodata da Bazzini e, a diploma conseguito, l’11 apr. 1878, la scena medioevale in un atto Aldo e Clarenza (Kleinlieben: Milano, Biblioteca del Conservatorio, Part. tr., Mss., 333). Entrambi i lavori musicavano versi di F. Fontana – brillante esponente della scapigliatura milanese, che avrebbe fornito a Puccini i libretti di Le Villi ed Edgar – e contenevano pagine di tipo descrittivo: una «tempesta» il primo, e il prologo Il torneo di Val d’oro il secondo (ibid., A.61.181.4), in cui il M. si dimostrava abile orchestratore.

Risalgono agli anni del conservatorio e a quelli immediatamente seguenti alcuni pezzi pianistici e diverse romanze edite da Sonzogno e da Lucca e due composizioni cameristiche rimaste inedite: Armonia degli astri, frammento per quartetto d’archi con sordina (ibid., A.6.181.5), e il quartetto in la minore per violino, viola, violoncello e pianoforte (Rapallo, Archivio Eredi Massa), scritto con la supervisione di Bazzini e datato 1875, interessante e di solida fattura.

Conclusi gli studi, il M. partecipò attivamente alla vita musicale e culturale milanese, inserendosi in quel cenacolo di artisti, musicisti e letterati che operavano per il rinnovamento del modello melodrammatico italiano sotto l’influsso determinante della musica di R. Wagner. In questo periodo strinse amicizia con il già ricordato Fontana, A. Zanardini, A. Ghislanzoni, A. Franchetti, Puccini, Catalani F. Faccio e A. Boito (del quale musicò, nel 1879, La vergine di Sunam: una serenata orientale per coro a quattro voci, inedita: ms. in Archivio Eredi Massa) che nel 1886 lo introdusse nell’ambiente bolognese.

Per guadagnarsi da vivere il M. lavorò a lungo per le case editrici Lucca e Ricordi preparando le riduzioni dell’opera postuma di G. Donizetti Il duca d’Alba (1882), della sinfonia descrittiva Leonora di A. Smareglia (1883), dei Maestri cantori di Norimberga (1883) e, soprattutto, dell’intera Tetralogia di Wagner (1883-89; prima ed. italiana), lavoro quest’ultimo che non rimase senza influenza sul suo stile compositivo.

L’11 febbr. 1882, al teatro Municipale di Reggio Emilia, andò in scena la sua prima opera: Il conte di Châtillon, melodramma in 4 atti su libretto di R. Paravicini, che ottenne un ottimo successo di pubblico.

La critica giudicò la musica «squisitamente elaborata, bella per leggiadria di pensiero melodico e per le novità degli intenti artistici» e definì l’autore «una bella speranza pel teatro melodrammatico» (Il conte di Châtillon del M., in Il Teatro illustrato, II [1882], 43, p. 14). Purtroppo la partitura andò distrutta in un incendio che colpì di lì a poco il teatro di Reggio.

Nel 1884, anche per interessamento dell’amico M. Sala, il M. si legò in esclusiva alla casa Ricordi per la rappresentazione della sua seconda opera, Salammbò, dramma lirico in 4 atti (A. Zanardini; ms. in Archivio Eredi Massa).

Zanardini, che contribuì in modo rilevante a introdurre i temi del decadentismo francese nel mondo operistico italiano, fornì al M. il libretto del dramma, riducendo la sterminata tela del romanzo di G. Flaubert a una vicenda amorosa in cui l’esotismo dell’ambientazione offriva al compositore la possibilità di giocare sull’elemento coloristico. L’opera fu rappresentata per la prima volta al teatro alla Scala di Milano il 15 apr. 1886, protagonista la ventiduenne Gemma Bellincioni, con la direzione di Faccio. «Il maestro Massa ebbe complessivamente 16 chiamate al proscenio in unione agli artisti» – scrisse la Gazzetta musicale di Milano – e il successo andò crescendo nelle rappresentazioni seguenti. I pregi maggiori dello spartito vennero individuati nell’eleganza e nell’abbondanza dell’invenzione melodica, nell’accuratezza dell’orchestrazione, nel forte senso teatrale, mentre fu criticata una certa indeterminatezza dei caratteri. Salammbò fu ripresa nel 1887, al teatro Carignano di Torino presenti Puccini, E. De Amicis, Fontana, L. Illica, e, nel 1889, al teatro Carlo Felice di Genova.

Nel 1888 il M. sposò Rachele Bossola, figlia dell’impresario e direttore d’orchestra G. Bossola, suo convinto sostenitore, e si stabilì definitivamente a Genova. Negli ultimi anni di vita, a parte alcune lezioni private, si dedicò completamente alla composizione, ricercando l’opera che gli desse l’affermazione decisiva nel teatro musicale. Da questo impegno nacquero in stretta successione gli ultimi lavori: Onesta (ms. in Archivio Eredi Massa) su versi di Ghislanzoni; Eros (ms. Ibid.), su versi di E. Golisciani, da un soggetto della Bellincioni, che ne era anche la commissionaria insieme con il marito, il tenore Roberto Stagno; i primi abbozzi di Taide, grandioso melodramma su soggetto greco, libretto del poeta bolognese G. Poggi (1893-94; perduta).

Saltuariamente il M. si esibì a Genova anche nelle vesti di pianista (concerti con C. Sivori a villa Negrone nel giugno 1890), direttore d’orchestra (concerto per le feste universitarie, cui partecipò l’amico P. Mascagni, nell’agosto 1892) e di coro (esecuzione del suo Inno al lavoro, in piazza Acquaverde nell’ottobre 1892). Compose ancora alcuni brani di circostanza: Il canto del marinaio italiano, per coro maschile (1892; P.E. Guarnerio) per il IV Centenario colombiano e Luna e Amore, «strimpellata» per mandolino e pianoforte per il concorso nazionale mandolinistico di Genova (1892).

Nell’autunno del 1893 si recò a Vienna chiamatovi da Stagno, che contava di far rappresentare Eros al teatro Imperiale dopo la prima che avrebbe dovuto tenersi a Roma (il lavoro, in un’audizione privata, riscosse l’approvazione del direttore del teatro e del famoso critico E. Hanslick).

Tornato a Genova proprio mentre si facevano insistenti le voci di una sua nomina a professore d’alta composizione nel conservatorio di Milano al posto di Catalani, deceduto nell’agosto del 1893, fu colpito dalla morte in tenerissima età del figlio. Morì a Genova pochi mesi dopo, il 24 genn. 1894.

G. Verdi, in data 31 gennaio, scrisse alla famiglia: «Io lo vedevo rare volte ma sempre col più grande piacere, perché apprezzavo i suoi modi gentili, ed ammiravo il suo valore nell’arte» (Archivio Eredi Massa).

Le ultime opere del M. sarebbero state rappresentate postume. Eros il 21 maggio 1895, al teatro Pagliano di Firenze (protagonisti la Bellincioni e il tenore E. Rosati, L. Mugnone direttore) e per una sola sera. Il critico Jarro [G. Piccinni] (1895), recensendo l’opera, parlò del M. come d’un «giovane d’alto ingegno nutrito alla scuola di Wagner» e stabilì un interessante parallelo con Catalani per la nota melanconica predominante in entrambi i compositori, per le atmosfere vaporose, e lo strumentale ricercatissimo.

L’altra opera del M., Onesta (vicenda passionale dalle forti tinte ambientata nella Venezia del Seicento), fu rappresentata per la prima volta (con alcuni tagli) il 9 marzo 1929, per iniziativa della figlia del M., Maria Luisa e di un gruppo di genovesi raccolti nelle associazioni A Compagna e Lyceum, al teatro Carlo Felice (protagonisti Valeria Manna, G. Breviario, F. Ronchi, direttore d’orchestra G. Armani).

Opere. Oltre ai lavori citati in precedenza si segnalano i brani per canto e pianoforte: Cinque pezzi da camera per canto in chiave di sol (Un’aurea plaga!, parole di L. Marenco; Alla finestra, di Fontana; Dormi e sogna!, dello stesso M.; M’amasti mai?, di E. Panzacchi; Vieni!, di Fontana), Milano 1878; Vieni al mar, barcarola per mezzosoprano (A. Maffei; 11 maggio 1879; ms. in Archivio Eredi Massa); La cieca, romanza per mezzosoprano, Milano s.d. (Fontana; anche in La Musica popolare, 14 dic. 1882); Dormi, bimbo, Ninna-nanna (da Aldo e Clarenza; in La Musica popolare, 29 marzo 1883); Da Salammbò (atto I: Invocazione della dea Tanit, per soprano; atto II: Recitativo ed aria, per soprano; Scena e Romanza, per tenore; atto III: Duetto, per soprano e tenore), Milano 1886; Lieto mattino (D. Morchio; in Paganini, II [1888], 23); Chanson de barberine (A. De Musset, 1890); The land of sunshine, fruit and flowers, London 1894; Due melodie (Fontana; Le cloches du soir, per soprano e Serenata, per mezzosoprano), Genova s.d.; Il tramonto, romanza per mezzosoprano (ms. in Arch. Eredi Massa); Lamento - Elegia, per mezzosoprano (ms., Ibid.). Brani per pianoforte solo: Melanconia, Milano s.d. (anche in La Musica popolare, 21 sett. 1882); Ineunte vere, piccolo valzer, Genova s.d. (in Paganini, I [1887], 5); Tempo di valzer (ms. in Archivio Eredi Massa); inoltre, Intermezzo per organo dall’opera Onesta (ms., Ibid.).

Fonti e Bibl.: Genova, Biblioteca civica Berio, Archivio Monleone, m.r. XVII.155: L.A. Cervetto, Commemorazione di C. Sivori (e di N. M.), tenuta alla Società Colombo il 7 marzo 1894 (manoscritto); necr., in G. Perosio, N. M., in Gazzetta musicale di Milano, XLIX (1894), 4, p. 62; E.L. Beltrami, Il povero ideale e il maestro N. M., in L’Eco di Genova, I (1886), 5, pp. 40 s.; G.R., Rivista milanese. «Salammbò», opera di N. M. alla Scala, in Gazzetta musicale di Milano, XLI (1886), 16, pp. 119-121; Riv. milanese. Terza rappresentazione della «Salammbò», e chiusura della stagione 1885-86 alla Scala, ibid., 17, p. 129; Teatro Carignano, in Gazzetta di Torino, XXVIII (1887), 307, p. 2; E. Ferrettini, «La Salammbò» al Carignano, in Gazzetta piemontese, XXI (1887), 307, p. 3; O. Damele, N. M., in Paganini, I (1887), 5, pp. 25 s.; G. Tebaldini, «Salammbò» di N. M. al Carignano di Torino, ibid., 11, pp. 74 s.; G. Bossola, La quistione della «Salammbò», in Gazzetta musicale di Milano, XLII (1887), 36, p. 275; C. Palladini, La «Salammbò» a Torino, ibid., 46, pp. 353-355; La «Salammbò» al Carignano, ibid., 48, p. 381; A. Cortella, «Salammbò» nell’opera del M. e nel romanzo di Flaubert, ibid., 49, pp. 396-398; «Salammbò» di N. M. al teatro Carlo Felice, ibid., XLIV (1889), pp. 142, 164; E. Ferrettini, N. M.: appunti critici, in Paganini, II (1888), 23, pp. 143-145; L. Montaldo, La «Salammbò» di M., ibid., III (1889), 4, p. 21; M., L’ultima della «Salammbò», ibid., 5, p. 26; Genova, 9 agosto. Il grande concerto per la festa universitaria, in Gazzetta musicale di Milano, XLVII (1892), 33, p. 534; La nuova opera «Eros» del m. N. M., in Il Secolo XIX, 2-3 nov. 1893; Jarro [G. Piccinni], Nel mondo della musica. La chiusura del teatro Pagliano. La nuova opera «Eros». Il m. N. M. La signora Bellincioni. R. Stagno, in La Nazione, 4 giugno 1895; A. Brocca, Il Politeama genovese. Cronistoria dall’anno 1870 all’anno 1895, Genova 1895, p. 203; C. Dassori, Opere e operisti, Genova 1906, p. 296; L. Parodi, N. M., in Rass. internazionale di musica, I (1908), 6, pp. 1 s.; S. Rebaudi, Un illustre a torto dimenticato operista genovese. N. M., in A Compagna (Genova), I (1928), 6, pp. 11-19; A. E., L’opera postuma «Onesta» di N. M., in Il Caffaro (Genova), LIV (1928), 297, p. 5; G.B. Vallebona, Il teatro Carlo Felice. Cronistoria di un secolo 1828-1928, Genova 1928, p. 190; S.R. [S. Rebaudi], Un avvenimento artistico al Carlo Felice. L’«Onesta» del m. N. M. Il libretto di A. Ghislanzoni, in A Compagna, II (1929), 2, pp. 25-41; N. M. e l’opera «Onesta», in Il Nuovo Cittadino (Genova), I (1929), 54, p. 3; La prima dell’opera «Onesta» al Carlo Felice, in Il Caffaro, LV (1929), 59, p. 5; L’«Onesta» di N. M. questa sera al Carlo Felice, in Giorn. di Genova, 9 marzo 1929; A.E., L’opera postuma «Onesta» del maestro genovese N. M. al Carlo Felice, in Il Caffaro, LV (1929), 60, p. 5; c.m.b., «Onesta» del Maestro N. M. al «Carlo Felice», in Giorn. di Genova, 10 marzo 1929; C.P., Teatro Carlo Felice. «Onesta» di N. M., in Il Secolo XIX, 10 marzo 1929; A.R., «Onesta». L’opera del maestro genovese N. M. riesumata ieri sera al «Carlo Felice», in Il Lavoro, 10 marzo 1929; G.D.F., «Onesta» di N. M., in Corriere mercantile (Genova), 11-12 marzo 1929; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubblicate in Italia, Firenze 1969, pp. 276 s.; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 488, 512 s.; J. Aicardi, Quel genovese maestro di musica. Un piccolo sepolcro nella storia degli ultimi cent’anni, in Genova. Riv. del Comune, LII (1972) [ma 1973], 3, pp. 30-44; C. Sartori, L’avventura del violino. L’Italia musicale dell’Ottocento nella biografia e nei carteggi di A. Bazzini, Torino 1978, pp. 111, 144, 146, 417; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, Genova 1980, I, p. 383; II, pp. 196-198; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 57; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, p. 295; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 707.