Chruščëv, Nikita Sergeevič

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Uomo politico sovietico (Kursk 1894 - Mosca 1971). Svolse la sua attività nell'organizzazione di partito soprattutto in Ucraina, dove nel 1938 spezzò le ultime resistenze del tenace nazionalismo ucraino. Per questo Stalin nel 1939 lo chiamò a far parte del Politburo e del supremo consiglio di guerra dell'Esercito russo. Nel corso del conflitto, Ch. diresse il movimento partigiano e l'attività del partito nel sud e presso i singoli fronti. Incaricato nel 1944 della ricostruzione dell'Ucraina, ebbe parte importante, quale presidente del Consiglio della repubblica ucraina e segretario del Partito comunista ucraino, nella eliminazione del movimento antisovietico ucraino. Dopo la morte di Stalin e l'eliminazione di Berija, Ch. divenne primo segretario del Comitato centrale del partito comunista dell'URSS, cioè il personaggio di maggior rilievo fra i successori di Stalin. Dopo le dimissioni di G. Malenkov (febbr. 1955) e la nomina di Bulganin a primo ministro, Ch. ebbe di fatto il potere nelle proprie mani. Da quel momento egli impresse alla politica interna ed estera dell'URSS un'impronta personale, che si accentuò quando nel marzo 1958 assunse anche la carica di primo ministro. Rafforzati i legami fra l'URSS e le "democrazie popolari" col patto di Varsavia di amicizia, cooperazione e mutua assistenza del 14 maggio 1955 (quale risposta alla più stretta collaborazione in seno alla NATO), Ch. diede l'avvio a una politica di "distensione" con l'Occidente, cercando insieme di incoraggiare il neutralismo afro-asiatico. Questi sviluppi sul piano internazionale - definiti come affermazione del principio della "coesistenza competitiva" fra mondo socialista e mondo capitalista - furono accompagnati, sul piano interno, dal ripudio dei metodi staliniani, condannati duramente nel XX e XXII Congresso del PCUS, e da maggiori contatti economici e culturali con l'Occidente. Tuttavia, quando il processo di abbandono delle posizioni staliniane aprì la strada alla rivolta di Poznań e soprattutto all'insurrezione ungherese dell'ottobre 1956, Ch. non esitò a disporre l'intervento sovietico in Ungheria. Riaffermata la coesione in seno al gruppo degli stati socialisti (Ch. aveva riconosciuto con una clamorosa "riconciliazione", fatta a Belgrado nel 1955, la posizione indipendente della Iugoslavia), nella polemica insorta fra Cina e URSS nel 1960 in relazione alla destalinizzazione, l'atteggiamento di Ch., che tagliò ai Cinesi gli aiuti economici e militari, contribuì alla rottura fra i due partiti comunisti, rottura che presto coinvolse gli stessi stati. Quanto alla politica di coesistenza pacifica avviata da Ch., questa ebbe due tappe importanti negli incontri di Camp David (1959) e di Vienna (1961) coi presidenti statunitensi Eisenhower e Kennedy. Non mancarono tuttavia momenti di forte attrito come in occasione della "crisi dei missili": dopo aver avviato la costruzione di basi missilistiche a Cuba, di fronte al deciso atteggiamento di Kennedy, Ch. valutò come preminente interesse dell'URSS non abbandonare una linea di di stensione, e quindi ritirò gli armamenti missilistici (autunno 1962). Sul piano interno, obiettivo di Ch. fu quello di aumentare la produzione di beni di consumo e pertanto di migliorare il tenore di vita delle popolazioni. Tuttavia, accusato di gravi errori nella direzione politica ed economica, alla fine del 1964 fu esonerato dalle cariche di governo e di partito. Nel 1970 apparve in Occidente un libro di memorie (Khrushchev remembers; trad. it. 1970), di cui egli negò l'autenticità.

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