Chruščëv, Nikita Sergeevič

Dizionario di Storia (2010)

Chruscev, Nikita Sergeevic


Chruščëv, Nikita Sergeevič

Politico sovietico (Kalinovka 1894-Mosca 1971). Segretario del PCUS (Partito comunista dell'Unione Sovietica) per un decennio (1953-64). Dopo la Rivoluzione d’ottobre, entrò nell’Armata rossa (diventando commissario politico) e nel Partito bolscevico (1918). Nel 1934 divenne segretario cittadino del partito a Mosca e membro del Comitato centrale, di cui nel 1938 fu eletto primo segretario. Nello stesso anno C. entrò nel Presidium del Soviet supremo dell’URSS. Durante la Seconda guerra mondiale fu commissario politico sul fronte di Stalingrado. Alla morte di Stalin (1953) fu uno dei protagonisti della lotta per il potere e riuscì a imporsi come primo segretario del PCUS. Nel 1955 si fece promotore del Patto di Varsavia, che doveva controbilanciare la potenza della NATO. Ma il più noto atto politico di C. fu il rapporto segreto (fatto però pervenire in Occidente) al 20° Congresso del Partito (1956), nel quale denunciò i crimini di Stalin e ne condannò il culto della personalità, avviando la «destalinizzazione» (col ripristino della «legalità socialista» e il progressivo smantellamento dei gulag), lanciando al tempo stesso la politica di coesistenza pacifica e teorizzando la molteplicità delle vie al socialismo. In tale quadro, concluse importanti accordi con la Cina, promosse la riconciliazione con la Iugoslavia di Tito (1955) e nel 1956 lo scioglimento del Cominform. L’attenzione verso il processo di decolonizzazione e i paesi in via di sviluppo lo indusse anche a importanti viaggi in India, Birmania e Afghanistan. Intanto le sue posizioni di apertura innescavano tentativi di riforma in senso democratico dei regimi comunisti, dalla Polonia (dove C. incoraggiò l’ascesa al potere di Gomułka) all’Ungheria, dove la legittimazione al vertice di I. Nagy non fermò la rivolta di Budapest, inducendo C. a inviare l’Armata rossa per reprimerla. In politica interna si impegnò per migliorare il tenore di vita dei sovietici, aumentando la produzione dei beni di consumo, concedendo margini all’iniziativa privata e avviando una poderosa campagna per lo sfruttamento delle «terre vergini». Nel marzo 1958 C. subentrò a Bulganin come primo ministro dell’URSS, assommando nella sua persona le maggiori cariche del Paese. Sul piano internazionale, la sua politica della distensione, ispirata al principio della coesistenza competitiva tra paesi comunisti e occidentali, si concretizzò tra l’altro nel suo viaggio negli USA, il primo di un premier sovietico (settembre 1959), e nei due celebri incontri (Camp David, 1959; Vienna, 1961) con i presidenti statunitensi D.D. Eisenhower e J.F. Kennedy. La politica di coesistenza pacifica suscitò però le diffidenze del Partito comunista cinese guidato da Mao Zedong, che nel 1960 avviò una campagna contro il «revisionismo» di C., il quale rispose ritirando i tecnici sovietici dalla Cina; si arrivò così a una rottura, che raggiunse punte estreme nel 1964. Intanto gli incontri al vertice coi presidenti USA avrebbero dovuto portare alla soluzione della questione di Berlino. Ma alla vigilia della seconda tornata dei colloqui un aereo-spia americano fu abbattuto nello spazio aereo sovietico: C. decise quindi la costruzione del famoso muro (➔ Berlino), che tagliò in due la città (agosto 1961). In ottobre, al XXII Congresso del PCUS, C. rilanciò la «destalinizzazione», proponendo tra l’altro l’abbandono del nome di Stalingrado e lo spostamento della salma di Stalin dal Mausoleo di Lenin ad altro luogo. Nel 1962 si verificò un’altra gravissima crisi nei rapporti tra USA e URSS, a causa dell’installazione di missili sovietici a Cuba, in risposta alla costruzione di basi missilistiche della NATO in Turchia (➔ Cuba). Nel marzo 1963 la sua politica di distensione vide tuttavia un ulteriore, significativo episodio nella visita che suo genero, A. Adjubey, direttore di «Izvestija», fece a papa Giovanni XXIII, che lo ricevette in udienza privata. Nell’ott.1964, accusato di gravi errori di avventurismo ed eccessivo personalismo nella direzione politica ed economica, C. fu esonerato dalle cariche di governo e di partito. Rimase membro del Comitato centrale fino al 1966.

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