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Chruščëv, Nikita Sergeevič

di Stefano De Luca - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Chruščëv, Nikita Sergeevič

Stefano De Luca

Uno dei principali protagonisti della storia sovietica

Nikita S. Chruščëv è stato per un decennio il segretario del Partito comunista dell'Unione Sovietica: nel 1956 denunciò i crimini commessi da Stalin e tentò una cauta liberalizzazione del regime. Avviò anche una politica di distensione con l'Occidente, che ebbe un grande valore simbolico, ma non impedì il verificarsi di pericolose crisi internazionali. Accusato di gravi errori politici ed economici, fu destituito nel 1964

La politica interna

Nato a Kursk, in Ucraina, nel 1894 e morto a Mosca nel 1971, Nikita S. Chruščëv fu uno dei protagonisti della lotta per il potere che si aprì in Unione Sovietica dopo la morte di Stalin (1953), quando la guida del paese fu per qualche tempo collegiale. Divenuto primo segretario del comitato centrale del Partito comunista nel 1953, egli consolidò il proprio potere nei due anni successivi. Il suo primo e più famoso atto politico fu il rapporto segreto (ma fatto pervenire in Occidente) al 20° Congresso del Partito comunista sovietico (1956), nel quale denunciò i crimini commessi da Stalin e condannò il culto della personalità che lo aveva circondato. Gli echi di tale denuncia furono immensi: essi suscitarono le speranze dei democratici e l'imbarazzo dei principali partiti comunisti occidentali, sino allora schierati con Stalin.

Chruščëv affermò che ogni paese aveva il diritto di percorrere la propria via nazionale al socialismo e infatti promosse la riconciliazione con la Iugoslavia di Tito (1955), che si era precedentemente allontanata dal blocco sovietico. Ma quando tali posizioni aprirono la strada a tentativi di riforma in senso democratico dei regimi comunisti, come accadde in Ungheria nel 1956, Chruščëv non esitò a inviare l'Armata rossa per soffocarli nel sangue. Egli provò anche a migliorare le condizioni di vita dei Sovietici ‒ aumentando la produzione dei beni di consumo ("più burro, meno cannoni") ‒ ma i risultati furono assai modesti.

La politica internazionale

Nel 1955 Chruščëv lanciò la politica della distensione con gli Stati Uniti, ispirata al principio della coesistenza competitiva tra paesi comunisti e paesi occidentali (era convinto che i primi, nel giro di vent'anni, avrebbero superato i secondi dal punto di vista economico). Tale politica promosse due celebri incontri, nel 1959 e nel 1961, con i presidenti americani Dwight D. Eisenhower e John Kennedy.

Tali incontri avrebbero dovuto portare alla soluzione della questione di Berlino, che dal 1945 era rimasta divisa in quattro zone controllate dalle potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. Ma alla vigilia della conferenza appositamente convocata, un aereo-spia americano venne abbattutto nello spazio aereo sovietico: Chruščëv prese spunto da tale episodio per far fallire la conferenza e per autorizzare la costruzione a Berlino del famoso muro, che tagliò in due la città, impedendo ogni contatto tra settore occidentale e settore orientale. Nel 1962, inoltre, si ebbe una gravissima crisi nei rapporti tra Stati Uniti e URSS, dovuta all'installazione di missili sovietici a Cuba.

La crisi dei missili a Cuba

Quando gli Americani scoprirono la presenza di rampe missilistiche sovietiche a sole 90 miglia dalle loro coste si trovarono a fronteggiare una minaccia senza precedenti. Ma come si era giunti a una simile situazione? Nel 1961 gli Stati Uniti avevano appoggiato un'operazione di esuli cubani volta a rovesciare il regime di Fidel Castro e quest'ultimo ne aveva approfittato per chiedere aiuto ai Sovietici. Chruščëv dichiarò che un'eventuale aggressione americana a Cuba sarebbe stata considerata dall'URSS un atto di guerra. Ma Castro insistette per avere anche dei missili e Chruščëv li concesse.

Quando fu informato del pericolo ‒ era il 16 ottobre 1962 ‒ Kennedy decise di istituire un blocco aeronavale intorno a Cuba e chiese ai Sovietici di smantellare le basi missilistiche. Furono momenti drammatici. Per alcuni giorni non vi fu alcun contatto tra le superpotenze: mentre da un lato 25 navi sovietiche facevano rotta su Cuba, dall'altro le forze aeronavali americane perfezionavano il blocco. Finalmente, il 26 ottobre i Sovietici proposero un accordo: il ritiro dei missili in cambio dell'impegno americano a non invadere Cuba. Gli Americani accettarono e i Sovietici ritirarono i missili.

Vedi anche
comunismo Dottrina che, sulla base delle formulazioni teoriche di K. Marx e F. Engels, propugna un sistema sociale nel quale sia i mezzi di produzione sia i mezzi di consumo sono sottratti alla proprietà privata e trasformati in proprietà comune, e la gestione e distribuzione di essi viene esercitata collettivamente ... Tito Pseudonimo dell'uomo politico e capo militare iugoslavo Josip Broz (Kumrovec, Zagabria, 1892 - Lubiana 1980). Dal 1939 segretario generale del Partito comunista iugoslavo, guidò la lotta di liberazione dall'invasore nazista e contro i fascisti croati e italiani. Ebbe la responsabilità politica della ... URSS Sigla dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (russo SSSR, Sojuz Sovetskich Socialističeskich Respublik), Stato federale esteso in territori di solito attribuiti in parte all’Europa orientale e in parte all’Asia centro-settentrionale, costituitosi a seguito della rivoluzione del 1917 e della ... Berlino (ted. Berlin) Città della Germania (3.429.870 nel 2008), capitale federale e del Land omonimo; posta lungo le rive della Sprea, alla confluenza nel fiume Havel (affluente dell’Elba), in una pianura sabbiosa circondata da colline.  ● La posizione geografica e una fitta rete di canali navigabili – che ...
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