NINIVE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NINIVE (Ninuwā; dopo la metà del II millennio a. C. Ninua, Ninā)

P. Matthiae

Antica capitale dell'Assiria.

Le rovine della città, distante oggi km 1,5 dal Tigri, a N-E di Mossūl, formano le colline artificiali di Quyungiq a N e di Nebī Yūnus a S, separate dal Khòser, affluente di sinistra del Tigri.

E. Weidner ritiene il nome della città non accadico e lo attribuisce alle genti presemitiche di Mesopotamia. È certo comunque che il sito fu abitato dall'età preistorica, come è oggi documentato dagli scavi, per mezzo dei quali si sono riconosciuti sul tell di Quyungiq cinque livelli preistorici. Il più antico documento relativo a N. riferisce che il re Manishtusu (circa 2280 a. C.), figlio di Sargon d'Akkad, che probabilmente aveva conquistato la città, costruì una cappella nel tempio di Ishtar. Nel periodo paleoassiro, però, la capitale del regno sembra essere stata sempre Assur, sebbene Shamshi-Adad I (1726-1758 a. C.) ricostruisse il tempio di Ishtar (Emishemish), che è pure ricordato da Hammurapi (1728-1686 a. C.) nel prologo del celebre codice (iv: 60-63). La città dovette passare poi sotto il dominio del regno di Mitanni, se Tushratta (circa 1400-1370 a. C.) poteva dichiarare ad Amenophis III (1413-1377 a. C.) che la statua di Ishtar di N. era disposta a partire per l'Egitto per guarire il faraone invalido; tuttavia si deve notare che Ishtar di N. era assai venerata nella Mesopotamia settentrionale e non si può escludere che il re di Mitanni si riferisse ad un simulacro della dea diverso da quello del santuario ninivita. Alla fine del II millennio a. C. il tempio di Ishtar fu oggetto della massima cura da parte dei sovrani assiri, da Ashshur-uballiṭ I (1363-1328 a. C.) a Ashshur-rēsh-ishi I (1130-1113 a. C.). Poi i maggiori re si eressero residenze a N.: Tiglatpileser I (1112-1074 a. C.), Ashshur bēl-kala (1071-1054 a. C.), Adad-mnirāri II (909-889 a. C.), quando la capitale era ancora Assur, fino a Assurnasir pal II (883-859 a. C.), che pure scelse Kalkhu come residenza ufficiale. Nel I millennio a. C. la città, menzionata dai profeti Giona, Nahum e Sofonia, i quali ultimi ne predicono la fine miseranda, diviene la capitale dell'impero ed è continuamente arricchita di monumenti da Sennacherib (704-681 a. C.) ad Assurbanipal (668-626 a. C.). La distruzione totale della città ad opera dei Medi e dei Babilonesi (612 a. C.) non lasciò tracce rilevanti dell'antica metropoli, se Senofonte, appena due secoli più tardi, non si accorse neppure di essere giunto sulle rovine dell'antica N. (An., iii, 4, 10-12). Dopo la conquista macedone il sito fu occupato da una città fortificata, che fu espugnata nel 50 d. C. da Meherdate; Tacito (Ann., xx, 13) ricordando l'evento accenna all'antichità, alla potenza e alla fama della città assira.

Dopo le esplorazioni estremamente sommarie di J. Cartwright nel XVII sec. e le osservazioni di K. Niebuhr e C. I. Rich (1820), le prime ricerche di un certo rilievo furono quelle di P. E. Botta (v.) nel 1842 e di A. H. Layard (v.) nel 1845. Più tardi, nel 1852, sebbene gli scavi clandestini avessero attirato l'attenzione dei ricercatori sulle località di Khorsābād e di Nimrud, V. Place a Quyungiq e H. Rassam a Nebī Yūnus ripresero gli scavi; una violazione degli accordi intervenuti tra i due esploratori condusse H. Rassam (1852-54) sull'assai più fruttuosa collina settentrionale. Le campagne negli anni successivi furono condotte da W. K. Loftus (1854-55), G. Smith (1873-74, 1876) e H. Rassam (1878-82). Tra il 1888 e il 1905 E. A. W. Budge, L. W. King e R. Campbell Thompson con diversi viaggi posero le basi per un'esplorazione scientifica, che si attuò, sul sito di Quyungiq, tra il 1927 e il 1932 sotto la direzione di R. Campbell Thompson per iniziativa del British Museum.

Nel più antico livello preistorico, databile agli inizî del IV millennio a. C. (Ninive I: m 27,50-26), la ceramica è unita o incisa e corrisponde a quella di Çagar Bazar (strato XV), di Saçagözü e di Tell Arpashiyya (strato X); nel periodo di Ninive Il (m 26-21,30) appare la ceramica dipinta in nero e rosso su pasta giallastra con decorazioni geometriche, corrispondente al tipo di Tell Ḥalaf. Al di sopra del livello III (m 20,10-12,80), susseguente ad uno strato privo di reperti, compare nel periodo di Ninive IV (m 12,80-7,90), la ceramica di Uruk; al V livello appartengono frammenti ceramici con motivi geometrici e animali in nero e rosso e impronte di sigilli a cilindro.

Il tempio di Ishtar, che sembra il santuario più antico della località, misurava m 23,80 × 7,60; i muri in mattoni crudi poggiavano su fondamenta in pietra. L'edificio del periodo accadico fu gravemente danneggiato da un incendio, di cui si sono rinvenute tracce; durante il Il millennio a. C. restauri furono resi necessari in conseguenza di ripetuti terremoti. I particolari delle strutture del santuario non sono noti a causa del pessimo stato di conservazione della maggior parte dell'area ricoperta dal tempio neoassiro, di cui si può dire che fu assai ampliato dai sovrani del IX-VII sec. a. C. Nel IX sec. a. C., al tempo di Assurnasirpal II, sulla parte centrale del tell, si ergevano da S a N il tempio di Ishtar, il bīt natkhi (?), il palazzo di Assurnasirpal II e il tempio di Nabū: l'identificazione degli edifici è resa probabile, oltre che da talune iscrizioni, anche dall'immagine che della città ci è data in un rilievo dell'obelisco di Assurnasirpal II, oggi al British Museum. Del tempio di Nabū, a pianta trapezoidale con vasto cortile interno, ricordato da Sargon Il, non si conosce l'anno di fondazione, cui un documento sargonico fa peraltro cenno riferendo che l'evento fu contemporaneo all'erezione della "nuova grande porta settentrionale"; il più antico restauro di cui si abbia notizia risale al 788 a. C. e fu operato da Adadnirāri III, al quale si deve pure attribuire un palazzo iniziato da Shamshi-Adad V.

Ma soltanto sotto gli ultimi sovrani assiri il centro monumentale di N. assunse il suo aspetto definitivo. Il palazzo S-O (m 198 × 192) eretto da Sennacherib su un'"antica residenza" cui fanno cenno le iscrizioni e di cui nulla è noto, comprendeva le due grandi corti usuali nei palazzi assiri e la sala del trono orientata N-O - S-E. Allo stesso Sennacherib sono dovuti il minore palazzo E, chiamato nelle fonti bīt nakkapti scoperto da W. L. King nel 1904 e il bīt akītu (v.), il tempio per la festa del nuovo anno; non è improbabile che annessa al palazzo maggiore fosse la residenza del figlio del re Ashshurshumu-shabshi; in tal caso si tratterebbe dei resti di costruzioni, con un'ampia sala centrale allungata, rinvenuti ad O del palazzo di Sennacherib. La residenza di Assurbanipal fu innalzata invece sul lato N del tell: dell'edificio di notevoli dimensioni sono noti i muri perimetrali sul lato N-O e S. Gli scavi affrettati di H. Rassam non hanno chiarito alcun punto della pianta del palazzo e senza dubbio, come ha notato R. Campbell Thompson, l'area dovrebbe essere ancora esplorata accuratamente. L'affermazione, che si ritrova in alcuni testi contemporanei di Assurbanipal, secondo cui il sovrano fu costretto a limitare le dimensioni dell'edificio per la vicinanza dei "santuari dei grandi dèi" è pressoché incomprensibile, tranne per quanto concerne il lato S, contro il quale si innalzava il tempio di Nabū. Sul tell Nebī Yūnus dovevano essere le residenze di Adad-nirāri III e Asarhaddon, ma qui le ricerche non si sono potute compiere che mediante gallerie a causa della presenza sulla collina di un villaggio con la moschea sepolcrale cosiddetta del profeta Giona.

Una possente cinta di mura trapezoidale racchiudeva i due centri monumentali con un perimetro di km 12. All'opera difensiva contribuirono ripetutamente i re assiri; dalle fonti si ha notizia che già Tiglatpileser I rafforzò il sistema difensivo, che fu poi perfezionato da Sennacherib, il quale raddoppiò la cinta muraria, la munì di bastioni e vi aprì quindici porte. Lo stesso Sennacherib con un mirabile acquedotto raccolse le acque di 18 fonti montane e le convogliò nella città.

Tra i reperti sparsi più notevoli si devono ricordare la bella testa virile barbata probabilmente del periodo accadico, attribuita a Sargon o a Naramsin, una statua cultuale di Ishtar (?) dedicata da Ashshur-bēl-kala, dalla cui iscrizione si apprende che anche questo sovrano aveva una residenza a N., e un rilievo assai rovinato raffigurante Assurnasirpal II che riceve il tributo di tre re stranieri, oggi alla Birmingham Art Gallery. Dal tempio di Nabū provengono inoltre due rilievi frammentari con scene di caccia di Assurnasirpal Il; è probabile però che queste sculture fossero state rimosse dal tempio di Ishtar. Da N. provengono inoltre le mirabili serie di rilievi di Sennacherib e di Assurbanipal, rispettivamente dal palazzo S-O e N. Le lastre di Sennacherib decoravano le sale VI (BM 124773, 124792), VIII (BM 124772), XII (BM 124779-80, 124783), XIV (BM 124784-87), XXVIII (BM 124774), XLV (BM 124777-78), la corte XIX (BM 124782) e il corridoio LI (BM 124795-99) del palazzo reale. Si deve notare in questi rilievi la carenza di schemi rituali e il prevalere dei temi narrativi, fra i quali domina quello bellico; la distribuzione dei soggetti nelle singole sale è qui più coerente che non nella decorazione del palazzo di Assurnasirpal II a Kalkhu. Nei celebri rilievi del tempo di Assurbanipal predominano i temi della caccia e del banchetto rituale; non è comunque assente l'usuale tema della guerra, che compare nelle lastre celebrative delle imprese del re contro gli Elamiti e gli Arabi. Dai palazzi di Sennacherib e di Assurbanipal provengono, oltre un rilevante numero di frammenti di iscrizioni, di prismi e di tavolette storiche, le ventiquattromila tavolette della celebre biblioteca di Assurbanipal, di fondamentale importanza per la conoscenza della letteratura mesopotamica.

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