Non allineati

Dizionario di Storia (2010)

non allineati


Movimento internazionale di Paesi che nel secondo dopoguerra, dinanzi al sistema bipolare centrato su USA e URSS, non aderirono a nessuno dei due blocchi, ponendo al centro della loro iniziativa le istanze dei Paesi di nuova indipendenza e di quelli in via di sviluppo. Le origini del movimento risalgono alla Conferenza di Bandung dell’apr. 1955, nella quale 29 Stati asiatici e africani sottoscrissero una dichiarazione comune a sostegno della pace e del disarmo, per il superamento del colonialismo e il rispetto dei principi di autodeterminazione dei popoli, di uguaglianza fra gli Stati e di non ingerenza. La nascita del movimento si ebbe però con la Conferenza di Belgrado (sett. 1961), cui parteciparono, insieme alla Iugoslavia, 24 Paesi di Asia, Africa e America Latina; oltre a respingere la logica dei blocchi, essi si proponevano di dare impulso al processo di decolonizzazione e di migliorare la posizione del Terzo mondo nella divisione mondiale del lavoro. La vittoria della rivoluzione cubana, la conquista dell’indipendenza da parte dell’Algeria e il nuovo ruolo della Cina favorivano tale prospettiva. I leader dei n.a., lo iugoslavo Tito, l’indiano Nehru e l’egiziano Nasser, promossero una politica di «neutralismo attivo», volta a favorire la distensione, mentre la decolonizzazione produceva una crescita degli aderenti al movimento: 47 alla Conferenza del Cairo (1964), 53 a Lusaka (1970), 75 ad Algeri (1973). Negli anni Settanta, i n.a. cercarono di assumere un ruolo più incisivo nel campo delle relazioni economiche: alla Conferenza di Algeri e in quella di Colombo (1976), venne sottolineato il maggior rilievo assunto dalla contraddizione Nord-Sud rispetto a quella Est-Ovest, e fu lanciata l’idea di un «nuovo ordine economico internazionale». I Paesi in via di sviluppo, inoltre, affermarono il diritto a riequilibrare i rapporti con i Paesi ricchi modificando le ragioni di scambio tra materie prime e prodotti industriali. Ne derivarono contrasti con l’Occidente, mentre all’interno del movimento si rafforzavano le tendenze favorevoli a un più stretto rapporto con i Paesi socialisti (Conferenza dell’Avana, 1979). Negli anni Ottanta, la crisi dei rapporti USA-URSS riportò il conflitto Est-Ovest al centro della scena, mentre il deteriorarsi delle condizioni economiche del Terzo mondo ridusse sensibilmente il ruolo del movimento. Tali problemi emersero nelle conferenze di Delhi (1983), Harare (1986) e Belgrado (1989), che ribadirono l’esigenza di una maggiore cooperazione fra i Paesi del Terzo mondo. Le difficoltà si acuirono in seguito al disfarsi del campo socialista (1989-91): da un lato, la fine del regime bipolare mise in discussione la ragion d’essere del non allineamento; dall’altro, venivano meno i margini di contrattazione che quel contesto garantiva agli Stati del Terzo mondo. Negli anni Novanta, malgrado la crescita del movimento (108 membri alla Conferenza di Djakarta nel 1992, cui si aggiunse nel 1994 la Repubblica Sudafricana), le prospettive apparivano difficili; tuttavia il mutamento in atto nei rapporti di forza dell’economia mondiale sembrano aver aperto nuove possibilità. Gli ultimi vertici si sono svolti a Kuala Lumpur (2003), L’Avana (2006), Sharm al-Sheikh (2009). Al 2010 il movimento comprende più di 100 Stati, molti dei quali sono tra i Paesi con i più alti tassi di sviluppo al mondo.

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