NONANTOLA

Enciclopedia Italiana (1934)

NONANTOLA (A. T., 24-25-26)

Luigi SIMEONI
Domenico FAVA
Mario LONGHENA Luigi MAGNANI

Borgo della pianura modenese (Emilia), situato alla destra del Panaro, presso il confine con la provincia di Bologna, a 10 km. da Modena, appena a 24 metri s. m. Un tempo murato e circondato da alti terrapieni, si presenta oggi come fiorente centro di una fertile regione. Ha pianta di forma quadrangolare, disposta da NO. a SE., e mostra ancora avanzi del passato: oltre alla chiesa abbaziale di S. Silvestro (v. sotto) e a quella di S. Michele (fondata nell'887), ha due torri, quella dell'orologio, posta all'ingresso del borgo verso Modena, e l'altra che è avanzo dell'antica Rocca. Contava nel 1931 1828 ab. (1199 ab. nel 1921). Il comune, ampio 55,40 kmq., una volta occupato da paludi, non è solo un centro agricolo, ma ha anche parecchie industrie: si lavorano i prodotti della terra, si prepara la conserva di pomodoro, vi sono fabbriche di laterizî. Gli ab. erano nel 1921, 8820, di cui 7621 sparsi; nel 1931, 10.188. Servizî automobilistici uniscono Nonantola a Modena e a S. Giovanni in Persiceto.

Della primitiva costruzione dell'abbazia si possono riconoscere poche tracce nella cripta. Un recente restauro ne ha ricercato, sotto i rifacimenti del Seicento e del Settecento, le linee architettoniche del sec. XII, che riflettono lo stile romanico lombardo del duomo di Modena. Anche le sculture, che decorano gli stipiti e la lunetta del portale maggiore, appaiono in dipendenza stilistica dai possenti rilievi di Wiligelmo a Modena, pur differenziandosene per particolari manierismi nei panneggi e maggiore scioltezza di forme.

La biblioteca andò dispersa; ricchissimo invece l'archivio, importante per la storia del monastero, e più per quella dell'evoluzione agricola ed economica. Il tesoro, ripetutamente manomesso durante le fortunose vicende dell'abbazia, conserva ancora resti preziosi (codici con miniature reliquiarî dei secoli XI e XII, ecc.).

L'abbazia di Nonantola. - L'attuale comune di Nonantola è sorto intorno alla celebre abbazia di S. Silvestro, fondata dai Longobardi in luogo incolto, venuto in mano loro per le conquiste di Liutprando e che re Astolfo donò ad Anselmo, suo cognato, già duca del Friuli, perché da Fanano, pure nei monti modenesi, ove si era ritirato a vita religiosa, vi fondasse verso il 753 un monastero indipendente che consolidasse e irradiasse insieme col nuovo ducato di Persiceto l'azione longobarda da questo luogo vicino all'incrocio delle vie da Piacenza, Verona e Bologna. Nel 756 la sua chiesa era dedicata a S. Silvestro papa, il cui corpo era stato trasportato dalle catacombe di S. Priscilla in Roma. S. Anselmo, osteggiato da Desiderio, dovette ritirarsi a Montecassino, da cui ritornò, favorito da Carlomagno, portando con sé dei codici, e morì nell'803; la sua festa cade il 3 maggio.

La badia per doni di sovrani e privati giunse presto a grande ricchezza e fama, ebbe chiese, castelli e terre oltreché nel modenese, a Bologna, Cremona, Mantova, Verona, Vicenza, Pavia, Milano, Piacenza, Parma, Ferrara, in Toscana, nell'Umbria e persino, al tempo dell'impero latino, a Costantinopoli. Per questa sua grande potenza desiderata dai vescovi vicini, fu spesso assegnata dai sovrani, quale ricompensa, ai loro partigiani. Già nell'877 era stata occupata da Adelardo, vescovo di Verona; la tenne poi il vescovo Goffredo figlio di re Ugo, indi Guido vescovo di Modena, più tardi Uberto vescovo di Parma; nel 982 Ottone II, per desiderio dell'imperatrice Teofania, l'assegnava a Giovanni greco, detto Filagato, poi antipapa (Giovanni XVI nel 997). Questo succedersi nel monastero di abati estranei, che lo facevano governare da preposti, durò sino alla metà circa del secolo XI, e l'ultimo che lo tenne fu il celebre Ariberto arcivescovo di Milano, che lo ebbe nel 1026 dall'imperatore Corrado II e vi destinò un suo nipote, Rodolfo. Durante questa età travagliata il monastero era stato devastato dagli Ungari nell'899, tanto che la chiesa fu riconsacrata nel 907: un incendio lo danneggiò poi gravemente nel 1013. Governata da proprî abati dal 1044, Nonantola per la sua importanza venne disputata fra i comuni vicini, Bologna e Modena, per quasi due secoli: segno del fermento dei nuovi tempi fu pure l'accordo dell'abate Gottescalco nel 1058 col popolo del borgo (il quale già dall'867 avea la sua chiesa pievana di S. Michele) per la costruzione delle mura, di cui la badia si assumeva solo il 4° lato con due torri, mentre per il resto cedeva agli abitanti in enfiteusi vasti terreni di cui ancora gode la popolazione. Durante la lotta delle investiture, Matilde di Canossa, vintane la resistenza, dopo assedio, nel 1083, usò dei suoi oggetti preziosi per la causa papale, compensandola nel 1109 con larga donazione di terre; e da allora vi dominò la corrente riformatrice, come si vede dall'opera Liber de honore ecclesiae composta nel 1111 da Placido di Nonantola, che è un'acuta dimostrazione della capacità giuridica della Chiesa a possedere, come personificazione di un'unità collettiva. Le aspirazioni del nuovo comune di Modena ad assoggettarsi la badia, dissimulate come difesa dei diritti del vescovo, la spinsero a mettersi nel 1131 sotto la protezione di Bologna: ne venne una guerra fra le due città, e Modena nel 1148 fu punita dal papa con la soppressione del vescovato e la divisione della diocesi, finché alla discesa di Federico Barbarossa le due città si riconciliarono; Nonantola però tornò a Modena solo nel 1203, e stabilmente nel sec. XV.

In questi due secoli la vita del monastero fu turbata per abati dilapidatori, o spesso assenti per missioni diplomatiche, il che preludeva alla nomina di abati commendatarî, il primo dei quali fu nel 1449 Gurone, figlio naturale di Niccolò III d'Este; fra questi abati meritano ricordo Giuliano della Rovere (poi Giulio II), S. Carlo Borromeo, il card. Antonio Barberini (che nel 1643 fu sconfitto sotto Nonantola dal Montecuccoli, mentre con l'esercito pontificio mirava a portarsi a occupare il ducato di Parma) e Francesco M. d'Este, vescovo di Reggio, che commise al Tiraboschi di scrivere la monumentale storia dell'abbazia, e vi istituì nel 1783 un capitolo di canonici in luogo dei cisterciensi, che nel 1514 avevano sostituito i benedettini. Dal 1821 la badia fu unita, personalmente, al vescovato di Modena.

L'abbazia di Nonantola è famosa per essere stata uno dei più importanti scrittorî del Medioevo e anche per avere aperta nel Quattrocento una propria tipografia, il cui unico prodotto fu il Breviario Romano, detto Nonantolano, che ha la data del 1480. Per stampare questo libro l'abate Gurone d'Este chiamava due tipografi modenesi, i fratelli Giorgio e Antonio Miscomini. Il volume in-8°, di 562 carte, stampato in minuti ma chiari caratteri gotici, in nero e in rosso, è illustrato da varie figure silografiche, di natura astronomica.

Bibl.: G. Tiraboschi, Storia dell'aug. Badia di S. Silvestro Nonantola, Modena 1784-1785; G. Montagnani, Storia dell'abbazia di Nonantola, ivi 1838; M. G. Zimmermann, Oberitalische Plastik, Lipsia 1897; C. Cesari, Nonantola. Saggio stor. artist., Modena 1900; A. Gaudenzi, Il monastero di Nonantola, il ducato di Persiceto e la chiesa di Bologna, in Boll. Ist. stor. italiano, n. 22; A. Kingsley Porter, Lombard Architecture, New Haven 1917, III; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, passim; H. Krautheimer-Hess, Die figurale Plastik der Ostlombardei von 1100 bis 1178, in Marburger Jahrb. f. Kunstw., IV (1928, p. 250 segg.; D. Fava, Tesori delle Biblioteche d'Italia, I, Emilia, Milano 1932.

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