NORIMBERGA

Enciclopedia Italiana (1934)

NORIMBERGA (ted. Nürnberg)

Hans MOHLE
Elio MIGLIORINI Eugenio DUPRE' THESEIDER *

È la quattordicesima città della Germania per numero d'abitanti e la seconda della Baviera capoluogo della Media Franconia, celebre per l'aspetto, che ancora conserva quasi intatto, di ricca città industriale e commerciale dei secoli scorsi. La sua posizione rispetto al vicino contado non è delle più felici, posta com'è nella valle del Pegnitz (affluente presso Fürth nel Rednitz, che è a sua volta affluente del Meno), poco popolata e poco fertile, tuttora coperta per lunghi tratti da suoli sabbiosi dove allignano magri pinastri e dove non mancano tratti paludosi e dune prodotte dal vento. A S. il Lorenzer Wald giunge quasi alle porte della città e a N. il Sebalder Wald solo di recente è stato in parte abbattuto. A oriente il suolo è invece scoperto e vi sono alcuni villaggi; a occidente le case di Norimberga toccano quasi quelle di Fürth. L'origine della città risale a cause d'ordine militare, ma favorevole all'insediamento si mostrò presto una collina d'arenaria, nelle cui vicinanze la strada commerciale che univa la Sassonia alle Alpi s'incrociava con quella che metteva in rapporto il Reno col Danubio. Il clima è un po' freddo d'inverno (gennaio −1°,6), fresco d'estate (luglio 18°,2).

Nella pianta è dato riconoscere l'esistenza di due nuclei originarî e cioè una parte di forma ellittica presso la riva sinistra del Pegnitz, della quale è ancora visibile l'andamento della mura che la cingevano a oriente (Unterer Bergauer Platz, Mauthalle, Weisser Turm, Leihaus) e la città antica propriamente detta (Altstadt) che si estende dalla bassura del Pegnitz verso N., appoggiandosi al Castello (Burgberg) con un dislivello d'una sessantina di metri (Pegnitz, m. 293; Piazzale del Castello, m. 351). In questa parte la disposizione delle strade è quella che si ritrova spesso nelle città fortificate; la strada principale è la Burgstrasse, che assieme a quella Am Olberg e alla Schmiedegasse superiore, si appoggia al Burg, mentre le strade che si dipartono dal mercato, sorte più di recente, hanno disposizione a graticola. La fossa delle mura è stata però riempita e ora è occupata da parchi e giardini assai pittoreschi. Materiale da costruzione abbondante e pregiato è stato fornito dalle arenarie delle vicine cave.

Più ancora che per il commercio, per il quale mancavano generi proprî da scambiare, Norimberga ha avuto importanza per l'industria, che ha potuto giovarsi della forza motrice fornita a poco prezzo dal Pegnitz e del legno dei dintorni, del minerale di ferro dell'Amberg, del minerale di rame del Fichtel e dell'Erzgebirge e dello stagno di Boemia. Lo spirito inventivo degli abitanti (che per primi misero in commercio, tra l'altro, orologi tascabili, fucili a retrocarica, oggetti d'ottone), l'influenza di alcune famiglie patrizie, le relazioni allacciate con molte contrade dai suoi attivi commercianti, diedero ricchezza e fama alla città. Ha contribuito al suo sviluppo anche l'afflusso di molti pellegrini attratti dalla santità di S. Sebaldo, la saggia politica di tenere lontane le corporazioni dal reggimento della città, l'amministrazione autonoma. Scoperte nuove vie marittime, Norimberga allacciò rapporti con nuovi intermediarî, come i Fiamminghi e i Lionesi e solo tardi decadde, ma soprattutto per risollevarsi dopo l'aggregazione alla Baviera. Ora il comune di Norimberga occupa una superficie di 102,4 kmq., di cui 17,2 sono coperti da case e 64,7 da boschi.

Attorno alla parte antica sono sorti quartieri d'abitazione moderni e numerose officine, che poco turbano l'aspetto della Norimberga del sec. XV-XVI, che ricorda le ricche dinastie dei suoi artieri e commercianti; tuttavia nell'ultimo quarto del sec. XIX molte case che imitano quelle antiche hanno svisato in qualche parte lo stile originario. Notevole è soprattutto il Burg, la Piazza del mercato, la chiesa di S. Sebaldo, le mura, i ponti sul Pegnitz. Particolare caratteristico è che spesso le case, a differenza di altre città della Germania, volgono il tetto pendente alla strada e, per permettere che la soffitta sia ampia, quasi ogni casa è munita d'un tetto trasverso, spesso ornato, che dà vita alle strade. Belli anche i balconi (Chörlein) di epoche diverse.

Dal nome delle due chiese principali la città è divisa in due parti che sono separate dal Pegnitz che scorre da oriente a occidente; esse hanno preso i nomi di città di S. Sebaldo (a N.) e di S. Lorenzo (a S.).

Gli abitanti, che erano circa 40 mila nel 1622 e che erano ridotti ad appena 25 mila nel 1806, sono poi aumentati (aggregando anche le vicine borgate) a 47.000 nel 1840, 83.200 nel 1871, poi a 100.000 nel 1880, a 143.000 nel 1890, a 261.000 nel 1900, a 300.000 nel 1920 e a 406.178 nel 1933. L'attività di gran lunga più importante è ora l'industria, specialmente per quanto riguarda la lavorazione dei metalli (campane, lavori di oreficeria, serrature artistiche, armi lavorate, biciclette, automobili, tubi per acqua, caratteri da stampa), poi giocattoli, materiale elettrico, fabbriche di matite e oggetti di cancelleria, fabbriche di birra, strumenti ottici, mobili, ninnoli di ogni specie (Nürnberger Kurzwaren). Le comunicazioni sono molto favorevoli; tra Norimberga e Fürth è entrata in funzione la prima ferrovia della Germania (7 dicembre 1835) e ora la linea Rotterdam-Vienna s'incrocia a Norimberga con la Berlino-Augusta. Norimberga ha pure grande importanza culturale, sede com'è del Germanisches Museum (v. appresso).

Monumenti. - È una delle città più artistiche e più pittoresche della Germania, per le sue chiese, per il suo antico aspetto in gran parte conservato. Il suo fascino è accresciuto dalla bellezza della situazione in declivio e in altura, e dal fantastico corso del fiume che l'attraversa sotto molti ponti.

Nella chiesa di S. Sebaldo, la più antica chiesa parrocchiale, romanico-gotica (sec. XIII), si erige la famosa tomba del santo, eseguita in bronzo (1508-1519) da Peter Vischer il Vecchio e dai suoi figli. Il suo baldacchino, sotto il quale è posto il reliquario argenteo (1397), è decorato con numerose figure di grande originalità: gli Apostoli, S. Sebaldo (autoritratto di P. Vischer), rilievi con scene della vita del santo, figure di animali ecc., ed è un capolavoro che in Germania segna l'inizio del Rinascimento. Tra le altre opere d'arte si trova il Crocifisso con la Vergine e S. Giovanni, scultura di Veit Stoss (circa 1520), al quale appartengono anche altre opere (rilievi con scene della Passione; un Cristo, una Madonna). Notevoli le vetrate (secoli XIV-XVI) e nella navata centrale, riccamente ornata di statue (sec. XIV e XV), l'altare Haller con una Crocifissione (circa 1440) del "Maestro dell'altare Tucher" inoltre, una statua di S. Caterina (circa 1320); e, tralasciando altro, all'esterno, il monumento sepolcrale Schreyer, opera di Adam Kraft (1492), e una statua in pietra di S. Cristoforo (1442).

Dopo S. Sebaldo, la chiesa di S. Lorenzo è la più importante di Norimberga. Come nella precedente vi è caratteristica la costruzione compiuta consecutivamente in due tempi: è del sec. XIV la parte occidentale; l'ampio coro gotico con navate di uguale altezza fu edificato nel 1445-1472 da Konrad Roritzer di Ratisbona. Nell'esterno s'impone la gotica facciata a due torri, col portale ricco di statue (circa 1350), ornata del grande rosone e di numerose nicchie. L'interno, ricchissimo di opere d'arte, è quasi un museo della pittura norimberghese del secolo XV nel suo trapasso dal Medioevo al Rinascimento. Tra i dipinti più importanti sono, sull'altare Imhof, l'Incoronazione della Vergine (circa 1420) del maestro detto appunto da quest'opera "Il Maestro dell'altare Imhof" l'epitafio di Ehenheim (circa 1440) con un Ecce homo tra due santi del "Maestro dell'altare Tucher"; tra le molte altre opere d'arte, il gruppo marmoreo dell'Adorazione dei Magi (sec. XIV) e il San Paolo di Veit Stoss (1513) e nel coro, sospeso sotto la vòlta, il grande gruppo dell'Annunziazione, di grandezza superiore al naturale, l'opera più notevole della maturità di Veit Stoss cui è dovuto anche il crocifisso dell'altar maggiore, un ciborio di Adam Kraft (1493-1500), alcune belle pale d'altare, spesso della bottega di Wolgemuth.

La chiesa di S. Maria (Frauenkirche), fondata nel 1355, con navate di uguale altezza e facciata riccamente decorata di statue, è una delle più originali costruzioni gotiche tedesche. Le sculture che ornano il vestibolo rappresentano l'Assunzione della Vergine; nell'interno si trovano due capolavori di Adam Kraft: l'epitafio di Rebeck (1500) e quello di Peringsdorf (1498). Da osservare anche angioletti con candelabri sopra la balaustra del coro, assai vicini all'arte di Veit Stoss, e il trittico donato circa il 1450 dalla famiglia Tucher, il cui autore è designato col nome di "Maestro dell'altare Tucher".

La chiesa gotica di S. Giacomo (sec. XIV-XV) possiede molte sculture in legno, in parte della bottega di Veit Stoss; quella di S. Egidio (1711-1718) un'interessante Deposizione in marmo, datata 1446, e l'epitafio Landauer di Adam Kraft (1501). Nella chiesa gotica di S. Spirito (sec. XIV-XV) si trova il monumento sepolcrale marmoreo del suo fondatore, lo scabino dell'impero Konrad Gross (morto 1356), con otto figure piene di espressione.

Il castello medievale che domina la città con vista incomparabile sull'antica Norimberga, consiste di due rocche: quella dei burgravî di Norimberga e quella degl'imperatori germanici. Alla prima apparteneva tra l'altro la torre pentagonale (sec. XIV-XV); della rocca imperiale, risalente al Barbarossa, si conserva ancora soprattutto la doppia cappella (sec. XII-XIII); e sono degne di nota la sala e le camere imperiali.

Il palazzo del comune, in origine edificio gotico del sec. XIV, trasformato nel 1520 da H. Beheim (cortile minore), nel 1612-1622 ebbe da Jacob Wolff il Giovane il suo assetto definitivo, che segna il passaggio dal rinascimento tedesco al barocco. L'ornamentazione plastica dei portali è opera di Chr. Jamnitzer e L. Kern (1616-17); la fontana di bronzo nel cortile maggiore (1557) è di Pankraz Labenwolf. Nell'interno sono anzitutto notevoli la grande sala con due rilievi in pietra del sec. XIV e tre pitture gigantesche su disegni del Dürer, inoltre la sala piccola del Consiglio con rivestimenti lignei di H. W. Beheim.

Le monumentali Hallen, così caratteristiche di Norimberga, coi loro tetti enormi, appartengono ai secoli XV e XVI: esse servivano da depositi di granaglie, di carne e di merci (p. es. la Mauthalle, circa 1500).

Tra le case di abitazione dell'età gotica, notevole il cortile della parrocchia di S. Sebaldo. Le più belle case patrizie di Norimberga appartengono ai secoli XVI e XVII. Sono caratterizzate dall'esterno monumentale e sobrio a un tempo, che assume forme più ricche nei maestosi frontoni, e del pittoresco e suggestivo cortile fiancheggiato nei lati più lunghi da porticati. Nell'interno hanno frequentemente pareti rivestite con legno, più tardi di decorazioni di stucco. Gli esempî di questo tipo di casa, durato dal sec. XV al XVIII, sono numerosissimi; il più splendido è il Pellerhaus, una delle più eleganti e imponenti abitazioni private dell'intero rinascimento tedesco, costruita nel 1605 da Jacob Wolff il Vecchio. Sono inoltre da ricordarsi la casa Tucher (1544), la sala Hirschvogel (1534), decorata all'interno da Peter Flötner, la casa Topler (1590) e la casa in legno e muratura di A. Dürer, in stile tardo gotico. Sui muri delle case rimangono ancora numerose e belle statue di Madonne e santi, tra le altre al Weinmarkt n. 12 (maniera di Veit Stoss), nelle case dette "zum gläsernen Himmel" e "Deutscher Kaiser", ambedue di Adam Kraft.

Tra le magnifiche fontane di Norimberga occupano il primo posto la cosiddetta "fontana bella" (Schöner Brunnen) di Heinrich Parler (1385 al 1396), con le statue dei 7 elettori, tre eroi del paganesimo, tre dell'età ebraica e tre del cristianesimo, di Mosè e dei profeti, degli evangelisti e dei padri della Chiesa (gli originali, sostituiti da copie, sono in parte nel Museo Nazionale germanico); inoltre la fontana di Apollo di Hans Vischer (1532), la fontana del "Gänsemännchen" (ometto con l'oca) di P. Labenwolf (1550) e la fontana della Virtù di B. Wurzelbauer (1585).

Le poderose fortificazioni sono tra le più belle e importanti dell'intera Germania. Le torri rimaste nell'interno della città facevano parte della cinta del sec. XIII; la cinta attuale con le sue numerose torri grandiose è sorta tra il 1350 e il 1450, i grandi bastioni, p. es. quelli ai piedi del castello, sono del sec. XVI.

Il Museo Nazionale germanico costituisce, insieme col Museo Nazionale bavarese di Monaco e col Museo tedesco di Berlino, la più importante raccolta di oggetti dell'arte medievale tedesca. Norimberga possiede inoltre importanti raccolte di quadri, sculture e prodotti di arti minori del Rinascimento, del Barocco e del Rococò. La Pinacoteca civica possiede soprattutto quadri tedeschi moderni. (V. tavv. CXXXVII-CXL).

Storia. - Norenberc è nominata la prima volta in un diploma di Enrico III (1050). Si fa derivare o da nurung "radura", o da nuorch forte" ("monte forte") o ancora dal nome proprio Norbert. Primo nucleo della città dev'esser stata la corte regia costruita ove è adesso la rocca; la sua successiva evoluzione fu favorita da Enrico III, che le concesse il diritto di battere moneta, di esigere pedaggio, di tenere mercato (1062), togliendo quest' ultimo e importantissimo diritto alla vicina città di Fürth. Altri fattori favorevoli alla rapida crescita di Norimberga furono il soggiorno ripetuto di Enrico IV e il culto delle reliquie di S. Sebaldo, già diffuso e documentato nel 1072. Fu poi residenza di Corrado III, che vi accolse gli Ebrei, e ne partì per la seconda crociata. Anche il Barbarossa vi fece spesso soggiorno, nel castello, "rocca dell'impero e dell'imperatore". Colà risiedeva il castellano (burgravio o conte), rappresentante dell'autorità imperiale, che riuniva in sé tutte le attribuzioni militari, giudiziarie e amministrative, ed era feudatario di molte terre nelle vicinanze della città, ma su Norimberga stessa non esercitava quasi alcun dominio. Il burgraviato di Norimberga, a lungo affidato alla casa austriaca dei Raabs, passò come feudo imperiale, circa nel 1192, a Federico III conte di Zollern (v. hohenzollern), e, come avvenne altrove, si mutò in ereditario e indipendente. Allora l'imperatore nominò un suo vero e proprio funzionario, che amministrasse i beni imperiali e il castello; il "Reichsvogt" (più tardi "Landvogt", castellanus, anche buticularius), incaricato dell'esazione delle imposte, della protezione di chiese e monasteri, dell'amministrazione delle foreste circostanti, del controllo sulla produzione del miele, la quale era così cospicua, che Norimberga venne anche detta "il giardino apiario dell'impero". Nel corso del sec. XIV la città acquista il diritto di presidiare il castello durante gl'interregni, e così, con la fine del secolo, cessa anche la carica di castellano dell'impero, che viene assunta dalla città insieme alle altre regalie.

Nello stesso periodo di tempo si organizza il governo di Norimberga. Verso la fine del sec. XII le varie attribuzioni giurisdizionali, militari, finanziarie passano, dalle mani del burgravio, a quelle di uno sculdascio (Scultheiss) di nomina imperiale, che è assistito da un certo numero di scabini, cui si aggiungono poi varî cittadini autorevoli, i "consules": si forma così un collegio amministrativo e giudiziario che gradatamente assume importanza e autonomia sempre maggiori, sinché, nel sec. XV, non consegue la pienezza della giurisdizione, e lo sculdascio non ne diviene che un semplice magistrato. Durante tutta la sua ulteriore storia di fiorente città libera, N. è retta da due consigli. Il Consiglio minore è formato dai 26 borgomastri (13 consoli e 13 scabini) tra i quali hanno speciali mansioni i septemviri o anziani, e i due tesorieri. Saltuariamente essi convocano il Consiglio maggiore, formato da 200-600 cittadini, i cosiddetti Genannten (rogati, pregadi), che hanno unicamente una funzione consultiva, perché il govemo della città si accentra tutto nelle mani del Consiglio minore, vale a dire degli ottimati, i patrizî e i commercianti, che formano a poco a poco una vera casta di governo, che ha la pratica e il monopolio del reggimento cittadino e non lo lascerà mai.

Particolare, anzi decisiva importanza per la storia ulteriore di Norimberga, ha il famoso privilegio concessole da Federico II nel 1219, nel quale Norimberga viene dichiarata "città libera dell'impero" cioè immediatamente soggetta all'imperatore; i suoi cittadini non possono divenire vassalli di chicchessia né possono essere chiamati in giudizio da altri che da funzionarî imperiali (ciò che li sottrae alla giurisdizione dei burgravî); si dispone che la moneta di Norimberga abbia corso anche su altri mercati e le sue merci vadano esenti da pedaggio sul Danubio e nelle due città renane di Worms e di Spira. Il favore imperiale non abbandonò mai la città, e le permise una rapida ascesa verso la piena sovranità. Dopo la battaglia di Mühldorf (1322), che venne in parte decisa dal tempestivo intervento delle milizie cittadine e del burgravio - per l'occasione d'accordo -, Ludovico il Bavaro non mancò di mostrarsi grato a Norimberga. Carlo IV ne confermò e accrebbe i privilegi, e fu di aiuto all'oligarchia dominante nella repressione del moto democratico del 1348, che mirava a introdurre nell'artigianato norimberghese le corporazioni, avversate invece, per ragioni di commercio, dal patriziato. Unica, ma tardiva conseguenza del movimento, rimasto del resto isolato nella storia di Norimberga, fu l'introduzione nel Consiglio minore di altri 16 membri, gli 8 alte Genannten, e gli 8 Genannten aus den Handwerkern (documentati dal 1370), che però non ebbero mai importanza vera. Subito dopo il tumulto democratico, ebbe luogo anche in Norimberga la persecuzione degli Ebrei: sul posto delle loro case, distrutte, fu aperta una grande piazza e costruita la Frauenkirche. Carlo IV, che nel 1354 conferì a Norimberga il diritto di stringere leghe a tutela del proprio commercio, l'anno appresso tenne nella città la grande dieta che promulgò la Bolla d'oro, con la quale tale diritto fu formalmente, se non in pratica, abolito. Per il resto predilesse la città, nella quale gli nacque il figlio Venceslao, e vi fece portare i gioielli e le insegne dell'impero (che poi, dal 1423, vi restarono definitivamente).

Nel corso del '300 Norimberga consolida la propria potenza, sia acquistando, come già si è visto, la piena sovranità, sia stringendo leghe e accordi doganali con altre città mercantili. Nel 1332 era stretta da particolari convenzioni a una settantina di città, fra le quali Lovanio, Bruxelles, Anversa, Strasburgo; nel 1344 e 1360 formò lega con altre città della media Germania, fra le quali Würzburg e Rothenburg; nel 1384 aderì alla grande lega delle città svevo-renane e prese parte nel 1388-1389 alla guerra di questa lega, che ne consacrò definitivamente l'importanza. Continuò a mantenere ottimi rapporti con gl'imperatori Venceslao, Roberto del Palatinato, Sigismondo, il quale ultimo, conferendo ai Hohenzollern, burgravî di Norimberga, la dignità elettorale e il margraviato di Brandeburgo, liberò la città dal potente vicino e dall'ultimo ostacolo alla sua espanśione. I burgravî vendettero alla città il castello e le loro terre nel 1427; l'acquisto fu però fonte di continue contese con la piccola nobiltà dei dintorni, che inoltre vessava incessantemente il commercio della città e cercava di predarne i ricchi convogli di merci. Divergenze relative ai diritti di caccia, di pesca, di passaggio, ecc., sulle terre di nuovo acquisto, condussero alle due funeste guerre margraviali del 1449-50 e del 1552-53, e ad una causa giudiziaria che si protrasse per quasi quattro secoli. La prima guerra margraviale fu mossa dall'avido e violento Alberto Achille di Brandeburgo-Ansbach, nel 1449, ma, nonostante devastazioni e rapine, non condusse a particolari risultati; nemmeno il figlio Federico riuscì a spuntarla contro la potente città, che, partecipando poi alla guerra di successione del Palatinato, accrebbe notevolmente il proprio dominio (1508), che divenne il più vasto che città tedesca possedesse.

Nei cento anni compresi tra la metà del sec. XV e la metà del XVI la fortuna di N. raggiunse l'apogeo.

Essa occupa un posto cospicuo nel commercio tedesco, in grazia all'industriosità dei suoi abitanti e soprattutto alla sua posizione sull'incrocio delle grandi vie dei traffici europei.

I mercatanti norimberghesi si spingevano assai più lontano che non gli altri loro compagni tedeschi, in Spagna, sulle rive del Mare del Nord e del Baltico, in Polonia, in Lituania. Ma le principali mete delle loro carovane erano i mercati dei Paesi Bassi, delle Fiandre, dell'Italia, dove li troviamo nei porti pugliesi - scalo naturale delle merci e delle spezierie orientali -, in Aquila, il principale mercato europeo dello zafferano (nel 1441 vi si costituisce una compagnia mercantile italo-tedesca), e principalmente nelle città marinare, a Venezia soprattutto, dove faceva capo tutto il commercio tedesco, attraverso le Alpi. Colà, nel celebre Fondaco dei Tedeschi, borsa caravanserraglio deposito di merci, i mercanti di Norimberga godevano particolari privilegi, come quello di presiedere una delle tavolate dei mercanti tedeschi, e di rappresentarli in certo modo presso la repubblica. Questa aveva stretto speciali patti con loro: i mercanti veneziani non potevano oltrepassare Trento, i norimberghesi s'impegnavano di non andare per mare a commerciare direttamente con il Levante. A Venezia si diceva, non del tutto a torto, che Norimberga dovesse la sua fortuna ai traffici con la Serenissima. Non v'era mercante di Norimberga che non avesse fatto il suo tirocinio a Venezia: i rapporti fra le due città non si fermavano naturalmente a questo, ma si estendevano anche al campo culturale. I patrizî norimberghesi compivano a Padova (oltre che a Bologna) i loro studî di diritto, e il Dürer ricaverà grandi benefici dal suo soggiorno veneziano. Così dunque, insieme con le spezie del Levante e con le mirabili stoffe veneziane, anche la cultura italiana giungeva a Norimberga e vi trovava fertile terreno: notevole è il fatto che nel 1479, riformandosi gli statuti cittadini, vi venisse fatta larga parte anche al diritto romano.

Come per il commercio, così per la vita intellettuale, Norimberga primeggia tra le città tedesche. Intorno a Wilibald Pirkheimer, colto e fine patrizio, antico scolaro di Padova, si radunano artisti, come il Dürer, che ne ritrae il volto, umanisti come Corrado Celtes poeta laureato, autore di una poetica esaltazione di Norimberga, in latino, superiore all'altra, pure pregevole, di Hartmann Schedel. Melchior Pfinzing glorifica nel Theuerdanck Massimiliano, con i modi ormai sorpassati dell'epica cavalleresca. Dal 1471 al 1475 vive a Norimberga il Regiomontano, maestro di Martin Behaim, erroneamente ritenuto lo scopritore delle foci del Congo, spinto dal desiderio di trovare nuove vie ai traffici della sua città. In Norimberga sorge una delle prime stamperie tedesche, quella del Koberger, dalla quale escono celebrate edizioni della Bibbia. L'artigianato di Norimberga fornisce ricercatissimo materiale all'esportazione: basti citare la fiorente arte degli armaioli, noti in tutta Europa. Di molta fama godevano anche le "uova di Norimberga", i primi orologi da tasca. La vita artistica di Norimberga è talmente fervida, che la possiamo ben paragonare a quella della Firenze dell'epoca: ricordiamo gli scultori Veit Stoss, Adam Kraft, Peter Vischer, cui la città deve meravigliose opere, gli orafi Jamnitzer, i pittori Pleydenwurff e il Dürer. A Norimberga ha particolare (ma non esclusivo) sviluppo una forma d'arte che R. Wagner ha resa immortale oltre i suoi veri meriti: il Meistergesang, forma schiettamente borghese di lirica, esercitata secondo i criterî esclusivistici del corporativismo medievale. Il norimberghese Folz ne è uno dei rinnovatori; la fama di Hans Sachs si raccomanda piuttosto alle sue doti personali di poeta e di satirico.

La decadenza di Norimberga, che ha inizio verso la metà del sec. XVI, dipende da cause diverse. Anzitutto lo spostamento delle correnti commerciali verso l'Atlantico, esiziale per questa città, esclusivamente attrezzata per i traffici terrestri e il mercato del Levante; il rapido sviluppo dei Paesi Bassi; il diffondersi di misure protezionistiche, che chiudono, l'una dopo l'altra, tutte le frontiere; e i gravissimi carichi imposti alla cittadinanza dalle guerre che accompagnarono l'espansione della Riforma, che Norimberga fu una delle prime ad accogliere (1525), incamerando i beni ecclesiastici, che furono destinati a "elemosine", cioè a sussidî per beneficenza e per il culto. Nel 1532 si strinse a Norimberga la pace religiosa che ne prende il nome (v. appresso). Timorosa per i proprî commerci, la città cercò sempre di tenersi neutrale, e perciò non aderì alla lega di Smalcalda, ma ebbe ugualmente a soffrire per la guerra che le mosse, nel 1552-53, il margravio Alberto Alcibiade di Bayreuth-Kulmbach, il quale finì col costringerla a entrare nella lega di principi che costrinse Carlo V al trattato di Passavia. Questa guerra colpì veramente a morte Norimberga, i cui traffici si arrestarono, senza che giovasse il tentativo di soccorrerli mediante la fondazione di una specie di borsa (1560). Nel 1621 si costituisce, allo stesso scopo, la Girobank, sul modello del veneziano Banco di Rialto: del resto la legislazione veneziana in materia fu spesso di esempio a Norimberga.

La decadenza della città si accentua durante la guerra dei Trent'anni, durante la quale la città dovette subire un centinaio di acquartieramenti di truppe. Nel 1632 il Wallenstein vi assediò Gustavo Adolfo. In Norimberga ebbe poi luogo uno degli atti finali di questa tragedia della Germania: il convegno per l'esecuzione dell'interim, che, tra il 1649 e il 1651, integrò l'opera del congresso di Münster. La vita cittadina, che si dibatte fra difficoltà finanziarie sempre crescenti - dovute in parte anche ai sistemi ormai superati del suo governo - languisce del tutto. Si può a ogni modo citare la fondazione dell'Ordine infiorato sul Pegnitz, accademia poetica, naturalmente arcadeggiante, creata da G. F. Harsdörffer (1644) e che ancora esiste; la costituzione della prima accademia tedesca di pittura, a opera del pittore Joachim von Sandrart (1662). Ricordiamo anche che nel 1567 era stato fondato presso Norimberga un ginnasio, elevato nel 1622 a università, che visse fino al 1809, non senza meriti. La sorte della città libera dell'impero si conclude durante le guerre di successione. Allo stremo delle forze, Norimberga offre nel 1796 l'annessione alla Prussia, non accettata da quel re; nella pace di Lunéville (1801), e poi nel 1803 vede ancora riconosciuta questa sua inutile indipendenza, ma quando si costituisce la Confederazione Renana (1806), Norimberga viene ceduta con il suo territorio (1266 kmq., 80.000 abitanti) al re di Baviera. Non ha in quel momento più di 25.000 abitanti (1431 : 22.800; 1622 : 40.000 circa), è oberata dall'enorme deficit di circa 12 milioni di fiorini, il commercio e le industrie sono fermi, l'amministrazione è del tutto disorganizzata. Una delle prime misure è la sostituzione del secolare organo di governo con una nuova magistratura municipale (1818). Verso il 1830 la città comincia a risorgere. Nel 1852 vi viene fondato il Museo nazionale germanico; dal 1857 al'61 si tiene in Norimberga una conferenza economica dei membri della Lega degli stati tedeschi, che elabora un codice commerciale, entrato poi a far parte di quello dell'impero.

Pace e lega di Norimberga. - La pace di Norimberga, conclusa il 23 luglio 1532, tra Carlo V e i protestanti tedeschi, segnò il mantenimento dello statu quo, in fatto di religione: l'imperatore s'impegnò infatti a non molestare i principi protestanti, fino al prossimo, vagheggiato Concilio generale di tutta la cristianità, che avrebbe dovuto decidere tutte le controversie religiose.

Sei anni più tardi, il 10 giugno 1538, a Norimberga veniva invece conclusa, per opera del vicecancelliere imperiale, Matthias Held, la Lega tra principi cattolici, sotto il patrocinio di Carlo V, che vi partecipava insieme con il fratello, Ferdinando re dei Romani; gli altri membri erano gli arcivescovi di Magonza e di Salisburgo, il duca di Baviera, il duca Giorgio di Sassonia, i duchi Erich ed Enrico di Brunswick. La Lega - diretta essenzialmente contro la Lega di Smalcalda - era, nelle dichiarazioni ufficiali, puramente difensiva.

Bibl.: E. Kugler-L. Gassenmayer, Die geographische Lage und die wirtschaftliche Entwicklung Nürnbergs, Norimberga 1907; J. Strampf, Die Entstehung und die mittelalterliche Entwicklung der Stadt Nürnberg in geographischer Betrachtung, Erlangen 1929.

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Per la storia: Chroniken der deutschen Städte vom 14. bis in 16. Jahrhundert, volumi 5, Norimberga-Lipsia 1862-74; L. A. W. Marx, Geschichte der Reichsstadt Nürnberg 1050-1806, Norimberga 1856; Ch. Meyer, Geschichte der Burggrafschaft Nürnberg und der späteren Markgrafschaft Ansbach u. Bayreuth, Tubinga 1908; J. P. Priem, Geschichte der Stadt Nürnberg, Norimberga 1875; E. Reicke, Geschichte der Reichsstadt Nürnberg, Norimberga 1896; Roth, Geschichte des Nürnbergischen Handels, voll. 5, Lipsia 1800-02; G. Schrötter, Geschichte der Stadt Nürnberg, Norimberga 1909; id., Nürnberg's Niedergang vom 16.-19. Jahrhundert, in Historisch-politische Blätter, 1907; H. Simonsfeld, Der Fondaco dei Tedeschi in Venedig und die deutsch-venetianischen Handelsbeziehungen, voll. 2, Stoccarda 1889; P. Sander, Die reichssätische haushaltung Nürnberg's, dargestellt auf Grund ihres Zustandes von 1431-40, voll. 2, Lipsia 1903; J. Müller, Die Finanzpoilitik des Nürnberger Rates in der zweiten Hälfte des XVI. Jahrhunderts, in Vierteljahrschr. f. Sozial- und Wirtschaftsgeschichte, VII (1909); id., Geleitswesen und Güterverkehr zwischen Nürnberg und Frankfurt a. M. im 15. Jahrhundert, in Viertljahrschrift, cit., V (1907); E. Mummenhof, Nürnbergs Ursprung und Alter, Berlino 1908; J. Müller, Der Umfang und die Hauptrouten des Nürnberger Handelsgebietes im Mittelalter, in Vierteljahrschr. für Soz. und Wirtschaftsgeschichte, VI (1908).

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