Novella

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Breve narrazione, per lo più in prosa, di un fatto, sia esso storico, reale, o del tutto immaginario. Oltre che per la brevità, la n. si caratterizza in origine per lo stretto legame con la narrazione orale e per la tendenza a una rappresentazione vivida e concreta; anche quando ha per tema avvenimenti fantastici o soprannaturali, la n., contrariamente alla fiaba, li inserisce in genere in una cornice realistica e credibile. È generalmente in prosa, ma non mancano esempi di n. in versi, e il suo scopo è principalmente l’intrattenimento, anche se a questo può unirsi un’intenzione di edificazione e di ammaestramento morale. Il suo interesse si fonda sulla novità del fatto narrato (secondo l’etimo del termine n., femminile sostantivato dell’agg. novello). Rispetto al romanzo, la n. si distingue non solo per le dimensioni, ma anche per l’intreccio meno complesso e più lineare, diretto spesso a un rapido scioglimento finale.

I più antichi esempi di n. conosciuti giungono dall’antico Egitto; assai ricca è anche la novellistica indiana (che ha il suo vertice nel Pañcatantra), al cui interno tuttavia la distinzione tra n. e fiaba è assai più debole che nella tradizione occidentale. Benché sia ormai abbandonata l’ipotesi, assai in voga nel 19° sec., che vedeva nell’India la patria d’origine della n., è innegabile il grande influsso che la novellistica orientale, soprattutto attraverso la produzione araba, esercitò sulla n. europea dal Medioevo in poi. Nel mondo greco e latino la n. appare come genere marginale e dotato di scarsa autonomia; se si eccettuano gli spunti novellistici rintracciabili nell’opera di poeti e storici, tra i pochi esempi vanno ricordate le n. sibaritiche, narrazioni argute e burlesche note fin dal 5° sec. a.C., e le assai più tarde Milesie (2° sec. a.C.) di Aristide di Mileto, che diedero origine a un filone di racconti erotici e avventurosi.

Nelle letterature romanze la n., che ha i suoi antecedenti immediati negli exempla e nei fabliaux, si sviluppò essenzialmente secondo due indirizzi distinti, che trovarono la loro fusione e la piena realizzazione artistica nel Decameron di G. Boccaccio. Il primo si basa sulla rapida annotazione di una burla, di una trovata o di un motto, sullo schizzo di una situazione curiosa; già presente alle origini della letteratura italiana con il Novellino (13° sec.), fu poi coltivato da F. Sacchetti (14° sec.) e diede origine, nel 15° sec., alla facezia, codificata principalmente da P. Bracciolini. Il secondo si basa su narrazioni più distese e avventurose, con temi derivati spesso dalla tradizione orientale, dal romanzo ellenistico o dai poemi cavallereschi; è soprattutto a questo secondo filone che Boccaccio diede una veste artistica che resterà immutata per molti secoli, grazie anche a grandi imitatori quali G. Chaucer (14° sec.) e Margherita di Navarra (16° sec.). Boccaccio fissò anche l’uso, a lui preesistente, della ‘cornice’, che stringe le varie n. nell’unità di un super-racconto che le comprende, uso che resterà a lungo vitale. La novellistica italiana continuò a fiorire nel 15° e 16° sec. (Masuccio Salernitano, M. Bandello), fornendo temi e motivi che si ritroveranno in larga parte della letteratura europea, a partire dal teatro elisabettiano; a essa si affiancarono nel corso del 17° sec. opere come le Nouvelles en vers (1664) di J. de La Fontaine e soprattutto le Novelas ejemplares (1613) di M. de Cervantes.

Nel 18° sec. la n. trova un’originale incarnazione nel conte philosophique illuminista (Voltaire, Diderot), ma è soprattutto nel secolo successivo che essa vive una nuova grande fioritura, sia sul versante realistico che su quello fantastico, con scrittori come E.T.A. Hoffmann, I. Turgenev, G. de Maupassant, E.A. Poe, A. Puškin, N. Gogol´ e, in Italia, A. Fogazzaro e G. Verga. La tendenza all’analisi psicologica dei personaggi e allo studio d’ambiente, largamente presente nella n. del 19° sec., raggiunge il culmine alla fine del secolo con scrittori come A. Čechov e H. James. Questa linea appare preminente anche nel 20° sec., come testimonia l’opera di K. Mansfield, A. Schnitzler, R. Musil, F. Kafka, J. Joyce, T. Mann, L. Pirandello, I. Svevo. Sopravvive tuttavia la n. d’impianto tradizionalmente realistico e si afferma una tendenza fantastica e surreale specialmente rappresentata nelle letterature ispano-americane (J.L. Borges, J. Cortázar).

Nel complesso la n. (per la quale è solitamente usato, nell’ambito della letteratura contemporanea, il più generico termine racconto) sembra aver perso caratteristiche formali ben definite, in linea con il generale indebolimento dei generi letterari codificati.

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