NUMA POMPILIO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NUMA POMPILIO (Numa Pompilius)

A. Longo

Il secondo leggendario re di Roma (715-673 a. C., secondo la cronologia varroniana) ebbe - stando alla tradizione - una importanza religiosa che l'arte non poteva trascurare. Come giustamente rileva il Bernoulli, questo poteva avvenire mettendo in risalto la sua tarda età ed il suo aspetto dignitoso e venerabile di sacerdote.

Proprio queste caratteristiche ha l'immagine di N. P. che compare su monete e possiamo pensare che anche la statua di lui sul Campidoglio (Plin., Nat. hist., xxxiii, 9, 241) rispondesse a questo schema. Sulle monete di L. Pomponio Mela coniate nell'89 a. C. (Babelon, ii, p. 359, n. 6, del 94 a. C.) vediamo il re togato, col lituo nella mano destra, a testa nuda, sacrificante. Sui denari e sugli assi di Marcio Censorino, coniati intorno all' 87 a. C. (Grüber, i, p. 301, n. 2367), appare il ritratto di N. P. di profilo, barbato, con la fronte schiacciata, i capelli lisci e diademati con un nastro. Sui denari di Gn. Calpurnio Pisone coniati nel 49 a.C. (Babelon, i, p. 303, n. 30) l'effigie del re-sacerdote è più caratteristica: egli è vecchio, con una folta barba filiforme, coi capelli lisci e ricadenti sulla fronte e sugli orecchi, con un largo diadema a nastro sul quale sono le lettere del suo nome. Gli occhi fissi, spalancati, il naso grande e le labbra carnose danno al ritratto un aspetto ieratico e severo. Vi sono poi monete enee di età augustea (23 a. C. circa) coniate ad opera di Gn. Calpurnio Pisone, Lucio Nevio Surdino e G. Plozio Rufo. In esse è abbastanza riconoscibile un diadema metallico che sostituisce quello a nastro dei tipi precedenti. Anche alcune gemme riproducono, con qualche variante, lo stesso tipo (per esempio Cades, v, 52, 54, 67).

Il diadema ha fatto ritenere che il prototipo dei conî monetali non sia antenore al IV sec. a. C. perché solo dopo Alessandro Magno e i suoi successori vanno in uso le bende sulla fronte come segno di regalità.

Sia il ritratto sulle monete dei Marci che quello sulle monete dei Pisoni ci mostrano un'immagine idealizzata, che ha ricevuto evidenti influssi dall'arte greca del IV sec. a. C., soprattutto dal tipo di re ellenistico. Tuttavia è incontestabile l'elemento stilistico italico, costituito dai capelli lunghi che cadono sulla fronte in grosse ciocche. Se le monete si ispirano alla statua capitolina possiamo pensare che l'artista del III o del IV secolo abbia voluto dare al ritratto un aspetto arcaico.

Varie sono le identificazioni con statue: il Visconti pensò ad un'erma di marmo di Villa Albani (n. 112) nella quale il personaggio ha il capo velato, confermandoci quanto dice su N. P. la tradizione (Plut., Vita Numae, 7). Ma se si pensa che le monete (perfino quelle della gens Pomponia che raffigurano N. P. nell'atto di sacrificare) tendono a rappresentarlo nella sua qualità di re e perciò col capo scoperto, si è portati ad escludere l'identificazione del Visconti, come fa appunto il Bernoulli, che anzi pensa ad una divinità degli Inferi.

Vi è poi una statua marmorea databile alla fine del II sec. d. C. per uso del trapano e dello scalpello nel trattamento della capigliatura, mentre la foggia della toga e le iridi degli occhi non segnate farebbero pensare ad età preadrianea, che fu rinvenuta nel 1883 nell'atrio della Casa delle Vestali e che ripete il tipo tradizionale delle monete, specialmente quelle di Gn. Calpurnio Pisone, coi capelli a frangia, il diadema a nastro e il volto severo. Il Becatti ritiene che la statua della Casa delle Vestali sia una copia di età antoniniana dell'originale bronzeo che era sul Campidoglio (non del sec. III ma della prima metà del IV a. C.), da cui deriverebbero anche i tipi monetali.

Bibl.: E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano 1818, p. 14; Morcelli, Fea, Visconti, Description de la Villa Albani, Roma 1869, p. 21, n. 112; J. J. Bernoulli, Röm. Ik., I, Stoccarda 1882, p. 12; E. Babelon, Monnaies de la République romaine, II, Parigi 1886, p. 359, n. 6; H. A. Grüber, Coins of the Roman Republic, I, Londra 1910, p. 301, n. 2367; H. Willers, Geschichte der röm. Kupferprägung, Lipsia-Berlino 1909, p. 134, tav. XII, nn. 1-3; C. Anti, Una statua di Numa nella casa delle Vestali, in Bull. Com., XLVII, 1921, p. 211 ss.; R. West, Röm. Porträt-Plastik, I, Monaco 1933, p. 31: F. Poulsen, Die Römer der republikanischen Zeit und ihre Stellung zur Kunst, in Die Antike, XIII, 1937, p. 131; S. L. Cesano, I Fasti della Repubblica romana nella moneta di Roma, in Rivista Italiana di Numismatica, I, 2, 1940, p. 123 ss., figg. 12, 13, 15, 16; O. Vessberg, Studien zur Kunstgeschichte der röm. Republik, Lund-Lipsia 1941, p. 121; B. Schweitzer, Die Bildnis-kunst der röm. Republik, Weimar 1948, p. 7; G. Becatti, Ritratto di un vate antico, in Boll. d'Arte, XXXIV, serie IV, 1949, n. 1.

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