NUMIDIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NUMIDIA

G. C. Susini

Provincia romana. Con questo nome fu designato, nell'ordinamento provinciale romano, il comando militare - affidato a un legato di nomina imperiale - con giurisdizione civile esercitata nella regione costiera dell'Africa settentrionale a ponente del saltus Buruhilanus, presso Thabraca - confine con la provincia proconsolare dell'Africa propriamente detta - e sino al corso dell'Amujaga, che segnava il confine con la Mauretania Caesariensis, e in un entroterra assai più vasto estendentesi sino al pieno deserto. Tale comando, imposto dalle continue lotte con alcune tribù numide e con le popolazioni interne dei Getuli e dei Mussulami - contro le quali più efficacemente si provvide con la fortificazione di un limes di frontiera -, fu reso autonomo, nei confronti del promagistrato senatorio della provincia d'Africa, da Caligola nel 38 d. C. In questa occasione il confine orientale della nuova circoscrizione fu tracciato nel senso di includervi le grandi città di Zama e di Theveste.

Ancor prima di Caligola era esistita una giurisdizione provinciale autonoma per il territorio numidico, e precisamente dal 46 al 25 a. C.: ne era stato autore Cesare - e primo governatore Sallustio - dopo la vittoria di Tapso: tuttavia tale provincia non ebbe il nome di N., ma - limitata alla zona costiera di Hippo e di Cirta e con scarsa estensione verso l'interno - prese il nome di Africa Nova. Augusto la riunì all'Africa proconsularis, e - dopo l'autonomia del comando militare creata da Caligola - la vecchia provincia di N. risorse solo con Settimio Severo. Con questo imperatore la provincia raggiunse i livelli del più alto benessere: la capitale fu posta a Lambaesis, ove già risiedeva il legato militare, che prima aveva tenuto i suoi acquartieramenti a Ammaedara e a Theveste. La riforma tetrarchica distinse la N. in due province, la Cirtensis e la Militana, poi riunite da Costantino, dipendenti dalla diocesi d'Africa. Dopo il dominio vandalo, dal 429, nel 534 Giustiniano recuperò la provincia all'Impero d'Oriente, che la tenne per oltre un secolo sino alla penetrazione degli Arabi. Il Cristianesimo vi si propagò e vi si diffuse con singolare potenza, e la cultura latina continuò a esservi attestata e conosciuta almeno sino al Mille.

I numerosi rapporti tenuti dai Romani con le comunità numidiche già dalla seconda guerra punica, poi durante il Il sec. a. C. e soprattutto in occasione della guerra giugurtina, facilitarono la latinizzazione della regione costiera, e diminuirono l'esigenza di vaste deduzioni coloniarie. Cirta (che nel IV sec. si chiamerà Constantina) ricevette una colonia romana nel 46 a. C. Augusto dedusse due colonie a Venetia Sicca e a Simitthus. Le particolari condizioni di sviluppo e di cultura latina della regione attorno a Cirta favorirono il sorgere, presumibilmente nell'età di Claudio, di una comunità autonoma, costituita dalla federazione, con capitale a Cirta, di quattro colonie: la stessa Cirta, Rusicade, Chullu e Milev, amministrate da un'unica magistratura tresvirale, forse ricalcata su magistrature analoghe di città romane della Campania.

La provincia rivela in vaste zone tracce della centuriazione romana; grano ed olio furono i prodotti principali. I fiorentissimi commerci vi erano favoriti da una rete stradale tra le più sviluppate dell'Impero. Oltre alla via costiera - che da Cartagine e Utica collegava Thabraca, Hippo, Rusicade e Chullu alla Mauretania - ed alle arterie che da essa risalivano nell'interno - da Hippo a Tipasa e a Theveste, e da Rusicade a Cirta e a Lambaesis -, una grande strada carovaniera dalla Piccola Sirte, da Leptis e da Tacape, raggiungeva Theveste ove si biforcava per Cirta e Lambaesis e si ricongiungeva a Sitifis in Mauretania; altre vie conducevano direttamente da Cartagine e da Hadrumetum a Theveste e a Tipasa.

La dovizia dei monumenti e delle testimonianze, soprattutto nelle grandi città regolarmente scavate come Lambaesis rivela l'alto prestigio culturale e l'elevato tenore di vita raggiunti dalla N. soprattutto tra la metà del II e la metà del III sec. d. C.

Bibl.: Ch. Tissot, Géographie de la province romaine d'Afrique, Parigi 1884-88; S. Gsell, Atlas archéologique de l'Algérie, Algeri-Parigi 1902-1911; G. Boissier, L'Afrique romaine, 8a ed., Parigi 1912; R. Cagnat, L'armée romaine d'Afrique et l'occupation militaire de l'Afrique sous les empereurs, 2a ed., Parigi 1912; A. C. Pallu de Lessert, Fastes des provinces africaines sous la domination romaine, Parigi 1896-1919; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, Parigi 1921 ss.; J. Baradez, Fossatum Africae, Parigi 1949; P. Salama, Les voies romaines de l'Afrique du Nord, Algeri 1950; C. A. Jullien, Histoire de l'Afrique du Nord, 2a ed., (C. Courtois), Parigi 1951; B. H. Warmington, The North African Provinces from Diocletian to the Vandal Conquest, Cambridge 1954; C. Courtois, Les Vandales et l'Afrique, Parigi 1955; J. Heurgon, Les origines campaniennes de la Confédération cirtéenne, in Libyca, V, 1957, pp. 7-24; H. G. Pflaum, À propos de la date de création de la province de Numidie, ibid., pp. 61-75; B. E. Thomasson, Die Statthalter der römischen Provinz Nordafrikas von Augustus bis Diocletianus, Lund 1960.

Ulteriore bibliografia sulla storia romana della Numidia si legge in G. Ch. Picard, La civilisation de l'Afrique romaine, Parigi 1959. La problematica più recente è tutta esposta e discussa in P. Romanelli, Storia delle province romane dell'Africa, Roma 1959.

Le iscrizioni romane sono pubblicate, con ampio commento, utile soprattutto alla conoscenza delle istituzioni civiche, in fascicoli di una collana apposita, iniziata nel 1922 da S. Gsell. Per un'ampia sintesi delle scoperte archeologiche, v. Revue Africaine, 1956, volume pubblicato per il centenario della Société Historique Algérienne.