Nunez De Arce, Gaspar

Enciclopedia Dantesca (1970)

Núñez De Arce, Gaspar

Joaquìn Arce

Poeta spagnolo (Valladolid 1834 - Madrid 1903). Oltre ad alcune opere drammatiche e a un noto volume di liriche (Gritos del combate, 1875), ha scritto brevi poemi a carattere simbolico, tra cui due in terzine, Raimundo Lulio (1875) e La selva oscura (1879), rifacendosi dunque, per la scelta del metro, allo schema metrico dantesco, con le sue connotazioni trascendentali e allegoriche.

È soprattutto La selva oscura che coscientemente si riallaccia all'ispirazione della Commedia. Il poemetto, diviso in due canti, Dante - Beatrice, comprende 581 endecasillabi, con un'avvertenza iniziale in cui l'autore chiarisce il suo proposito, e cinque dense note finali per inquadrare nella storia la vicenda sentimentale di Dante.

All'autore, smarrito nella selva del Disinganno, appare lo stesso D. che, per confortarlo, gli racconta la nascita del suo amore, la morte, la visione di Beatrice e il viaggio ultraterreno, fino a quando, assalito da una pantera, si sveglia. Nel simbolico amore di D. verso Beatrice il N. intende rappresentare l'umana aspirazione verso l'ignoto e l'infinito. Beatrice è, per lui, la speranza e, quindi, tutti dovrebbero avere una loro Beatrice immortale, perché nulla è la vita senza l'illusione consolatrice.

Il poema è intarsiato di espressioni e motivi danteschi liberamente interpretati e adattati alle personali convinzioni del poeta. La selva oscura, per esempio, che simboleggia l'età della vita vicina alla vecchiaia, risente di elementi della selva dei suicidi. E quantunque la stessa prima terzina voglia riecheggiare l'inizio della Commedia, non può evitare di esprimere sin dal primo verso, " Al bajar la pendiente de la vida ", un personale senso di decadimento vitale.

Bibl. - M. Menéndez Y Pelayo, Don G. N. de A., in Estudios y Discursos de crítica histórica y literaria, ediz. naz. IV, 331-360 (risale al 1882); J. Romo, Vida, poesia y esilio de D.G. N. de A., Madrid 1946; J.M. De Cossìo, Cincuenta años de poesia española, ibid. 1960, I 499-540.

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