Nuova Zelanda

Dizionario di Storia (2010)

Nuova Zelanda


Stato dell’Oceania. L’arcipelago della N.Z. fu abitato dal 10° al 14° sec. da popolazioni polinesiane giunte in varie ondate dalle Isole Cook e forse dalle Hawaii. Nel 1642-43 l’olandese A.J. Tasman costeggiò le parti occidentali delle due isole maggiori; il rilevamento integrale delle coste e la prima penetrazione interna furono opera di J. Cook (1769-72). In anni successivi la fama della ferocia delle popolazioni indigene impedì ogni insediamento coloniale o iniziativa missionaria, mentre sulle coste meridionali e intorno allo Stretto di Cook iniziarono a fare scalo cacciatori di balene inglesi, americani e francesi. Di qui la decimazione dei nativi, anche in conseguenza del traffico di teste umane tatuate e affumicate. La Gran Bretagna cominciò a intervenire nel 1835; creata una Compagnia della N.Z., nel 1840, con il Trattato di Waitangi, i capi maori accettarono la sovranità britannica contro il riconoscimento del possesso dei territori tradizionalmente appartenenti a loro. Eretta colonia della Corona nel 1841, l’arrivo di nuovi coloni e l’acquisto indiscriminato di terre tribali condussero a sanguinose rivolte, placate solo nel 1872. In seguito, grazie alla scoperta dell’oro, allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame iniziò una vigorosa ascesa economica, accompagnata dall’adozione di una delle più avanzate legislazioni sociali del tempo. Fu infatti il primo Paese al mondo a riconoscere il diritto di voto alle donne (1893), oltre a istituire la pensione di vecchiaia e ad adottare una legge fondiaria che consentì l’accesso dei lavoratori alla terra. Dominion nel 1907, dopo la Prima guerra mondiale, cui prese parte a fianco della Gran Bretagna, la N.Z. divenne Stato sovrano membro del Commonwealth (1931). Dopo anni di governi liberali, espressione degli allevatori e degli agricoltori, il crollo dei prezzi agricoli dovuto alla crisi del 1929 segnò la rovina del Paese e portò nel 1935 alla formazione del primo governo laburista. Emanazione del ceto cittadino, questo creò un sistema di sicurezza sociale fra i più progrediti e un’economia orientata al protezionismo. Nel secondo dopoguerra la N.Z. visse un periodo di grande prosperità economica, con un sistema politico caratterizzato dall’alternanza tra National party e Labour party. Accanto a questi, negli anni Novanta aumentò la partecipazione di forze politiche minori, coalizzatesi nel 1991 nello schieramento denominato Alliance, che si fece interprete del crescente malcontento suscitato dalle misure di austerità varate dal governo conservatore di J. Bolger, in carica dal 1990: privatizzazione delle aziende statali e drastici tagli al sistema previdenziale. Nelle legislative del 1993 il National party ottenne ancora la maggioranza e J. Bolger la guida dell’esecutivo. Si trovò così a fronteggiare le proteste della comunità maori, che rivendicava maggiori opportunità economiche, sociali e culturali e la revisione del Trattato di Waitangi. La questione fu risolta con la firma di un accordo (1995) per il quale la terra illegalmente acquisita dai coloni europei negli anni 1860 fu in parte risarcita e in parte restituita. In una situazione politica incerta si giunse alle elezioni del 1996, che videro ancora prevalere il National party e Bolger a capo di un altro governo di coalizione, ma anche l’accentuarsi dell’instabilità. In forte calo di popolarità, Bolger fu costretto l’anno successivo a lasciare la guida del partito e quindi dell’esecutivo a J. Shipley. Le elezioni del 1999 riportarono al governo i laburisti, la cui leader H. Clark, nominata premier, avviò un programma economico e sociale in controtendenza rispetto alle politiche neoliberiste dei predecessori; grazie a esso, al favorevole andamento dell’economia e alla riduzione della disoccupazione, fu riconfermata anche nel 2005. Nel 2008 sono tornati al governo i conservatori, guidati da J. Key.

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