Nuovo cinema 'Serial'

Il Libro dell'Anno 2014

Nanni Delbecchi

Nuovo cinema ‘Serial’

Mai come quest’anno le serie tv hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo, insidiando la supremazia del grande schermo. Le nuove forme di drama e comedy sembrano rivitalizzare gli schemi del romanzo ottocentesco. Ma i contenuti sono nuovi e indagano l’inconscio collettivo contemporaneo.

Jonny Lee Miller e Lucy Liu

Se il postmoderno cercava la forma di narrazione perfetta, è possibile che l’abbia trovata nelle serie tv. Uno Sherlock Holmes riveduto e corretto, ex consulente di Scotland Yard ed ex alcolista, che risolve crimini per la polizia di New York con l’aiuto dell’assistente Joan Watson, protagonista di Elementary.

Kevin Spacey

Un’icona della commedia nera hollywoodiana quale Kevin Spacey che in House of cards presta la sua maschera al politico Frank Underwood e svela le sue trame diaboliche rivolgendosi direttamente al pubblico, come se Jago avesse preso la residenza alla Casa Bianca. Due investigatori (interpretati dal premio Oscar Matthew McConaughey e da Woody Harrelson) che danno per anni la caccia a un imprendibile serial killer in True detective, nuova produzione di punta della HBO.

Ecco degli esempi ‘di culto’, tra quelli offerti dai palinsesti dell’anno in corso, per comprendere come nel giro di un ventennio si sia compiuta la telerivoluzione teorizzata dal critico Alan Sepinwall.

Questa irresistibile ascesa delle serie tv, questo loro rivaleggiare ad armi pari con il cinema, è l’ennesima conferma che la storia dell’opera d’arte è ormai la storia della sua riproducibilità tecnica.

Nell’era della convergenza tra cinema, televisione e rete il racconto cinematografico appare improvvisamente invecchiato, come la sala stessa che lo ospita, mentre la serie si identifica a meraviglia nella ‘televisione dopo la televisione’. Potenzialmente infinita, consumabile comunque e dovunque grazie alle piattaforme in streaming on demand, come la Netflix che nel 2013 ha messo contemporaneamente in rete tutti gli episodi della prima stagione di House of cards.

Tutto è cominciato nel 1990, quando David Lynch firma I segreti di Twin Peaks, 30 episodi che per la prima volta mostravano come in tv si potessero vivere le stesse emozioni del cinema; poi, nel 1999 David Chase ha realizzato per la rete via cavo HBO la prima stagione de I Soprano. In questi 9 anni che vanno dall’enigma irrisolto di Lynch alle confessioni di Tony Soprano, il mafioso padre di famiglia che cerca conforto nella psicanalisi, c’è l’atto di nascita della tv d’autore. Chase è la prima incarnazione della figura dello showrunner, il produttore-autore che alla visione privata del regista di cinema sostituisce un’autorialità di tipo industriale, basata su sceneggiature labirintiche, rette da ferree regole di scrittura a cui tutto viene subordinato. E James Gandolfini è il primo attore che vede decollare la sua carriera grazie al piccolo schermo, segno che qualcosa sta cambiando anche nello star-system di Hollywood.

Con il terzo millennio le serie tv d’autore conquistano il pubblico di tutto il mondo. Nel 2000 Fox manda in onda 24, che per la sua unità di tempo e di azione poteva essere concepita solo per il video.

Nel 2004 Lost, una storia di sopravvissuti che indagano sul luogo dove sono atterrati ma anche sulla loro stessa identità, laurea J.J. Abrams come il più grande (e il più pagato) sceneggiatore in attività.

Romanzo criminale

Appropriandosi dei generi classici della narrazione di consumo (poliziesco, fantascienza, fantasy, medico, legale), le serie tv rendono sempre più labile il confine tra drama e comedy e si avvicinano al romanzo ottocentesco di tradizione anglosassone, dove tutto ruota attorno al plot. Ma se forme e generi sembrano rivitalizzare la tradizione del romanzo popolare, epica e contenuti sono invece del tutto inediti, indagano in modo sempre più indiscreto l’inconscio collettivo contemporaneo, si tratti dello smarrimento del mondo post ideologico di Lost, della paura di un nemico onnipresente seguita all’11 settembre di 24, delle ambiguità del patriottismo e del capitalismo di Homeland e di Mad men. Anche le migliori produzioni italiane s’inscrivono in questa tendenza, e raccontano i luoghi oscuri del paese come mai si era fatto prima – Romanzo criminale (2008) e Gomorra (2014), entrambe realizzate da Sky – mentre la pluripremiata Downton Abbey (2010), impeccabile dynasty in costume di produzione britannica, ha mostrato come anche una serie non americana possa stregare il mondo.

La serie tv lascia volentieri al cinema il monopolio dei supereroi, facendoci supporre che anch’essi abbiano ormai più rughe che superpoteri. Il suo pubblico non mangia popcorn; è adulto e disincantato, e sempre più spesso i suoi protagonisti sono antieroi che mostrano di avere più confidenza con il male che con il bene. Dopo il mafioso padre di famiglia arrivano il dottor House, medico capace di vincere i peggiori virus ma a sua volta drogato di lavoro e di antidolorifici, e Don Draper, il pubblicitario protagonista di Mad men (2007), seduttivo e geniale all’apparenza ma in realtà cinico e sleale. Le più recenti serie di successo affrontano la complessità del male in modo ancora più esplicito. In Dexter (2006) la star è un anatomopatologo diventato serial killer perché si assume il compito di uccidere i criminali sfuggiti alla giustizia; in Breaking bad (2008) un chimico che, colpito dal cancro, diventa produttore e spacciatore di anfetamine per assicurare un futuro alla famiglia.

E come abbiamo visto, sia il politico di House of cards sia lo Sherlock Holmes di Elementary sono tutt’altro che privi di lati oscuri. Di fronte a tanti eroi negativi viene da chiedersi se l’individualità in sé non sia percepita in modo ambivalente dalle serie tv: se l’opera d’arte più riproducibile di sempre non veda nell’egotismo a cui ogni eroe è condannato non soltanto il segno della gloria, ma anche l’ombra di un peccato.

Michael C. Hall

I numeri delle serie tv

- Le serie tv più viste negli USA nella stagione 2013-14

1. The Big Bang theory (CBS): 20 milioni

2. NCIS (CBS): 19,8 milioni

3. NCIS: Los Angeles (CBS): 16 milioni

4. The Blacklist (NBC): 15 milioni

5. Person of interest (CBS): 14 milioni

- Le serie tv americane con il maggior numero di episodi

1. The Simpsons: dal 1989 a oggi, 25 stagioni e 541 episodi

2. Ozzie and Harriet: dal 1952 al 1966, 14 stagioni e 435 episodi

3. My three sons - Io e i miei tre figli: dal 1960 al 1972, 12 stagioni e 380 episodi

4. The Donna Reed show: dal 1958 al 1966, 8 stagioni e 274 episodi

The Beverly Hillbillies: dal 1962 al 1971, 9 stagioni e 274 episodi

5. Cheers - Cin cin: dal 1982 al 1993, 11 stagioni e 270 episodi

6. Frasier: dal 1993 al 2004, 11 stagioni e 264 episodi

7. Married…with children - Sposati… con figli: dal 1987 al 1997, 11 stagioni e 262 episodi

8. Happy Days: dal 1974 al 1984, 10 stagioni e 255 episodi

King of the Hill: dal 1997 al 2009, 12 stagioni e 255 episodi

9. The Jeffersons: dal 1975 al 1985, 11 stagioni e 253 episodi

10. M*a*s*h: dal 1972 al 1983, 12 stagioni e 251 episodi

11. South Park: dal 1997 a oggi, 17 stagioni e 247 episodi

12. Bewitched - Vita da strega: dal 1964 al 1972, 8 stagioni e 244 episodi

13. Two and a half men - 2 uomini e mezzo: dal 2003 a oggi. 11 stagioni e 236 episodi

Friends: dal 1994 al 2004, 10 stagioni e 236 episodi

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