Nutrizione. La nutrizione artificiale

Dizionario di Medicina (2010)

nutrizione. La nutrizione artificiale

Maurizio Muscaritoli
Alessio Molfino

La nutrizione artificiale è un complesso di procedure mediante le quali è possibile soddisfare i fabbisogni nutrizionali di pazienti non in grado di alimentarsi sufficientemente per la via naturale. La nutrizione artificiale si differenzia in parenterale ed enterale.

Nutrizione parenterale ed enterale

Con la nutrizione parenterale i nutrienti (acqua, glucosio, amminoacidi, lipidi, elettroliti, vitamine, oligoelementi), preparati dall’industria farmaceutica e adeguatamente miscelati, sono somministrati direttamente nella circolazione sanguigna attraverso una vena periferica o attraverso una vena centrale di grosso calibro, mediante l’impiego di cannule o cateteri venosi. Con la nutrizione enterale, i nutrienti (da alimenti naturali o a preparazione industriale) sono somministrati direttamente nella via digestiva, a livello dello stomaco, del duodeno o del digiuno, mediante l’impiego di apposite sonde inserite dal naso, dalla bocca o attraverso stomie confezionate all’uopo. Sia la nutrizione parenterale che la nutrizione enterale devono essere prescritte, attuate e monitorate secondo precisi protocolli atti ad assicurare l’appropriatezza, la sicurezza e l’efficacia del trattamento.

Scopi terapeutici e preventivi

La nutrizione artificiale è da considerarsi, a tutti gli effetti, un trattamento medico fornito a scopo terapeutico o preventivo. La nutrizione artificiale non è una misura ordinaria di assistenza (come lavare o imboccare il malato non autosufficiente). Come tutti i trattamenti medici, la nutrizione artificiale ha indicazioni, controindicazioni ed effetti indesiderati. L’attuazione della nutrizione artificiale prevede il consenso informato del malato o del suo delegato, secondo le norme del codice deontologico. È praticata in ospedale e anche a domicilio (nutrizione artificiale domiciliare), se le condizioni cliniche e metaboliche del malato consentono la prosecuzione del trattamento al di fuori dell’ospedale, ed è impiegata nell’ambito delle cure riservate a pazienti con patologie spesso assai differenti per eziologia, patogenesi e prognosi.

In generale, la nutrizione artificiale rappresenta la terapia di elezione per la malnutrizione proteico-energetica secondaria a uno stato di malattia, e ne costituisce anche un efficace trattamento preventivo. Quando si prevede che l’alimentazione naturale sarà temporaneamente preclusa o insufficiente a coprire i fabbisogni nutrizionali, la somministrazione della nutrizione artificiale è indicata per attenuare le conseguenze negative a livello nutrizionale. Questa indicazione è ancora più stringente in presenza di malattie associate a un aumentato metabolismo (ipercatabolismo).

Le condizioni cliniche nelle quali è indicato il ricorso alla nutrizione artificiale sono riportate nelle linee guida emanate dalle società scientifiche del settore; tali indicazioni sono state recepite e condivise dal Ministero della Salute italiano. È compito del Servizio sanitario nazionale garantire l’erogazione della nutrizione artificiale in ambito ospedaliero e domiciliare nel rispetto delle riconosciute indicazioni a questo trattamento medico.

La nutrizione artificiale è un trattamento medico sostitutivo che può consentire la sopravvivenza per mezzo di tecnologie a costo relativamente contenuto; essa si presta, pertanto, al trattamento di pazienti anche per lunghi periodi di tempo (nutrizione di lunga durata). Tale approccio si è dimostrato sicuramente efficace nel prolungare la sopravvivenza di pazienti affetti da patologie la cui prognosi, per quanto riguarda la sopravvivenza, è significativamente dipendente dal deterioramento dello stato di nutrizione e dall’insorgenza di una condizione di malnutrizione, a causa della preclusa o insufficiente alimentazione per via naturale (ad es., pazienti con sindrome da intestino corto e insufficienza intestinale cronica benigna). In questi pazienti, la nutrizione artificiale va considerata come una vera e propria terapia salvavita.

Problemi etici

Esistono condizioni cliniche nelle quali il malato è incurabile per la sua patologia di base, in quanto questa non è più suscettibile di interventi terapeutici specifici (ad es., pazienti con malattia oncologica in fase avanzata): in tali casi, peraltro assai frequenti, la nutrizione artificiale può comunque trovare indicazione nell’ambito di un programma di cure palliative, accanto ad altri provvedimenti medici e non medici. Vi sono anche situazioni non oncologiche in cui la nutrizione artificiale trova indicazione e può mantenere in vita il malato per un tempo superiore a quello atteso per la storia naturale della malattia. Si tratta, ad es., dei casi di stato vegetativo permanente o persistente, o di patologie neurologiche degenerative o vascolari in fase particolarmente avanzata (morbo di Alzheimer, di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, ecc.). In queste condizioni, la decisione sull’opportunità di instaurare, continuare o sospendere determinati trattamenti sostitutivi (nutrizione artificiale, ventilazione assistita, ecc.) implica una problematica complessa, da affrontare in modo collegiale con il contributo del neurologo, del nutrizionista clinico, degli altri specialisti coinvolti, del care-giver (la persona che assiste il paziente) e dell’assistente familiare. In tutte le condizioni in cui la decisione di continuare o meno la nutrizione artificiale di lunga durata prevede, come punto fondamentale, la valutazione dell’attesa di sopravvivenza (a sua volta connessa a una significativa variabilità interindividuale), sarà opportuna una decisione medica caso per caso che dovrebbe essere presa in maniera collegiale, sentito anche il Comitato etico di competenza.

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