ESTE, Obizzo d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

ESTE, Obizzo d'

Trevor Dean

Secondo di questo nome nelle genealogie della famiglia, era figlio illegittimo di Rinaldo di Azzo (VII) e di una ignota donna napoletana, e nacque intorno al 1247 durante la prigionia di Rinaldo in Puglia. Nel 1251, in seguito alla morte del padre, fu portato a Ferrara dal nonno Azzo e legittimato dal papa Innocenzo IV nel 1252. Nel 1263 sposò Giacomina Fieschi, nipote del cardinale Ottobono Fieschi, il futuro papa Adriano V.

Il dominio di Azzo (VII) a Ferrara era rimasto informale e poiché l'E. era ancora giovane al momento della morte del nonno, ci fu, secondo il cronista Riccobaldo, una certa pressione per attribuire all'abile Aldigerio Fontana, che aveva molti legami con i guelfi delle città vicine, la posizione di supremazia. Al contrario, però, Aldigerio sollecitò l'elezione dell'E. a signore, in un'assemblea pubblica convocata dopo la morte di Azzo, il 17 febbr. 1264, dalla quale gli avversari erano stati esclusi e alla quale partecipavano i capi dei guelfi dell'Italia settentrionale. L'E. fu quindi eletto "gubernator et rector et generalis et perpetuus dominus" di Ferrara, con pieni poteri di decidere e disporre su qualsiasi argomento a suo piacimento ("ad sue arbitrium voluntatis"). Riccobaldo commentò con disprezzo che "il nuovo capo aveva più potere di Dio, perché Dio non può sbagliare". Questa elezione, a lungo preparata dal dominio effettivo di Azzo (VII), fu il primo trasferimento di questo tipo di potere dal Comune ad una famiglia nell'Italia settentrionale.

Il papa Urbano IV accordò all'E. la sua protezione e lo proclamò difensore della Chiesa. L'E., da parte sua, cominciò subito ad agire in sostegno della causa guelfa. Nel 1264 intervenne a Modena per rafforzarvi il nuovo regime guelfò dopo l'espulsione dei ghibellini. Nel 1265 concluse un'alleanza, prima con Mantova e i Comuni lombardi, poi con Carlo d'Angiò, ed assistette al passaggio dell'esercito angioino attraverso l'Italia settentrionale diretto verso il Regno. Nel 1268 l'E. concesse rifugio ai nobili guelfi espulsi da Mantova da Pinamonte Bonacolsi e intervenne direttamente a Mantova nel 1269, prima allo scopo di far rientrare gli esiliati, poi tentando di impossessarsi della signoria sulla città.

A Ferrara la morte di Aldigerio Fontana nel luglio 1270 fu presto seguita da un tentativo di rovescìare la signoria dell'E. messo in atto dal figlio e dal fratello del defunto, insieme con la famiglia Turchi: il colpo fallì e i congiurati fuggirono a Bologna, da dove cominciarono a saccheggiare il territorio ferrarese. Questo conflitto fu sedato nel 1271: alcuni xibelli furono esiliati, ad altri fu permesso di ritornare a Ferrara e l'E. concluse un trattato con Bologna. Questo attentato alla sua signoria indusse l'E. a varare nuove misure di sicurezza a Ferrara, ma la disputa con i Fontana si riaccese nuovamente nel 1273, provocando nuovi problemi all'E., sia dentro sia fuori Ferrara. In quell'anno Ubaldino Fontana attaccò l'E. nella piazza di Ferrara. Ubaldino fu ucciso e gli altri Fontana scapparono, riparando prima a Mantova, dove la fazione estense era stata di nuovo espulsa, e poi ad Argenta, dove l'arcivescovo di Ravenna, alleato di Mantova contro l'E., li impiegò nella disputa che l'opponeva all'E. per il villaggio di Portomaggiore (1276-77). Nello stesso tempo l'E. ebbe una controversia con Venezia circa la sicurezza e i dazi sull'Adige.

Contro i signori ghibellini di Mantova e di Verona l'E. nel 1279 si alleò con Padova: i due alleati presero Cologna, un possedimento degli Este allora occupato da Verona, invasero il territorio veronese e recuperarono altri possedimenti degli Este nel Vicentino. Padova inoltre intervenne nella disputa tra l'E. e Venezia, ingiungendo a Venezia di non molestare l'E., in quanto cittadino padovano. Nonostante questa alleanza, i rapporti fra l'E. e Padova peggiorarono nel 1282-83 in seguito alla legislazione padovana contro i magnati, tra i quali gli Este erano i più importanti. Allora l'E. trasferì tutte le sue proprietà padovane al figlio Francesco, preoccupato, a quanto pare, di un eventuale attacco padovano contro i suoi beni. Padova in quegli anni provò anche a comprare i diritti e la giurisdizione che l'E. deteneva sul castello di Lendinara, ma senza successo.

In Emilia fin dal 1260 una lega guelfa aveva conservato il potere e negli anni tra il 1280 e il 1290 l'E. ebbe una parte predominante nel mantenere quell'alleanza compatta. Nel 1281-82, insieme con i suoi alleati guelfi, prestò aiuto militare a Lodi e a Cremona attaccate da Milano e nel 1282 mandò un contingente per rafforzare l'esercito papale impegnato in un attacco contro Forlì. Sempre nel 1282 giunse a Ferrara Giovanna di Gentile Orsini, nipote del defunto papa Niccolò III, sposa del figlio dell'E., Azzo (VIII). Dopo aver negoziato nel 1287 una lega con Bologna, nel 1288-89 l'E. assunse il controllo sia di Modena sia di Reggio, dove i regimi guelfi erano divisi, instabili e vulnerabili all'attacco dei ghibellini.

A Modena i guelfi (i Boschetti, i Savignano e i Rangoni) erano in lotta tra di loro fin dai primi anni del decennio e l'E. era già stato coinvolto in tentativi di riappacificazione. Nel dicembre 1288 una piccola delegazione modenese offrì la signoria della città all'Este. In cambio, l'E. fece sposare il suo secondo figlio, Aldobrandino, con la nipote di Lanfranco Rangone e confermò le sentenze di esilio già stabilite. Per consolidare il suo potere sulla città, l'E. vi costruì nel 1291 un castello. A Reggio erano scoppiati disordini nel 1287 e una seria recrudescenza della lotta nel dicembre 1289 indusse nel gennaio 1290 le fazioni ad offrire all'E. la podesteria per tre anni, che fu in seguito tramutata in signoria. L'E. si recò a Reggio, reintegrò gli esiliati, prese il controllo dei castelli ed espulse dodici capi di fazione.

Nel frattempo la moglie dell'E. era morta, nel 1287, e nel 1289 l'E. si sposò in seconde nozze con Costanza, figlia di Alberto Della Scala, signore ghibellino di Verona. Ciò costituì un voltafaccia, dato che gli Estensi erano per tradizione nemici degli Scaligeri, ma la decisione fu probabilmente dettata dal bisogno dell'E. di stabilire nuove relazioni con i suoi confinanti settentrionali per poter intervenire a Modena e a Reggio. Nello stesso tempo, il papa trasferì la protezione dell'importante abbazia della Vangadizza dagli Este agli Scaligeri, mentre l'E. nominò Alberto Della Scala arbitro dei suoi contrasti con Mantova. L'alleanza siglata dal matrimonio pare sia stata diretta anche contro Padova. Si vociferava infatti che l'E. e Alberto fossero i segreti promotori di un tentativo di strappare Vicenza da Padova (1291). Altre occasioni di conflitto con Padova in quegli stessi anni erano fornite dalle mire padovane su Vangadizza: Padova occupò Vangadizza nel 1292, quando l'E. non respinse le incursioni dei Padovani.

A Ferrara l'E. aveva consolidato il suo potere con acquisizioni fondiarie all'interno e al di fuori della città. Buona parte di queste acquisizioni avvenne a spese di proprietari terrieri ecclesiastici. ad es. del vescovado di Adria e delle abbazie di Pomposa e della Vangadizza. Dal 1270 in poi l'E. conquistò lentamente la signoria di Lendinara, comprando un pezzo dopo l'altro dai numerosi comproprietari; nel 1287 ottenne la conferma di questo possedimento da parte dell'imperatore. Probabilmente come risultato di questa espansione l'E. poté depositare, sin dagli anni Settanta, cospicue somme presso i banchieri toscani.

Secondo il cronista Salimbene l'E., sebbene di "cuore d'oro", divenne poi "pessimus homo" che imitava i metodi di Ezzelino da Romano. Salimbene riporta che l'E. affogò sua madre, sedusse molte donne, tra cui le sue sorelle, e distrusse la famiglia Fontana che pure lo aveva portato alla signoria. Lo stesso giudizio è condiviso da Dante, che riferisce della seduzione da parte dell'E. di Ghisolabella Caccianemici (Inf., XVIII) e one l'E. nell'infemo fra i tiranni (ibid., XII). È testimoniata la durezza del governo dell'E.: a Ferrara abolì le arti nel 1287 (sebbene non ne sia chiara la ragione precisa) e dispose di una milizia scelta che sola aveva il diritto di prendere le armi nei momenti di disordine; il suo testamento contiene molte disposizioni per la restituzione delle estorsioni (male ablata).

L'E. morì il 20 febbr. 1293 a Ferrara. Il racconto di Riccobaldo, secondo il quale egli fu strangolato da due dei suoi figli perché progettava di trasferire la signoria di Ferrara nelle mani del loro fratello minore, è ora ritenuto inattendibile, sebbene esistessero effettivamente tensioni all'interno della famiglia, come presto sarebbe diventato evidente.

La vedova, Costanza Della Scala, ritornò a Verona e più tardi sposò Guido Bonacolsi. L'E. lasciò tre figli, Azzo, Francesco e Aldobrandino, e due figlie: Maddalena, che sposò Aldobrandino Turchi, e Beatrice, che sposò prima Ugolino (Nino) Visconti, giudice di Gallura (Sardegna), e poi Galeazzo di Matteo Visconti. Beatrice fu madre di Azzo Visconti, più tardi signore di Milano.

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