INCERTA, OPERA

Enciclopedia Italiana (1933)

INCERTA, OPERA (lat. opus incertum)

Giuseppe Lugli

Termine archeologico usato per designare un sistema di costruzione che si presenta all'esterno sotto la forma di un paramento a blocchetti di pietra, di pianta trapezoidale, levigati in superficie e rozzi verso l'interno, per essere collegati con i caementa dell'opera a sacco. Questo sistema si può considerare come un'opera poligonale in piccolo, con la differenza che nell'opera poligonale la consistenza della struttura è determinata dal peso della massa, mentre nell'opera incerta avviene per mezzo della calce. Vitruvio parla più volte di questo opus incertum o antiquum, in contrapposto al reticolato che ne è la diretta derivazione, ma non sappiamo se egli intenda con tale nome alludere al solo paramento, oppure anche al nucleo interno fatto di scaglie informi di pietra (selce, tufo o calcare, a seconda delle località).

Il paramento in opera incerta si trova in prevalenza nei territorî dove abbonda il calcare, che è più difficile a squadrarsi in forma di piramidi tronche, come servono invece per il reticolato; è quindi il sistema di costruzione preferito nella media Sabina, nel Tiburtino e sui monti Volsci ed Ernici; si trova tuttavia nella Campania, eseguito con la pietra tenera del Sarno o con il tufo del bacino vesuviano; è più raro in Roma e nel Latium vetus, ove fin dall'età di Silla venne sostituito dal reticolato, piti bello, ma meno solido, come dice Vitruvio.

Quando l'opera incerta cominci, non sappiamo di preciso: in Pompei sono così costruite le case più antiche del periodo sannitico, fra il sec. III e il II a. C.; in ogni caso, è in stretta connessione con l'uso della calce, che ne forma la parte integrale. In principio è più rozzo, a pezzi grossi e male uniti; poi diventa più regolare: i frammenti di pietra acquistano una superficie uniforme della grandezza di un decimetro, o un decimetro e rnezzo in quadro. I più begli esempî si trovano nelle città ricostruite da Silla dopo le guerre civili, e cioè Palestrina, Tivoli, Terracina, Cori, Fondi, ecc.; così sono fatte quasi tutte le ville della fine della repubblica nel Lazio, nella Sabina e nella Campania. Per le costruzioni private durò fino ai primi tempi dell'impero, ma per quelle pubbliche fu abbandonato nell'età di Cesare, e solo usato talvolta nelle fondazioni.

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