MARUCCHI, Orazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MARUCCHI, Orazio

Massimiliano Munzi

– Nacque a Roma il 10 nov. 1852 da Temistocle, ingegnere e accademico di S. Luca, e da Virginia Cecconi.

Il padre, ancora giovane allievo della Scuola speciale pontificia di artiglieria, partecipando come topografo alle esplorazioni di G. Marchi nel cimitero cristiano di S. Agnese sulla via Nomentana, aveva conosciuto G.B. De Rossi, da poco avviatosi alle ricerche di archeologia cristiana. Questa amicizia ebbe un peso notevole nelle scelte del M., nel frattempo allievo dell’Istituto pontificio S. Apollinare e del Collegio romano. Lo stesso M. ricordò più volte come la vocazione sua e dell’amico M. Armellini all’archeologia cristiana fosse nata da un incontro rivelatore con De Rossi, il 22 nov. 1869 (o 1870), nella cripta dei papi del cimitero di S. Callisto.

Dopo la presa di Roma, il M., cattolico convinto, aderì al gruppo romano conciliatorista, iscrivendosi già nel 1870 alla Società della Gioventù cattolica italiana. Nei primi anni Settanta seguì il corso di lezioni serali domenicali con escursioni, che fu tenuto da De Rossi e che, nel dicembre 1875, dette origine alla Società per le conferenze di archeologia cristiana, di cui il M. fu a lungo segretario. In quegli anni il M. prese parte attiva alle esplorazioni archeologiche di De Rossi, che interessarono i cimiteri dei Giordani sulla Salaria (1872), di Domitilla nella tenuta di Tormarancia sulla via Ardeatina (1872-74) e pubblicò i primi articoli di archeologia cristiana e storia medievale (nella Strenna del Circolo di S. Pietro, già nel 1871-72, e nella Cronachetta mensuale dell’amico Armellini dal 1876), mentre un suo lavoro monografico sul martire prenestino Agapito apparve a Roma nel 1874 (Notizie storiche sul martire s. Agapito Prenestino, raccolte in occasione del suo centenario). Alla metà del decennio risale la sua prima scoperta archeologica, l’identificazione della cripta di S. Valentino al primo miglio della via Flaminia, pubblicata in Studi in Italia (I [1878], 4, pp. 490-496; 5, pp. 641-664; 6, pp. 807-842). Sotto la guida di De Rossi e C.L. Visconti, il M. si interessò presto anche di topografia antica, soprattutto romana e prenestina, e già nel 1877 il Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma ne ospitò gli studi (n. 5, pp. 255-264).

Nella temperie culturale «paleocristianistica» che segnò i pontificati di Pio IX e Leone XIII si pose la fondazione, il 2 febbr. 1879, del Collegium cultorum martyrum da parte del M., Armellini, E. Stevenson, A. Hytreck e mons. A. De Waal. Il collegio si prefiggeva di promuovere il culto paleocristiano dei martiri, riportandone la celebrazione nelle cripte e nelle basiliche cimiteriali, attraverso funzioni religiose, officiate dal sacerdos del collegium, e conferenze archeologiche tenute dal magister, carica nella quale il M. successe a De Rossi.

Il decennio successivo fu cruciale per il M., segnato come fu da lutti familiari – la madre morì nel 1886, il padre l’anno successivo – ma anche dal matrimonio con Giulia Ruggeri e dalla nascita della figlia Matilde (1889). Il M., oltre a essere impegnato insieme con De Rossi nell’indagine dei cimiteri di S. Ippolito sulla via Tiburtina (1881: scoperta della basilica) e di Priscilla sulla Salaria (1888-90: rinvenimento del sepolcreto degli Acili Glabrioni), ampliò il campo d’indagine alle antichità orientali, giudaiche ed egizie, guidato da E. Fabiani con E. Schiaparelli, e intensificò fortemente la propria attività scientifica e divulgativa pubblicando, fra l’altro, la Guida archeologica dell’antica Preneste (Roma 1885) e Il grande papiro egizio della Biblioteca Vaticana contenente il sat per em heru (Libro di uscire dalla vita), ibid. 1888. Nel 1884 una dissertazione sul foro Romano e sul Palatino gli aprì le porte della Pontificia Accademia romana di archeologia. Poco dopo Leone XIII lo nominò scrittore per la lingua latina della Biblioteca apostolica Vaticana (1885) e archeologo dei Musei pontifici. Nel 1889 partecipò come egittologo al congresso degli orientalisti di Stoccolma.

Nella nuova veste di direttore del Museo Egizio Vaticano e di quello Lateranense, proseguì l’opera di divulgazione scientifica (Le memorie dei ss. Apostoli Pietro e Paolo nella città di Roma, ibid. 1894; Guida del Museo Cristiano-Lateranense, ibid. 1898; Catalogo del Museo Egizio Vaticano, ibid. 1899), dedicandosi inoltre con passione all’illustrazione degli obelischi egiziani di Roma (1896-98).

Nel 1890 fu eletto con la minoranza cattolica nel Consiglio comunale di Roma, dove si adoperò per la tutela del patrimonio monumentale, battendosi per la salvaguardia del cimitero di Ciriaca al Verano e per l’introduzione del catechismo cattolico nelle scuole della capitale. All’inizio del 1894 venne nominato membro della Commissione archeologica del Comune di Roma, quindi a novembre dello stesso anno, dopo la morte di De Rossi, di cui aveva seguito fino all’ultimo le indagini al cimitero di S. Ermete sulla via Salaria Vetus, fu chiamato a far parte della Commissione di archeologia sacra insieme con Armellini e Stevenson. Dopo la morte prematura dei due condiscepoli (rispettivamente nel 1896 e 1898) spettò al M. la sorveglianza di tutte le indagini nelle catacombe, di cui dette regolare informazione nel Bullettino di archeologia cristiana, divenuto poi Nuovo Bullettino sotto la sua direzione che si protrasse fino al 1922 (basilica di S. Agapito a Palestrina, cripta di Marcellino e Pietro sulla via Labicana, memoria di Marco e Marcelliano nel cimitero di Domitilla, cripta di Felice e Adaucto nel cimitero di Commodilla sull’Ostiense, nuove parti dei cimiteri di S. Agnese e di Priscilla).

Nel 1894 prese parte al primo Congresso internazionale di archeologia cristiana di Spalato; il secondo, tenutosi a Roma nel 1900, lo vide oltre che relatore anche membro del comitato organizzatore. Assidua fu inoltre la sua partecipazione ai congressi cattolici, quali quelli eucaristici internazionali di Orvieto (1896), Venezia (1897), Roma (1922), e quello nazionale di Roma (1900), in linea con il suo impegno politico in campo cattolico – che si manifestò anche nell’adesione alla Società cattolica italiana per gli studi scientifici, fondata da mons. G. Toniolo nel 1899 – e con l’importanza che la riscoperta del cristianesimo primitivo, attraverso l’archeologia cristiana, venne assumendo quale fondamento apologetico del rinnovamento storico-ecclesiastico d’età leonina. Sulla sponda divulgativa questa concezione lo portò a interessarsi del «quovadismo»: una nuova traduzione italiana (Roma-Torino 1901), opera di E. Salvatori, del romanzo di H. Sienkiewicz fu corredata di una introduzione storico-archeologica del M., che fu anche ripubblicata a parte in lingua francese Une page d’histoire, introduction historique et archéologique à «Quo vadis» de Henryk Sienkiewicz…, Paris 1901, e giudicata ancora diversi lustri dopo dalla Civiltà cattolica (LXXVI [1925], 1, p. 170) «istruttiva assai più che il romanzo».

Agli inizi del Novecento il M. dette alle stampe manuali destinati a un ampio pubblico (éléments d’archéologie chrétienne, Paris-Rome 1899-1902; Le catacombe romane, Roma 1905; Manuel d’archéologie chrétienne, Bruges 1906; Epigrafia cristiana: trattato elementare con una silloge di antiche iscrizioni…, Milano 1910), che riscossero successo, come dimostrano ristampe e traduzioni. Nello stesso tempo proseguì il cimento scientifico, con l’edizione in folio de I monumenti del Museo Cristiano Pio Lateranense (ibid. 1910) e dei volumi sui Monumenti del cimitero di Domitilla (I-II, Roma 1909-14) a continuazione della Roma sotterranea cristiana di De Rossi, quindi con gli scavi presso la basilica di S. Sebastiano (dal 1915) e le relative pubblicazioni circa la storicità della memoria apostolica sull’Appia.

Tutt’uno con l’attività divulgativa fu quella di docente, che il M. esplicò presso moltissimi istituti religiosi romani, tra cui l’Apollinare, l’Angelicum, l’Angelo Mai, il De Merode, il collegio di S. Anselmo all’Aventino, il seminario francese e il Collegio canadese, il seminario di Propaganda Fide e quello romano Maggiore. Nel 1905 il M. fu chiamato all’Università di Roma, ove insegnò per venticinque anni archeologia cristiana, superando larvati malcontenti d’ambiente sia vaticano sia laico (un Fondo Marucchi si conserva presso la Biblioteca di archeologia cristiana di quella università). In quegli stessi anni compì viaggi in Egitto (1904), ad Atene per il Congresso archeologico internazionale (1905), in Olanda per l’inaugurazione di riproduzioni tratte dalle catacombe (1910) e in Spagna (1911).

Già commendatore dell’Ordine del S. Sepolcro (così fu ritratto da G. Lallich agli inizi del secolo), nel febbraio 1929 il M. fu insignito dall’ambasciatore di Francia presso la S. Sede, L. de Fontenay, delle insegne di ufficiale della Legion d’onore.

Il M. morì a Roma il 21 genn. 1931.

Il M. è stato soprattutto ricordato come grande divulgatore di archeologia cristiana. Molto più pronunciate che in De Rossi furono in lui le finalità apologetiche, di cui rimane, come più significativo esempio, la polemica con la scuola protestante sulle catacombe (Le catacombe e il protestantesimo, Roma 1884 e successive ristampe). Secondo C. Cecchelli, il M. avrebbe accolto con entusiasmo l’avvento del fascismo al potere, per la glorificazione, voluta dal regime, della romanità e per il perseguimento della conciliazione.

Elenchi esaustivi delle opere del M. si trovano in Albo delle pubblicazioni del comm. prof. O. M. (Roma 1913) e in Omaggio del Collegium cultorum martyrum al magister comm. prof. O. M. (Roma 1923).

Fonti e Bibl.: Exceptor, Profili e figure: O. M., in Romana Tellus, I (1912), 7-8, pp. 193-197; Per il cinquantesimo di insegnamento di O. M., Roma 1930; Notiziario, in Roma, VII (1929), p. 95; C. Cecchelli, O. M., in Arch. della Soc. romana di storia patria, LII (1929) [ma 1931], pp. 381-452; C. Respighi, O. M., in Riv. di archeologia cristiana, VIII (1931), 1-2, pp. 137-144; R. Paribeni, O. M., in Bull. della Commissione archeologica comunale di Roma, LIX (1931), pp. 283-286; G. Bucci, Ricordo di O. M., in Pegaso, III (1931), 3, pp. 352-358; G. Mancini, O. M., in Boll. di filologia classica, XXXVII (1931), 8, Appendice; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, I, Milano 1932, p. 335; E. Josi, O. M., in O. Marucchi, Le catacombe romane. Opera postuma, Roma 1933, pp. XIX-XXXI; O. M., in Atti e memorie della Soc. Tiburtina di storia e d’arte, XIII-XIV (1933-34), p. 413; G. Ferretto, Note storico-bibliogr. di archeologia cristiana, Città del Vaticano 1942, pp. 354-357; P. Scarpa, Sessant’anni di vita romana, Roma 1956, II, p. 249; M. Bosi, Ricordo di O. M. il poeta delle catacombe, in Capitolium, XXXVII (1962), 1, pp. 30-32; F. Malgeri, La stampa cattolica a Roma dal 1870 al 1915, Brescia 1965, pp. 263 ss.; S. Tramontin, L’intransigentismo cattolico e l’Opera dei congressi, in Storia del movimento cattolico, I, I cattolici e lo Stato liberale nell’Ottocento, Roma 1980, pp. 206, 210; A. Zambarbieri, La devozione al papa, in Storia della Chiesa, XXII, 2, La Chiesa e la società industriale (1878-1922), a cura di E. Guerriero - A. Zambarbieri, Milano 1990, p. 51; R. Aubert, Il risveglio culturale dei cattolici, ibid., p. 237; H. Leclercq, M. O., in Dictionnaire d’archéologie chrétienne et de liturgie, X, 2, a cura di F. Cabrol - H. Leclerq, Paris 1932, coll. 2619-2638.