oro Metallo nobile, lucente, di caratteristico colore giallo, che per la sua duttilità e malleabilità, oltre che per la sua rarità, è considerato tra i metalli più preziosi.
Elemento chimico di simbolo Au, numero atomico 79, peso atomico 197,0; in natura esiste solo l’isotopo con numero di massa 197.
L’o. è largamente distribuito in natura: l’o. nativo è più o meno argentifero e si presenta raramente in cristalli isolati, più spesso in aggruppamenti dendritici oppure in scagliette, granuli e masserelle arrotondate per rotolamento, di dimensioni varie e talvolta anche notevoli (pepite).
I giacimenti auriferi si distinguono in primari e secondari. Quelli primari sono di origine idrotermale e sono presenti entro rocce eruttive acide. Il metallo è generalmente associato a solfuri vari (pirite, calcopirite, arsenopirite ecc.), o contenuto in essi in stato di grande dispersione, che costituiscono vene e filoni a ganga quarzosa (quarzo aurifero, pirite aurifera). Giacimenti di questo tipo, per quanto non molto ricchi, sono presenti in
Le sabbie aurifere hanno perduto sempre più importanza come fonte di o.: solo il 10-15% dell’o. proviene da tali sabbie; la maggior parte invece si ottiene da giacimenti rocciosi. Si coltivano miniere che contengono solo qualche grammo di o. per t di roccia; queste miniere sono di solito molto profonde: negli USA oltre 2000 m, in India circa 3000 m, in Sudafrica anche 4300 m; nel
L’o. fonde a 1063 °C e bolle a 2600 °C; la sua densità è 19,3 g/cm3. È un metallo assai stabile, estremamente malleabile per cui può essere ridotto in fogli sottili di spessore inferiore al micron; è anche molto duttile e si può ridurre in fili dell’ordine di 1 mg/m. All’aria o in atmosfera di ossigeno non si ossida, non viene attaccato dagli acidi cloridrico, nitrico, solforico, bromidrico, iodidrico, fluoridrico. Si scioglie invece rapidamente in
L’o. si estrae per amalgamazione, per clorurazione e per cianurazione.
Nel caso di sabbie aurifere le sabbie vengono rimosse con potenti getti di acqua e la torbida così formata è convogliata in canalizzazioni di legno munite di pozzetti di raccolta, distribuiti a varie distanze, nei quali si raccolgono le particelle di o. più grosse; per trattenere le particelle minute la torbida viene fatta passare su lastre di rame amalgamato, sulle quali l’o. è fissato dal mercurio. Se la roccia aurifera è coerente essa viene dapprima frantumata e quindi polverizzata in mulini a pestelli; la polvere aurifera ottenuta viene sospesa in acqua e la torbida convogliata su lastre di rame amalgamato. Dall’amalgama si recupera l’o. distillando il mercurio. Con il processo di amalgamazione si recupera soltanto l’o. ‘libero’ e non quello inglobato nei minerali della roccia.
Nel procedimento di clorurazione, quasi del tutto abbandonato, il residuo dell’amalgamazione viene trattato con cloro e cloruro di sodio: dal cloroaurato di sodio così ottenuto si ricava l’o. metallico mediante processi di riduzione (con solfato ferroso, con idrogeno solforato e successiva fusione alcalina o arrostimento). Migliori risultati si ottengono con il processo di cianurazione, impiegato sia in unione a quello di amalgamazione sia come processo a sé. Esso è adatto per tutti i minerali di o. e richiede soltanto una grande finezza di macinazione. L’o. metallico, finemente suddiviso, viene disciolto, in presenza di aria, da una soluzione acquosa di cianuro di sodio per dare aurocianuro sodico, secondo lo schema:
L’acqua ossigenata che si forma contribuisce a solubilizzare una nuova quantità di oro. Dalla soluzione di aurocianuro sodico ottenuta, l’o. viene fatto precipitare portando la soluzione in contatto con trucioli di zinco; il prodotto ottenuto, costituito prevalentemente da polvere d’o., viene poi purificato per lavaggio acido.
Dall’o. grezzo, ottenuto con uno dei metodi descritti, si ricava il metallo puro mediante raffinazione elettrolitica. I processi adottati a questo scopo variano anche in relazione al tenore di argento presente nell’oro. Se questo è presente in quantità modeste si può eseguire direttamente l’elettrolisi in bagno di tricloruro d’o. (80-100 g/litro) contenente
4. Composti, leghe e loro titolazione
L’o. si comporta sia da monovalente dando i composti aurosi, sia da trivalente dando i composti aurici (➔ aurico); ha una forte tendenza a dare sali complessi. I composti più importanti sono il tricloruro e il cianuro; il primo è impiegato nella preparazione di alcuni complessi (cloroaurato di potassio, di sodio) usati in fotografia e in medicina, il secondo costituisce l’elettrolita dei bagni per la doratura galvanica.
Poiché l’o. è un metallo molto tenero, non s’impiega quasi mai allo stato puro ma in lega con altri metalli, in particolare rame e argento che lo rendono più duro. L’o. e l’argento sono completamente miscibili allo stato liquido e allo stato solido in tutti i rapporti dando leghe a punto di fusione intermedio fra quelle dei due metalli e di colore variabile dal giallo al verde al crescere della percentuale dell’argento; tali leghe sono tenere, duttili e malleabili. Più frequentemente in oreficeria si usa una lega formata da 750 parti (in massa) di o. e da 250 di argento (o. verde acqua) e una col rapporto 700/300 (o. foglia morta). Le leghe ternarie di o. con argento e rame sono malleabili, più dure dell’o., e hanno colore variabile dal giallo al rosso al bianco (o. roseo, o. inglese bianco ecc.). Sotto il nome di o. bianco in oreficeria si usano diverse leghe contenenti o., palladio, argento, nichel, zinco ecc. Col ferro l’o. forma leghe usate in oreficeria sotto il nome di o. grigio (15-20% di ferro) e di o. azzurro (25% e più di ferro).
In oreficeria il titolo delle leghe in o. viene espresso normalmente in carati, attribuendo all’o. puro 24 carati; le leghe per oreficeria sono per lo più a 8, 9, 10, 14, 18 carati, cioè contengono 8/24, 9/24, 10/24, 14/24, 18/24 in massa di o., la parte restante è costituita da rame e da argento e da piccole quantità di zinco che serve a migliorare la lavorabilità. Oggi si preferisce esprimere il titolo in o. di una lega in millesimi invece che in carati: l’o. puro ha un titolo di 1000 millesimi corrispondenti a 24 carati, l’oro a 18 carati corrisponde a 750 millesimi. O. a 22 carati, ridotto in fogli sottili, viene impiegato per decorazioni; leghe di o. e platino, di o. e palladio sono talora impiegate per il rivestimento di apparecchiature chimiche onde renderle inattaccabili; le filiere per la filatura di alcune fibre sintetiche sono fatte con leghe di o. e di platino. Con o. si fabbricano contatti elettrici, in particolare nei casi in cui la pressione di contatto è molto leggera. Strati di o. molto sottili si ottengono per evaporazione; con tale processo si realizzano gli elettrodi dei piezocristalli, diaframmi di microfoni ecc. L’o. è anche impiegato in galvanotecnica sia per scopi decorativi sia per rendere gli oggetti resistenti alla corrosione. Leghe di o., platino e palladio sono utilizzate in odontoiatria per otturazioni e protesi.
Per la sua proprietà intrinseca l’o. ha da sempre rivestito un ruolo privilegiato come mezzo di pagamento (➔ moneta), tanto da fungere da garante delle principali monete (sistema
Il prezzo dell’o. è battuto su appositi mercati interna;zionali (commodities), anche se la Borsa di
I principali produttori di o. sono Sud;africa, Cina, USA, Australia, Russia e Perù. Le riserve mondiali sono stimate in circa 100.000 t, di cui quasi il 50% nella
L’impiego di sali d’o. nel trattamento di alcune patologie disreattive (oroterapia) è importante in corso di artrite reumatoide quando la somministrazione è attuata precocemente, prima che le alterazioni a carico delle strutture articolari abbiano causato un danno irreversibile.
Rosa d’o.Prezioso oggetto simbolico che veniva offerto annualmente dal Papa come segno onorifico a chiese o a personaggi insigni. È generalmente a forma di tralcio di rose in oro o argento dorato montato su un supporto e il fiore centrale reca tra i petali una piccola teca con il S. Crisma e balsami profumati. Le prime notizie sulla rosa d’o. risalgono alla metà dell’11° secolo. Dopo il 1759 venne riservata quasi solo a sovrane, con qualche eccezione (per es., nel 1965 fu inviata da Paolo VI al santuario di