ORRY-KELLY

Enciclopedia del Cinema (2004)

Orry-Kelly (propr. Kelly, John Orry)

Stefano Masi

Costumista cinematografico australiano, naturalizzato statunitense nel 1934, nato a Kiama (New South Wales) il 31 dicembre 1897 e morto a Hollywood il 26 febbraio 1964. Fu il principale artefice del look di Bette Davis negli anni Trenta e Quaranta e di molte altre star della Warner Bros., da Kay Francis ad Ann Sheridan, da Olivia de Havilland a Mary Astor, e di attori come James Cagney, Errol Flynn, Cary Grant. Predilesse le linee semplici ed eleganti, le trasparenze date dai ricami e l'utilizzo del bianco, del nero e del grigio, distinguendosi nettamente dalla tendenza imperante, dettata da Adrian, che voleva lustrini e forti effetti coloristici. Soltanto quando furono superati i pregiudizi dovuti alla sua fama di dandy trasgressivo, ottenne tre premi Oscar, per An American in Paris (1951; Un americano a Parigi) di Vincente Minnelli, Les girls (1957) di George Cukor e Some like it hot (1959; A qualcuno piace caldo) di Billy Wilder, e una nomination per Gypsy (1962; La donna che inventò lo strip-tease) di Mervyn LeRoy.Figlio di emigrati irlandesi, a dieci anni si trasferì con la famiglia a Sydney, dove studiò arte e frequentò l'ambiente teatrale. Nel 1923 partì per New York con l'ambizione di diventare attore. Invece trovò lavori di altro tipo: dipinse murales nei ristoranti e nei nightclub, disegnò titoli per i film della Fox Film Corporation e poi scenografie e costumi per i teatri, dove vestì la giovanissima Katharine Hepburn ma anche attrici di grido come Ethel Barrymore e Judith Anderson. Nel 1931 venne chiamato a Hollywood dalla Warner e, adottato un nome d'arte, curò i costumi per molti musical di Lloyd Bacon, come 42nd Street (1933; Quarantaduesima strada), e di Busby Berkeley, come Gold diggers of 1935 (1935; Donne di lusso). Sebbene in perenne contrasto con il capo delle produzioni Hal Wallis, diede un contributo decisivo al rinnovamento dell'immagine di alcune star della Warner come Ruth Chatterton, Kay Francis e soprattutto Bette Davis, della quale riuscì, con una serie di espedienti, a mascherare magistralmente alcune imperfezioni fisiche, contribuendo ad arricchire la costruzione dei suoi personaggi, tanto da restarne il costumista di fiducia anche una volta passato alla 20th Century- Fox, dopo il 1943. Con Bette Davis, che lo considerava il più prezioso dei suoi collaboratori, lavorò in oltre quaranta film, tra cui Dangerous (1936; Paura d'amare) diretto da Alfred E. Green, The old maid (1939; Il grande amore) di Edmund Goulding, Jezebel (1938; Figlia del vento), The letter (1940; Ombre malesi) e The little foxes (1941; Piccole volpi), tutti di William Wyler, A stolen life (1946; L'anima e il volto) di Curtis Bernhardt.

Gli abiti disegnati da O.-K. sono caratterizzati da sapiente trasandatezza e ambiguità in The Maltese falcon (1941; Il falcone maltese o Il mistero del falco) di John Huston, da eleganza e trasgressione in Casablanca (1942) di Michael Curtiz, da un tocco di eccentricità in Arsenic and old lace (1944; Arsenico e vecchi merletti) di Frank Capra. Meno eclatante fu il contributo dato ai film della Fox, nei quali si misurò anche con il Technicolor, ottenendo buoni risultati nel musical The Dolly sisters (1945; Donne e diamanti) di Irving Cummings. Tra il 1947 e il 1950 lavorò per la Universal Pictures, e in seguito da indipendente. An American in Paris, Les girls e Some like it hot molto devono alle sue creazioni. Negli anni Sessanta vestì in più occasioni Shirley MacLaine, anche nel tenero affresco parigino di Irma la douce (1963; Irma la dolce) di Wilder. Ma il capolavoro dell'ultima parte della sua carriera resta Sweet bird of youth (1962; La dolce ala della giovinezza) di Richard Brooks, nel quale fece rivivere l'eleganza sfrontata e policroma del Sud degli Stati Uniti. Collaborò inoltre con i registi Frank Borzage, William Dieterle, Max Ophuls, Georg Wilhelm Pabst, Sam Wood, Raoul Walsh e Fred Zinneman.

Bibliografia

D. Chierichetti, Hollywood costume design, London 1976, pp.74-94; B. Gibb, Costume design in film, in "Films & filming", 1983, 351, pp. 16-17; E. Leese, Costume design in the movies, New York 1991, pp. 84-87.

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