OSTIA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

OSTIA (XXV, p. 743; App. II, 11, p. 471)

Giovanni Bernieri

Dopo una vasta campagna di scavi dal 1938 al 1942 sotto la direzione di G. Calza, l'attività della soprintendenza sotto P. Romanelli, G. Iacopi, I. Gismondi, e attualmente A. L. Pietrogande, è stata rivolta soprattutto all'arduo compito del restauro dell'estesa zona monumentale, e allo studio sistematico degli edifici e del ricco materiale archeologico, in relazione al programma di pubblicazioni già previsto dal Calza.

Si è infatti iniziata una collana di volumi intitolati Scavi di Ostia, che raccolgono organicamente l'illustrazione di tutti i monumenti suddivisi per classi e per tipi. Sono già usciti: I, Topografia generale, Roma 1953, a cura di G. Calza, G. Becatti, I. Gismondi, G. De Angelis d'Ossat, H. Bloch, comprendente la storia degli scavi, l'illustrazione del castrum e delle mura sillane, la storia dello sviluppo topografico e urbanistico della città attraverso i nove secoli di vita, la tecnica muraria, i bolli laterizî. È riprodotta in tredici grandi fogli tutta la pianta della città antica alla scala 1:500.000, con la numerazione di tutti gli edifici. Questa pianta serve cosi di base e di riferimento per tutti i volumi successivi e costituisce il punto di partenza per ogni studio sulla città. II, I Mitrei, Roma 1954, a cura di G. Becatti, illustrante i quindici luoghi di culto mitriaci e tutto il materiale relativo. III, Le necropoli, 1: Le necropoli repubblicane ed augustee, Roma 1958, a cura di M. Floriani Squarciapino, H. Bloch, R. Calza, G. Barbieri, illustrante le tombe del 1° sec. a. C. e del periodo augusteo delle necropoli fuori la Porta Romana, fuori la Porta Marina e sulla via Laurentina, con uno studio sulla tomba monumentale di Cartilio Poplicola con tutto il materiale epigrafico e scultoreo relativo a questo noto personaggio ostiense della fine della repubblica. IV, I mosaici e i pavimenti marmorei, Roma 1961, a cura di G. Becatti, con il catalogo descrittivo di 430 mosaici e pavimenti di marmi colorati, e un saggio storico stilistico. Sono in preparazione altri volumi della collana.

Lo studio sistematico dei monumenti impone una serie di saggi per individuare le varie fasi edilizie, e, più che volgersi allo scavo di nuove zone, è necessario ora concentrare l'indagine su quelle già messe in luce, anche in considerazione del fatto che in genere ci si è limitati finora a scavare gli edifici fino al livello imperiale, sotto al quale rimangono molte testimonianze preziose delle varie fasi repubblicane, che possono chiarire la storia più antica di Ostia. Il Gismondi, e ora il Pietrogrande, hanno condotto una vasta esplozione in profondità, che tuttora continua, concentrata specialmente sopra i monumenti allo studio. Accanto a questi sondaggi, scavi parziali in varie zone hanno portato a nuove scoperte, fra le quali una fullonica a nord della Caserma dei Vigili, con tre ampie vasche, una serie di pilae fittili per la pigiatura, lavatura e coloritura dei panni, con ambienti annessi, con varie fasi edilizie dai primi del 2° sec. d. C. in poi. La fullonica, aggiungendosi all'altra ben conservata, ed ora saggiata e restaurata, sulla Via degli Augustali, ed ad altre minori già note, permette una chiara visione degli impianti e del funzionamento di queste antiche lavanderie.

Si è altresì riconosciuto in fondo a Via degli Augustali, a sud-est, un interessante tempio dedicato alla Bona Dea, sorto alla fine del 1° sec. a. C., tutto chiuso dentro un cortile con varî ambienti all'intorno; il tempietto è senza podio, aperto verso il cortile, con un pronao di colonne laterizie stuccate, chiuse con tramezzi, con cella che conserva resti di fini pitture. Rimane dinanzi l'ara, che ha avuto due fasi; vi sono vasche e sedili; tutto con carattere riservato, chiuso alla vista dall'esterno, ciò che conferma la segretezza dei riti, a cui potevano partecipare solo le donne. Il quartiere periferico si accorda con le necessità del culto, e anche l'altro santuario molto simile, senza podio entro un cortile chiuso, che già si conosceva: sorge infatti fuori della Porta Marina. Sul piazzale fuori di questa porta, aperto verso l'antica riva del mare, si è scavato un edificio del 4° sec. d. C. che presenta una sala con due colonne ed esedra, le cui pareti erano tutte rivestite da un prezioso opus sectile di marmi policromi con disegni geometrici, floreali e figurati, che si è raccolto nello scavo e che è in corso di restauro; questa decorazione marmorea parietale potrà offrire così uno stretto parallelo con quella, quasi tutta perduta, della Basilica di Giunio Basso. Su questa fronte occidentale della città lungo l'antica via litoranea è venuta in luce all'angolo SO una sinagoga con colonne, in corso di scavo e restauro.

Una vasta esplorazione è stata inoltre compiuta fuori della Porta Romana in terreno Aldobrandini, entro l'antica ansa del Fiume Morto, a nord dell'antica via Ostiense. È venuto in luce un quartiere di età imperiale con edifici di carattere commerciale, con una disposizione in parte ad angolo ottuso chiaramente determinata dalla curva dell'antico letto del Tevere, e si è trovato in situ all'angolo un cippo iscritto di delimitazione del fiume, simile ad altri già noti, trovati più ad ovest. Questi edifici con una antistante massicciata o banchina si estendono a sud, restringendo molto lo spazio fra la sponda del letto antico del fiume in curva e il supposto tracciato rettilineo dell'antica Via Ostiense, fuori della Porta Romana, in direzione del Castello di Giulio II.

Si riteneva prima di questi scavi che in genere il Tevere facesse in origine una curva più stretta che si fosse andata sensibilmente allargando fino a sfiorare la Via Ostiense. Gli edifici venuti in luce dimostrano che l'ansa è stata sempre larga e che non c'è posto per un tracciato rettilineo dell'Ostiense. In attesa di ulteriori precisazioni che richiedono più vaste esplorazioni, sembrerebbe di dover ammettere che la Via Ostiense, uscendo con percorso rettilineo fuori della Porta Romana, lo conservasse per tutta la lunghezza della necropoli, correndo parallela alla Via delle Tombe, e poi in prossimità dell'ansa del Tevere curvasse con questa, ma non è possibile per ora precisarne il tracciato. In relazione a questi ultimi scavi non sono mancate discussioni ed ipotesi da parte di studiosi, e L. Bertacchi, sviluppando una tesi esposta anche da G. Pascolini, ha sostenuto in base all'analisi di fotografie aeree che l'ansa del Fiume Morto non rappresenta il percorso originario del Tevere, che invece nel periodo repubblicano avrebbe proseguito con due bracci in direzione sud sfociando nello stagno di Ostia e poi uscendo con un braccio corrispondente all'attuale canale dello stagno, sfociando così molto più a sud della città. Lo stagno sarebbe da considerare il primitivo porto di Ostia.

Queste scoperte e queste ipotesi vengono a mettere in discussione tutta la primitiva topografia ostiense ed è ancora prematuro trarre conclusioni. Può darsi che il Tevere abbia avuto in origine, nel suo percorso meandriforme e tortuoso presso la foce, anche un braccio che lo metteva in comunicazione con lo stagno, ma è difficile definire a quale epoca risalga questa situazione e fino a quale periodo possa aver durato. Si tenga conto anche della presenza delle importanti saline ostiensi, una delle fonti di ricchezza della città, che presupponggono canali dal mare nella pianura retrostante all'abitato, più che collegamenti con il fiume. Sembra inoltre indubbio che il castrum del 4° sec. a. C. sorse con un impianto che presuppone il Tevere a nord e la foce attuale, pur dovendo ammettere un diverso percorso della Via Ostiense. È sperabile che ulteriori campagne di saggi ed esplorazioni chiariscano la topografia del territorio.

I grandiosi lavori di sterro eseguiti per l'impianto dell'Aeroporto internazionale di Fiumicino hanno investito anche l'area dell'antico porto di Claudio, mettendo in luce i moli imponenti di calcestruzzo, rivestiti di opus quadratum, con anelli d'ormeggio; forse si è individuata la piattaforma del faro; si sono trovati resti di navi e di barche, che si sono restaurati. I risultati di questi importanti scavi non sono ancora pubblicati, e non mancheranno di portare preziose testimonianze e precisazioni sull'impianto del porto ostiense, che si era potuto finora studiare soltanto attraverso le testimonianze letterarie e figurate e la conformazione del terreno.

Un'importante scoperta si è avuta infine nel campo del cristianesimo ostiense: in un cortiletto adiacente alla chiesa di Sant'Aurea nel paese si è trovata gran parte dell'iscrizione originale del sepolcro di santa Monica, madre di s. Agostino, morta ad Ostia nel 387. L'iscrizione elogiativa era già stata trascritta da pellegrini ed era nota. Dopo la traslazione delle reliquie, il marmo, abbandonato, era stato riadoperato in sepolture medievali. L'iscrizione si conserva ora nella chiesa di Sant'Aurea.

Bibl.: Oltre alla collana citata degli Scavi di Ostia, è uscito il volume di R. Meiggs, Roman Ostia, Oxford 1960, che costituisce una completa monografia, con una ricca documentazione, frutto di un lungo studio, con importanti contributi personali, specialmente per quello che riguarda la storia della città, l'analisi del materiale epigrafico, le famiglie e le corporazioni ostiensi, i culti. Più brevi monografie generiche sono quelle di H. Schaal, Ostia, der Welthafen Roms, Brema 1957, e di R. Calza, Ostia, Firenze 1960. Si aggiungono gli studî particolari su determinati monumenti: G. Girri, La taberna nel quadro urbanistico e sociale di Ostia, Roma 1956; A. Boethius, Notes from Ostia, strip-insulae, in Studies presented to D. M. Robinson, II, Saint Louis 1953, p. 195 ss.; A. A. Van Aken, Late Roman domus architecture, in Mnemosyne, II (1949), p. 242 ss.; id., The cortile in the Roman Imperial insula-architecture, in Opuscula Archaeologica, VI (1950), p. 112 ss.; id., Some aspects of nymphaea in Pompeii, Herculaneum and Ostia, in Mnemosyne, IV (1951), p. 272 ss.; I. Gismondi, La colimbetra del teatro di Ostia, in Anthemon, Venezia 1954; E. A. Thatcher, The open rooms of the Terme del Foro at Ostia, in Mem. Amer. Acad. in Rome, XXIV (1956), p. 169 ss.; C. C. Van Essen, À propos du plan de la ville d'Ostie, in Hommages à Waldemar Deonna, Coll. Latomus, Bruxelles 1957, p. 509 ss.; G. Ricci, in Fasti Arch., XII, 5339; L. Bertacchi, Elementi per una revisione della topografia ostiense, in Rend. Lincei, ser. VIII, XV (1960), pp. 8-32; H. Bloch, The Serapaeum of Ostia, in Amer. Journ. of Archaeol., LXIII (1959), p. 225 s. Sulle iscrizioni: A. Degrassi, Inscriptiones Italiae, XIII, pp. 173-241 (fasti ostiensi); H. Thylander, Inscriptions du port d'Ostie, Lund 1952; G. Barbieri, Fistole inedite, in Not. Scavi, 1953, p. 151 ss.; id., Un nuovo cursus equestre, in Epigraphica, XIX (1957), p. 93 ss.; H. Bloch, in Not. Scavi, 1953, p. 239-306; H. Bloch, The name of the baths near the Forum of Ostia, in Studies presented to D. M. Robinson, II (1953), p. 412 ss.; L. Vidman, De familia Gamaliana Ostiensi, in Eunomia, II (1958), p. 1 ss.; M. Burzachechi, L'iscrizione cristiana nella "Basilica" di Ostia, in Rend. Pont. Acc., XXX-XXXI (1957-1959), pp. 177-87; F. Grosso, Nuova epigrafe ostiense dei Gamala, in Atti del III Congresso intern. di Epigrafia, Roma 1959, p. 133 ss.; id., L'epigrafe di Ippona e la vita di Svetonio con i fasti dei pontefici di Vulcano a Ostia, in Rend. Lincei, ser. VIII, p. 158 ss. A. Barigazzi, Sopra alcune epigrafi metriche di Ostia, in Κρητικὰ Χρονικά, VII (1953), p. 97 ss.; A. Casamassa, Ritrovamento di parte dell'elogio di s. Monica, in Rend. Pont. Acc., XXVII (1952-54), p. 271 ss. Su varie opere d'arte: H. P. L'Orange, The portrait of Plotinus, in Les Cahiers archéologiques, V (1951), p. 15 ss.; R. Calza, Sui ritratti ostiensi del supposto Plotino, in Boll. d'Arte, XXXVIII (1953), p. 203 ss.; M. Floriani Squarciapino, Tesoretto di monete d'argento, in Not. Scavi, 1948, p. 326 ss.; id., Frammenti ostiensi della così detta ceramica tarda, in Rend. Lincei, ser. VI (1951), p. 136 ss.; id., Coppa cristiana da Ostia, in Boll. d'Arte, XXXVII (1952), p. 204 ss.; id., Vetri incisi portuensi del Museo Sacro del Vaticano, in Rend. Pont. Acc., XXVII (1952-54), p. 255 ss.; id., L'ara dei Lari di Ostia, in Arch. Class., IV (1952), p. 204 ss.; id., Placchette con simboli dello zodiaco, in Arch. Class., V (1953), p. 263; id., Forme ostiensi, in Arch. Class., VI (1954), p. 83 ss.; id., Piccolo corpus dei mattoni scolpiti ostiensi, in Bull. Com., LXXVI (1956-58), p. 183 ss.; G. Becatti, Una copia Giustiniani del Mitra di Kriton, in Boll. d'Arte, LXII (1957), p. 1 ss.; C. C. Van Essen, Chronologie der Romeinse mozaïeken, in Meed. Ned. hist. Inst. te Rome, VIII (1954), p. 64 ss.; id., Studio cronologico sulle pitture parietali di Ostia, in Bull. Com., LXXVI (1956-58), p. 155 ss.

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