LICINI, Osvaldo

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

LICINI, Osvaldo

Agnese CONCINA SEBASTIANI

Pittore, nato a Monte Vidon Corrado (Ascoli Piceno) il 22 marzo 1894 e ivi morto l'11 ottobre 1958. Studiò all'Accademia di Belle arti di Bologna, dove conobbe Giorgio Morandi con il quale divise l'aspirazione a uno svecchiamento del linguaggio pittorico, alimentata dalle prime voci del cubismo e sostenuta dall'affettuosa simpatia per le battaglie futuriste. Dopo la prima guerra mondiale nella quale rimase mutilato, L. andò a Parigi dove conobbe Modigliani, e a Parigi doveva soggiornare più volte anche in seguito partecipando tre volte rispettivamente al Salon d'Automne e al Salon des Indépendents e frequentando (verso la fine del '35) gli artisti d'avanguardia da Kandinskij a Kupka, a Magnelli. Nel 1931, chiaritosi per il pittore il nuovo orientamento delle sue ricerche, distrusse o nascose gran parte della sua produzione precedente, di carattere "figurativo".

L'elemento chiarificatore per L. fu allora dato dalla geometria pura, in quanto permetteva una rigorosa strutturazione compositiva che può e deve ormai eludere i dati della realtà. Nel 1935 L. espose alla II Quadriennale romana insieme al gruppo degli altri astrattisti che faceva capo al teorico C. Belli; ma le sue opere (soprattutto Castello in aria e Stratosfera) si distinguono per l'evasione dalla pura razionalità, per la presenza di allusioni a un mondo fantastico, anzi già quasi surreale. Nello stesso anno presentò alla Galleria milanese del Milione una personale di opere eseguite fra il 1923 e il 1934, oltre a un Primo dipinto del 1909, intendendo così in certo senso chiarire apertamente le tappe della propria crisi. Dall'inizio della seconda guerra mondiale, fino alla morte L. visse in rigido isolamento a Monte Vidon Corrado. Dall'esperienza tutta personale del purismo geometrico, passò a una visione surreale; in spazî vasti e tragicamente silenti dai colori profondi e inconsueti, vagano forme mai prima conosciute, libere dall'immobilismo geometrico e pur sapientemente collocate, evocatrici di un mondo misterioso che trova giustificazione solo nelle vicende più intime e segrete dell'anima dell'artista. Un gruppo notevole di opere si è potuto vedere nella mostra postuma allestita alla VIII Quadriennale romana (1959-60). Opere di L. si trovano nelle Gallerie d'arte moderna di Roma, Milano, Torino, nel Jeu de Paumes a Parigi, nella Galleria d'arte moderna di Mosca e in molte collezioni private italiane ed estere. Vedi tav. f. t.

Bibl.: A. G., in H. Vollmer, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrh.s, Lipsia 1956, p. 228; G. Marchiori, O.L. riscoperto a Torino, in L'Avviso, n. 1, genn. 1958, p. i; id., L., Ivrea 1958; G. Dorfles, O. L., in Domus, n. 342, maggio 1958, p. 35; L. Dania, O. L., in Le Arti, n. 4-5, maggio-giugno 1958, p. 11; P.C. Santini, Considerazioni sulla pittura di L., in Comunità, XII (1958), n. 60; G. Mazzariol, Pittura italiana contemporanea, Bergamo 1958, p. 84; G. Marchiori, O. L., in Letteratura, VII (1959), n. 39-40.

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