OVIEDO y VALDÈS, Gonzalo Hernández de

Enciclopedia Italiana (1935)

OVIEDO y VALDÈS, Gonzalo Hernández de

Angela Valente

Storico spagnolo, nato a Madrid da vecchia famiglia delle Asturie nel 1478, morto a Valladolid nel 1557. Paggio prima dell'Infante don Juan, figlio di Ferdinando e di Isabella, poi del re di Napoli, passò nel 1514 in America, prese parte a campagne contro gl'indigeni e divenne ispettore delle reali miniere d'oro; fu successivamente tenente del governatore del Darién e governatore di S. Domingo, di Cartagena e di Hispaniola. Nel 1532 venne nominato cronista generale delle Indie.

Scrisse una Historia general de las Indias, islas y tierra ferma del mar oceano (ed. completa, Madrid 1851-52), in 3 parti, di cui la 1ª (Siviglia 1535) è un rimaneggiamento di un Sumario de la natural historia de las Indias (Toledo 1526); la 2ª (Valladolid 1557; ristampa in Historiadores primitivos de las Indias, Madrid 1749) e la 3a trattano della conquista del Messico, del Perù, e di altre terre d'America. Compose inoltre le Quincuagenas de la nobleza de España (pubblicate a Madrid nel 1880), memorie delle famiglie e delle persone più notevoli della Spagna ai tempi dei re cattolici e di Carlo V, e le Quincuagenas dialogales, conosciute col nome di Batallas. Fu autore di un libro de la cámara real del principe d. fuan (Madrid 1870), oltre che di altre opere minori. O. y V. è anche autore di un romanzo cavalleresco, Libro del muy esforçado y invincible caballero de la fortuna, don Claribalte, Valenza 1519, opera giovanile vivacissima; e di un Catálogo real de Castilla y de todos los reyes des Españas, ecc., ancora inedito nella Biblioteca dell'Escuriale.

La maggiore opera sua, la Historia, se manca di critica e anehe di arte, è viva d'interesse per le preziose notizie che offre (le quali vanno peraltro prese con grande riserva), e perché l'autore, uomo d'azione e intelligente osservatore, è sensibilissimo e attento a ciò che lo circonda, di cui lo colpisce più l'aspetto fisico che l'umano.

Sa inoltre conservare indipendenza di giudizio e guardare il mondo dei conquistadores e degli indigeni con occhio fermo, senza però avere fanatismi per gli uni, né disdegno per gli altri.

Bibl.: W. Prescott, Conquest of Mexico, IV, cap. VIII; Fueter, Hist. de l'historiographie, ecc., trad. Jean Maire, Parigi 1914, pag. 367 e segg.; A. Morel-Fatio, in Revue historique, t. XXI, 179 e segg.