PADOVA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

PADOVA (XXV, p. 887; App. I, p. 913)

Elio MIGLIORINI
Emilio LAVAGNINO

Durante la seconda Guerra mondiale Padova (161.920 ab. residenti nel comune al 31 dicembre 1947) ha subìto parecchi bombardamenti aerei. I quartieri maggiormente danneggiati furono quelli dell'Arcella, di Campo di Marte, di Ponte di Brenta, di Pontevigodárzere, con un totale di 950 case di abitazione distrutte e 1400 danneggiate. La popolazione della provincia di Padova ammontava, secondo una stima del 31 dicembre 1947, a 723.059 abitanti.

Danni ai monumenti e alle opere d'arte. - Sono stati colpiti, seppure in maniera non irreparabile, oltre il duomo e il battistero, la chiesa di S. Benedetto, quella di S. Antonio, la Scuola dei Carmini e altre notevoli costruzioni anche di carattere civile. Ed è a Padova che, tra i disastri provocati dal bombardamento dell'11 marzo 1944, dobbiamo indicare la perdita maggiore determinata dalla guerra nel campo delle arti figurative. Crollò allora il tratto superiore della facciata trecentesca della chiesa degli Eremitani, venne distrutta una vasta zona della copertura in legname dell'immensa navata, e della crociera non rimasero in piedi che le cappelle di sinistra. Crollarono cioè la volta, l'abside e la parete destra del presbiterio; le due cappelle di destra, Dotto e Ovetari, andarono in bricioli. La tribuna era decorata con affreschi del Semitecolo e del Guariento, la cappella Dotto aveva un affresco di Altichiero, nella cappella Ovetari dominava l'opera di Andrea Mantegna che qui aveva lavorato tra il 1448 e il 1457 in collaborazione con Asuino da Forlì, Bono da Ferrara e Niccolò Pizzolo. Le parti architettoniche abbattute della grande chiesa sono state accuratamente ricomposte e reintegrate così che il monumento ha riacquistato molti dei suoi fondamentali valori. Non altrettanto può dirsi purtroppo delle decorazioni pittoriche. Delle pitture del Mantegna rimangono tuttavia le composizioni con l'Assunzione della Vergine, che era nel fondo della cappella, e le due scene della parete di destra con il Martirio di S. Cristoforo. Queste pitture infatti, per essere in cattive condizioni, da molti anni erano state distaccate dal muro e trasportate su telaio e quindi, all'inizio della guerra, erano state rimosse e poste in sicuri ricoveri. Degli altri affreschi furono recuperati tra le macerie solo frammenti, talvolta minimi, d'intonaco dipinto che religiosamente raccolti, scelti e individuati sono stati ricollegati tra di loro perché di quell'unica opera d'arte rimanga qualcosa più che il ricordo.

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