PAGANI di Susivana

Enciclopedia Italiana (1935)

PAGANI di Susivana

Augusto Campana

Non è certo che taluni Pagani faentini, ricordati fino dal 1045, appartengano a questa famiglia. Ma il primo ricordo sicuro di essa, in un privilegio di Federico I del 1160, li mostra già signori feudali tra gli altri della montagna romagnola. Furono signori di varie terre e castelli nelle alte valli del Lamone e del Senio (oltre a Susinana, dalla quale furono nominati, Castiglionchio, Castelpagano, Benchiaro, ecc.), come quel Pietro, che, disobbediente al comune di Faenza, nel 1208 n'ebbe devastate possessioni e castelli (Tolosano, Chron., c. 128), e come il nipote, anch'egli Pietro, che fu podestà d'Imola nel 1263; con lui i Pagani cominciano a discendere dai loro nidi montanari e a prendere attiva parte alla vita politica dei comuni della pianura. Tra i suoi figli si distingue Maghinardo, nato intorno alla metà del secolo, e negli ultimi trent'anni di esso figura di primissimo piano nella politica faziosa della Romagna. Ghibellino secondo la tradizione della sua casa, non fu però così legato alla sua parte da non essere portato spesso per il proprio interesse o per particolari situazioni politiche a schierarsi con genti e comuni guelfi. Questo accadde di regola oltre Appennino, dove fu legato in ogni tempo a Firenze, ma anche spesso in Romagna, dove, benché esponente del ghibellinismo della regione, s'accostò più volte ai Manfredi di Faenza e al comune bolognese. A tratti, ma per lunghi anni, raggiunse la supremazia in Faenza e Imola: è la situazione rispecchiata nella descrizione dantesca della Romagna del 1300, nella quale Maghinardo, in una personificazione araldica che termina con un grave ma giustificato giudizio politico, è detto "il leoncel dal nido bianco Che muta parte da la state al verno" (Inf., XXVII, 50-51). Il giudizio severo è ribadito per bocca di Guido del Duca (Purg., XIV, 118-120, dove del "demonio" di casa Pagani è profetata senza rimpianto la morte). Morì nel 1302 a Benchiaro, senza discendenza maschile, né i rami laterali durarono molto di più. Delle due figlie, Andrea e Francesca, la prima andò sposa negli Ubaldini e da lei nacque Cia, la famosa moglie di Francesco Ordelaffi.

Bibl.: L. Passerini, Pagani di Susinana, in Litta, Famiglie celebri, 1875; P. Beltrani, Lettere inedite del comune bolognese a M. P. da S., in La Romagna, III (1906), pp. 43-53; id., M. P. da S., Faenza 1908 (cfr. l'importante rec. di F. Torraca, in La Romagna, VI, 1909, pp. 154-163, e Beltrani, ibid., pp. 256-259); G. Zaccagnini, M. da S. ed il comune di Bologna, in Atti e mem. di R. Dep. di st. patr. per le prov. di Romagna, s. 4ª, VIII (1908), pp. 52-145; S. Gaddoni, Il testamento di M. Pagano da S., negli Studi danteschi a cura d. R. Dep. di st. patr. per le prov. di Romagna, Bologna 1921, pp. 63-88; P. Amaducci, nel vol. Per le nozze di A. Campana e R. Fabi, Faenza 1933, pp. 46-48; Zaccagnini, Personaggi danteschi a Bologna e in Romagna, in Atti e mem., cit., 1934.