PALATO

Enciclopedia Italiana (1935)

PALATO (lat. palatum; gr. οὐρανός; fr. palais; sp. paladár; ted. Gaumen; ingl. palate)

Gaetano Parlavecchio

È la vòlta della bocca, sepimento che separa questa cavità da quelle nasali.

Patologia. - Gran parte delle malformazioni congenite della faccia sono fatte risalire a turbe di sviluppo di 5 bottoni embrionali originarî emergenti attorno alla primitiva insenatura buccale (primo arco branchiale). Al mancato o ritardato saldamento di alcuni di tali bottoni, che normalmente presiedono all'evoluzione formativa del labbro e del palato, viene pure attribuito il fenomeno della loro divisione. La divisione labio-palatina, il cui primo momento si colloca in periodo molto precoce della vita dell'embrione, è evenienza relativamente frequente (quasi il 2 per mille dei nati) e assume in pratica larga varietà di gradi e di aspetti. Nel palato la malformazione può interessare solo il tratto posteriore o velopendolo; più spesso compromette anche il tratto di vòlta ossea o palato duro e molte volte, complicandosi con la fessura del processo alveolare o gengiva e del labbro (labbro leporino), realizza il massimo dei danni sia dal punto di vista estetico che da quello dell'alterata funzione. La malformazione ha carattere nettamente familiare, pare colpisca di preferenza i primogeniti e ha la tendenza ad aggravarsi nei discendenti. Mentre altra volta si era inclini a interpretarla quale portato dell'infezione sifilitica, oggi si propende piuttosto a riconoscerne la causa prima in un disturbo dell'organizzazione originaria della rete arteriosa dell'estremo cefalico. La malformazione non è propria soltanto dell'uomo, ma anche di parecchie specie animali, anche in esse tuttavia con carattere di eccezionalità, ché le stesse diciture così universalmente e da tanto tempo accolte di labbro leporino e di gola di lupo derivano piuttosto dal pittoresco di qualche immaginoso confronto che non dall'osservazione di quanto solitamente si trova in natura. Molte volte la malformazione si riscontra in bambini per il resto affatto normali, con ogni altro organo e apparato integro e in condizione di bene funzionare, sennonché i deleterî effetti della malformazione si rendono immediatamente palesi sulle condizioni del neonato e spesso le compromettono senza rimedio.

Il primo e più grave disturbo presentato dai bambini affetti da palatoschisi è quello della difficoltà, e qualche volta impossibilità, della suzione. Il palato diviso, comunicando con l'esterno per il tramite delle fosse nasali, non permette il formarsi nella cavità buccale della depressione indispensabile al deflusso del latte dal seno della nutrice. La difficoltà di alimentarsi, e il facile insorgere di complicazioni infiammatorie in cavità nasali e faringee abnormemente ampie, con ristagno di secrezioni che male possono venir espulse per le vie naturali e sono facilmente inspirate o inghiottite, spiega l'altissima mortalità di questi bambini nei primi mesi della loro vita. Nei casi meno gravi o dove un felice adattamento ha potuto costituirsi grazie alle naturali risorse compensatorie di organi e apparati rimasti integri, lo sviluppo del bambino può procedere abbastanza felicemente. In seguito sarà il disturbo dell'alterata favella quello che richiamerà l'attenzione maggiore e un complesso di cure atte a porvi riparo.

Le discontinuità acquisite del palato, più che sotto forma di divisione, si presentano con aspetto di perforazioni variamente estese prodotte quasi sempre da sifilide, eccezionalmente da tubercolosi, in rari casi da trauma. Si ricordano anche certe perforazioni palatine interpretate come fenomeno neurodistrofico in seguito a traumi cerebrali. Queste perforazioni, a similitudine delle divisioni congenite, influiscono soprattutto sulla funzione vocale.

Chirurgia. - La cura delle divisioni del palato è oggi essenzialmente chirurgica. La risorsa delle prostesi palatine, inapplicabile in bambini di tenera età, offre ancora un vantaggio assai modesto nelle età successive e se ne può ritenere ormai limitata l'utilizzazione ai pochi casi per i quali esiste qualche particolare controindicazione a qualsivoglia intervento operatorio. La cura chirurgica della divisione congenita del palato viene attuata di preferenza verso il terzo o quarto anno di vita, eventualmente anche prima, quando si tratti di malformazione semplice del velo in bambini sufficientemente robusti. Contrariamente quindi a quanto si verificava in passato, prevale oggi il criterio dell'intervento precoce e questo allo scopo di mettere il paziente quanto più presto possibile in condizioni di normalità agli effetti di un migliore organizzarsi di quella funzione che tanto preme salvaguardare perché così importante nella vita di relazione: la funzione vocale. Quando la divisione del palato si presenta complicata da divisione del labbro, quest'ultima è oggetto di cure precocissime, anche nei primi giorni di vita, avendo l'esperienza dimostrato che in tal modo si prelude a un miglior assetto nello sviluppo successivo del palato contemporaneamente compromesso e del quale in epoca posteriore sarà tanto più facile perfezionare la chiusura.

a) Stafilorrafia è l'operazione chirurgica di chiusura delle divisioni semplici del palato molle. I margini della fessura vengono sdoppiati e poi accuratamente suturati in due piani (piano nasale e piano buccale). Quasi sempre si rende opportuno il tracciare due incisioni laterali a distanza, in corrispondenza del processo alveolare, seguite da liberazione dei fasci muscolari del velo e ciò al fine di evitare una nociva tensione a livello delle suture praticate lungo la linea mediana.

b) Uranostafiloplastica è l'operazione di chiusura delle divisioni del palato molle e del palato duro. Lo sdoppiamento dei margini della fessura viene qui proseguito con particolare attenzione lungo tutto il percorso della schisi. Le incisioni liberatrici laterali sono prolungate assai verso l'avanti e seguite a loro volta da ampia liberazione della fibromucosa che riveste la vòlta ossea del palato diviso, mobilizzando così due lembi spessi e resistenti che suturati con opportuni accorgimenti di tecnica lungo la linea mediana, potranno assai bene sopperire alla mancanza di una vòlta ossea completa. Nel tratto posteriore la chiusura della schisi viene realizzata come si pratica nelle divisioni semplici del velopendolo.

Questo procedimento classico di chiusura delle divisioni congenite del palato non è sempre capace di portare a un risultato funzionale soddisfacente. In questi ultimi tempi sono stati proposti altri metodi operatorî notevolmente più complessi, detti metodi ortofomici, atti senza dubbio a garantire un ripristino migliore della funzione vocale. All'intervento, seguito da felice risultato operatorio, si accompagna sempre un vantaggio della funzione, vantaggio che naturalmente resta subordinato alla gravità del difetto e al tipo di operazione prescelta; inoltre quanto più precoce sarà stata la cura, tanto maggiori saranno i benefici. Tuttavia è indispensabile un lungo periodo di rieducazione fonetica post-operatoria capace di consentire al paziente di trarre ogni vantaggio dalle cure praticate e portare la parola a un grado di correzione che non di rado potrà arrivare a quello del soggetto normale.

Bibl.: G. Sansevero Rosselli, La divisione congenita del labbro e del palato, Roma 1934.

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