PALINGENESI

Enciclopedia Italiana (1935)

PALINGENESI (dal gr. παλιγγενεσία "rinascita")

Goffredo COPPOLA
Guido CALOGERO
Giuseppe MONTALENTI
Nicola TURCHI

Questo vocabolo ha subito nello svolgersi del pensiero religioso-filosofico dei Greci diverse significazioni, passando specialmente da un significato individuale a un significato cosmico, per assumere da ultimo un valore puramente simbolico ed etico.

Nell'orfismo (e nel pitagorismo che ne dipende) la palingenesi è la rinascita o trasmigrazione dell'anima che dopo la morte del corpo è condannata da un inesorabile destino a passare di corpo in corpo (cerchio della generazione) fino a che l'ascesi orfica non riesce a spezzare il cerchio fatale. Questo senso del rinnovamento individuale si ritrova del resto in tutte le religioni di mistero le quali tutte tendono, mediante il loro rituale, a distruggere nell'iniziando l'uomo vecchio e a far risorgere l'uomo nuovo. "Iniziarsi è morire" dice Plutarco (in Stob., Floril., IV, 107), a proposito dell'iniziazione eleusina; a una morte volontaria paragona Apuleio (Met., XI, 21) la prima parte della sua iniziazione isiaca; "immagine della risurrezione" qualifica Tertulliano (Praescr. haer., 40) certi riti mitriaci; "rinato in eterno" (in aeternum renatus) si dichiara nelle iscrizioni chi ha ricevuto il taurobolio di Cibele.

Ma sia per gli orfici sia per i pitagorici questa visione del destino individuale venne a inquadrarsi in una visione più ampia che abbracciava tutto l'universo. Anche il cosmo è sottoposto a una legge di incessante permutazione la quale sbocca, quando tutte le combinazioni siano esaurite, in una rinascita o restituzione di tutte le cose allo stato di prima, con il ripetersi delle medesime situazioni (παλιγγενεσία o ἀποκατάστασις): è la dottrina dell'"eterno ritorno delle cose" (v. sotto).

Nel Nuovo Testamento la parola palingenesi indica la nuova situazione che si verificherà dopo l'avvento del regno di Dio (Matteo, XXVI, 29); espressioni affini sono "restituzione delle cose", ἀποκατάστασις πάντων (Atti, III, 21) e il "cielo nuovo e terra nuova" di cui parlano II Pietro, III, 13 e Apocalisse, XXI, 1 segg.

Filosofia. - Anche nel campo filosofico l'idea della palingenesi si è presentata in entrambi gli aspetti ch'essa può assumere, e cioè in quello più elementare della semplice "rinascita" e in quello più sistematico dell'"eterno ritorno". La prima idea acquista cittadinanza nella filosofia occidentale mercé le dottrine di Pitagora e di Empedocle, i quali la traggono dall'orfismo (v. sopra). Palingenetiche sono quindi tutte le concezioni filosofiche che in vario modo ammettono la rinascita o risurrezione dell'individualità: fino, p. es., alla dottrina dello Schopenhauer, che in essa vede il continuo e sempre nuovo processo d'individuazione del volere cosmico. L'idea della palingenesi come eterno ritorno non si limita invece alla sfera delle individualità psichiche, ma comprende l'intero universo, il cui sviluppo viene concepito come ciclo chiuso, che al suo compimento torna al principio e così eternamente si ripete. Già presente nelle più antiche concezioni del divenire, da Anassimandro a Eraclito, questa idea universale della palingenesi è soprattutto sostenuta dallo stoicismo, e si ricollega strettamente, presupponendola e insieme essendone presupposta, alla generale intuizione greca del mondo come dominato da un fato razionale. Nell'età moderna tale concezione (intrinsecamente combattuta tanto dalla teologia cristiana quanto dalla scienza naturale e dallo storicismo idealistico) è riapparsa soltanto in formulazioni sporadiche, tra cui è particolarmente da ricordare quella nietzschiana della Wiedergeburt, presupponente la limitatezza delle possibili combinazioni degli elementi cosmici e quindi concludente alla necessità di un loro ciclico ritorno a combinazioni già realizzate.

Biologia. - Il termine è stato introdotto da E. Haeckel per indicare il fenomeno espresso dalla legge biogenetica (v.) fondamentale, e cioè la ricapitolazione della filogenesi nel corso dell'ontogenesi o sviluppo dell'individuo. Poiché la somiglianza degli stadî embrionali con gli antichi stadî evolutivi non è mai perfetta, il Haeckel coniò il termine di cenogenesi (v.) contrapposto al primo, a indicare l'intervento nell'ontogenesi di eventi nuovi, che non trovano corrispondenza nel corso dello sviluppo filogenetico.

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