PALPEBRA

Enciclopedia Italiana (1935)

PALPEBRA (dal lat. palpĕbra; fr. paupière; sp. palpebra; ted. Augenlid; ingl. eyelid)

Camillo Giannantoni

È un velo muscolo-membranoso che ricopre il segmento anteriore dell'occhio. In ciascun lato v'è una palpebra superiore e una inferiore; la prima è molto più estesa della seconda e in condizioni normali arriva fino al margine superiore della cornea; durante il sonno, invece, essa si porta più in basso fino a congiungersi con l'inferiore e ricopre allora la cornea stessa quasi nella sua totalità. Presenta un margine fisso, aderente al contorno dell'orbita, e uno libero. I margini liberi della palpebra superiore e inferiore sono, a occhio aperto, lontani fra loro e formano un'apertura più o meno ampia, detta fessura palpebrale. In corrispondenza dei margini liberi, nella sua porzione interna, s'osserva una piccola sporgenza, il tubercolo lacrimale, sul quale si trova il punto lacrimale: in questo per capillarità passa l'eccesso di liquido lacrimale che, attraverso i canaletti, giunge al sacco e quindi nel canale nasale. A differenza della porzione situata all'interno del tubercolo lacrimale, la porzione esterna del margine palpebrale, di quella molto più estesa, è fornita di ciglia le quali sono impiantate sul labbro anteriore, ma non su un'unica linea. Tali ciglia, più numerose sulla palpebra superiore che nell'inferiore, sono, nella prima, rivolte in avanti e in alto e nella seconda in avanti e in basso. In corrispondenza del margine libero sboccano i canalicoli di alcune ghiandole sebacee e sudoripare.

La palpebra risulta costituita da varî strati sovrapposti: la pelle, molto sottile, che presenta delle pieghe trasversali che aumentano per numero e profondità con il passare degli anni; lo strato cellulare sottocutaneo, formato da connettivo lasso che facilmente s'infiltra e si distende per azione dei liquidi organici, normali e patologici; lo strato muscolare, formato da fibre striate, che rappresenta la porzione palpebrale del muscolo orbicolare; lo strato cellulare sottomuscolare che, come quello sottocutaneo, è formato da tessuto connettivo lasso facilmente distensibile dai liquidi organici; lo strato fibroso, che rappresenta lo scheletro della palpebra e che si differenzia in una porzione situata verso il margine libero, il tarso, e una corrispondente al contorno orbitario, il legamento largo. Il tarso della palpebra superiore ha forma di una mezzaluna con la convessità rivolta in avanti e in alto ed è molto più esteso, in altezza, dell'inferiore che ha un aspetto di rettangolo, con direzione trasversa. Le estremità laterali dei due tarsi, riunite, formano il legamento palpebrale esterno, all'interno finiscono con due linguette che si uniscono e si fissano alla branca ascendente del mascellare superiore e formano il legamento palpebrale interno (tendine diretto dell'orbicolare). I legamenti larghi delle palpebre sono membrane fibrose che si distaccano dai margini orbitarî dei tarsi e s'irradiano su tutta la periferia della base dell'orbita, confondendosi con il periostio. Al disotto dello strato fibroso, si distende lo strato muscolare a fibre lisce, che forma il muscolo palpebrale (superiore e inferiore); e infine si nota lo strato mucoso che è rappresentato dalla congiuntiva. La vascolarizzazione della palpebra dipende dall'arteria e vena oftalmica. I nervi sono motori, sensitivi e simpatici.

Le palpebre difendono l'occhio nella sua porzione anteriore: la chiusura di esse è automatica per azione riflessa determinata da stimoli esterni; quest'azione riflessa è sempre bilaterale anche se lo stimolo agisce in un solo occhio. L'ammiccamento della palpebra è periodico e si ha anche senza stimoli accidentali: serve a detergere la superficie anteriore del bulbo oculare.

La cute palpebrale può essere colpita pressoché da tutte quelle forme morbose che si presentano a carico della pelle. Le varie forme di tubercolosi cutanea, come i differenti stadî della sifilide, possono osservarsi sulle palpebre. Le infiammazioni neurotiche sono l'erpete febbrile e l'herpes zoster; quest'ultimo è dovuto a un'affezione del trigemino ed è caratterizzato dal fatto che la porzione colpita è diversa a seconda se è interessata la prima o la seconda branca del nervo; nell'uno e nell'altro caso però il processo è limitato a un solo lato e non sorpassa la linea mediana della fronte e del naso.

Le malattie delle ghiandole cutanee possono manifestarsi sotto forma di iperidrosi, seborrea, orzaiolo e calazion. Le ciglia possono presentare variazioni numeriche (ipertricosi-ipotricosi) o decolorazione in toto (leucosi). L'infiammazione dei margini palpebrali produce la blefarite ciliare ulcerosa. La tarsite, processo infiammatorio del tarso, può essere primaria se dovuta a sifilide o tubercolosi, secondaria se conseguente a congiuntivite e più spesso a tracoma. Nelle palpebre si possono ancora osservare anomalie di forma e di posizione: l'entropion (che può essere spastico o cicatriziale) è un arrovesciamento all'indietro del margine libero della palpebra; l'ectropion (spastico, paralitico, senile, cicatriziale) si ha allorquando la palpebra è rovesciata all'esterno. A seguito di una paralisi del facciale si determina un'impossibilità nella chiusura della rima palpebrale (lagoftalmo). In conseguenza di processi infiammatorî dell'iride o del corpo ciliare con dolori e fotofobia, nella cheratite flittenulare o in caso di presenza d'un corpo estraneo nella congiuntiva, si ha una contrazione forzata del muscolo orbicolare (blefarospasmo). A carico della palpebra superiore si può produrre, per cause varie, un abbassamento (ptosi), completo o incompleto, unilaterale o bilaterale. Per la loro sede e posizione le palpebre possono subire lesioni traumatiche di varia specie e gravità. Le differenti forme di tumori cutanei e ghiandolari, benigni e maligni, possono pure localizzarsi nella palpebra. Questa, infine, a volte presenta anomalie congenite, quali il coloboma, o discontinuità a forma di triangolo, e il criptoftalmo, o mancanza della rima palpebrale.

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