Panamá

Dizionario di Storia (2011)

Panama


Panamá

Stato dell’America Centrale il cui territorio comprende la sezione più meridionale e più stretta della regione degli istmi, fra l’Oceano Atlantico a N e l’Oceano Pacifico a S. Confina a E con la Colombia e a O con la Costa Rica.

Il periodo coloniale

L’Istmo di P. fu conquistato dagli spagnoli tra il 1502 e il 1513: denominato dapprima Castilla de Oro, dal 1514 fu unito alla regione colombiana e dal 1542 entrò nel vicereame del Perù. Nel 18° sec., con Colombia, Venezuela ed Ecuador, fece parte del vicereame di Nueva Granata (1717-23; 1739). L’Istmo fu luogo di raccolta degli schiavi provenienti dall’Africa, portati dagli spagnoli come manodopera per la coltivazione delle banane e per lo sfruttamento del sottosuolo; la posizione strategica per il commercio fra Spagna e America Meridionale favorì la vita economica della colonia fino a metà del 18° sec.; poi gli attacchi dei pirati e l’esaurimento delle risorse minerarie provocarono un temporaneo declino. Nel 19° sec., con la crescente attività commerciale britannica nella regione e l’interesse statunitense per un passaggio interoceanico, l’Istmo riacquisì un ruolo di rilievo. Dopo l’indipendenza dalla Spagna (1819-22), fu costituita la República de la Gran Colombia; P. restò unita alla Colombia fino al 1903, quando, con il Trattato Hay-Herran con la Colombia, gli USA si impegnarono a costruire il canale transoceanico, ottenendo, lungo quest’ultimo, l’affitto per cento anni di una striscia di territorio larga 6 miglia. Il rifiuto del Parlamento colombiano di ratificare l’accordo fu all’origine della rivolta panamense che sfociò nell’indipendenza del Paese (3 novembre 1903).

La Repubblica

Dopo pochi giorni Washington stipulò con il governo provvisorio panamense il nuovo Trattato Hay-Bunau Varilla, che modificava a vantaggio degli USA i termini del precedente trattato con la Colombia, aumentando l’ampiezza della striscia di territorio in concessione agli Stati Uniti, rendendo il suo affitto perpetuo e conferendo a Washington «diritti di sovranità» su di essa. In cambio P. ottenne il pagamento di 10 milioni di dollari e di una somma annua (a partire dal 1913) di 250.000 dollari. Il predominio degli USA su P. si esercitò tanto nell’ambito economico quanto in quello politico: essi avevano il diritto (previsto dal Trattato Hay-Bunau Varilla e dalla prima Costituzione, varata nel 1904) di intervenire militarmente per la protezione del Canale e dell’indipendenza del Paese. La vita politica di P. si svolse quindi sotto la loro diretta supervisione almeno fino al 1936, quando una prima revisione del trattato del 1903, oltre ad aumentare l’affitto annuale, abolì l’articolo relativo alla tutela statunitense sull’indipendenza di P.; esso fu sostituito da un accordo di cooperazione per la difesa dei reciproci interessi. La questione dei rapporti con gli USA continuò a essere controversa e a dominare la politica panamense. Nel corso degli anni Quaranta del Novecento la lotta per il potere all’interno dell’oligarchia conservatrice che governava il Paese provocò una forte instabilità: nel 1941 un colpo di Stato depose il presidente filofascista A. Arias Madrid, cui subentrò A. de la Guardia, che nel 1942 concesse numerose basi militari agli Stati Uniti. Nel 1949 Arias Madrid tornò al potere mediante un golpe, ma nel 1950 fu deposto e bandito dalla vita politica del Paese. Sotto la guida del nuovo presidente J.A. Remón venne avviata una politica moderatamente riformista. A partire dal 1961 P. avanzò più volte la richiesta di una revisione del trattato del 1903. Le elezioni del maggio 1968 riportarono al potere Arias Madrid, ma dopo pochi mesi questi fu rovesciato da un colpo di Stato guidato dal comandante della Guardia nazionale O. Torrijos Herrera. Uomo di idee progressiste e sostenitore del non allineamento, Torrijos Herrera dette inizio a una serie di riforme sociali, sostenute da un forte consenso popolare. Il periodo di inquietudine succeduto alla sua morte (1981) fu interrotto dall’ascesa al potere di M.A. Noriega Morena, presidente dal 1988 e in linea con la politica di Torrijos. Le sue simpatie per il governo sandinista e la guerriglia marxista salvadoregna, unite alle accuse di un personale coinvolgimento in traffici di armi e droga, portarono gli USA a decretare l’embargo economico nei confronti di P. (1989) e, in seguito, la sua invasione. Catturato Noriega (1989), il suo posto alla presidenza fu occupato dal leader dell’opposizione G. Endara Galimany. Protrattasi fino al febbraio 1990, l’invasione statunitense provocò ingenti danni economici. Negli anni successivi il persistere delle difficoltà economiche e i costi sociali della politica di privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica alimentarono un forte malcontento popolare, finché le elezioni del 1994 portarono alla presidenza E. Pérez Balladares, del Partido revolucionario democrático. Il suo governo di riconciliazione nazionale lasciò però sostanzialmente irrisolti i gravi problemi socioeconomici del Paese e perse quindi le elezioni del 1999, quando riebbero la maggioranza i conservatori, con presidente M. Moscoso. Sul piano internazionale, nella seconda metà degli anni Novanta P. incrementò i suoi rapporti, soprattutto economici, con alcuni Paesi dell’area settentrionale del Pacifico, mentre conobbero un progressivo peggioramento le relazioni con la confinante Colombia in seguito all’ingresso nella regione del Darién di migliaia di profughi colombiani, tra i quali numerosi guerriglieri di sinistra e membri di forze paramilitari di destra, responsabili di gravi episodi di violenza. I rapporti con gli USA rimasero comunque prioritari, soprattutto per i problemi connessi alla restituzione del pieno controllo della Zona del Canale e del Canale stesso, che ebbe luogo il 1° gennaio del 2000. Nel 2002 il Paese venne tolto dalla lista dei paradisi fiscali che non collaboravano con la comunità internazionale per contrastare i traffici illeciti; ciò avvenne dopo la promessa del governo di introdurre delle riforme in campo bancario e fiscale. Tra il 2002 e il 2003 si registrarono vasti movimenti di protesta contro l’azione governativa sul fronte della lotta alla corruzione e della riforma dei servizi sociali. Nel 2004 le elezioni presidenziali videro l’affermazione di M. Torrijos, figlio di Torrijos Herrera, che annunciò un vasto piano di modernizzazione eco­nomica e infrastrutturale, accompagnato da un rinnovato impegno contro la corruzione. I suoi progetti di intervento sul sistema sociale scatenarono un’ondata di scioperi. Nel 2006 Torrijos ottenne due importanti successi: la firma di un accordo commerciale con gli Stati Uniti e l’approvazione popolare attraverso un referendum dei suoi piani per raddoppiare il flusso di navi nel Canale. Nelle presidenziali del 2009 ha prevalso tuttavia il candidato dei partiti conservatori R. Martinelli.

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