PANNELLA, Giacinto, detto Marco

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

PANNELLA, Giacinto, detto Marco

Giovanni Gay

Uomo politico, nato a Teramo il 2 maggio 1930. Incaricato nazionale universitario del Partito liberale, presidente dell'UGI (Unione Goliardica Italiana) e dell'UNURI (Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana), si laureò in giurisprudenza a Urbino nel 1953. Nel 1955 fu tra i fondatori del Partito radicale, che nasceva da una scissione a sinistra del PLI. Nel 1963 assunse la segreteria del partito, cui diede una forte impronta anticlericale e antimilitarista.

Da quel momento la sua movimentata biografia politica ha coinciso in gran parte con la storia del Partito radicale, di cui è stato leader indiscusso e attivissimo, pur rinunciando spesso alla segreteria, in nome del principio della rotazione degli incarichi che è stato un tratto distintivo dello stile radicale, esteso in seguito anche alla carica di deputato. Deciso a diffondere in Italia i metodi della lotta non violenta per i diritti civili, P. ha tenuto fin dall'inizio un atteggiamento di rottura nei confronti delle regole codificate sia della politica che delle comunicazioni di massa, assumendo comportamenti che si collocavano fuori dalle usuali convenzioni e comunque tali da colpire l'immaginazione del pubblico. Uno degli strumenti più utilizzati per le sue battaglie politiche è stato il referendum, non solo perché questo istituto consente l'intervento diretto degli elettori su questioni d'interesse generale, ma anche perché, come lo stesso P. ha dichiarato, determinando la divisione del paese in due soli schieramenti, prefigura in qualche modo il sistema elettorale uninominale all'inglese da P. molto apprezzato.

Nel 1974 P. e i radicali furono in prima linea nella battaglia referendaria che si concluse con la conferma della legge che nel 1970 aveva introdotto in Italia il divorzio. Nel 1976 P. fu eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, dove fu confermato in tutte le elezioni successive (1979-1983-1987-1992). In Parlamento P. e i suoi compagni di partito furono fin dall'inizio estremamente critici nei confronti non solo del cosiddetto ''compromesso storico'', ma anche di qualunque forma di consociativismo che potesse in qualche modo rendere meno netta la distinzione fra maggioranza e opposizione, e a questo fine si distinsero per l'attenzione esasperata ai regolamenti e alle procedure, atteggiamento questo che suscitò non poche critiche e perplessità.

Nel 1978, durante la vicenda del sequestro di A. Moro, P. scelse la linea garantista e umanitaria, d'accordo con B. Craxi, segretario del PSI. Sempre nel 1978 si tennero i referendum richiesti dai radicali per l'abrogazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti e per l'abrogazione della cosiddetta legge Reale sull'ordine pubblico. I referendum furono respinti, ma quello relativo al finanziamento pubblico dei partiti ottenne una percentuale favorevole all'abrogazione piuttosto alta (43,7%). Nel 1979 P. fece il suo ingresso al Parlamento europeo, dove fu confermato nel 1984 e nel 1989. Nel 1981, contemporaneamente all'inizio della campagna a favore del Terzo e Quarto Mondo, contro la morte per povertà e per fame, si tennero in Italia due referendum sull'aborto: uno promosso dai movimenti cattolici in difesa della vita, per l'abrogazione della legge del 1978 che aveva introdotto una regolamentazione per l'interruzione della gravidanza, l'altro voluto dai radicali per la liberalizzazione di alcune norme della stessa legge. Entrambi i referendum furono respinti. Nello stesso anno si tennero altri tre referendum voluti dai radicali, tutti respinti, per l'abolizione della cosiddetta legge Cossiga sull'ordine pubblico, per l'abolizione dell'ergastolo, per l'abolizione del porto d'armi.

Nel 1988, al congresso di Bologna, P. portò il Partito radicale a rinunciare definitivamente a partecipare alle competizioni elettorali nazionali con proprie liste e proprio simbolo, tentando di dar vita a un organismo a carattere ''transnazionale'' e ''transpartitico''. Alle elezioni politiche del 1992 si presentò con una ''Lista Pannella'' sostenendo l'opportunità di prefigurare un sistema uninominale all'inglese in cui si chiedono voti per un candidato e non per un partito. Nel 1993, in una situazione politica estremamente difficile a causa del crollo di un'intera classe dirigente falcidiata dai processi della cosiddetta ''Tangentopoli'', P. ha portato fino alle estreme conseguenze il suo garantismo, operando scelte che miravano a prolungare la vita di un Parlamento da molti considerato ormai non più rappresentativo della nuova realtà del paese, fino a trovarsi su posizioni che sono sembrate ad alcuni piuttosto lontane da quelle che avevano caratterizzato gli esordi della sua vita politica. Alla fine del 1993 e all'inizio del 1994 P. ha concorso, insieme alla Lega Nord, alla raccolta di firme per tredici referendum, fra i quali quelli volti a far eleggere tutti i deputati e senatori con il sistema uninominale maggioritario, quello per l'abrogazione della cassa integrazione straordinaria, quello relativo alla possibilità di scegliere fra l'iscrizione al servizio sanitario nazionale e un'assicurazione privata, mantenendo l'obbligo di avere un'assicurazione sanitaria. Alle elezioni politiche del marzo 1994, P. si è ripresentato con la Lista che porta il suo nome, senza essere eletto.

Bibl.: A. Bandinelli, Marco Pannella, in Il Parlamento Italiano 1861-1992, vol. 23, 1979-83, Roma 1993; M. Suttora, Pannella, i segreti di un istrione, Milano 1993.

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