Panteismo

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

panteismo

Raffaele Savigni

La fede in una forza divina che pervade l’Universo

In alcune tradizioni religiose, soprattutto in Oriente, la divinità è concepita come il Tutto, una forza che pervade l’Universo e attraversa le anime individuali, ossia come una sorta di grande mare nel quale si fondono e si annullano le esistenze individuali. Questa concezione caratterizza in particolare l’induismo e, in forme diverse, il buddismo, ma è riscontrabile anche in alcuni movimenti oggi diffusi in Occidente, come il new age

Il fascino dell’antico Oriente

Il termine panteismo (che deriva dal greco e significa «tutto è Dio») entrò nel linguaggio filosofico agli inizi del 18° secolo per indicare quella concezione che pone come principio di tutta la realtà un’unica sostanza divina, talora identificata con la natura.

In alcuni testi redatti in India nel 6° secolo a.C., le Upanisad («Dottrine segrete»), è espressa chiaramente l’idea che l’anima individuale (atman) e l’anima universale (brahman) costituiscono in definitiva un’unica realtà: «Come da un fuoco che arde si sprigionano migliaia di scintille simili a lui, così dall’essere immutabile hanno origine esseri d’ogni specie che a lui ritornano». Si diffuse inoltre, a partire dall’induismo, la dottrina della metempsicosi, secondo la quale un individuo può vivere più vite, una dopo l’altra, e reincarnarsi in diversi esseri viventi – uomini o anche animali – oppure liberarsi per sempre dalla catena delle reincarnazioni e raggiungere la pace definitiva immergendosi nell’Assoluto, così come una goccia d’acqua si perde nell’infinità del mare.

La liberazione dall’involucro materiale del corpo

Il 6° secolo a.C. è stato definito dal filosofo novecentesco Karl Jaspers «epoca assiale» in quanto sembra segnare una svolta in direzione di una concezione più spirituale della divinità, concepita come una persona (monoteismo) o comunque come una forza superiore alla natura, e che quindi non è possibile identificare con uno o più esseri materiali.

Nell’antica Grecia, il movimento religioso detto orfismo (Orfeo) e le filosofie di Pitagora e di Platone accettano l’idea della metempsicosi e concepiscono la vita spirituale come una liberazione dal corpo e quindi dalla propria individualità fisica e anche psichica. Nell’Eneide Virgilio descrive il viaggio compiuto da Enea nel mondo dei morti e il suo incontro con le anime che stanno per entrare in un corpo, mostrando di condividere queste idee.

In generale i diversi movimenti panteisti insistono sul concetto di via, presentando il cammino verso la perfezione spirituale come un percorso graduale, come una progressiva penetrazione nel proprio Io più profondo – che viene identificato con una forza sovrapersonale – e come una liberazione dal peso del proprio Io superficiale e materiale.

Tra religioni e filosofie: sentirsi parte del Tutto

Anche nell’Occidente cristiano si sono tuttavia sviluppati movimenti religiosi e filosofici contrassegnati in varia misura dal panteismo. Nei primi secoli cristiani lo gnosticismo contrapponeva lo Spirito alla materia, invitando i suoi seguaci a riscoprire la loro parte più nobile, quella spirituale (detta pneuma), e a liberarsi dal peso della materia per fondersi con il divino, così come una particella di luce si ricongiunge alla grande Luce da cui proviene. Varie correnti mistiche, come quella di Maestro Eckhart (filosofo tedesco vissuto tra 13° e 14° secolo), esaltavano la fusione dell’anima individuale con Dio mediante l’estasi, che consentiva di superare la condizione di creatura. Verso il 1600 Giordano Bruno, poi accusato di eresia e condannato a morte, tendeva invece a identificare Dio con la natura, concepita come una realtà infinita, e contrapponeva la fede dei veri filosofi a quella delle masse ignoranti, vittime della superstizione e prigioniere dei dogmi e dei riti delle Chiese.

A metà del 17° secolo il filosofo olandese Baruch Spinoza, di origine ebraica ma espulso dalla sua comunità, cercò di superare la contrapposizione tra spirito e materia considerandoli come due aspetti di una medesima realtà, l’unica sostanza, identificata al tempo stesso con Dio e con l’ordine della natura, al quale il singolo deve aderire con la sua volontà.

Più recentemente alcune sette (dette teosofiche) hanno diffuso l’idea che in ogni uomo è racchiusa una particella di quell’unica realtà divina della quale i singoli individui devono diventare coscienti, e nella quale risultano superate tutte le differenze individuali. Sostengono, inoltre, che tutte le religioni hanno una radice comune che va recuperata al di là dei diversi dogmi e riti, la cui importanza è del tutto secondaria.

Yoga e new age

Anche oggi vari movimenti affermano che l’individuo può e deve rinascere e passare da una forma di esistenza all’altra, diventando ‘un altro uomo’ e liberandosi dal fardello del proprio Io per immergersi nel grande mare dell’assoluto (come suggerisce per certi aspetti la parabola buddista della bambola di sale che si scioglie in mare gridando: «Ora finalmente so chi sono!»). L’individuo non è quindi una persona unica e irripetibile, come nelle grandi religioni monoteistiche, ma è parte di una realtà universale che lo comprende e lo assorbe.

Il movimento yoga, noto in Occidente soprattutto come ginnastica del corpo, attribuisce agli esercizi fisici e alle tecniche di rilassamento un significato spirituale, come ricerca di una forma superiore di coscienza di sé nel legame con una realtà universale, nella quale materia e spirito si fondono.

Alcuni elementi delle religioni orientali sono confluiti nel movimento detto new age che, sorto nella seconda metà del Novecento, sembra godere oggi di un grande successo: esso si fonda sull’attesa di una nuova età, quella contrassegnata dal segno zodiacale dell’Acquario, e cerca di conciliare le scoperte della scienza moderna con le aspirazioni spirituali dell’uomo contemporaneo, insoddisfatto di una società fondata sulla centralità della tecnica.

Attingendo elementi da diverse religioni (sincretismo), il movimento new age propugna una religiosità fondata non sulla ricerca razionale, sui sacramenti o sull’adesione ai dogmi, ma sull’esperienza interiore, sulla valorizzazione di un’energia spirituale di cui i singoli devono diventare portatori consapevoli, riconoscendosi parte di un processo circolare cosmico e superando con ciò ogni divisione tra sé stessi e gli altri, tra il proprio Io e la realtà. Dio non è considerato una persona ma un’energia, per cui la salvezza non consiste, come si ritiene nelle fedi monoteistiche, nell’incontro personale tra l’Io umano e un Tu divino, che ci chiama a uscire da noi stessi per incontrare l’altro, ma nel lasciarsi assorbire nell’armonia del tutto.

Movimenti ecologisti e Scientology

Una tendenza al panteismo si può riscontrare in alcuni movimenti ecologisti radicali, che accusano la Bibbia e il cristianesimo di avere posto le premesse per il dominio distruttivo dell’uomo sulla natura, in quanto pongono l’uomo al centro della creazione: essi attribuiscono talora alcune caratteristiche divine alla Terra, considerata come un grande organismo, e i gruppi animalisti rifiutano ogni distinzione tra l’uomo e gli animali anche per quanto riguarda il rispetto della loro vita; altri propugnano forme di medicina alternativa e di ‘ecologia della mente’.

Anche movimenti come Scientology pongono al centro della loro proposta la liberazione della mente, teorizzando il superamento della razionalità scientifica e tecnologica, prevalente in Occidente, in nome di una visione più profonda e unitaria dell’uomo e della realtà e di un primato dell’esperienza interiore. «Scavare a fondo nel proprio io per trovare la verità più profonda in armonia col Tutto»: questo sembra essere lo slogan di queste nuove correnti di pensiero.

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