FREGOSO, Paolo Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FREGOSO, Paolo Battista

Jean-François Dubost

Figlio di Antonio Gaspero e di Argenta (o Argentina) Doria fu, insieme con i tre fratelli Giulio, Girolamo e Ottavio, l'ultimo esponente del ramo principale della famiglia Fregoso. Nipote di Paolo (Battista) - celebre negli ultimi anni del sec. XV per i colpi di mano compiuti contro le città mercantili siciliane, prima di entrare al servizio di Carlo VIII e Luigi XII - intraprese presto la carriera militare.

Intorno al 1530 si legò a Cesare Fregoso, suo parente; nel 1536 lo seguì - al servizio della Francia - e, nello stesso anno, insieme con Piero Strozzi sollevò a Genova una rivolta in favore dei Francesi, approfittando dell'assenza di Andrea Doria, impegnato nella spedizione di Carlo V in Provenza. Nel 1540 si trovava con Cesare e la moglie Costanza a Castel Goffredo, dove nacque il loro ultimo figlio, anch'egli di nome Cesare. Dopo il 1541 rimase nell'entourage di Costanza, ormai vedova, sovente facendo la spola fra il castello di Bazens, dove lei risiedeva, e la corte francese, al fine di difendere presso il sovrano gli interessi dei giovani parenti. A Bazens fece parte del cenacolo culturale italianizzante che si riuniva intorno ai Fregoso; fu buon amico di M. Bandello, tanto che questi poté nascondersi dietro il nome del F. nell'epistola dedicatoria a Costanza dei suoi Canti (1545). Sembra sia stato proprio il F. a persuadere il Bandello a pubblicarli, il quale, proprio in considerazione di questa amicizia, dedicò due sue novelle alla madre del F. e al fratello Giulio. Nel frattempo il F. veniva nominato gentiluomo di camera di Carlo, duca di Orléans, scomparso nel 1545.

Nel 1548 il F. fu incaricato di una importante missione che influì sulle future sorti della famiglia nel Regno. Infatti Francesco I aveva promesso a Cesare Fregoso per il figlio Ettore il vescovato di Agen; in attesa che Ettore fosse in età da poterne ricevere l'investitura, il vescovato era stato affidato al cardinale Jean de Lorraine. Dopo la rinunzia di quest'ultimo, il F. fu inviato a Roma per giungere a una soluzione di compromesso che riuscisse a conciliare gli interessi dei Fregoso con la volontà di riforma della Chiesa. Nel 1550 il vescovato fu conferito al Bandello che si impegnò a versare ai Fregoso metà delle rendite relative.

Con ogni probabilità il F. rimase a Roma fino al 1550. Il 14 marzo 1549, in occasione della "sciomachia" ("simulacre et représentation de bataille", secondo la definizione del testimone Rabelais) organizzata a Roma dal cardinale Jean du Bellay per la nascita di Luigi, duca di Orléans, il F. figura infatti tra gli italiani al servizio del re di Francia e del partito francese.

Dopo il 1551 il F. si distinse nell'ultima fase delle guerre d'Italia, in particolare nella guerra di Parma (1551), dove ritrovò l'antico complice della rivolta genovese del 1536, P. Strozzi. Brantôme pone il F. nel novero dei "très bons capitaines": fu luogotenente della cavalleria leggera prima nella compagnia di Nemours, quindi in quella di Damville, cadetto del connestabile di Montmorency; il passaggio dall'una all'altra avvenne intorno al 1555, e Brantôme lo spiega con la forte attrazione esercitata dai Montmorency. I contemporanei sono unanimi nel lodare il valore del F., mettendo in rilievo la cura che aveva dei suoi uomini e i pericoli da lui corsi per scongiurarne la perdita. Nel 1552 il F. si distinse a Metz, assediata dagli Imperiali, contribuendo, con sortite e azioni compiute alla testa della cavalleria leggera, al fallimento del blocco tentato da Carlo V. Nell'agosto 1554 era con le truppe che mossero da Valenciennes per assediare Renty. Durante l'inverno 1555-56 partecipò a varie azioni per rifornire di viveri Marienbourg.

Il F. partecipò alla sua ultima campagna nel 1557, in Piemonte, nella compagnia di Damville.

Morì il 18 ag. 1557, nel corso di una scaramuccia all'assedio di Fossano, nel Cuneese: durante la ritirata un colpo di cannone, sparato dalla città, gli troncò la testa.

Fonti e Bibl.: Fr. de Boyvin baron du Villars, Mémoires, in Collection des mémoires relatifs à l'histoire de France, a cura di M. Petitot, XXX, Paris 1823, p. 138; F. de Rabutin, Commentaires des dernières guerres en la Gaule Belgique, ibid., a cura di M. Petitot, XXXI, ibid. 1823, p. 402; B. de Salignac, Le siège de Metz par l'empereur Charles Quint en l'an 1552, ibid., a cura di M. Petitot, XXXII, ibid. 1823, pp. 262, 315 s., 322, 329; [P. de Bourdeille, seigneur de] Brantôme, Vies des hommes illustres et capitaines français, in Oeuvres, a cura di L. Galante, III, Paris 1867, pp. 369 s.; V, ibid. 1869, p. 41; VI, ibid. 1873, p. 159; F. Rabelais, La sciomachie des festins faits à Roma au palais de monseigneur révérendissime cardinal du Bellay pour l'heureuse naissance de mon seigneur d'Orléans, in Oeuvres, a cura di P. Jannet, VI, Paris 1878, pp. 23-47; M. Bandello, Tutte le opere, a cura di F. Flora, Milano 1952, I, pp. 858, 886, 930; II, pp. 156, 1226, 1236; Istruzioni e relazioni degli ambasciatori genovesi, a cura di R. Ciasca, Roma 1951, I, pp. 125, 134; Correspondance des nonces en France Dandino, Della Torre et Trivultio (1546-1551), a cura di J. Lestocquoy, Rome-Paris 1966, p. 317.

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