FORTUNATI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)

FORTUNATI, Paolo

Guido Melis

Nacque a Talmassons, in Friuli, il 26 apr. 1906, da Ettore, maestro elementare e poi segretario comunale, e da Elda Battistella, maestra elementare.

Di famiglia non agiata (il padre, romagnolo, perse il posto di segretario comunale a Ronchis per essere stato arrestato come sovversivo nel luglio 1923), si mantenne agli studi, prima a Forlì poi a Udine, svolgendo varie attività (operaio, impiegato comunale, poi insegnante elementare e segretario di una cooperativa), sino a iscriversi all'università di Padova (1923-24), dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel dicembre 1927. Ammesso alla scuola di scienze politiche e sociali della stessa università, vi frequentò, tra gli altri, i corsi di G. Pietra, M. Boldrini e M. Fanno. Determinante fu l'incontro con il Pietra che era stato collaboratore di V. Giuffrida nell'amministrazione degli approvvigionamenti alimentari durante la guerra mondiale e aveva fondato il laboratorio di statistica dell'ateneo di Padova. Assistente incaricato presso l'istituto di statistica dal 1928, il F. fu supplente di statistica e demografia nell'università di Ferrara (1930-1932) e poi incaricato dello stesso insegnamento in quell'ateneo (1932-1934). Il 4 febbr. 1933 conseguì la libera docenza in statistica e fu chiamato (1933-34) a svolgere a Padova il corso libero di statistica della popolazione. Nel 1930 aveva anche assunto, succedendo al Pietra, la direzione del gabinetto di statistica dell'università di Ferrara; e l'anno successivo aveva partecipato a Roma, con una relazione sulla popolazione friulana dal XVI secolo al Novecento, al I Congresso internazionale per gli studi sulla popolazione. Nel 1932 partecipò attivamente al II Congresso di studi sindacali, tenuto proprio a Ferrara e animato dalle provocatorie tesi di U. Spirito sulla "corporazione proprietaria", svolgendovi una comunicazione su Esperienza statistica ed efficienza corporativa.

In essa tra l'altro si esprimeva polemicamente sulle lacune della conoscenza statistica nella politica economica del regime: ogni organismo sindacale e corporativo avrebbe dovuto agire sulla base di una informazione statistica puntuale, capace di misurare il dinamismo sociale attraverso l'impianto di una vera e propria "anagrafe economica o corporativa", della quale il Comune avrebbe dovuto costituire il "centro statistico di coordinamento".

Andava frattanto maturando anche il suo impegno politico nelle organizzazioni del partito fascista: già attivo nel Gruppo universitario fascista (GUF) e capo ufficio stampa della federazione provinciale dei fasci di Padova, svolse negli anni Trenta un'intensa attività di conferenziere. Animatore della rivista Nuovi Problemi di politica, storia ed economia (fondata nel 1930 a Ferrara), si legò al gruppo di intellettuali e sindacalisti raccolti intorno al Corriere padano e a N. Quilici e vicini a I. Balbo. In quell'ambito affinò la sua sensibilità verso i problemi sociali e, su impulso soprattutto del Pietra e di A. De Polzer, specializzò i suoi studi nella "statistica corporativa". Ne derivarono il contributo su Il problema demografico-agrario del Veneto e del Ferrarese (Padova 1935) e l'articolo su Anagrafe corporativa e statistica corporativa (negli Annali dell'Università di Ferrara, 1936). Il Supplemento ai Nuovi Problemi di politica, storia ed economia, edito dal 1935 al 1940 sotto gli auspici degli istituti di statistica di Padova e di Ferrara, fu la sede nella quale confluì l'elaborazione collettiva di quello che sempre più si configurava come un gruppo di studiosi non solo accademici collegati con diverse ispirazioni al dibattito sul corporativismo fascista.

Nel 1934 vinse il concorso a cattedra e fu chiamato alla cattedra di statistica della facoltà di giurisprudenza di Ferrara e contemporaneamente ricevette l'incarico dello stesso insegnamento nella scuola di perfezionamento in igiene di Bologna. Partecipò, inoltre, con il Pietra alla creazione a Ferrara della scuola di perfezionamento in scienze corporative e fu per qualche tempo incaricato a Padova di statistica giudiziaria e sociale in quella scuola di statistica. Nel 1936 si trasferì a Palermo come professore straordinario di statistica nell'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali. Professore ordinario dall'aprile 1938, il F. si impegnò a Palermo in un'intensa attività didattica e di organizzazione culturale, assumendo tra l'altro la presidenza del locale Istituto fascista di cultura. Frutto di questa parentesi siciliana furono gli scritti La concentrazione della proprietà fondiaria e delle aziende agricole, Accorciamento delle distanze e assalto al latifondo (entrambi Palermo 1941) e soprattutto Aspetti sociali dell'assalto al latifondo (Firenze 1941, ma edito anche come supplemento a Civiltà fascista), che si inserivano nel clima della mussoliniana "guerra al latifondo".

Nel 1940 il F. fu chiamato alla cattedra di statistica dell'università di Bologna ove nel 1941 (anno nel quale divenne anche direttore di quell'istituto di statistica) fondò la rivista Statistica.

In una pagina di presentazione del periodico il F. insisteva sull'analisi quantitativa come indispensabile strumento per impostare e risolvere i problemi organizzativi "del nuovo sistema di vita degli individui, delle categorie, dei popoli".

Quei mesi avrebbero portato in evidenza i prodromi di una visione critica che, già avviata negli anni precedenti, era del resto maturata nello stesso ambiente ferrarese: pesarono soprattutto le letture suggerite da G. Colamarino (che lo introdusse a P. Gobetti e Antonio Labriola), le lunghe conversazioni con G. Perticone, forse anche il più episodico contatto con R. Caccioppoli, certamente l'incontro anche umano con l'ex dirigente operaio G. Bardellini e, per altro verso, i serrati confronti con il più anziano De Polzer, profondo conoscitore del mondo bracciantile del Polesine.

Alla fine del 1941 il F. entrò in contatto con l'organizzazione clandestina del Partito comunista italiano (PCI) a Bologna, partecipando alle prime attività antifasciste e dedicandosi in particolare alla costituzione del Gruppo intellettuale Antonio Labriola, una piccola, ma assai qualificata, organizzazione antifascista di composizione politica varia (non solo comunista ma cattolica, repubblicana, socialista) che sarebbe stata particolarmente vivace nel biennio 1943-45, alimentando tra l'altro l'edizione clandestina della rivista Tempi nuovi (luglio 1944-marzo 1945).

Frattanto l'attività scientifica e quella organizzativa nell'università si incentravano soprattutto su due esperienze chiave: l'istituto di statistica di Bologna, praticamente fondato dal F., trasferito, dopo il 25 luglio e sino all'ottobre 1944, nella sua stessa abitazione bolognese di via Albertazzi; e la rivista Statistica, uscita senza subire interruzioni anche nel periodo della guerra e della lotta di liberazione.

Nelle pagine di Statistica si intensificò la polemica scientifica del F. nei confronti degli economisti accademici, cui egli imputava una visione "conservatrice" del fenomeno corporativo e la tendenza a sottovalutare l'analisi demografico-sociale come, più in generale, il tema degli squilibri tra le classi che quell'analisi avrebbe a suo parere potuto rivelare.

Forse anche per incanalare questa crescente vis polemica, espressa vivacemente in varie sedi, ma in particolare nell'estate 1942 in alcuni discussi interventi sulle pagine di Civiltà fascista, il nuovo presidente dell'Istituto fascista di cultura C. Pellizzi invitò proprio il F. a tenere la relazione introduttiva sul "Piano economico" nel corso del primo convegno dei gruppi scientifici costituitisi negli istituti fascisti di cultura (Roma, novembre 1942; seconda sessione ibid., aprile 1943: gli atti del convegno sono soltanto ora in corso di pubblicazione).

Il F., che accettò sorretto dal consenso del PCI bolognese, tenne un provocatorio rapporto nel quale affermava con forza l'esigenza, a suo avviso da tempo all'ordine del giorno nelle società contemporanee, di forme di economia pianificata e indicava la sua vecchia idea dell'anagrafe statistico-corporativa come la base per un generale progetto di redistribuzione delle ricchezze e dei redditi. Accolto dalle reazioni polemiche di molti economisti e dirigenti politici e sindacali presenti, il rapporto non ebbe tuttavia alcuna conseguenza sulla posizione personale del F., sia per l'intervento dell'amico Pellizzi sia per il sopravvenire di lì a pochi mesi della crisi del regime.

Dopo il 25 luglio il F. intensificò il suo impegno antifascista. Allontanata la famiglia da Bologna (aveva sposato intanto Maria Boari, matrimonio dal quale erano nate, tra il 1933 e il 1941, tre figlie) lavorò nell'organizzazione clandestina, tra l'altro instaurando, per conto del PCI, particolari rapporti con gli ambienti delle gerarchie cattoliche bolognesi. Arrestato il 20 ott. 1944 a Bologna, dopo un attacco delle Brigate nere a una base clandestina del Partito d'azione operante all'interno dell'università, fu accusato di reclutamento di partigiani, falsificazione di documenti tedeschi e diretta partecipazione alla Resistenza. Liberato fortunosamente per il tempestivo intervento del Comitato di liberazione nazionale, proseguì la militanza partigiana dalla clandestinità.

Quelli del dopoguerra furono per il F. anni intensissimi di impegno politico e culturale (anche se non privi di contrasti: nel 1949, nonostante gli sforzi unitari del F., dopo la sospensione di Tempi nuovi anche il Gruppo Labriola fu travolto da divisioni politiche). Eletto senatore per il PCI nel 1948, 1953, 1958, 1963 e 1968 nel collegio di Bologna (e membro in tutte e cinque le legislature della commissione Finanze e Tesoro, della quale fu vicepresidente dal 1968 al 1972), il F. fu consigliere comunale di Bologna e assessore ai tributi nelle giunte Dozza dal 1946 al 1956, legando in particolare il suo nome a quell'ambizioso progetto di riforma tributaria locale che si basava fondamentalmente sulla distinzione dei campi di imposizione tra Stato ed enti locali, sull'estensione del principio della progressività, sull'attribuzione al Comune delle imposte dirette reali e personali, sulla riduzione del numero dei tributi (Baldissara).

Pur tra contrasti anche aspri e battute d'arresto, il disegno riformatore del F. si sarebbe tradotto nel decennio successivo in una coerente linea di politica tributaria che, sperimentata a Bologna, sarebbe stata riproposta a livello nazionale dal PCI. I consigli tributari municipali, istituiti, oltre che a Bologna, a Milano e Genova, rappresentarono gli originali strumenti istituzionali di questa complessa politica, che il F. cercò, in quegli anni, di porre all'ordine del giorno anche attraverso la sua intensa attività parlamentare: in particolare, nel febbraio 1949 presentò in Senato, in concorrenza con il testo del democristiano E. Vanoni, un suo progetto per la riorganizzazione della finanza locale che sarebbe stato poi almeno in parte recepito in forma di emendamenti nel testo finale votato dalla maggioranza (legge 2 luglio 1952, n. 703).

Allo stesso tempo il F. continuava nell'insegnamento universitario, raccogliendo intorno a sé molti allievi, dirigendo la rivista e partecipando attivamente alle iniziative della Società italiana di statistica. Dal 1949 al 1951 fu anche membro del Consiglio superiore di statistica (un suo progetto di riforma dell'Istat prevedeva, nel 1950, che l'ente divenisse strumento del Parlamento) e dal 1954 direttore della scuola di statistica e del centro meccanografico dell'università di Bologna. Dal 1948, come membro designato dal Comune nel consiglio di amministrazione dell'università bolognese, svolse inoltre un ruolo di primo piano nel promuovere lo sviluppo dell'ateneo, contribuendo non poco, attraverso l'influenza esercitata sull'edilizia universitaria, alla determinazione dell'espansione urbanistica della città (fu tra l'altro, dal 1952, membro del consiglio di amministrazione del Consorzio per gli edifici universitari e dal 1954 membro del consiglio di amministrazione del Consorzio interprovinciale universitario). Dal 1973 fu preside della facoltà di economia e commercio di Bologna.

In questa città il F. morì il 27 genn. 1980.

Tra gli scritti scientifici di questi anni sono da segnalare la cura del volume La disoccupazione in Italia, Monografie regionali. Emilia - Toscana - Marche - Umbria, Atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla disoccupazione (III, 2, Roma 1953) e i vari contributi sugli "schemi teorici di distribuzione massimante e minimante della variabilità" e sul rapporto di concentrazione; particolarmente: Sulle distribuzioni massimanti della variabilità, in Atti della XXVIIIª sessione dell'Istituto internazionale di statistica (Roma 1954), Rapporto di concentrazione, valori medi e schemi teorici di distribuzione massimante e minimante della variabilità, in Scritti matematici in onore di F. Sibirani (Bologna 1956), Considerazioni e prospettive sulle misure della variabilità, con riferimento alle ricerche economiche, in Studi in onore di E. Corbino (Milano 1960). Il saggio su Lo statistico marxista e la ricerca economica (pubblicato in Statistica nel 1975) costituì anche una sorta di bilancio della sua attività di ricercatore.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Concorsi a cattedra, 1934, b. 84; Segreteria particolare del Duce, Carteggio ordinario, 1922-43, b. 1034, fasc. 509.150; Fondazione U. Spirito, Carte U. Spirito, Ist. Naz. di cultura fascista, Primo convegno dei gruppi scientifici. Il Tema. Il Piano economico, a cura di G. Melis, Roma 1997; Annuario politico italiano, 1964, Milano 1964, p. 1326; C. Dami, Il pensiero degli economisti italiani contemporanei sul collettivismo, in Società, I (1945), 1-2, p. 223; G.S. Spinetti, Difesa di una generazione (Scritti ed appunti), Roma 1949, pp. 171, 188, 225; L. Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna 1967, I, pp. 310-329; L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna 1975, IV, Manifesti, opuscoli e fogli volanti, pp. 508-514; A. Bellettini, Presentazione, in Studi in onore di P. F., I, Bologna 1979, pp. XI-XXIV; L. Bergonzini, Saluto a P. F., in Statistica, XL (1980), pp. 3-6; A. Gili, Valori medi e misure di variabilità nel pensiero di P. F., ibid., XLI (1981), pp. 511-518; I. Scardovi, P. F., uno statistico tra teoria e prassi, ibid., XLIII (1983), pp. 191-218; Note in margine. Ancora su F. Una lettera di L. Bergonzini, ibid., pp. 533-538; I. Scardovi, Postilla, ibid., pp. 539-541; G. Rochat, Rapporti di potere nella Ferrara fascista, in Riv. di storia contemporanea, XI (1982), pp. 628-631; Id., Italo Balbo, Torino 1986, pp. 160, 180-189; Democrazia comunale e giustizia tributaria. Scritti polemici di P. F., a cura di L. Bergonzini - F. Tassinari, Bologna 1990; G. Melis, Il primo convegno dei gruppi scientifici dell'Istituto nazionale di cultura fascista su "Il Piano economico" (novembre 1942). La relazione di P. F. e l'intervento di U. Spirito, in Annali della Fondazione Ugo Spirito, V (1993), pp. 155-187; L. Baldissara, Per una città più bella e più grande, Bologna 1994, ad Ind.; D. Marucco, L'amministrazione della statistica nell'Italia unita, Roma-Bari 1996, pp. 201 s.; L. Baldissara, Amministrare il Comune governare la città. Culture amministrative e questioni di governo municipale delle città italiane dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, in corso di pubblicazione; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, III, pp. 247, 319-322.

CATEGORIE
TAG

Comitato di liberazione nazionale

Gruppo universitario fascista

Partito comunista italiano

Partito d'azione

Antonio labriola