GHISLIERI CONSIGLIERI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)

GHISLIERI (Ghisleri) CONSIGLIERI, Paolo

Dario Busolini

Nacque a Roma nel 1499, figlio di Bartolomeo Consiglieri e di Maria Stati. Le genealogie seicentesche sostengono la discendenza del G. dalla nobile famiglia bolognese e lo considerano cugino di Michele Ghislieri di Bosco Marengo d'Alessandria, il futuro papa Pio V. Stando ai documenti conservati nell'Archivio Ghislieri di Roma (Arch. Capitolino) tale parentela non sembra sostenibile, basandosi su scritti redatti dopo l'elezione di Pio V con lo scopo di dare lustro al modesto casato ed elevare ulteriormente quello bolognese attribuendogli un pontefice. Né aiutano a dirimere la questione le fonti disponibili sugli oratori del Divino Amore e sull'opera dei primi teatini (rare perché gli uni seguivano la disciplina del segreto e gli altri una semplicità e povertà di vita talmente stretta da rasentare l'indigenza). Secondo il Paschini, il G. assunse il nome Paolo quando entrò nell'Ordine dei teatini, mentre quello originale sarebbe stato Gislerio Consiglieri.

Il G. dovette essere avviato molto giovane al sacerdozio, cui era portato anche da una vocazione sincera, alimentata dalla frequentazione della Compagnia dell'oratorio del Divino Amore. I membri di questa confraternita, stabilitasi a Roma tra il 1514 e il 1515, erano dediti all'assistenza ai malati e agli emarginati e ricevevano una profonda formazione spirituale, assai sensibile alle istanze di riforma morale della Chiesa. Qui il G. incontrò i tre compagni con i quali avrebbe diviso vita e ideali religiosi fondando l'Ordine dei chierici regolari teatini: il vescovo napoletano di Chieti, Gian Pietro Carafa, il vicentino Gaetano Thiene e l'alessandrino Bonifacio de' Colli.

Del gruppo, il Thiene e il Carafa erano certamente le personalità di maggiore rilievo. Tra i due, colui che più influì sull'animo del G. fu senz'altro G.P. Carafa, conosciuto prestando assistenza ai ricoverati nell'ospedale romano di S. Giacomo in Augusta. Proprio Carafa, infatti, dopo avergli conferito l'ordinazione sacerdotale, propose a Gaetano Thiene di accogliere il G. come cofondatore dell'erigendo nuovo istituto religioso (mentre il Colli era stato scelto personalmente dal Thiene). La professione solenne dei voti del nuovo istituto religioso, autorizzato da Clemente VII il 24 giugno 1524, avvenne il 14 settembre, nella basilica vaticana, nelle mani del vescovo di Caserta G.B. Bonciani, delegato dal papa.

Con tale atto il G. si impegnava, oltreché al rispetto dei tre consueti voti personali di povertà, castità e obbedienza, a vivere in comunità rette da un preposto eletto ogni anno (il primo fu proprio il Carafa), prive di patrimonio stabile e non incardinate in chiese parrocchiali o altri istituti, per potersi dedicare interamente alle pratiche del culto e dell'assistenza.

Ciò avvenne, inizialmente, nella casa romana già appartenuta al Colli, in via Leonina e, dopo il 1525, in una residenza vicino a villa Medici, sul Pincio, offerta dal vescovo Gian Matteo Giberti e adatta a ospitare la prima comunità teatina, presto salita a dodici membri.

Durante il sacco di Roma (1527) la casa fu confiscata e i teatini imprigionati e sottoposti a sevizie dai lanzichenecchi. Gaetano Thiene e i suoi compagni, compreso il G., furono liberati soltanto grazie all'intervento di un ufficiale spagnolo. Costretto ad abbandonare Roma, il G. si rifugiò (insieme con i teatini e un altro fratello, Girolamo, già entrato nell'ordine e prossimo alla professione) a Venezia, dimorando presso le chiese di S. Clemente, S. Eufemia e S. Giorgio, finché non ebbero l'affidamento della parrocchia di S. Nicola da Tolentino, di cui fu parroco il Colli, nel novembre 1527. Eletto preposto generale Gaetano Thiene, in sostituzione del Carafa, questa residenza divenne un importante luogo di dibattito sulla riforma della Chiesa.

Il G. entrò così in relazione con Gaspare Contarini, Reginald Pole, Gregorio Cortese, Girolamo Miani, Girolamo Aleandro, Pietro Lippomano, fra Bonaventura da Centis e altre personalità, senza sottrarre tempo alle esigenze dell'apostolato e a quelle della carità, cui l'intero gruppo teatino si dedicò con grande zelo, specialmente durante la carestia e la pestilenza del 1528-29.

Negli anni successivi, mentre Gaetano Thiene riprendeva l'opera di fondatore, consolidando l'istituto e diffondendolo nel Regno di Napoli e in alcune città del Veneto, il G. restò accanto al Carafa (eletto di nuovo preposto generale nel 1530), collaborando con lui alle pratiche per il ritorno a Roma e il pieno riconoscimento dell'ordine, che avvenne nel 1533, con le nuove costituzioni. Il ritorno poté realizzarsi dopo altri tre anni, nel 1536, quando Paolo III chiamò a Roma Carafa, Giberti e Pole per partecipare alla redazione del Concilium de emendanda Ecclesia, documento ispiratore della riforma tridentina. Così, il 27 sett. 1536, il G. lasciò Venezia al loro seguito. In dicembre si tenne a Roma anche il capitolo generale dell'ordine, cui il G. partecipò, incontrandovi Gaetano Thiene reduce, temporaneamente, da Napoli. Il 22 dic. 1536 Carafa ricevette la nomina cardinalizia e subito dopo prese il G. al proprio servizio come collaboratore nell'elaborazione della riforma dei costumi ecclesiastici nella sua diocesi di Chieti e nelle pratiche per il definitivo ristabilimento dei teatini a Roma.

Dopo la morte di Gaetano Thiene, il 7 ag. 1547, la collaborazione tra il G. e Carafa si fece ancora più stretta, contestualmente alla crescita del ruolo del cardinale nella corte romana. Nel 1553 il G. fu procuratore in Vaticano della Congregazione dei bianchi di Napoli (la confraternita dedita all'assistenza dei condannati a morte), e di altre analoghe confraternite sorte a Palermo, Messina, Bitonto, Aversa e Cosenza. Quando poi Carafa salì al soglio pontificio, il 23 maggio 1555, col nome di Paolo IV, il G. ottenne la nomina a cameriere segreto del papa, seguita da quella di maestro di camera. L'elezione permise ai teatini di risolvere il problema della sede della loro casa generalizia: il 17 nov. 1555 il G., insieme con altri tre confratelli (Giovanni Marinoni, futuro beato, Bernardino Scotti, futuro cardinale, e Giovanni Antonio da Prato), prese possesso del convento di S. Silvestro al Quirinale, appena assegnato all'ordine da Paolo IV.

Il G. visse, quindi, il restante periodo della sua vita diviso tra quella residenza e la basilica di S. Pietro, di cui ottenne un canonicato il 23 genn. 1556. Poiché un tale beneficio era stato concesso anche al nipote del pontefice, Antonio Carafa, apparve chiaro che Paolo IV pensava al cappello cardinalizio per il Ghislieri. La nomina avrebbe dovuto concretizzarsi durante il concistoro del 15 marzo 1557, ma il G. si oppose, sostenendo che sarebbe stata in contrasto con i suoi voti e il suo desiderio di imitare l'umiltà e la povertà di Cristo. Il che non gli impedì di indirizzare il cardinalato sul fratello Giambattista.

Tra le ragioni del rifiuto si può aggiungere anche l'ormai compromesso stato di salute. Infatti il 14 apr. 1557 il G. morì nel palazzo Vaticano, più volte visitato dal papa durante l'agonia. Paolo IV volle farlo seppellire, a proprie spese, in S. Pietro.

Il fratello Giambattista iniziò la sua carriera ecclesiastica dopo due matrimoni e due figli. Morta la sua seconda moglie, fu sacerdote secolare. Elevato al cardinalato il 15 marzo 1557, ebbe il titolo di S. Lucia in Septisolio e, dal 16 dic. 1558, di S. Nicola in Carcere. Dopo una breve esperienza diplomatica come legato a latere presso Filippo II di Spagna, morì a Roma due anni dopo il G., il 25 ag. 1559.

Fonti e Bibl.: Le lettere di s. Gaetano Thiene, a cura di F. Andreu, Città del Vaticano 1954, pp. XI, XIII, 58; G. Del Tufo, Historia della religione de' padri chierici regolari, Roma 1609, pp. 7, 278; A. Caracciolo, De vita Pauli IV. Collectanea historica, vitae Caietani Thiaenei, Bonifatii a Colle, Pauli Consiliarii, Coloniae 1612; G. Castaldo, Vita del santissimo pontefice Paolo quarto e memorie d'altri cinquanta celebri padri, Roma 1615, p. 209; J. Silos, Historia clericorum regularium, I, Romae 1650, ad indicem; P. Paschini, S. Gaetano Thiene, Gian Pietro Carafa e le origini dei chierici regolari teatini, Roma 1926, pp. 42 s., 50 s., 56, 141, 145; P. Chiminelli, S. Gaetano Thiene…, Venezia 1948, ad indicem; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, 2, Roma 1929, ad indicem; VI, ibid. 1927, pp. 439, 468, 665 (il fratello del G., pp. 439 s., 460, 518); G. Llompart, Los clérigos regulares a mediados del siglo XVI, in Regnum Dei, XVIII (1962), pp. 196-209; F. Andreu, I teatini dal 1524 al 1974, sintesi storica, ibid., XXX (1974), pp. 9, 21; Id., Ghislieri Consiglieri, in Diz. degli istituti di perfezione, II, Roma 1975, coll. 1629 s.; G. Greco, Gaetano Thiene, in Diz. biogr. degli Italiani, LI, Roma 1998, p. 204; Dict. d'histoire et de géogr. ecclésiastiques, XIX, Paris 1981, col. 617 (Gaétan de Thiène); XX, ibid. 1984, coll. 1185-1187.

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