RICCI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RICCI, Paolo

Mariantonietta Picone Petrusa

RICCI, Paolo. – Nacque a Barletta il 22 settembre 1908 da Michele, fabbro ferraio di orientamenti socialisti, e da Gaetana Giannini, casalinga.

Ultimo di undici figli, rimase a Barletta fino al 1916, quando, partiti i fratelli per la guerra, traslocò a Brindisi. Nel 1918, per compiere gli studi, si trasferì a Napoli, mentre cercava di avviarsi al mestiere del padre e da autodidatta si esercitava nel disegno. A Napoli, grazie all’incontro nel 1923 con Vincenzo Gemito, decise di intraprendere la via dell’arte. Cominciò a studiare in modo disordinato diverse discipline – architettura, urbanistica, storia dell’arte, letteratura, storia del teatro, psicanalisi –, coltivando nello stesso tempo i suoi interessi politici che, dopo l’affermarsi del regime fascista, si nutrivano sempre più di letture marxiste.

Dal 1925 al 1926 si trasferì a Roma, per conoscere un ambiente culturale più aperto. Per vivere, collaborò nei compiti più umili con alcuni scultori. A Roma si avvicinò alla musica, mentre si interessò al teatro dopo aver conosciuto Raffaele Viviani che, con le sue rappresentazioni dei disagi delle classi popolari, sentiva particolarmente affine. Decise di approfondire lo studio della pittura dopo che nel 1927 conobbe Luigi Crisconio, un artista che di lì a poco Ricci, in veste di critico d’arte, avrebbe contribuito a rivalutare, coniando per lui l’etichetta di «pittore illegale», ossia fuori dal sistema. Nel 1929 si avvicinò, da esterno, al gruppo degli artisti circumvisionisti formato da Guglielmo Peirce, Antonio D’Ambrosio, Luigi Pepe Diaz, Carlo Cocchia, Mario Lepore e Gildo De Rosa, un gruppo che derivava alcuni temi dal futurismo, e con loro partecipò alla I Esposizione sindacale campana del 1929. Dissentendo per motivi ideologici dal futurismo, in quello stesso anno, insieme con Peirce e con Carlo Bernari, decise di dare vita all’UDA (Unione Distruttivisti Attivisti), nel cui manifesto, apprezzato anche da Benedetto Croce, Giuseppe Ungaretti e Arnaldo Frateili, si criticava il mondo dell’arte, troppo affine alla moda, e si auspicava la nascita di una sorta di «antiarte», espressione di una rivoluzione permanente.

Ricci espose anche nella II Sindacale campana (1930), nella I Quadriennale romana (1931) e dal 1934 a tutte le edizioni delle Sindacali della Campania, tranne che all’VIII del 1938. I dipinti di questa fase erano improntati ad accenti espressionistici (vedi i ritratti di Mario Lepore o di Carlo Bernari del 1929, rispettivamente a Milano in collezione Bonuomo e a Roma presso Enrico Bernard) e surrealisti (Tragedia passionale, collezione privata) che si rafforzarono dopo il suo viaggio a Parigi con Peirce nel 1930-31, quando conobbe Pablo Picasso, Piet Mondrian, Ossip Zadkine, Le Corbusier e incontrò gli italiani Francesco Flora, Massimo Campigli e Gino Severini, come ha testimoniato Peirce nel suo testo autobiografico (1951, pp. 36-120).

A proposito dei suoi ritratti lo stesso Ricci ha affermato: «io dipingevo con crudezza e spietatezza i ritratti della gente che incontravo, una serie di volti che esprimevano l’angoscia esistenziale di quello oscuro periodo della storia d’Italia» (Appunti autobiografici, in Archivio di Stato di Napoli, Archivio privato di Paolo Ricci, serie I (Parte generale), sottoserie I, Note bio-bibliografiche, f. 1, dattiloscritto, p. 5).

Un soggetto che affrontò in questo periodo nella sua produzione fu quello delle macchine e dell’industria, ma, a differenza dei futuristi, Ricci lo trattò senza mitizzazioni. Dalla Francia portò una Veduta di Parigi (1931, Napoli, collezione Isveimer) dagli accenti surrealisti, ma finì in carcere per aver acquistato libri di un editore comunista. Nonostante le gravi limitazioni della libertà, in quanto costantemente sorvegliato, cominciò la sua attività di pubblicista, collaborando con articoli di critica d’arte, teatrale e di varietà, firmati spesso con pseudonimi, a giornali o periodici come Il Mattino, Roma, Quadrivio, Tempo.

Nel 1932 dipinse un quadro di grandi dimensioni, Il pomeriggio del disoccupato (disperso), che fu esposto nella V Sindacale del 1934 con un titolo cambiato in Sogno d’un pomeriggio di mezza estate. Nonostante le sue partecipazioni alle Sindacali, che dal 1934 comportavano l’iscrizione obbligatoria al partito fascista, finì di nuovo in carcere nel 1943, perché sospettato di attività sovversiva.

Negli anni Quaranta la pittura di Ricci si fece più intimista, mentre indagava linguaggi diversi, riprendendo tratti della pittura di Pierre-Auguste Renoir (Ritratto di Benedetto Croce, 1941, Napoli, collezione Angelo Rossi), o elementi cezanniani (Ritratto di Gaetano Macchiaroli, 1948, collezione Ingeborg-Gisella Macchiaroli), o ancora protocubisti soprattutto nei paesaggi (Villa Lucia, 1948, collezione privata).

Membro dei fondatori della Ceramica di Posillipo (1938), fabbrica ideata da Giuseppina De Feo, realizzò i pannelli decorativi in ceramica per l’acquario tropicale della Mostra d’Oltremare (1939). Nel 1938 si era trasferito a villa Lucia, e ben presto la sua casa diventò un vero cenacolo intellettuale.

Qui si potevano incontrare vari personaggi importanti, a molti dei quali avrebbe poi dedicato dei ritratti: da editori come Gaspare Casella e Armando Curcio a uomini di teatro, per i quali realizzò numerose scenografie, come Raffaele e Vittorio Viviani o Eduardo De Filippo, di cui divenne intimo amico; da illustri esponenti del crocianesimo come Riccardo Ricciardi e Gino Doria a letterati come Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, Domenico Rea, Luigi Compagnone; da artisti napoletani come Francesco Cangiullo, Saverio Gatto, Luigi De Angelis, Mario Vittorio, Giovanni Tizzano ai romani Renato Guttuso o Mario Mafai, fino a politici come Giovanni Amendola, Antonello Trombadori, Palmiro Togliatti o Giorgio Napolitano. Non erano rare nemmeno le presenze di artisti e poeti stranieri di passaggio a Napoli: da Paul Éluard a Max Ernst, da Nazin Hikmet a Stephan Hermlin, da Nicolás Guillén a Georges Sadoul, da Robert Capa a David Alfaro Siqueiros o a Viktor Nekrasov. Pablo Neruda alla fine del 1951 fu ospite di Ricci, che illustrò e curò la pubblicazione del suo libro di poesie I versi del capitano, edito in forma anonima per la prima volta a Napoli nel 1952 da L’Arte tipografica per pochi sottoscrittori.

Dopo la Liberazione, Ricci curò la terza pagina del quotidiano napoletano La Voce (1944-48). Collaborò inoltre con varie testate: Rinascita, l’Unità, Sud, Società, Teatro d’oggi, Vie Nuove, Il Contemporaneo, Il Fuidoro, Architettura. Fece parte del comitato direttivo della rivista Realismo, che aveva fondato con Guttuso, Trombadori, Mario De Micheli e altri, e fu membro della redazione di Cronache meridionali. Alla fine degli anni Quaranta si avvicinò alla fotografia grazie al padre del fotografo Luciano D’Alessandro. Per quanto riguarda la sua attività espositiva, presentato da Sergio Ortolani aveva esposto nel 1941 presso la casa d’Artisti a Milano, che ospitò una sua personale anche l’anno successivo. Nel 1943 tenne una prima personale a Napoli con Saverio Gatto e Luigi Crisconio alla Galleria d’artisti. Nel 1944 lo ritroviamo tra i fondatori dell’Associazione degli artisti liberi napoletani, che iniziò la sua attività con una collettiva presso la galleria Forti di Napoli; da allora espose regolarmente nelle principali gallerie napoletane e italiane. Nel 1951 fu processato e assolto insieme con Guttuso, Lorenzo Vespignani e altri per aver partecipato alla seconda mostra «Arte contro la barbarie», tenutasi a Roma.

Nel dopoguerra si incrementò la sua attività di scenografo per vari teatri napoletani: collaborò con il S. Carlo (Petrushka, Arianna e Barbablù, Andrea Chénier, Il faro, Maria Antonietta, La giara e altri), con il Mercadante, con l’Arena Flegrea. Continuò la sua collaborazione con architetti, come Carlo Cocchia o Luigi Cosenza, iniziata già negli anni Trenta.

Negli anni Cinquanta e Sessanta realizzò infatti vari pannelli decorativi sia in ceramica (a Napoli nel foyer del teatro Politeama e sulle facciate esterne dell’aula magna e della biblioteca del Politecnico, progettato da Cosenza nel 1964) sia in pittura (per la scuola comunale di Padula e sulla motonave S. Maria).

Ancora nel dopoguerra partecipò alla maggior parte delle mostre nazionali e ad alcune internazionali: alla Biennale di Venezia negli anni 1948, 1950 e 1952; alla Quadriennale di Roma nel 1948, 1951, 1955, 1959 e nel 1965; nel 1951 alla I Biennale del mare a Genova, alla Rassegna della moderna pittura contemporanea italiana a Bologna e al premio Arte e lavoro a Vignola; espose poi a Praga nel 1949 e a Berlino nel 1951. Prese parte al Maggio di Bari (1952, 1953, 1955, 1957); al premio Suzzara (dal 1949 al 1951 e nel 1958 e 1970); al premio Michetti (1954); ad alcune mostre storiche: «Rinnovamento dell’arte in Italia dal 1930 al 1945» a Ferrara nel 1960; quella a palazzo Strozzi a Firenze curata da Carlo Ludovico Ragghianti, dal titolo «Arte moderna in Italia. 1915-1935», nel 1967; «Napoli 25/33» (1971), a cura di Lea Vergine, e in anni più recenti «Fuori dall’ombra. Nuove tendenze nelle arti a Napoli dal 1945 al 1965» (1991) e «Arte a Napoli dal 1925 al 1945. Gli anni difficili» (2000).

Nell’ultima fase della sua produzione pittorica era passato dal neorealismo degli anni Cinquanta (Uscita dall’Omf, 1954, collezione privata; La raffineria sotto il Vesuvio, 1954, Roma, collezione della CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro) a una sorta di iperrealismo metafisico (La cupola verde, 1967, Napoli, collezione Intesa Sanpaolo; L’ultimo Pulcinella, 1972, collezione privata).

Sue personali si tennero a Todi (1974), a Napoli (1983 e 1984), a Nola (1984). Dopo la sua morte, avvenuta il 22 maggio 1986, Napoli lo ricordò con due importanti retrospettive: una a villa Pignatelli nel 1987 e una a castel Nuovo nel 2008, a cura di Mario Franco.

Negli anni Settanta Ricci aveva donato una consistente raccolta fotografica di scatti suoi o di altri al Museo di S. Martino a Napoli. Nel 1980 aveva donato al Museo civico di Barletta, sua città natale, un cospicuo numero di dipinti, mentre buona parte della sua biblioteca è confluita in quella intitolata a Bruno Molajoli a Napoli. Dopo la sua morte gli eredi hanno depositato all’Archivio di Stato di Napoli tutte le sue carte.

Numerosissimi sono stati i contributi critici di Ricci, dagli inconfondibili caratteri militanti e talvolta di parte, in cui la passione etica e politica si è mescolata a una non comune capacità di lettura. Memorabile è stata inoltre la sua presa di posizione nell’immediato dopoguerra a favore del realismo e contro l’astrattismo, secondo gli orientamenti di buona parte del Partito comunista italiano, a cui aveva con grande convinzione aderito. E quando tra i fautori del realismo si aprì il dibattito sui modelli alternativi di Picasso e di Gustave Courbet, Ricci parteggiò per il secondo (Misler, 1973, pp. 256 s.), affiancando la svolta di Guttuso degli anni Cinquanta verso una rappresentazione della realtà illustrativa e quasi didascalica.

Numerose furono le mostre organizzate da Ricci: una delle più importanti fu «Arti figurative a Napoli dall’età umbertina al tempo del liberty» (1976), in cui per la prima volta metteva in evidenza il ruolo della Secessione dei ventitré a opera di Edoardo Pansini, Edgardo Curcio, Raffaele Uccella e altri. Questo tema venne da lui ripreso nel testo Arte e artisti a Napoli 1800-1943 (Napoli, edizione riservata 1981, edizione per il pubblico 1982), che per gli ultimi decenni ha assunto un carattere almeno in parte autobiografico.

Della copiosa bibliografia a sua firma, ben ricostruita nel catalogo della retrospettiva del 2008, si segnalano alcuni titoli: Presenza dell’arte napoletana, in Quadrivio, III (1935), 15 (10 febbraio), p. 4; I fratelli De Filippo, in Il Tempo, 12 giugno 1941; Viviani, in Il Tempo, 24 luglio 1941; Pittura napoletana e problema meridionale, in Sud (aprile 1947); La carta del navegar pitoresco, inchiesta sull’arte contemporanea, in Il Contemporaneo, I (maggio-giugno 1954), pp. 7-12; Nuovi contenuti nella letteratura e nell’arte del Mezzogiorno, in Cronache meridionali, I (1954), 3 (marzo), pp. 182-191; Il teatro di Eduardo De Filippo, in Cronache meridionali, V (1958), 4, pp. 296-304; Ilja Glazunov. Appunti per una storia dell’arte sovietica, Napoli 1959; Introduzione, in Mostra di Michele Cammarano (catal.), a cura di L. Autiello, Napoli 1959, pp. 15-41; La Gran Mamma. 150 anni di malavita napoletana, in Vie Nuove (1959), 15-23 (inchiesta ripubblicata con il titolo Le origini della camorra, Napoli 1989); I fratelli Palizzi, Busto Arsizio 1960; La torrida estate del 1943, in Le quattro giornate di Napoli, Napoli 1963, pp. 206-245; Marco De Gregorio e la «Repubblica di Portici», in Giuseppe De Nittis e i pittori della «Scuola di Resina» (catal.), Napoli 1963, pp. 27-33; Luigi Crisconio, il pittore illegale della Napoli moderna, in Luigi Crisconio (1893-1946) (catal.), a cura di L. Autiello, Napoli 1964, pp. 23-64; Le scene e i costumi di Guttuso per «Il Contratto» di Eduardo De Filippo, Roma 1970; Ritorno a Viviani, Roma 1979.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Archivio privato di Paolo Ricci, serie I (Parte generale), serie II (Epistolario), serie III (Rassegna stampa).

G. Ungaretti, L’arte è novità, in Il Tevere, 19 ottobre 1929 (ripubblicato in Vergine, 1971, pp. 51 s.); L. Jacobelli, Arti e mestieri napoletani. I ceramisti di Posillipo, in Il Popolo di Roma, 31 maggio 1940; C. Bernari, Questi miei amici napoletani, in La Sera, 9 giugno 1941; S. Ortolani, Sei napoletani a «casa d’artisti», in Corriere di Napoli, 15 giugno 1941; B. Molajoli, Crisconio, Gatto e R., in Il Mattino, 11 marzo 1944; V. Pratolini, Napoli amara, in La lettura, 14 febbraio 1946; J. Pierre, L’Italie aussi a son nouveau réalisme, in Les Lettres françaises, 20 luglio 1950; G. Peirce, Pietà per i nostri carnefici, Milano 1951; M. Biancale, P. R. al «Pincio», in Momento-sera, 3 dicembre 1953; R. Guttuso, La strada difficile di un artista meridionale: P. R., in Realismo, II (1953), 17 (novembre-dicembre); C. Maltese, L’opera di P. R. e la pittura meridionale, in l’Unità, 24 novembre 1953; P. R. (catal., galleria Il Pincio), con scritti di V. Pratolini - D. Rea - A. Trombadori, Roma 1953; G. Formiggini, P. R., in La Fiera letteraria, s. 2, XIII (1958), 22 (1° giugno); D. Micacchi, La mostra di P. R. a Napoli, in l’Unità, 28 febbraio 1958; E. Khersonskaia, Il pittore italiano P. R., in Letteratura sovietica, marzo 1959; D. Buzzati, P. R., in Corriere della sera, 28 febbraio 1970; L. Compagnone, Il complesso del sultano, in Il Mattino, 11 ottobre 1970; M. De Micheli, Oggettività nuova di P. R., in l’Unità, 3 marzo 1970; V. Corbi, Pittura e scultura dal 1860, in Storia di Napoli, X, Napoli 1971, pp. 193, 378, 381, 397, 399 s.; V. Guzzi, Realismo nuovo di P. R., in Il Tempo, 27 marzo 1971; L. Vergine, Napoli 25/33 (catal., galleria Il Centro), Napoli 1971, pp. 6, 9-11, 15, 25, 36 s., 40 s., e documenti alle pp. 43-87; C. Vivaldi, Arte oggettiva di P. R., in Avanti!, 31 marzo 1971; F. Menna, P. R. al ‘Catalogo’, in Il Mattino, 5 aprile 1972; C. Ruju, Possibile ipotesi per una storia 1950-1970 dell’avanguardia artistica napoletana, Napoli-Milano 1972; R. De Grada, La linea senza compromessi di P. R., in Vie Nuove, 7 marzo 1973; N. Misler, La via italiana al realismo. La politica culturale artistica del PCI dal 1944 al 1956, Milano 1973, pp. 60, 85 s., 147, 185, 232, 255, 257-260, 277 s., 283 s., 286-288, 293, 296, 321, 340; V. Pratolini, Introduzione, in P. R. (catal., galleria Diarcon), Milano 1973; M. Valsecchi, Il realismo di P. R., in Il Giorno, 21 febbraio 1973; E. De Filippo, Introduzione, in Opere recenti di P. R. (catal., galleria Mediterranea), Napoli 1974; P. Ricci, Nota introduttiva, in P. R. (catal.), Todi 1974; M. Roccasalva, Miserie e nobiltà di Napoli nella storia dei suoi artisti (intervista a P. R.), in l’Unità, 19 gennaio 1982; Lettere di Eduardo a P. R., in P. Ingrao, Ripensando Eduardo, ibid., 4 novembre 1984; G. Chiaromonte, Quella terrazza sul golfo, ibid., 22 maggio 1986; G. Napolitano, La Napoli nuova che voleva P. R., ibid., 21 giugno 1986; P. R. Opere dal 1926 al 1974 (catal.), Napoli 1987; M. D’Ambrosio, I Circumvisionisti. Un’avanguardia napoletana negli anni del fascismo, Napoli 1996, pp. 87-115 e passim; G. Napolitano, La ceramica di Posillipo (1937-1947). Un viaggio nell’immaginario e nella memoria della città di Napoli nella prima metà del Novecento (catal., Raito di Vietri sul Mare), in Quaderni della ceramica, 2003, n. 1; M. Picone Petrusa, La pittura napoletana del ’900, Sorrento-Napoli 2005, pp. 49-53, 56-59 e passim; D. Di Nardo, ibid., pp. 512 s.; A. Grieco, P. R., dalla pittura alla questione meridionale, in Liberazione, 26 aprile 2006; M. Demarco, L’altra metà della storia, spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino, Napoli 2007; P. R. (catal.), a cura di M. Franco - D. Ricci, Napoli 2008.

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