STEFANO IX, papa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STEFANO IX, papa

Michel Parisse

STEFANO IX, papa. – Federico delle Ardenne o di Lorena nacque probabilmente nel secondo decennio dell’XI secolo nella diocesi di Liegi, in Lotaringia, da Gozelon, duca di Lorena. Il nome della madre è ignoto.

Ebbe due fratelli, uno dei quali era Goffredo il Barbuto duca di Lorena e marchese di Toscana, e due sorelle, Regelindis e Uda, sposate con i conti di Namur e di Lovanio. A Federico venne dato il nome dello zio, conte di Verdun, in seguito monaco di Saint-Vanne in questa città. Uno zio Adalberone fu vescovo di Verdun e un prozio arcivescovo di Reims. In qualità di terzogenito, fu destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica e compì i suoi studi da chierico nella scuola cattedrale di Liegi. Divenne canonico e arcidiacono del capitolo di Saint-Lambert.

Federico nutrì un autentico interesse per la vita canonicale, che lo spinse a occuparsi personalmente della fondazione del capitolo di Saint-Alban a Namur, iniziativa del cognato conte Alberto. Il canonico si mostrò generoso verso questa comunità, di cui forse assunse la guida: le donò alcuni beni e si adoperò per dotarla di reliquie. Nel 1049 acquisì a Magonza le reliquie di s. Albano, una traslazione che ebbe luogo senz’altro in coincidenza con il passaggio di papa Leone IX, che aveva intrapreso il suo primo viaggio fuori Roma per riunire i concili di Reims e di Magonza. Leone IX verosimilmente incontrò Federico proprio a Magonza e l’invitò a far parte della sua cerchia. Fra i lorenesi che formavano il consiglio del pontefice, Federico era certamente quello a lui più affine per sangue e origine. A Liegi assolse le sue funzioni di arcidiacono al servizio del vescovo Wazone e in seguito di Thédouin. Possedeva quindi tutti i requisiti per coadiuvare la curia episcopale. L’anno seguente Leone IX decise di disfarsi del vescovato di Toul per assegnarlo al suo bibliotecario Udone, che era stato primicerius del capitolo cittadino. Questo trasferimento, avvenuto nel febbraio del 1051, consentì a Federico di diventare a sua volta bibliotecario e cancelliere di Leone IX; la sua prima menzione con questo titolo risale al 12 marzo 1051. Da allora Federico rimase sempre a fianco del papa e condivise con lui un pontificato difficile. Per merito della sua formazione e delle qualità che gli vengono attribuite fu designato per partecipare all’ambasceria inviata a Costantinopoli nel 1054. Il cardinale Umberto di Silvacandida e Pietro di Amalfi partirono insieme a Federico, per portare a Costantinopoli i messaggi di un papa in angustie, che nell’aprile di quell’anno sarebbe morto senza conoscere i risultati ottenuti dalla legazione, la quale, a sua volta, rimase all’oscuro della tragica fine del pontefice.

Durante il soggiorno in Oriente Federico partecipò attivamente al dibattito teologico, animato soprattutto dal cardinale Umberto, che pronunciò una vigorosa confutazione delle asserzioni del monaco Niceta Stetato.

Tale opera, che molte fonti attribuiscono a Federico, denota la forza di pensiero del cancelliere pontificio, plasmata dalla conoscenza del diritto e dalle capacità argomentative, e un’inconfutabile sicurezza che riaffiorò poi nelle decisioni dei sinodi da lui diretti.

Nel corso dei tre anni in cui svolse le funzioni di cancelliere, fu coinvolto in diversi eventi significativi. Nel 1052 l’assassinio del marchese Bonifacio di Toscana rese vedova Beatrice di Lorena, che due anni più tardi si sarebbe unita in matrimonio con Goffredo, fratello di Federico.

Goffredo era un uomo ambizioso: nel 1044 aveva ottenuto il ducato dell’Alta Lotaringia, in seguito si era ribellato a Enrico III che rifiutava di concedergli l’intero territorio della Lotaringia, tanto che questi finì per deporlo e sostituirlo. Il dissidio fra Goffredo ed Enrico, divenuto nel frattempo imperatore, fu ricomposto grazie all’intervento di papa Leone IX. Ma Goffredo, che non intendeva rassegnarsi all’inattività, partì alla volta dell’Italia dove progettava di dedicarsi a nuove imprese sposando la vedova di Bonifacio.

Al ritorno dall’Oriente, poiché il papa era morto e i rapporti tra il fratello e l’imperatore restavano tesi, Federico preferì ritirarsi dalla scena pubblica per farsi monaco a Montecassino. La prematura morte di Enrico III, che lasciava una vedova e un orfano già incoronato, impresse una svolta alla carriera di Federico: il 23 maggio 1057, forse grazie all’appoggio, o per disposizione, di Umberto di Silvacandida, fu designato abate di Montecassino. Ma quando Vittore II morì a sua volta i cardinali elettori scelsero in assoluta libertà Federico, senza avvertire la corte imperiale dove allora regnava l’imperatrice Agnese. Per certi versi, si può affermare che la sua elezione rappresentò un autentico colpo di Stato, agevolato dalla minorità di re Enrico IV.

Eletto il 2 agosto, fu consacrato l’indomani e assunse il nome del santo celebrato in quel giorno. Il suo amico Umberto fu posto a capo della Cancelleria. Il papa e il suo consigliere più stretto intendevano proseguire l’opera di riforma avviata da Leone IX, che avevano entrambi affiancato; ma non ne ebbe il tempo.

Durante il suo pontificato, furono comunque riuniti diversi concili e adottati gli stessi provvedimenti presi nelle precedenti assemblee: contro il matrimonio dei preti e dei consanguinei, contro la simonia. Il papa difese la liturgia romana e proibì il rito beneventano. Di Stefano IX si conservano meno di venti bolle e il motto del suo sigillo in piombo: «Ipse est pax nostra».

Alla sua ascesa al soglio aveva inviato il diacono Ildebrando in veste di legato dall’imperatrice Agnese, con la richiesta di riconoscere la sua elezione. Fu l’ultimo dei ‘papi tedeschi’, ma a differenza dei suoi predecessori non era vescovo quando fu eletto e non fu scelto dall’autorità laica.

Quando si ammalò all’improvviso era in procinto di muoversi contro i Normanni e, vedendo avvicinarsi la morte, chiese che dopo la sua scomparsa non si procedesse all’elezione del nuovo papa prima del ritorno di Ildebrando. La morte lo colse il 29 marzo 1058 a Firenze, essendosi recato dal fratello Goffredo, e fu sepolto in questa città.

A Stefano IX è stato attribuito il disegno di fare di suo fratello un imperatore; certamente egli fu molto vicino a Goffredo, essendo questi il suo parente più prossimo, ma al tempo stesso fu intensamente coinvolto nel travaglio di una Chiesa impegnata in un processo di riforma che il pontefice intendeva difendere dagli agitatori.

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