PAPUA NUOVA GUINEA

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Papua Nuova Guinea

Claudio Cerreti e Paola Salvatori

(V, iv, p. 45; v. nuova guinea, XXV, p. 56; App. II, ii, p. 426; III, ii, p. 289)

Popolazione e condizioni economiche

di Claudio Cerreti

Dopo anni di intensa e costante crescita, la popolazione di P. N. G. è stata stimata nel 1998 in circa 4.600.000 ab. e l'incremento demografico si mantiene tuttora su livelli molto elevati. Il paese, tuttavia, con un'estensione pari a circa una volta e mezzo l'Italia e un territorio coperto per oltre il 90% da foreste, presenta una densità media bassissima (10 ab./km²). I fenomeni di modernizzazione sono piuttosto contenuti e non hanno comportato una vera e propria crescita urbana. La capitale, Port Moresby, non raggiunge i 200.000 ab. nell'ambito dell'intero distretto, mentre i centri immediatamente seguenti per popolazione sono Lae (80.700 ab.) e Madang (27.000); la popolazione urbana rappresenta appena il 17% del totale (1998). Si va accentuando lo squilibrio demografico a favore della frangia costiera orientale, a scapito sia delle zone interne, sia delle regioni affacciate sul Golfo dei Papua (eccetto l'area della capitale) sia, infine, dell'area di confine con la regione di Irian Jaya (la parte indonesiana della Nuova Guinea), dove si risentono gli effetti delle tensioni e degli scontri che hanno luogo oltre confine.

La situazione economica del paese presenta prospettive di crescita potenzialmente favorevoli. P. N. G. ha buone produzioni, tra le altre, di petrolio (la cui estrazione è iniziata solo di recente), oro, legno, rame, caffè, olio di palma, che in quest'ordine figurano tra le prime voci dell'esportazione (1996). Le esportazioni sono assai più consistenti delle importazioni e il tasso medio di crescita del PIL è stato, nel decennio 1985-95, del 4,2%. Nell'insieme, però, il PIL per abitante non è molto elevato, aggirandosi sugli 890 dollari nel 1998.

Varie condizioni frenano l'avvio di uno sviluppo adeguato: la dipendenza dalle produzioni minerarie e forestali, dal basso valore aggiunto e prevalentemente garantite da imprese straniere, che non dà luogo a fenomeni di accumulazione né a reinvestimenti nel settore manifatturiero; la carenza di infrastrutture territoriali, a cominciare dalle vie di comunicazione terrestri; il naturale isolamento, solo in parte ovviato da un accordo di libero scambio con l'Australia (1991) e dall'ingresso nell'APEC (Asia Pacific Economic Cooperation, 1993); i crescenti effetti della deforestazione, benché assai meno sensibili che nella metà occidentale della Nuova Guinea; il contenzioso tra popolazioni locali e imprese concessionarie delle attività minerarie e forestali, a proposito dei diritti di proprietà della terra; infine, la grave siccità che, negli ultimi anni, ha colpito il paese, soprattutto nella regione degli altopiani. Inoltre, assai gravi da anni sono i contraccolpi del confronto in atto in Irian Jaya, e le conseguenze dei tentativi indipendentistici dell'isola di Bougainville, che non solo causano un'instabilità politica permanente in P. N. G., ma provocano anche forti spese militari e ricorrenti contrazioni nella produzione di rame (che a Bougainville viene estratto dalla più grande miniera a cielo aperto del mondo).

bibliografia

S. Kaitilla, Principles, practices and conflicts of customary land-use rights: emerging socioeconomic exchange systems in Papua New Guinea, in Pacific studies, 1995, 4, pp. 95-119.

S. Kaitilla, Urbanization process and changes in traditional domiciliary behavioural patterns in Papua New Guinea, in Journal de la société des océanistes, 1996, 1, pp. 149-71.

P. Sillitoe, A place against time. Land and environment in the Papua New Guinea highlands, Amsterdam 1996.

R. Gounder, Modelling of aid motivation using time serie data: the case of Papua New Guinea, in Oxford development studies, 1999, 2, pp. 233-50.

Storia

di Paola Salvatori

Il notevole frazionamento dei partiti e la conseguente fragilità dei governi, manifestatisi all'indomani dell'indipendenza dall'Australia, nel 1975, hanno continuato a rappresentare i tratti caratteristici della vita politica del paese, che si mantiene tuttavia, entro questo quadro, sostanzialmente stabile.

Le varie coalizioni di governo, ruotanti intorno al Pangu Pati, di centro-sinistra (1988-92), e al People's Democratic Movement (PDM), di centro-destra (1992-94), pur garantendo un graduale, seppure modesto, miglioramento delle condizioni economiche e sociali, sono risultate di fatto inadeguate a fronteggiare la dilagante corruzione e la crescente e diffusa criminalità, nonché il riesplodere del movimento secessionista nell'isola di Bougainville (importante economicamente per le sue ricche miniere di rame) che, già emerso nel corso degli anni Settanta, aveva assunto alla fine del decennio successivo forma cruenta per l'attività del Boungainville Revolutionary Arm (BRA).

A partire dal 1994 il nuovo esecutivo, presieduto dal leader del People's Progress Party (PPP), J. Chan, e poggiante su una coalizione tra il PPP e il Pangu Pati, cercò di riavviare il dialogo con il BRA, ma i colloqui non approdarono ad alcun risultato. Intenzionato a sbloccare la situazione, che a causa dell'interruzione dell'attività mineraria sull'isola comportava gravi danni all'economia del paese, Chan decise nei primi mesi del 1997 di assoldare mercenari stranieri per reprimere la guerriglia. La decisione, condannata dalle forze di opposizione e dall'opinione pubblica internazionale, provocò la crisi del governo, e nel marzo 1997 Chan fu costretto a dimettersi. Le nuove elezioni legislative indette per giugno, pur penalizzando il PPP e il Pangu Pati, non assegnarono la maggioranza a nessuna formazione politica. Si costituì così un esecutivo di larga coalizione composto da PDM, PPP (che uscì però dalla maggioranza nell'ottobre 1998), Pangu Pati e People's National Congress, il cui leader, B. Skate, fu nominato primo ministro.

Uno dei primi obiettivi del governo fu quello di riprendere i negoziati con il movimento secessionista di Bougainville. I colloqui di pace, svoltisi nel luglio 1997, portarono nel gennaio 1998 alla firma di un accordo, ratificato in aprile, che prevedeva la cessazione delle ostilità, lasciando in sospeso il destino istituzionale dell'isola. Il trattato, sottoscritto in agosto da più di 2000 rappresentanti dei vari movimenti secessionisti, non fu però riconosciuto dall'ala più estremista del BRA, il cui leader, F. Ona, si rifiutò di deporre le armi.

Sul piano internazionale il paese, pur mantenendo un rapporto privilegiato con l'Australia, intensificò le relazioni con l'Europa e gli Stati Uniti, mentre la dura repressione indonesiana del movimento indipendentista papua nell'Irian Jaya mantenne tesi i rapporti tra i due Stati. Migliorarono le relazioni con le Isole Salomone, divenute critiche a partire dal 1990 a causa del conflitto in Bougainville (il governo delle Isole Salomone criticava la repressione del movimento secessionista e accusava i Papuani di invadere le proprie acque territoriali), e nel luglio 1997 fu siglato un accordo sui confini marittimi.

Nell'aprile 1998 Skate annunciò la formazione di un nuovo partito, il Papua New Guinea First Party, che assorbì il People's National Congress, il Christian Country Party e altri partiti minori. Nel dicembre 1998, in seguito all'approvazione (ottobre) da parte del Parlamento di un emendamento costituzionale, fu costituito a Bougainville un governo di riconciliazione - con il compito di creare i presupposti per lo svolgimento di libere elezioni - al quale aderirono, però, solo alcuni dei leader del movimento indipendentista. Nel luglio 1999 Skate si dimise e fu sostituito da M. Morauta, leader del PDM.

bibliografia

K. Suter, Mercenaries, mines and mistakes, in The world today, Nov. 1997, pp. 278-80.

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