Parere

Enciclopedia Dantesca (1970)

parere (verbo)

Antonietta Bufano

Quanto alla morfologia, sono da notare le seguenti forme: par, indic. pres. II singol. (Pg XXIV 40) e spessissimo III singol.; all'imperf. indic. anche pariemi (Pg XXXI 83, Pd XXIII 22) e parieno (If XXXIII 34); al condiz. pres. anche parria e parrieno (Pd IX 36, Pg XXVIII 29), accanto a ‛ parrebbe ', ‛ parrebbero '; paie, cong. pres. II singol. (Rime LXIII 4); paresse, cong. imperf. I singolare. Del partic. pass. c'è un unico esempio nel D. canonico, nella forma paruto (Pg XXXI 3), che compare anche in Fiore CCXXIV 5; il partic. pres. non è mai registrato, ma cfr. PARVENTE.

Il verbo si trova adoperato da solo o con un predicativo, o è seguito da una proposizione infinitiva, o congiuntiva introdotta da ‛ che '. Si hanno anche l'infinito sostantivato e la forma pronominale ‛ parersi '. Sono caratteristici nell'uso di p. l'accostamento ad ‛ apparire ' (v.), di cui il verbo ripete le accezioni, e il susseguirsi di due o più occorrenze in uno stesso periodo o in periodi contigui, con varia alternanza di costrutti e di significati: non è quindi possibile una ripartizione delle numerosissime occorrenze che tenga rigorosamente conto degli uni o degli altri.

Le due accezioni fondamentali sono quelle di " apparire " e di " sembrare ", a seconda che il contesto alluda a cosa che si presenti alla vista del soggetto con i connotati di una realtà obiettiva, ovvero a cosa che costituisca di per sé materia opinabile, e che del soggetto impegni le facoltà razionali. Si vedano, come esempi tipici, i passi di Pd XIX 1 Parea dinanzi a me con l'ali aperte / la bella image dell'aquila del cielo di Giove, e Cv I II 2 parlare... di se medesimo pare non licito... parlare... in esponendo troppo a fondo pare non ragionevole.

Ma i passi in cui le due accezioni risultino così chiaramente distinte sono relativamente pochi. Molto spesso i due valori si sovrappongono, in quanto su ciò che gli si presenta allo sguardo il soggetto formula un suo giudizio, espresso per lo più con un predicativo e ribadito dalla presenza del pronome personale al dativo (‛ mi pare '), sicché dall'accezione di " apparire " si passa a quella di " sembrare " senza possibilità di distinguere l'una dall'altra. Per esempio, quando D. dice, alludendo a Virgilio, mi parea da sé stesso rimorso (Pg III 7), sarebbe arduo voler stabilire fino a che punto l'aspetto di Virgilio denunciava obiettivamente il turbamento interno - cioè fino a che punto Virgilio " appariva " rimorso - e fino a che punto era invece D. a interpretare così l'atteggiamento del maestro, a ‛ vederlo ' rimorso. È soprattutto nella Vita Nuova e nella Commedia, appunto per il loro carattere di opere dell'‛ apparenza ' e della ‛ visione ', che i due valori del verbo si sovrappongono o addirittura si fondono. Si ricordi che per D. ‛ sembrare ' è parola dotta (di origine provenzale, giunta attraverso la lirica siciliana), com'è dimostrato dal fatto che ricorre in tutta l'opera dantesca solo otto volte (anche di ‛ sembiare ' si hanno soltanto otto occorrenze), per cui p. è in pratica il verbo proprio del lessico dantesco col significato anche di " sembrare ".

Secondo quanto si afferma in " Bull. " XX (1913) 148, " questo significato [" apparire "] del verbo parere è possibile solo quando il verbo stia da sé (per es. Par. XIX, 1 [è il passo sopra citato]), non quando regga un infinito o un congiuntivo "; ma questo appare tutt'altro che sicuro (cfr. 6. ss.).

Si tenga presente, comunque, che la natura stessa del verbo rende soggettiva l'interpretazione di buona parte delle occorrenze; e che molto spesso è difficile distinguere l'uso impersonale da quello personale nella terza persona singolare.

1. Per " apparire ", " mostrarsi ", " presentarsi ", detto di persona o di cosa, come assoluto oppure accompagnato da un predicativo, anche in contesti figurati: Cavalcante supin ricadde e più non parve fora, If X 72; i conversi di Malebolge potean parere a la veduta nostra, XXIX 42; sul prato della valletta dei principi seder cantando anime vidi, / che per la valle non parean di fuori, Pg VII 84; Vedi l'albor... / già biancheggiare, e me convien partirmi / (l'angelo è ivi) prima ch'io li paia, XVI 144; lo scaglion... / bianco marmo era sì pulito e terso, / ch'io mi specchiai in esso qual io paio, " secondo il mio aspetto " (IX 96; e cfr. XXXI 143); cfr. ancora Cv II II 1 (seconda occorrenza), Detto 356 [la Povertà] mettelo in tal punto / ch'a vederlo par punto.

Anche con nomi di cose o di entità astratte: l'erba multiplica nel campo non cultato, e sormonta, e cuopre la spiga del frumento sì che... lo frumento non pare, " non si vede " (Cv IV VII 3); e così, nel corpo storpiato di Maometto, dilaniato dal demone, la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia, If XXVIII 26; cfr. inoltre XXVI 33, Pg XV 2, XXI 49 (nuvole spesse non paion né rade), XXIV 103 (nel girone dei golosi parvermi i rami gravidi e vivaci / d'un altro pomo), XXVII 88; Fiore CCXXIII 14 Di sotto un santuaro sì avea: / d'un drappo era coperto, sì in tal guisa / che 'l santuaro punto non parea, " non si vedeva ". E ancora: la quale vista pietosa [" aspetto che ispira pietà ", Pazzaglia] è distrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, Vn XV 8; molto stava pensoso e con dolorosi pensamenti, tanto che mi faceano parere de fore una vista [" aspetto "] di terribile sbigottimento, XXXV 1; si pò ben canoscere d'un omo, / ragionando, se ha senno, che ben par là, " là, cioè nel ragionamento, esso appare bene " (Pazzaglia, a Rime XLIV 6); queste cose che paiono nel suo [della Filosofia] aspetto soverchiano lo 'ntelletto nostro, Cv III VIII 14; XV 13, due volte; le cose defettive possono aver li loro difetti per modo, che ne la prima faccia non paiono, IV XII 2; nel globo oculare la forma, che nel mezzo transparente non pare, [ne l'acqua pare] lucida e terminata, III IX 8 (per altri esempi col predicativo, v. oltre); le anime degl'iracondi, nel Purgatorio, cantavano all'unisono, sì che parea [" si manifestava ", " risultava "] tra esse ogne concordia, Pg XVI 21; Perché men paia il mal futuro e 'l fatto..., XX 85; perché paia ben ciò che non pare..., Pd XIII 91; pria che 'l Guasco l'alto Arrigo inganni, / parran faville de la... virtute di Cangrande (XVII 83; analogamente, parranno a ciascun l'opere sozze di Giacomo di Maiorca e di Giacomo II d'Aragona, XIX 136); Ne la profonda e chiara sussistenza / de l'alto lume parvermi tre giri / ... e l'un da l'altro come iri da iri / parea reflesso, e 'l terzo parea foco, XXXIII 116 e 119 (si notino i diversi costrutti del verbo; per il valore dell'ultima occorrenza - " somigliare " -, cfr. 3.). E così ancora Cv III VIII 10, Pg XXII 12, Pd V 25, IX 135 (solo ai Decretali / si studia, sì che pare a' lor vivagni, dove il Buti legge " sì ch'appare; cioè sicché si vede ": da notare la forma impersonale), XIII 75, XVII 142 (argomento che non paia, " argomentazioni teoriche che... non siano rese perspicue e persuasive con esemplificazioni evidenti " [Scartazzini-Vandelli]), XVIII 87, XXI 33, XXVIII 14 e 22; Detto 434 sì non ti paia [" non ti si scorga ", Parodi] l'ana [la pena] / a devisar l'intagli.

In If XVIII 117 il verbo è seguito da una proposizione: non parëa s'era laico o cherco, detto di Alessio Interminelli.

Sempre nel senso di " apparire ", ancora riferito a persone o a cose, p. può essere seguito da un predicativo o da espressione equivalente: Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand'ella altrui saluta (Vn XXVI 5 1); ed è di tale virtù, che non fa sola sé parer piacente, / ma ciascuna per lei riceve onore (§ 12 10, commentato al § 14; il passo è analogo a quello di XIX 9 31; anche in XXI 4 12 si allude all'aspetto della donna, e così in Rime LXXI 8, Cv III VII 14). Cfr. ancora Vn XL 3, Rime XLII 8; Cv III III 13 smarrivami, sì che quasi parea di fuori alienato; Amor che ne la mente 69, II 18 (prima occorrenza), VIII 11, IV XXVI 10; due e nessun l'imagine perversa [del ladro che si sta trasformando in serpente] parea, If XXV 78 (e analogamente al v. 63); Costui par vivo [" dimostra di essere vivo "] a l'atto de la gola, XXIII 88; gl'invidiosi di vil ciliccio mi parean coperti, Pg XIII 58; Citerea / ... di foco d'amor par sempre ardente, XXVII 96; Tutto che 'l vel... / non la lasciasse parer manifesta, XXX 69 (con riferimento a Beatrice); s. Domenico parve messo e famigliar di Cristo, " si dimostrò subito nunzio e discepolo di Cristo " (Casini-Barbi, a Pd XII 73). Si aggiunga XI 90 Né li gravò viltà di cuor le ciglia / ... per parer dispetto a maraviglia, per il fatto di " avere un'apparenza... straordinariamente... spregevole " (Chimenz): qui si può pensare anche a un infinito sostantivato, per cui cfr. 12.

In Pg II 44 il celestial nocchiero / ... parea beato per iscripto (come legge la '21) è variante di faria beato pur descripto: cfr. Petrocchi, ad l. e Introduzione 189-190.

Con riferimento a cose, vanno segnalate parecchie occorrenze del Convivio, relative all'aspetto dei corpi celesti: Marte... pare affocato ocato di colore, II XIII 21; la stella... per più cagioni puote parere non chiara e non lucente. Però puote parere così per lo mezzo che... si transmuta. Transmutasi questo mezzo di molta luce in poca luce... e a la presenza [della luce] lo mezzo... è vincente de la stella, e però [non] pare più lucente... Però puote anche parere così per l'organo visivo... lo quale per infertade... si transmuta... sì come avviene molte volte che per essere la tunica de la pupilla sanguinosa molto... le cose paiono quasi tutte rubicunde, e però la stella ne pare colorata... E però puote anche la stella parere turbata: e io fui esperto di questo... che... in tanto debilitai li spiriti visivi che le stelle mi pareano... ombrate... E così appaiono molte cagioni... per che la stella puote parere non com'ella è, III IX 11, 12, 13, 15 e 16 (da notare il carattere soggettivo che assume talvolta il contesto, specie quando p. è accompagnato dal pronome personale); cfr. inoltre i §§ 10 e 14, II II 1 (prima occorrenza); III V 14 [il sole sembra girare] come una mola de la quale non paia più che mezzo lo corpo suo.

Con altri riferimenti, concreti o astratti: tutta la pietà parea in lei accolta, Vn XXXV 2; la barca di Flegiàs sol quand'io fui dentro parve carca, If VIII 27; Qual pare a riguardar [" appare... a chi la guardi ", Mattalia] la Carisenda / sotto 'l chinato... / tal parve Antëo a me, XXXI 136 e 139; vedi l'entrata là 've [il balzo] par digiunto, Pg IX 51 (e cfr. il v. 74); l'angelo era ne la faccia quale / par... mattutina stella, XII 90; mio ingegno parea [" si dimostrava ", " risultava "] manco, IV 78, e XXIV 81; parvemi tanto allor del cielo acceso / de la fiamma del sol, che..., Pd I 79; i parlar di Cunizza ne paion buoni in quanto " rispondono alla verità " (Casini-Barbi, a Pd IX 63); XIX 1, già citato; Mostrarsi... / vocali e consonanti; e io notai / le parti sì, come mi parver [" apparvero ", Mattalia] dette, XVIII 90, e XX 14, XXX 12 e 89, XXXIII 69; Quella circulazion che sì concetta / pareva in te... / dentro da sé, del suo colore stesso, / mi parve pinta de la nostra effige, XXXIII 128 e 131 (cfr. il Lana: " Quella circulazion, çoè nelle toe persone che m'aparevano in circulationi... sì come eo vedea dentro da sie, non diverso de colori m'aparve la nostra effigie ").

2. Talvolta l'oggetto che si presenta alla vista ha un aspetto che non corrisponde alla sua vera essenza; si tratta dunque di un " apparire " illusorio: dissi due stanzie d'una canzone, l'una per costui veracemente, e l'altra per me, avvegna che paia l'una e l'altra per una persona detta, Vn XXXIII 2; dico questo cotale vilissimo essere morto, parendo vivo, Cv IV VII 10; a la più gente lo sole pare di larghezza, nel diametro, d'un piede, VIII 7; la vanità delle ombre dei golosi par persona " e non è " (Boccaccio, a If VI 36); forse pare ancor lo corpo suso / de l'ombra che di qua dietro mi verna (XXXIII 134), con riferimento a Branca Doria che in anima in Cocito già si bagna, / e in corpo par vivo ancor di sopra (v. 157); 'l mal amor... / fa parer dritta la via torta, Pg X 3; nel meccanismo di un orologio, 'l primo [cerchio]... / quïeto pare, e l'ultimo che voli, Pd XXIV 15; La cera nostra par molto pietosa, / ma non è mal nessun che non pensiamo. / Ben paiam noi gente relegïosa!, Fiore LXXX 12 e 14, da accostare a LXXXIX 4 e CXXIII 5; tu [Falsembiante] mi pari un uom di Gieso Cristo, CIV 9; e così anche XCVII 3, e Detto 168 Cape' d'oro battuto / paion... / quelli che porta in capo.

3. In altre numerose occorrenze, in cui si tratta pur sempre di un oggetto che si presenta alla vista, p. vuol mettere in risalto soprattutto l'immagine che tale oggetto evoca, e istituisce un rapporto di somiglianza, o un vero e proprio paragone, fra l'oggetto in questione e un altro: di Beatrice si potea dire quella parola del poeta Omero: " Ella non parea [" non richiamava l'immagine di ", " non somigliava a "] figliuola d'uomo mortale, ma di deo ", Vn II 8 (cui si accosta Rime dubbie XXVI 7); Se' tu colui c'hai trattato... / di nostra donna...? / Tu risomigli a la voce ben lui, / ma la figura ne par d'altra gente, Vn XXII 13 4 (e cfr. il § 6); li occhi... paion due disiri / di lagrimare, XXXIX 9 5 (e cfr. il § 4); in alcune persone è sì dispento / leggiadro portamento, / che paiono animai sanza intelletto, Rime LXXXIII 57; così anche LXIX 6, C 59, e Rime dubbie XIII 6 E' si va sbigottito, in un colore / che 'l fa parere una persona morta; Brunetto Latini parve di coloro / che corrono a Verona il drappo verde / ... e parve di costoro / quelli che vince, If XV 121 e 123; Ciampolo di Navarra, ‛ tratto su ' dalla pece bollente, mi parve una lontra, XXII 36; Come 'l ramarro... / folgore par se la via attraversa, / sì pareva... un serpentello acceso, XXV 81 e 82 (anche la voce che ripete le parole di Caino, nel girone degl'invidiosi, folgore parve quando l'aere fende, Pg XIV 131); il terzo gradino della scala di accesso al Purgatorio porfido mi parea... fiammeggiante, IX 101; nelle ombre dei golosi penitenti, che parean cose rimorte (XXIV 4), parean l'occhiaie anella sanza gemme, XXIII 31; e così VII 13, XIX 46, XXIX 126 (la terza [virtù] parea neve testé mossa); la voce di s. Bonaventura l'ago a la stella / parer mi fece in volgermi al suo dove, Pd XII 30; Quale per li seren tranquilli e puri / discorre... sùbito foco / ... e pare stella che tramuti loco / ... tale... un astro / ... per la lista radïal [della croce nel cielo di Marte] trascorse, / che parve foco dietro ad alabastro, XV 16 e 24; Beatrice... / ridendo, parve quella che tossio / al primo fallo scritto di Ginevra, XVI 14; Qualunque melodia più dolce suona / qua giù... / parrebbe nube che squarciata tona, / comparata alla musica del Paradiso, XXIII 99; cfr. ancora X 79, XIX 4, Detto 238.

4. Sono molto numerosi, come si è detto, i passi in cui il soggetto formula un suo giudizio su quanto gli si presenta allo sguardo, sicché p. assume un significato intermedio: è un " sembrare " che deriva da una visualità.

Si vedano i passi di Vn XL 2 Questi peregrini mi paiono di lontana parte; Rime LXXI 6 la figura sua mi par sì spenta, / ch'al mio parere ella non rappresenta / quella che fa parer l'altre beate, dov'è da notare il voluto ripetersi di p., con funzioni e accezioni diverse (l'ultima occorrenza è stata già citata); CII 63, CIII 39, CIV 9 Ciascuna par dolente e sbigottita, e 26 sol di sé par donna (si tratta di una delle metaforiche tre donne); LXIII 4, riferito al sonetto personificato (così in Vn XL 5); Cv II Voi che 'ntendendo 58; essa filosofia pareva a me... fiera... e disdegnosa, III XV 19 (da accostare a IX 1 e X 3); Virgilio per lungo silenzio parea fioco, If I 63 (il Pagliaro non esclude che parea possa significare qui " appariva, si mostrava ": cfr. Ulisse 33); III 33 e 74; Paolo e Francesca paion... al vento esser leggieri, V 75; il messo celeste, che sol di quell'angoscia [il fastidio procuratogli dall'aere grasso] parea lasso, a D. parea pien di disdegno (IX 84 e 88), mentre il demonio che porta un nuovo dannato fra i barattieri gli parea ne l'atto acerbo (XXI 32; e cfr. al v. 31 l'uso del verbo ‛ essere ': Ahi quant'elli era ne l'aspetto fero!); XXIV 64 e 69, XXVIII 100; la faccia di Nembrot mi parea lunga e grossa / come la pina di San Pietro a Roma, dove si ha in sostanza, come in qualche altro caso, un'astensione dal giudizio (XXXI 58; cfr. anche il v. 105); la turba di anime, sulla spiaggia del Purgatorio, selvaggia / parea del loco, Pg II 53; e così III 7 (già citato), VI 18, VII 104 e 112 (come If XXXIV 67); Virgilio guardava / ne la mia vista s'io parea contento, Pg XVIII 3; XXIV 26 (ancora ‛ p. contento ', come in II 116, Pd XVIII 113) e 40 (‛ p. vago ', come in Pd III 34); XXII 82, XXIX 127 (anche al v. 126, nel senso di " somigliare ": cfr. 3.), XXX 79 e 80; Pd XIV 61; perch'io paia / più gaudïoso a te, non mi domandi, XV 58; gente stata sotto larve / ... pare altro che prima, se si sveste / la sembianza non süa in che disparve, XXX 92; Fiore XIII 14 guardi il fior che sì gli par aolente; CCIII 4 (ancora riferito al fior) e 11, CXXIX 5. In un caso (XI 14) equivale praticamente a " essere ": Ritorna a lui [lo Schifo]... / con umiltà tosto l'avra' maturo, / già tanto non par fel né san pietanza, " non è così crudele... o senza pietà " (Petronio). In Rime dubbie XXX 9 si allude alla cornacchia che, ‛ addobbata ' con le penne altrui, parea sopra gli altri bella.

Analogamente con riferimento a cose o entità astratte: la gio' del dolce viso, / a che niente par lo paradiso, Rime LXVIII 28; XLII 2, con riferimento a un metaforico manto / di scienza, e XC 45; Vn XXII 9 4 'l vostro colore / par divenuto de pietà simile; XXXIII 1, XXXV 2 e XXXIX 6; queste macule... la [bontà] fanno parere men chiara e men valente, Cv I IV 11; convienimi che... dea [al Convivio]... un poco di gravezza, per la quale paia di maggiore autoritarie, IV 13; temendo che 'l volgare non fosse stato posto per alcuno che l'avesse laido fatto parere, X 10; così II X 5, III VI 7, IV XXI 3 e XXV 5 (due volte); una 'nsegna / che girando correva tanto ratta, / che d'ogne posa mi parea indegna, If III 54 (cfr. per questo passo Pagliaro, Ulisse 627: " L'interpretazione di cui abbiamo sopra fatto cenno [circa la rapidità del movimento dell'insegna], implica un riferimento a chi vede, a una sensazione soggettiva; ‛ mi apparve indegna di ogni posa ' non può significare se non che l'insegna girando correva così rapidamente che a Dante non appariva mai in posa "); e ancora If IX 123, XIV 21, XVIII 114, XIX 16 (i fóri in cui sono confitti i simoniaci non mi parean men ampi né maggiori / che que' che son nel mio bel San Giovanni), XXVI 134 (n'apparve una montagna... e parvemi alta tanto / quanto...), XXVII 12, XXX 105, XXXIV 43; La luna... / facea le stelle a noi parer più rade, Pg XVIII 77 (con riferimento alle stelle anche Pd XXVIII 19 e 20, e XIV 72 al salir di prima sera / cominciar per lo ciel nove parvenze, / sì che la vista pare e non par vera); Pg X 27, XII 51, XXVI 8 e 12, XXXII 120; Da essa [virtù] vien ciò che da luce a luce / par differente, Pd II 146; l'affocato riso de la stella [Marte] / ... mi parea più roggio che l'usato (XIV 87), " giacché i pianeti ridendo accrescono la propria luce ", Scartazzini-Vandelli; e ancora XVIII 96, XXVII 94, XXXVI 105; Fiore XXXIII 11 la terra mi parea molta salvaggia, e CXXXIV 12.

5. Abbiamo già avvertito che il significato di " sembrare " si ha soprattutto quando si tratti di materia opinabile, che chiami in causa la facoltà razionale del soggetto, per cui ‛ una cosa mi pare tale ' significa " io la considero tale ", " a mio giudizio è tale ". Alcuni dei passi che ora esamineremo sono molto vicini a quelli considerati nel paragrafo precedente.

Si vedano infatti Rime LX 5 e 7 Certo il viaggio ne parrà minore / prendendo un così dolze tranquillare, / e già mi par gioioso il ritornare; LXXI 10 Se nostra donna conoscer non poi / ... non mi par gran fatto; e così CVI 125, Rime dubbie VIII 1, Vn II 10. Naturalmente esempi di questo tipo sono più frequenti nel Convivio, con moduli che talora ritornano nella Commedia: oltre al passo di I II 2, già citato, si veda I II 9 ciascuno con ampia misura cerca lo suo mal fare e con piccola cerca lo bene; sì che... 'l peso del bene li pare più che se con giusta misura fosse saggiato, e quello del male meno, da accostare a XI 20; II Voi che 'ntendendo 3 udite il ragionar ch'è nel mio core, / ch'io nol so dire altrui, sì mi par novo (ripreso in VI 3), e II 4, V 17, VIII 11, XI 6; III Amor che ne la mente 85 mi par fero / quantunque io veggio (ripreso in X 2); IV XII 16 piccioli beni le [all'anima] paiono grandi; XXII 9 beatitudine, oltre la quale nullo diletto è maggiore, né nullo altro pare; XXI 6 Non si maravigli alcuno, s'io parlo sì che par forte ad intendere; ché a me medesimo pare maraviglia, come cotale produzione si può... con lo intelletto vedere (p. maraviglia anche in III Amor che ne la mente 52, commentato in XIV 14; If XXXIV 37, Pg XXVIII 115; e cfr. anche Pd XVI 77 udir come le schiatte si disfanno / non ti parrà cosa nova né forte, VII 49, IX 36, XXI 76). Analoghi i passi di Cv IV II 4 (due volte), XVII 1, XX 4, XXVI 2, sempre con un predicativo; si aggiunga XXIII 1 dimostrata sufficientemente pare la difinizione di nobilitade.

Ancora nella Commedia: se Dio fu cortese a Enea, non pare indegno ad omo d'intelletto, If II 19; ripensando / a quel parlar che mi parea nemico, X 123, e XXVII 99; acciò che 'l fatto men ti paia strano..., XXXI 30; lo salire omai ne parrà gioco (Pg II 66, da accostare a XXII 18), e IV 91, XVI 122 par lor tardo / che Dio a miglior vita li ripogna; XXV 27 ciò che par duro ti parrebbe vizzo; XXXI 3 suo parlare... / m'era paruto acro; Pd III 55 questa sorte ... par giù cotanto; IV 67 Parere ingiusta la nostra giustizia / ne li occhi d'i mortali, è argomento / di fede; e ancora VI 54, VIII 24, XIV 130, XVI 85, XIX 24, XXIV 66 e 96. Si aggiungano Fiore CIII 1 non mi par nulla travaglia / gir per lo mondo; CXVII 1, CL 8, CLXVII 3 (quand'e' le pare di mangiar stagione), CLXXVIII 8, CLXXXVII 5, CCXVIII 11, CCXXIV 5, CCXXV 6. Da notare il costrutto di CXXXVII 4 le ne parve male, " se ne afflisse " (Petronio).

Da segnalare ancora Pd V 36 perché Santa Chiesa in ciò dispensa, / che par contra lo ver ch'i' t'ho scoverto, per cui cfr. Vn XXXVIII 6 nel precedente sonetto io fo la parte del cuore contra quella de li occhi, e ciò pare contrario di quello che io dico nel presente... avvegna che alcuno appetito [di vedere costei] n'avessi già, ma leggiero parea: onde appare [" risulta "] che l'uno detto non è contrario a l'altro; Cv II XV 8 dice poi: son morta; che pare contro a quello che detto è di sopra, analogo a III IX 1.

6. Vanno considerati a parte i passi della Vita Nuova e della Commedia in cui sono descritte visioni o sogni. Qui il carattere stesso dell'argomento porta a un susseguirsi particolarmente serrato delle occorrenze di p. (spesso accostato ad ‛ apparire '), con vari costrutti e significati. Il costrutto più frequente è quello del tipo ‛ mi parea ' con l'infinito, e ‛ mi parea che ' con il congiuntivo, che valgono entrambi " avevo l'impressione di ". Ma spesso nella dipendente, anche al di fuori di tali contesti di visioni, il soggetto è visto nell'atto di compiere un'azione: il verbo indica dunque un " apparire " che nel sogno ha carattere di realtà, e che assume poi, per la consapevolezza dello scrittore che lo rievoca, una sfumatura di opinabilità, che lo avvicina a " sembrare ". Da notare inoltre che spesso, in questi casi, p. funge da verbo servile, e serve a introdurre un elemento personale nell'interno della narrazione. Si veda, a chiarimento di quanto si è detto, il passo di If I 46 e 48 non sì che paura non mi desse / la vista che m'apparve d'un leone. / Questi parea che contra me venisse [" appariva (e veniva): Dante lo vedeva venire ", Mattalia] / con la test'alta... / sì che parea [" avevo l'impressione "] che l'aere ne tremesse; e anche: fra i prodigi che seguono alla processione nel Paradiso terrestre, parve a me che la terra s'aprisse [" la vidi aprirsi ", " si aprì "] / ... e vidi uscirne un drago, Pg XXXII 130.

Quanto alle visioni, è esemplare il cap. XXIII della Vita Nuova, dov'è minutamente descritta la morte (supposta) di Beatrice: apparvero a me certi visi di donne scapigliate... e poi... m'apparvero certi visi... orribili a vedere [§ 4]... e vedere mi parea donne andare scapigliate... e pareami vedere lo sole oscurare... e pareami che li uccelli... cadessero morti [§ 5: mi " apparivano " nell'atto di cadere]... e pareami vedere moltitudine d'angeli... A me parea che questi angeli cantassero... e le parole del loro canto mi parea udire che fossero queste... e altro non mi parea udire [§ 7]. Allora mi parea che lo cuore... mi dicesse... E per questo mi parea andare per vedere lo corpo [di Beatrice]... e pareami che donne la covrissero, cioè la sua testa, con uno bianco velo; e pareami che la sua faccia avesse tanto aspetto d'umilitade, che parea [" sembrava "] che dicesse..., § 8; cfr. ancora i §§ 10 (due volte), 14 (Questi pare [" sembra "] morto) e 16 sanato di questa infermitade, propuosi di dire parole di questo che m'era addivenuto, però che mi parea [" ritenevo "] che fosse amorosa cosa da udire; e ancora, nella lirica che segue, i §§ 23 45, 24 49, 25 58 (gli angeli parean [" somigliavano a ": cfr. 3.] pioggia di manna), 26 70. Un'altra visione si ha nel cap. IX: Amore ne la mia imaginazione apparve come peregrino leggeramente vestito [§ 3]... Elli mi parea disbigottito, e guardava la terra, salvo che talora li suoi occhi mi parea che si volgessero ad uno fiume [§ 4]... A me parve che Amore mi chiamasse e dicessemi queste parole [§ 5]... E dette queste parole, disparve questa mia imaginazione tutta subitamente per la grandissima parte che mi parve che Amore mi desse di sé (§ 7). La narrazione è ripresa nel sonetto che segue (Ne la sembianza mi parea meschino, § 10 5) e nella didascalia: ne la prima parte dico sì com'io trovai Amore, e quale mi parea, quale io lo vedevo (§ 13).

Le stesse osservazioni si possono fare per la imaginazione d'Amore del cap. XXIV: mi parve [" ebbi l'impressione di "] vederlo venire [cfr. nel sonetto, § 7 3 poi vidi venir... Amore] e pareami che... mi dicesse... E certo me parea avere lo cuore sì lieto, che me non parea [" non mi sembrava "] che fosse lo mio cuore (§ 2; cfr. anche i §§ 4, 5 e 10 [tre volte]). Si veda inoltre III 1, 3 (due volte), 4 (due volte), 5 (due volte), 6 e 7, XII 3 (due volte), 4 (tre volte) e 5, XXXIX 1 (due volte).

Nella Commedia si tratta per lo più di sogni, come quello di Ugolino cui l'arcivescovo Ruggieri pareva... maestro e donno, / cacciando il lupo e ' lupicini... / In picciol corso mi parieno stanchi / lo padre e ' figli, e con l'agute scane / mi parea lor veder fender li fianchi, If XXXIII 28, 34 e 36: ‛ apparire (in sogno) ', spiega il Mattalia in tutti e tre i casi; in sogno mi parea veder sospesa / un'aguglia... / ed esser mi parea là dove..., Pg IX 19 e 22 (anche ai vv. 28 e 31, nel costrutto con il congiuntivo); un altro sogno in XXVII 97, mentre si tratta ancora di visioni in XV 93 (con costrutto assoluto: ciò che pareva prima, dispario) e 102 (con l'infinito: cfr. 8.); e in XX 30.

Si possono aggiungere qui le occorrenze del Purgatorio relative alle figure che D. vede scolpite nella cornice dei superbi con tale maestria da poter essere definite un visibile parlare (X 95), che denuncia la natura non umana dell'artefice: l'angelo Gabriele dinanzi a noi pareva sì verace / ... che non sembiava imagine che tace (v. 37: non casuale l'accostamento a ‛ sembiare '); davanti a David parea gente (v. 58); attorno a Traiano parea calcato e pieno / di cavalieri (v. 79), e a lui si rivolgeva la miserella, che pareva dir: " Segnor, fammi vendetta... " (v. 83: l'eccezionale evidenza dell'immagine fa sì che " appaia " anche la prosecuzione del dialogo. " La scultura e la pittura ritraggono il momento, non la successione degli atti: Dante invece immagina, per virtù di miracolo, impressa la successione in un solo gruppo scultorio ", Momigliano). E ancora, nel c. XII: O Saùl, come in su la propria spada / quivi parevi morto in Gelboè...! (v. 41); O Roboàm, già non par che minacci / quivi 'l tuo segno (v. 46); fino al verso che conclude e sintetizza il miracolo: Morti li morti e i vivi parean vivi (v. 67).

7. Sempre accompagnato dal dativo del pronome, e seguito dall'infinito con lo stesso suo soggetto, p. ricorre anche in altri contesti, ancora nel senso di " aver l'impressione di ", " ritenere di ": Vn XIV 4 mi parve sentire uno mirabile tremore incominciare nel mio petto; XVII 1 mi parea [" ritenevo "] di me assai avere manifestato; XVIII 5 e 9, XIX 16, XXVII 1 e 2 pareami defettivamente avere parlato. E però propuosi di dire parole, ne le quali io dicesse come me parea essere disposto a la sua operazione; Rime LXXXIII 65 villania / far mi parria; XCI 52 e 54 Quand'io penso un gentil disio... / parmi esser di merzede oltrapagato; / e anche più ch'a torto / mi par di servidor nome tenere; XCIII 10 e CXVI 41; CVI 139 quella / cui par bene esser bella; Cv II X 3 Non è vero che tu sie morta; ma la cagione per che morta ti pare essere, si è...; IV XXVIII 5 e 7 vedere le [all'anima] pare coloro che appresso di Dio crede che siano... e uscir le pare de l'albergo... uscir le pare di cammino... uscir le pare di mare; cfr. ancora il § 6, e XV 15.

Analogamente If XIII 119 l'altro, cui pareva tardar troppo, / gridava; XXXI 20 me parve veder molte alte torri; XXXIII 103, e XXXIV 6 e 7 Come quando una grossa nebbia spira / ... par [" si presenta all'occhio ", Torraca] di lungi un molin... / veder mi parve un tal dificio allotta; Pg I 120 com'om che torna a la perduta strada, / che 'nfino ad essa li pare ire invano; XII 116 e 117 esser mi parea troppo più lieve / che... non mi parea davanti; XV 22 mi parve da luce rifratta / ... esser percosso, e 85 mi parve in una visïone / ... esser tratto; e ancora IX 140, XIII 73 e 97, XX 148, XXVII 54, XXXIII 113; Pd X 135 'n pensieri / gravi a morir li [a Sigieri] parve venir tardo, da accostare a XI 81 Bernardo / ... dietro a tanta pace / corse e, correndo, li parve esser tardo; XIV 73 parvemi lì novelle sussistenze / cominciare a vedere; XX 19 udir mi parve un mormorar di fiume; Fiore IV 12 ti parrà morire (cfr. anche LVI 13, CLXXXVIII 6); VII 11, Detto 209 a Dio a petto / mi par esser la dia / ch'i' veggio quella Dia.

8. In molti altri luoghi per l'assenza del pronome riferito al soggetto il contesto assume un tono più impersonale. Il verbo è sempre nel senso di " sembrare ", " dar l'impressione di ", o in quello più obiettivo di " risultare " (che è il corrispettivo dell' " apparire " già visto), anche in questi casi non facilmente distinguibili: Vn XXV 2 Dico [di Amore]... che ridea, e anche che parlava; le quali cose paiono [" risultano "] essere proprie de l'uomo, e XXXI 2; Cv I V 13 pare l'uomo essere bello, quando le sue membra debitamente si rispondono (è da pensare, come negli altri casi, a un ricalco del costrutto latino di videor, piuttosto che a un impersonale); II II 5, VII 12, XI 8 (persone... che dubitare ti paiano ne la tua ragione), XIII 2; III II 18 di molti uomini... [la mente] non pare potersi né doversi predicare; V 5 [Pitagora] dicea che 'l fuoco, quando parea salire, secondo lo vero al mezzo discendea (qui, come al § 16, p. indica un aspetto il quale non corrisponde alla realtà: cfr. 2.); e così XIII 5 si par fare distinzione, con lo stesso valore di pare farsi distinzione del § 4); IV II 15, III 7, IV 8, V 17 (parve [" risultò "] esse braccia di Dio essere presenti), VI 2, VII 1, IX 13 (tre volte) e 15, X 2 e 6, XI 4 (è da dichiarare un dubbio che pare consurgere: che, con ciò sia cosa che l'oro, le margherite e li campi perfettamente forma e atto abbiano in loro essere, non pare vero dicere che siano imperfette); XII 15, XVII 12 (perciò che le vertù morali paiano essere e siano più comuni... che l'altre); XXIII 12, XXIV 18 (deono essere obediti maestri e maggiori; c[ui]... pare [" risulta "] dal padre... essere commesso), XXVII 16 (seconda occorrenza; pare che nella prima), XXV 1 e 10. Si aggiunga II IV 3 Furono certi filosofi, de' quali pare essere Aristotile ne la sua Metafisica (avvegna che nel primo di Cielo… paia sentire altrimenti), che...: quest'ultima occorrenza costituisce un modulo che, pur con qualche variante, si ripete più volte: cfr. II III 10, IV 13, VIII 9 (quattro volte, con più evidente valore di " risultare ", come in IV VI 12), XIV 7 (due volte, più una terza occorrenza di p.), XV 11, III XI 14, IV XXIII 8.

Particolarmente notevole il costrutto impersonale in III VII 6 noi veggiamo molti uomini tanto vili... che quasi non pare essere altro che bestia.

E nella Commedia: quel foco... che par surger de la pira / dov'Eteòcle col fratel fu miso, If XXVI 53; Goder pareva 'l ciel [" si sarebbe detto che godesse "] di lor fiammelle, Pg I 25; squilla... / che paia il giorno pianger che si more, VIII 6; e così X 139, XVI 16, XXIV 36, XXXI 83; Pd III 69 [Piccarda] arder parea d'amor nel primo foco (" vale a dire ‛ si mostrava ', e non già ‛ sembrava ' ! ", Fubini: cfr. la voce DONATI, Piccarda, in questa Enciclopedia), e XXVII 105; dimmi... perché tutto [il monte] ad una / parve gridare, Pg XXI 36 (con valore di servile: " gridò "). Più vicine ad " apparire " le occorrenze di Pg XV 27 Che è quel... [che] pare inver' noi esser mosso?, e 4; Tutte l'acque che son di qua più monde, / parrieno [" apparirebbero ", Mattalia] avere in sé mistura alcuna a paragone del Lete, XXVIII 29; durante la processione nel Paradiso terrestre, allo scoppiare del tuono, quelle genti degne / parvero aver l'andar più interdetto, " apparve, fu chiaro che avevano... la proibizione di camminare più oltre " (Scartazzini-Vandelli, a XXIX 153); chi palido si fece sotto l'ombra / ... di Parnaso... / che non paresse [non " dimostrasse di "] aver la mente ingombra...?, XXXI 142; Pd XVIII 103. Nel passo di Pg XXX 90 [la neve] liquefatta, in sé stessa trapela / ... sì che par foco fonder la candela, si ha ancora quel rapporto di paragone, per cui cfr. 3.; mentre in Pd I 61 di sùbito parve giorno a giorno / essere aggiunto, e IV 99 [Piccarda] par qui meco [con Beatrice] contradire, si tratta di un'apparenza che non corrisponde alla realtà (cfr. 2.).

9. Un costrutto che va posto in rilievo è quello di p. con l'infinito introdotto da ‛ da ' o ‛ di ', che implica l'idea dell'opportunità di fare una cosa: certe parole le quali pareano da tacere, Vn XXIV 6; dove aperse la bocca la divina sentenza d'Aristotile da lasciare mi pare ogni altrui sentenza, Cv IV XVII 3; come elle [le età dell'uomo] siano in questa proporzione... in tutti mi pare da servare, XXIX 7; e così XXIII 1 (seconda occorrenza) e XXVII 1. La stessa idea di opportunità in IV Le dolci rime 9 poi che tempo mi par d'aspettare, ripreso in II 2 e 5 e commentato al § 11 Dico: ‛ poi che da aspettare mi pare, diporroe ', cioè lascierò stare, ‛ lo mio stilo '; e ancora If XXVI 77 Poi che la fiamma fu venuta quivi / dove parve al mio duca tempo e loco, / in questa forma lui parlare audivi (" fu pervenuta così vicina al ponte che a Virgilio parve tempo e luogo opportuno per parlare ", Casini-Barbi), e XVI 90 al maestro parve di partirsi, che è proprio il visum est latino; Rime dubbie XIX 12 Parmi [" mi sembra conveniente ", Contini] che di battaglie di signore / venga ciascun cui d'Amor cheriraggio.

10. Anche per gli altri numerosissimi esempi di ‛ p. che ' e congiuntivo si possono ripetere le osservazioni fatte per il costrutto con l'infinito: al valore di " avere (o " dare ") l'impressione che " si alterna quello di " risultare ", " essere evidente ", senza che sia possibile, nella maggior parte dei casi, una distinzione netta e inequivocabile dei due significati.

Si veda per es. Vn XIII 1 tra li quali pensamenti quattro mi parea che ingombrassero più lo riposo de la vita, 4 e 10; per la ebrietà del gran tremore / le pietre par che gridin: Moia, Moia, XV 5 8; e V 4, X 2, XVI 1, XXVI 6 7 e VII 12, XXVII 4 6, XXVIII 3 (due volte, più una con l'infinito), XXXI 16 67, XXXVI 2, XXXVII 2 e 7 5, XXXVIII 4 (nel senso di " ritenere ": mi parve che si convenisse di parlare a lei), XL 9 8. E ancora: Rime XLII 12 a mia coscienza pare, / chi non è amato, s'elli è amadore, / che 'n cor porti dolor sanza paraggio; LXVII 68 lo spirito maggior tremò sì forte, / che parve ben che morte / ... giunta fosse, e 48; CII 7 non par ch'ell'abbia cor di donna; LXXII 3, LXXX 13, LXXXIII 110, XC 71, XCV 14, CIII 18, CVI 115, Rime dubbie XVII 14; Cv II Voi che 'ntendendo 8 'l parlar ... / par che si drizzi... a vui (ripreso in VI 5); III 12 ricogliendo ciò che ragionato è, pare [" appare ", " risulta ": cfr. Barbi, Problemi II 15] che diece cieli siano; III Amor che ne la mente 73 Canzone, e' par che tu parli contraro / al dir d'una sorella che tu hai (ripreso in XI 2 e commentato al § 4, due volte); VIII 14, XI 3, IV Le dolci rime 65, II 9, III 9 (prima occorrenza). Si noti poi il costrutto di II XI 5 parvemi mestiero a la canzone che... si ponesse più mente a la bellezza che a la bontade.

Anche nella Commedia: If VI 45 L'angoscia che tu hai / forse ti tira fuor de la mia mente, / sì che non par ch'i' ti vedessi mai; X 97 El par [" appare, si direbbe ", Mattalia] che voi veggiate ... / dinanzi quel che 'l tempo seco adduce; XXVIII 118 Io vidi certo, e ancor par ch'io 'l veggia [" ho la sensazione di vederlo ancora "], / un busto sanza capo, e XVII 57; Pg V 4 e 6 Ve' che non par che luca / lo raggio... a quel di sotto [cioè, a D.], / e come vivo par che si conduca!; VI 28 El par [" risulta "] che tu mi nieghi / ... in alcun testo / che decreto del cielo orazion pieghi; XX 13 O ciel, nel cui girar par che si creda / le condizion di qua giù trasmutarsi (" citazione di opinione altrui, senza impegno di proprio giudizio ", osserva il Mattalia, che accosta a questo il par che si creda di If XXXI 120), e 111; XXII 59 quando tu cantasti le crude armi / ... non par che ti facesse ancor fedele / la fede (" Senso: ‛ Dalla Tebaide apparisce che tu, scrivendola, non avevi ancora la fede ", Scartazzini-Vardelli), e XIV 42, XVI 138, Pd II 31, IV 51, XXI 40 (tal modo [cioè, un comportamento analogo a quello delle cornacchie] parve a me che quivi fosse), XXIII 22.

In If VIII 78 si ha un costrutto personale (le mura mi parean che ferro fosse; ma è variante diffusa mi parea) che si potrebbe ipotizzare anche in altri casi in cui la dipendente al congiuntivo ha un soggetto di terza persona singolare, che precede il ‛ par ': cfr. per es. If XI 55 Questo modo di retro par ch'incida / ... lo vinco d'amor; Pg IV 4 Quando... / l'anima bene ad essa [virtù] si raccoglie, / par ch'a nulla potenza più intenda, e altri fra gli esempi già citati. Più chiaramente personale, in If XII 117 una gente che... / parea che di quel bulicame uscisse; XXIV 26 come quei... / che sempre par che 'nnanzi si proveggia, che sono analoghi a If XIV 46 (v. oltre); Pg XVII 121 è chi per ingiuria par ch'aonti.

Si aggiungano gli esempi del Fiore: I 5 a me parve che [Amore] volasse; XI 7, XXXVIII 9, LXXVII 3 e 7, XCVIII 12, CXXXII 9, CXXXIII 5 Sovr'ogn'altra persona a noi sì pare [" risulta "] / ch'esto peccato in voi fiorisce; CXL 14, CL 11, CLIX 6, CLXXX 13, CLXXXVII 14 quando l'uom avrà sua dilettanza, / sì paia [" appaia "] ch'ella tramortita sia; Detto 1. Da rilevare il senso di " parere opportuno ", in LXX 2 Po' mi convien ovrar di tradigione / e a te pare, Amico, ch'i' la faccia, / i' la farò.

Anche con questo costrutto si ha qualche passo in cui si allude a un'apparenza che non corrisponde alla realtà: in Vn V 1 D. narra che in una chiesa, fra lui e la gentilissima, sedea una gentile donna... la quale mi mirava... maravigliandosi del mio sguardare, che parea che sopra lei terminasse, mentre in realtà lo sguardo di D. era rivolto a Beatrice; XXXII 2 e 3.

Per il passo di If XIV 46 e 48 (chi è quel grande che non par che curi / lo 'ncendio... / sì che la pioggia non par che 'l marturi?, con riferimento a Capaneo), cfr. quanto scrive il Bosco: " È discussione se ‛ par ' valga ‛ appare ' o ‛ sembra '. In verità, i due significati del verbo coincidono. Se Capaneo non avesse nessuna sofferenza dalla pioggia di fuoco, ciò vorrebbe dire, inammissibilmente, che un dannato avrebbe la possibilità di rendere inoperante la punizione divina; senza dire che la personalità poetica di Capaneo ne riuscirebbe annullata: egli non avrebbe nessun merito a non mostrare esteriormente una sofferenza non effettivamente sentita. Questo ‛ par ' ha lo stesso valore del ‛ par ' di Inf., XVIII, 84, in un passo, riferito a Giasone, assai simile a questo: Guarda quel grande che vene, / e per dolor non par lagrime spanda [si noti l'omissione del ‛ che ']: quanto aspetto reale ancor ritene! Quel che interessa Dante è sottolineare, nell'un caso e nell'altro, l'imperturbabilità che risalta fortemente dall'atteggiamento, dalla figura dei due personaggi... Analoga anche se diversa Ia ragione del ‛ par ' su cui insiste martellando nei vv. 69-70: ed ebbe e par ch'elli abbia / Dio in disdegno, e poco par che 'l pregi: perché si configuri il peccato di questi violenti contro Dio, occorre... che il loro disprezzo non sia solo cordis ma oris, cioè si manifesti anche esteriormente " (Nuove Lett. II 52 e n. 1).

11. Con i costrutti e i valori già considerati si registra anche la forma pronominale ‛ parersi ' (cfr. B. Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze 1961, 63): Cv II X 9 quanto savere e quanto abito virtuoso non si pare [" non appare "] per questo lume non avere!; If II 9 qui si parrà la tua nobilitate; XXV 108 la giuntura / non facea segno alcun che si paresse; Pg XIII 7 e 8 Ombra non lì è... che si paia: / parsi la ripa e parsi la via schietta; Pd XXVI 98 un animal coverto broglia, / sì che l'affetto convien che si paia, sempre nel senso di " apparire ", come in If XXI 58 Acciò che non si paia / che tu ci sia (impersonale: così in Fiore CCXVI 7 ancor si par ben nel visaggio mio, / che molto mi vi fu [nella battaglia] strett'ed a corto, " ancora si vede bene dal mio viso come mi ci trovai alle strette e in pericolo " [Petronio]).

Il passo, anche impersonale, di If XXIII 108 fummo tali, / ch'ancor si pare intorno dal Gardingo, introduce un'altra piccola serie di luoghi in cui p. è adoperato come assoluto, in forma parentetica, con vari significati: Vn XL 2 Li quali peregrini andavano, secondo che mi parve, molto pensosi; Cv II XIV 21 la Rettorica... al terzo cielo è simigliata, come di sopra pare, e I 14, III VII 9 E se alcuno volesse dire contra, dicendo che alcuno uccello parli, sì come pare di certi... e che alcuna bestia fa atti o vero reggimenti, sì come pare de la scimia e d'alcuno altro, rispondo...; If XVII 108 'l ciel, come pare ancor, si cosse; Pg III 60 anime, che movieno i piè ver' noi, / e non pareva, sì venïan lente; Pd XXXI 92 quella, sì lontana / come parea, sorrise (dove p. tuttavia è personale). Non più parentetico, nel senso di " parer giusto ", in Cv IV III 9 (e VIII 6) dice lo Filosofo che quello che pare a li più, impossibile è del tutto essere falso; XV 12 molti... presuntuosi... credono col suo intelletto poter misurare tutte le cose, estimando tutto vero quello che a loro pare, falso quello che a loro non pare; più sfumato in III Amor che ne la mente 83 quand'ella la chiama orgogliosa, / non considera lei secondo il vero, / ma pur secondo quel ch'a lei parea, secondo la sua impressione.

12. Si registra inoltre l'infinito sostantivato, in Pd IV 23 di dubitar ti dà cagione / parer tornarsi l'anima a le stelle, cui può aggiungersi il parer dispetto di XI 90, già citato (cfr. 1.). Per Pd XXX 6, cfr. PARERE (sost.).