Paretimologia

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

paretimologia

Gerald Bernhard

Definizione

Il termine paretimologia fu coniato dal linguista italiano Vittore Pisani (19672) con l’intenzione di rimpiazzare la più antica denominazione etimologia popolare (traduzione italiana del ted. Volksetymologie coniato da E. Förstemann nel 1852; cfr. anche fr. étymologie populaire, ingl. folk etymology), ritenuta inadeguata per il suo ovvio, ed esclusivo, riferimento ad attività linguistiche del ‘popolo’, benché non pochi esempi di paretimologia risalgano a interventi dotti. Altri termini proposti sono attraction paronymique, o homonymique (introdotto dal filologo francese A. Dauzat nel 1922), e pseudoetimologia (Belardi 2002: 467). La vastità della discussione terminologica evidenzia l’universalità del fenomeno in questione.

Il fenomeno della paretimologia riguarda l’accostamento, da parte dei parlanti, di parole non trasparenti, oppure non motivate, a parole o famiglie lessicali comuni, o comunque più frequenti, le quali storicamente, secondo l’➔etimologia scientifica sviluppatasi sin dal XIX secolo, non sono connettibili ad esse. Così, ad es., it. liquirizia < lat. liquiritia non rende il significato della parola di origine greca glykyrrhíza «radice dolce», ma si accosta formalmente, cioè a livello fonico e grafico, alla radice lessicale latina liquid- e al suffisso qualitativo -itia. Tale adattamento di una parola fino ad allora sconosciuta alle abitudini foniche del latino parlato suscita un cambiamento semantico totale; pertanto è ovvio che il nuovo significato sia coerente con il referente, la radice stessa, che fornisce un decotto medicinale; così si ha un nuovo segno linguistico, pienamente motivato. L’oronimo Gran Paradiso rappresenta un fraintendimento, da parte dei cartografi, della denominazione dialettale gran(ta) parei «grande parete», e dunque è una paretimologia dotta. Un caso simile, molto più antico, si ha nel toponimo Benevento, originariamente Maleventum «ricca di mele» (Bertolotti 1958: 27). Il componente Male- suscitò presso i Romani, per così dire inevitabilmente, associazioni negative e portò a un’alterazione intenzionale del nome in Beneventum.

La storia terminologica nonché gli esempi citati mostrano anzitutto che il termine paretimologia nasce in opposizione alla disciplina linguistico-filologica dell’etimologia tout court, e in secondo luogo che il materiale lessicale colpito da processi paretimologici spesso presenta qualità particolari in quanto in genere di origine estranea e/o di lunghezza formale considerevole (cfr., ad es., Bernhard 2004: 91). Oltre a ciò, c’è da constatare che l’etimologia scientifica descrive e spiega le origini e la storia delle parole da un punto di vista oggettivo, metalinguistico, mentre l’insieme dei processi paretimologici contribuisce al cambiamento linguistico stesso e deve perciò, a sua volta, far parte dei metodi scientifico-filologici dell’etimologia, dato che essa è in grado di scoprire e di spiegare i processi paretimologici.

Tipi e casi

Nel lessico italiano

Nel ➔ lessico dell’➔italiano standard si trovano esempi di paretimologie risalenti a tutte le epoche, tranne forse la più recente, della storia dei volgari italiani. Risalgono al latino (parlato) pipistrello (e le sue varianti dialettali o estinte vispistrello, vespistrello) < vespertilio «appartenente alla sera», malinconia < melancolia < gr. melancholía, composto da mela(no-) «nero» e cholé «bile».

Durante il medioevo, entrano nell’uso dei volgari alcuni latinismi quali liquirizia, liquerizia, liquorizia (riconoscibili come voci dotte dal suffisso -izia invece del popolare -ezza), e bonaccia < malacia < gr. malakía «mollezza», quest’ultimo alterato ‘volutamente’ per l’ovvia associazione con male. Un’altra paretimologia riflessa si ha in ciarlatano (av. 1498) < cerretano «abitante di Cerreto, presso Spoleto». I commercianti della cittadina umbra erano noti per la loro eloquenza sui mercati, fatto a cui forse si deve l’incrocio (dapprima ludico) con ciarlare. I contatti commerciali medievali sia con l’Oriente sia con i paesi germanofoni forniscono nuovi oggetti e prodotti e i loro nomi, quali il gelsomino < pers. yāsamīn, la bergamotta < turco beg armūdî «pera del signore, del padrone» (➔ orientalismi), lo stoccafisso < oland. stocvis «pesce appeso su bastoni per farlo seccare» (stoc «bastone», vis «pesce»). Durante l’epoca rinascimentale entrano dallo spagnolo bellaco «malvagio, briccone», il quale, sotto l’influsso di vile, si altera in vigliacco, e veleta, probabilmente di origine portoghese, derivato da velar «vegliare» e accostato in italiano a vedere, con l’odierno risultato vedetta (accanto al più raro veletta; ➔ ispanismi).

Gli esempi citati dimostrano che le parole interessate da processi paretimologici, formali e/o semantici, provengono per lo più o da lingue straniere o dal latino di strati sociali dotti, e che non poche di esse richiedono sforzi sia nella percezione che nella (ri)produzione del nuovo materiale lessicale. D’altro canto si mostrano vari gradi di integrabilità delle forme estranee al sistema e all’uso fono-morfologico e semantico-lessicale dell’italiano: mentre gli spagn. bellaco [βeˈʎako] e veleta [βeˈleta] rimangono formalmente quasi inalterati, i ➔ prestiti da dialetti germanici, come stocvis, subiscono un ➔ adattamento non solo fono-morfologico ma anche parzialmente semantico per contiguità referenziale, vis «pesce» > fisso «appeso a bastoni». Esotismi quali yāsamīn e beg armūdî lasciano, per così dire, più spazio ad associazioni e motivazioni più libere, dato che né l’influsso di gelso «Morus alba» né quello del toponimo Bergamo sono spiegabili con affinità metaforiche o metonimiche ai concetti originali.

Un percorso paretimologico diverso si osserva in alcuni ➔ toponimi (dialettali) che assumono nuovi componenti semantici attraverso il loro uso in documenti scritti, in parte testimoniati sin dal medioevo: così il piem. Crevacor nella forma italiana Crevacuore (lat. mediev. Crevacorius accanto a Crepacorius) diede persino origine a una leggenda secondo cui una principessa, fondatrice del paese, era morta di crepacuore (Gasca Queirazza et al. 20062: 280); altro esempio è l’oronimo Monviso, risalente probabilmente a una radice celtica *ves- «monte», il quale sin dall’epoca latina (ad. es. in Plinio Mons Vesulus) è sottoposto a motivazioni paretimologiche (Gasca Queirazza et al. 20062: 504).

Nel lessico dialettale

Rispetto a termini paretimologici diventati componenti del lessico italiano comune, la gamma delle possibili riorganizzazioni lessicali si amplia prendendo in considerazione anche forme paretimologiche dialettali, che permettono una osservazione più dettagliata dei processi psicolinguistici sottostanti.

Il già menzionato grecismo glykyrrhíza ha portato, nei dialetti italiani, forse attraverso un lat. parlato *licuritia, a una serie di varianti che vanno ben oltre l’associazione generica con liquido o regola (cfr. romeno rigulizia, fr. réglisse, spagn. regaliz), creazioni più concrete come acquarizia, sug de Gorizia o persino zucchero de Gorizia (Pfister 1980: 103). L’anfibio salamandra < lat. salamandra < gr. salamándra, porta nomi dialettali quali malisandra, saramándrola, malalisandra, biscialisandra, syoramándula. Anche questi risultati dimostrano vari stadi di sviluppo possibili della parola di partenza: mentre malisandra e saramándrola sono spiegabili con regole fonetiche (metatesi di /l/ e /r/) o morfologiche (suffissazione), forme come malalisandra o syoramándula lasciano intravvedere connessioni semantiche con il mondo rurale e i concetti (anche magici) ivi dominanti. Tuttavia, sia nelle varianti di salamandra sia in quelle di liquirizia, si nota la stabilità della struttura sillabica o, perlomeno, del ritmo dei significanti.

Nelle varietà ➔ substandard dell’italiano, specie nell’➔italiano popolare, si fanno sentire a volte le forze di attrazione di parole formalmente simili (paronimi) che portano alla confusione di celebre e celibe o di inflazione e infrazione: esempi che possono dimostrare che già a livello fonico la memorizzazione e la (ri)produzione di parole inconsuete sono accostate a significanti più conosciuti senza riguardo al senso o controsenso che essi potrebbero assumere in determinati contesti. L’appoggio a significanti più familiari è richiesto, pertanto, quando si tratta di forme lessicali entrate, ad es., dall’inglese – così freak «persona anormale» → it. giovanile fricchettone – o nomi di prodotti come Kukident → roman. cuccadenti.

Processi

I processi paretimologici, essendo processi creativi primari per sostenere l’uso di parole lunghe, del tutto o in parte sconosciute, possono interessare sia la forma che il contenuto di ‘nuovi’ elementi lessicali, oppure solo la forma o solo il contenuto (Zamboni 1976: 110). Per poter osservare tali processi in statu nascendi bisogna tener conto delle capacità della memoria umana come fattore naturale, della dimestichezza dei parlanti con le lingue straniere e del fattore stabilizzante che la scrittura rappresenta nelle comunità linguistiche prese in considerazione (Bernhard 2004: 98).

Inoltre, si deve distinguere tra paretimologie riflesse, che cambiano soprattutto i significanti di parole (diventate) insolite (Benevento, bonaccia, ciarlatano), e paretimologie formalmente inerenti, in vari gradi, ai lessemi stessi (vigliacco, liquirizia, gelsomino).

Studi

Belardi, Walter (2002), L’etimologia nella storia della cultura occidentale, Roma, Il Calamo, 2 voll.

Bernhard, Gerald (2004), Schwierige Wörter, Motivierung und Volks-etymologie, in Historische Semantik in den romanischen Sprachen, hrsg. von F. Lebsanft & M.-D. Gleßgen, Tübingen, Niemeyer, pp. 91-101.

Bertolotti, Rosalinda (1958), Saggio sulla etimologia popolare in latino e nelle lingue romanze, Brescia, Paideia.

Gasca Queirazza, Giuliano et al. (a cura di) (20062), Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET (1a ed. 1990).

Pfister, Max (1980), Einführung in die romanische Etymologie, Darm-stadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft (trad. it. Introduzione all’etimologia romanza, Catanzaro, Rubbettino, 2001).

Pisani, Vittore (19672), L’etimologia. Storia, questioni, metodo, Brescia, Paideia (1a ed. Torino, Rosenberg & Sellier, 1947).

Zamboni, Alberto (1976), L’etimologia, Bologna, Zanichelli.

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