Partito repubblicano

Dizionario di Storia (2011)

Partito repubblicano (Republican party)


Partito repubblicano

(Republican party)  Partito politico statunitense, costituito nel 1854 e tuttora operante; in opposizione e alternanza rispetto al Partito democratico, rappresenta una delle due forze principali del sistema politico USA, sostanzialmente bipartitico. Fondato con deciso orientamento antischiavista e sulla base di una coalizione di oppositori del Kansas-Nebraska act (1854), la legge che apriva gli Stati occidentali all’espansione della schiavitù, si rifaceva alle idee di A. Hamilton e alle tesi del partito federalista. Invocava infatti il rafforzamento dei poteri federali e la supremazia degli interessi dell’Unione su quelli dei singoli Stati. Costituito fin dall’inizio in contrapposizione al Partito democratico, il partito ottenne immediatamente l’adesione di numerosi whigs e democratici abolizionisti, nonché di altre formazioni antischiaviste. Guadagnato l’appoggio di industriali e finanzieri del Nord, riuscì a far eleggere alla presidenza A. Lincoln nel 1860 e rimase al potere sino al 1932, con le sole parentesi di S.G. Cleveland e T.W. Wilson. Tradizionalmente la sua base elettorale stava nella provincia statunitense, nelle piccole città e nelle aree suburbane e rurali, ma ottenne al tempo stesso il costante appoggio di molti grandi gruppi del capitalismo USA, oltre che di parte del mondo delle piccole imprese. Dopo l’egemonia democratica (prima con Roosevelt e poi con Truman), il P.r. tornò alla presidenza con D.D. Eisenhower, 1953-61, e poi con R.M. Nixon, 1968-74, finché lo scandalo Watergate e la procedura di impeachment costrinsero quest’ultimo alle dimissioni. I repubblicani tornarono al potere sotto la spinta della rivoluzione conservatrice avviata nella seconda metà degli anni Settanta e nel 1980 R.W. Reagan fu eletto alla presidenza degli Stati Uniti. Questi caratterizzò la sua presidenza con politiche economiche nettamente liberiste e una ripresa della corsa agli armamenti e di un aspro confronto con l’Unione Sovietica. Nel 1989 gli subentrò il suo ex vicepresidente, G.H.W. Bush, il quale portò avanti l’opera del suo predecessore, gestendo, assieme al leader sovietico Gorbačëv, lo smantellamento dell’assetto bipolare emerso dalla Seconda guerra mondiale. Nel 1994, sebbene avesse perso la Casa Bianca, il partito, presentandosi col programma di un ulteriore taglio delle tasse (ma anche dello Stato sociale), ottenne la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, ponendo fine al dominio democratico sulla Camera che durava dal 1954. Dal 2000 al 2009, dopo la parentesi democratica di B. Clinton, il partito tornò al potere con le due presidenze di G.W. Bush, figlio dell’ex presidente, espressione di quell’ala del mondo politico statunitense detta dei neo-cons. Tale linea politica, tendenzialmente espansionista e volta alla costruzione di un nuovo ordine mondiale fortemente egemonizzato dagli USA, oltre che prosecutrice dei tagli allo Stato sociale avviati nell’era Reagan, fu però sconfitta alle elezioni del 2009, che riportarono alla presidenza i democratici.

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