Partito socialista unificato tedesco

Dizionario di Storia (2011)

Partito socialista unificato tedesco


(Sozialistische Einheitspartei Deutschlands, SED)  Partito politico della Repubblica democratica tedesca, attivo dal 1946 al 1990. Già negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, i dirigenti comunisti tedeschi in esilio in URSS auspicavano la creazione di un partito di massa dei lavoratori e degli antifascisti in Germania, che avrebbe dovuto seguire la caduta del nazismo; proposte di unificazione in tal senso furono poi avanzate al Partito comunista tedesco, all’indomani del crollo del Terzo Reich (maggio 1945), dal Partito socialdemocratico tedesco. Frattanto la Germania veniva divisa in zone d’occupazione degli eserciti alleati. L’unificazione avvenne, nella sola zona sovietica, il 21-22 apr. 1946, in un congresso comune di KPD e SPD; in questa sede fu costituita la SED, di cui furono eletti presidenti il comunista W. Pieck e il socialdemocratico O. Grotewohl. Il partito aveva 1.300.000 iscritti, che divennero due milioni nel 1948, organizzati in cellule nei luoghi di lavoro. Nello stesso anno, su pressione di W. Ulbricht, la SED si assunse il «ruolo guida» della parte orientale del Paese, accentuando la sua omogeneità ai partiti comunisti di stampo sovietico. Nel genn. 1949 lo stesso Ulbricht fu incaricato di coordinare la segreteria dell’Ufficio politico, e all’indomani del 3° Congresso (luglio 1950) fu eletto segretario generale della SED. Intanto, nell’ott. 1949, era stata formalmente costituita la Repubblica democratica tedesca (➔ Germania), di cui la SED fu il partito leader per quarant’anni, benché affiancata da altri quattro partiti dotati di rappresentanza parlamentare. Nel giugno-luglio 1953, in seguito alla morte di Stalin e dinanzi ai nuovi obiettivi produttivi fissati dal partito, gli operai di Berlino diedero vita a manifestazioni e scioperi che misero in seria difficoltà la SED, la quale rispose reprimendo i moti ed eleggendo Ulbricht primo segretario (26 giugno). Tuttavia nel 1960 lo stesso Ulbricht avviò una serie di riforme volte ad accentuare l’autonomia delle imprese nel quadro dell’economia pianificata. Nel maggio 1971 le forze nuove del partito aggregatesi attorno a E. Honecker riuscirono a eleggere quest’ultimo primo segretario. La SED intanto tornava ad avere 1.900.000 iscritti. Nel 1976 lo stesso Honecker assumeva anche la carica di capo dello Stato. Nel 1989, nel quadro del sommovimento che colpì i Paesi del blocco sovietico a seguito della perestrojka di M.S. Gorbačëv, anche la base della SED iniziò a manifestare, in particolare nelle «dimostrazioni del lunedì» a Lipsia, mentre all’interno del partito emergevano diverse piattaforme politiche. In ottobre Honecker fu costretto alle dimissioni, e venne sostituito alla guida della SED da E. Krenz. Il 9 nov. il partito decise di aprire le frontiere con la Repubblica federale tedesca (RFT), a cui seguì lo smantellamento del Muro di Berlino, innalzato nel 1961. Al congresso straordinario di dicembre, i gruppi dirigenti giunsero tutti dimissionari; tuttavia la maggioranza dei delegati rifiutò di sciogliere il partito, eleggendone presidente G. Gysi e affiancando alla sigla SED quella di PDS (Partito del socialismo democratico). Nel febbr. 1990 la direzione del partito decise di mantenere soltanto la seconda denominazione, costituendo formalmente la PDS, forte di circa 300.000 iscritti. Le due Germanie intanto si unificavano (3 ott. 1990) sotto l’egida della Repubblica federale. Nel 2005 la PDS fu poi tra i fondatori, assieme ai socialisti di sinistra usciti dalla SPD sotto la guida di O. Lafontaine, di un nuovo partito, Die Linkspartei-PDS, dal 2007 semplicemente Die Linke.

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