Partito socialista

Dizionario di Storia (2011)

Partito socialista (Parti socialiste, PS)


Partito socialista

(Parti socialiste, PS) Partito politico francese, costituito nel 1905 col nome di SFIO (Section française de l’internationale ouvrière), e ricostituito nel 1969 con la denominazione di PS. Le origini del partito in Francia si collocano già alla fine del 19° sec., allorché J. Guesde, entrato in contatto con K. Marx, prese a diffonderne le idee, dando poi vita al Partito operaio francese (1880), base a sua volta del Partito socialista di Francia (1901), di orientamento marxista. Dall’altra parte, l’ala riformista del movimento operaio, guidata da A. Briand e J. Jaurès, costituiva il Partito socialista francese. La pressione della seconda Internazionale indusse le due formazioni a unificarsi, dando vita alla SFIO (1905) forte di 34.000 aderenti. Grazie alle campagne contro il carovita, in favore della creazione di cooperative di consumo e della municipalizzazione dei servizi, il partito allargò i suoi consensi, e alle elezioni del 1914 ottenne 1.400.000 voti, pari a circa il 17% dell’elettorato. Intanto, dinanzi ai preparativi della Prima guerra mondiale, Jaurès condusse una campagna pacifista che gli costò la vita a seguito dell’attentato di un nazionalista (31 luglio 1914). Tuttavia, allo scoppio della guerra, la SFIO entrò nel governo di Union sacrée. Tale scelta, fortemente voluta da P. Renaudel, incontrò presto l’opposizione di una minoranza di sinistra, guidata da J. Longuet. Nel 1917 il partito era sceso a 28.000 iscritti, e un anno dopo la sinistra interna diventava maggioritaria, anche sull’onda di grandi scioperi operai che chiedevano la fine della guerra. Uscita dal governo, la SFIO prese la distanze dal Partito radicale, pagando tale scelta alle elezioni del 1919, sebbene non in termini di voti ma di seggi. Di fronte al sorgere della terza Internazionale, e sull’ipotesi di aderirvi, il partito si spaccò in due, cosicché al Congresso di Tours (dic. 1920) la maggioranza dei delegati decretò la nascita del Partito comunista francese, mentre una minoranza ricostituiva la SFIO. La ricostruzione del partito fu diretta da P. Faure e L. Blum, i quali portarono i socialisti nel Cartel des gauches lanciato dal radicale E. Herriot e nella maggioranza di governo emersa dalle elezioni del 1924. Dopo una fase di aspra contrapposizione coi comunisti, il pericolo di un’involuzione di tipo fascista riportava la SFIO al fianco del PCF, prima nella manifestazione unitaria del 6 febbr. 1934, poi nel patto di unità d’azione siglato a luglio, e infine nel Fronte popolare (➔ ) varato nel 1935 anche coi radicali, che vinse le elezioni del 1936. Fu quindi Blum a dirigere il governo di fronte popolare, dovendo fronteggiare da subito un grande movimento di scioperi e conseguendo obiettivi quali le ferie pagate per i lavoratori e significativi aumenti salariali; sul piano internazionale, però, la politica di non intervento in favore della Spagna repubblicana creò una forte delusione. Nel 1938 il governo cadde. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l’invasione nazista, la SFIO votò in maggioranza a favore dei pieni poteri a Pétain, dividendosi poi tra collaborazionisti e antifascisti. Dopo l’esperienza della Resistenza e la fine della guerra, le elezioni del 1945 diedero la maggioranza assoluta a SFIO e PCF, i quali assieme ai democristiani del Movimento repubblicano popolare costituirono governi che avviarono nazionalizzazioni e programmazione economica, portando avanti la costruzione dello Stato sociale. Nel 1946 alla guida della SFIO giungeva G. Mollet, che spostava il partito verso il centro e l’Alleanza atlantica; nel 1947 i comunisti erano esclusi dal governo del socialista P. Ramadier e un altro socialista, il ministro dell’Interno J. Moch, guidava la repressione degli scioperi di operai e minatori. Tali politiche indebolivano il partito e anche a seguito della guerra d’Algeria e della disfatta di Suez Mollet doveva lasciare la presidenza del Consiglio (ma non il governo), mentre il generale De Gaulle dava inizio alla Quarta Repubblica (1958). Nel 1959 la SFIO uscì dal governo, mentre una sua ala sinistra usciva dal partito e fondava il Partito socialista unificato (PSU). Gli anni Sessanta videro crescere una serie di club di orientamento repubblicano e radical-socialista, la cui maggiore espressione organizzata era la Convention des institutions républicaines (CIR) guidata da F. Mitterrand. CIR, SFIO e radicali di sinistra diedero quindi vita a una Federazione della sinistra democratica e socialista (FGDS), che sostenne Mitterrand alle presidenziali del 1965 e che nel 1967, anche grazie a un accordo col PCF, ottenne il 46% dei voti. La fusione con la sinistra dei club portò a una rifondazione del partito, che nel 1969 acquisì il nome di Partito socialista, sebbene tale scelta fu sancita solo nel Congresso di Épinay (1971), che riconobbe la leadership a Mitterrand. Nel 1972 il PS e il PCF siglarono un Programma comune (nazionalizzazione di grandi imprese, partecipazione dei lavoratori nella gestione dell’industria pubblica ecc.) e su questa base alle elezioni del 1973 ottennero il 46% dei voti, mentre alle presidenziali del 1974 Mitterrand veniva sconfitto col 49,2%. L’unità a sinistra tornò a rompersi nel 1977, e tuttavia, anche grazie al sostegno del PCF, nel 1981 Mitterrand divenne presidente della Repubblica. Alle successive elezioni il PS ottenne la maggioranza assoluta dei seggi, dando vita a un governo presieduto da P. Mauroy e comprendente anche comunisti e radicali di sinistra, il quale nazionalizzò vari gruppi industriali, banche e compagnie finanziarie. La crisi economica successiva indusse però il PS ad avviare politiche di austerità, ma su tali basi il governo di L. Fabius venne sconfitto nelle elezioni del 1986. Tuttavia due anni dopo Mitterrand era confermato presidente della Repubblica, mentre il governo di M. Rocard, anch’egli socialista, proseguiva nelle politiche di rigore finanziario. Nel 1990 il PS subì la scissione del Movimento dei cittadini di J.-P. Chevènement, contrario alla guerra in Iraq, e nel 1993 andò incontro a una bruciante sconfitta, scendendo al 20,1%. Il nuovo segretario L. Jospin riaprì dunque la collaborazione con comunisti, verdi e radicali di sinistra dando vita alla «Sinistra plurale», che fu premiata dall’elettorato: nel 1997 le sinistre unite tornavano maggioritarie in Parlamento, e nasceva il governo Jospin. Alle elezioni del 2002 il PS mantenne inalterata la propria percentuale di voti (24%), perdendo però 100 seggi. Diviso nel referendum sulla Costituzione europea (2005), il PS presentò S. Royal come candidata alle presidenziali del 2007, che videro l’affermazione del candidato di centrodestra, N. Sarkozy. Dopo il successo delle elezioni municipali del 2008 (in cui riconquistò la guida di Parigi), il PS tenne un difficile congresso a Reims, dividendosi frontalmente ed eleggendo segretaria la candidata della sinistra, M. Aubry, il che però non frenò la fuoriuscita del gruppo di J.-L. Mélenchon, che diede vita al Partito della sinistra.

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